Il libro di Otello Lupacchini e Max Parisi (edizioni Koinè) prende in considerazione dodici delitti irrisolti nella Roma degli anni 80. Dieci morti e due sparizioni, tra cui quella di Emanuela Orlandi, dietro cui ci sarebbe un’unica mano. La mano è quella di una persona che viene chiamata “l’uomo della Ferrari”, o anche “l’uomo della Avon”. Quest’uomo, che secondo gli autori ha un nome e cognome ed è ancora libero di uccidere, fu individuato dagli inquirenti, ma la pista venne “misteriosamente” abbandonata.
Si tratta di una persona – ben individuata – che avrebbe avvicinato tutte queste donne prima della loro morte o della loro scomparsa, con la scusa di farle collaborare per una nota marca di cosmetici.
Il libro delinea molto bene i depistaggi, l’incuria, la mancata volontà (sia dei giornalisti che degli inquirenti) nell’individuare veramente il colpevole, nonostante in tutti questi delitti ci fossero delle analogie così forti da indurre ben più di qualche sospetto.
Diamo brevemente conto dell’interessante libro dei due autori (un magistrato e un giornalista RAI) aggiungendo alcune nostre considerazioni.
Riepiloghiamo i fatti e le vittime, tralasciando la scomparsa di Mirella Gregori e Emanuela Orlandi, che ci porterebbe a complicare troppo la questione.
7.4.1982 Rosa Martucci. Strangolata. Colpita ripetutamente con un oggetto contundente che non viene trovato. La perizia accerta che la vittima è stata uccisa in un luogo diverso da dove fu ritrovato il cadavere, senza violenza sessuale. Mancano alcuni vestiti che l’assassino ha portato con sé, tra cui uno stivale. I giornali diranno che era una drogata, ma la notizia si rivela non vera.
Nei mesi successivi e con le stesse modalità moriranno: Augusta Confaloni, Bruna Vattese, Lucia Rosa, Giuliana Meschi, Fernanda Durante, Caterine Skerl, Cinzia Travaglia, Marcella Giannitti, Giuditta Pennino. E, infine, Simonetta Cesaroni.
Tutte queste morti presentano un’altra particolarità. Le vittime, dati i colpi che ricevono, perdono una quantità notevole di sangue, ma per la maggior parte di esse non vengono trovate tracce di sangue nei dintorni, in certi casi il cadavere sembra addirittura “lavato”, come dicono gli autori.
Lupacchini e Parisi giustamente individuano un movente rituale in questi delitti. Ma resta da individuare il rituale.
A nostro parere risulta evidente che si tratta di delitti rituali dell’organizzazione massonica ed esoterica chiamata Rosa Rossa.
Per fare questo dobbiamo fare il calcolo del valore numerico delle date, e analizzare altri dati.
Premettiamo che nella ritualistica massonica, i numeri da collegare agli omicidi sono in genere i seguenti:
– 7, il numero perfetto. Che è anche il numero di elezione della Rosa Rossa.
– 8 (che nella Cabala simboleggia la giustizia, quindi uccidere qualcuno significa fare giustizia),
– 11 (che ha assunto lo stesso significato dell’otto nella ritualistica rosacrociana della Golden Dawn, l’ordine magico ed esoterico al cui interno è nata la Rosa Rossa),
– 13 (che simboleggia la morte e la trasformazione)
– infine quasi tutti i multipli di 11, in particolare il 33, che oltre ad essere il numero 11 moltiplicato per tre, è anche il numero del massimo grado dell’iniziazione massonica. E ricordando che, a parte i multipli dell’ 11 e il numero 13, tutti gli altri numeri vanno sempre ricondotti a un numero di una cifra (cioè 8 o 7; ad esempio se il valore numerico di una data è 24, occorre poi sommare nuovamente 2 e 4, quindi il totola che ne risulta è 6).
Ora, calcolando il valore numerico delle singole date, vedremo che ogni data ha un significato rituale. Infatti:
14.8.1982. Augusta Confaloni. Valore numerico della data: (1+4+8+1+9+8+2) =33.
19.2.1983. Bruna Vattese. Valore numerico: 33
5.7.1983. Tea Stroppa. Valore: 33.
14.7.1983. Lucia Rosa. Valore. 33.
31.10.1983. Fernanda Durante. Il valore numerico della data questa volta è 8. C’è una particolarità: qui viene ritrovata l’arma del delitto. L’altra cosa curiosa è che i giornali sbagliano l’età della vittima. Non dicono 53 anni ma…. 33. Il cadavere è colpito con 35 coltellate ma non vengono trovate macchie di sangue, come se la vittima fosse stata uccisa in un altro posto. “Sembrava lavato”, scrivono gli autori del libro.
Per chi non è abituato al calcolo dei numeri, spieghiamo che non è sempre possibile uccidere in una data il cui valore sia 33. Ad esempio nel 2008 nessun giorno ha questo valore. Nel 1983, a partire dal mese di ottobre, nessuna data avrebbe potuto avere questo valore, quindi necessariamente doveva farsi ricorso ad una simbologia numerica diversa, quindi 8 o 11.
21.1.1984. Caterine Skerl. Valore: 8.
28.6.1984. Cinzia Travaglia. Valore: 11.
21.10.1984. Marcella Giannitti. Valore: 8.
14.9.1986. Giuditta Pennino. Valore: 11.
7.8.1990. Simonetta Cesaroni. Qui il valore numerico è sette. Forse perché sette è il numero perfetto. Il numero che si riferisce alla legge del settenario, a cui, nel sigillo di Salomone, conducono le somme di tutti gli altri numeri e che chiude tutti gli altri delitti (Oswald Wirth, I Tarocchi, pag. 84; vedere anche Papus, La scienza dei numeri, pag. 90). Forse è solo una coincidenza. Certo però che troppe sono le altre coincidenze, come il lavaggio del corpo, la posizione ritualistica del cadavere, e ancora una volta, il collegamento con l’uomo della Ferrari.
Veniamo al libro. Gli autori non prendono in considerazione l’ipotesi che i delitti in questione siano delitti rituali dell’organizzazione esoterica e massonica denominata Rosa Rossa.
Eppure per chi conosce, sia pure poco, questa organizzazione, la cosa è di tutta evidenza.
Quanto al sangue, non fu trovato perché, trattandosi di delitti rituali, la vittima è stata uccisa da un’altra parte.
E’ stata uccisa lentamente perché una regola di questi riti è che la vittima deve soffrire, affinché il sangue e l’arma del delitto siano impregnati dell’energia e della paura della vittima.
Se le nostre premesse sono giuste, allora, il cadavere non è stato semplicemente “lavato”, ma il sangue è stato prelevato per essere usato nei riti esoterici dell’organizzazione .
L’omissione degli autori è abbastanza logica in realtà. Quella ipotizzata da noi è una visione quasi fantascientifica, per chi non conosce questa organizzazione, e non sa che essa è ramificata fino ai vertici più alti dello stato. Così come pare fantascientifica l’idea di rituali fatti col sangue e le parti anatomiche delle vittime.
D’altronde, in un dialogo ipotetico con gli autori chiederei loro quale delle due ipotesi è più fantascientifica:
1) che un solo uomo la faccia franca dodici volte in dodici delitti diversi, che gli investigatori siano tutti incapaci, che i giornali volutamente evitino SEMPRE di indagare su una notizia che – in fondo – potrebbe pure essere interessante da esplorare dal punto di vista giornalistico….
2) Oppure è più fantascientifico parlare di un’organizzazione complessa, che copre sempre e sistematicamente tutti i delitti commessi dai loro affiliati, e con ramificazioni tanto in alto da arrivare ai massimi vertici delle istituzioni?
Scrivono gli autori del libro: “Affinché qualcuno ci possa convincere che furono coincidenze fortuite, si prepari a fornirci argomenti ponderosi (pag. 145)”.
La stessa cosa diciamo noi. Affinché qualcuno ci possa convincere che la mancata individuazione dei colpevoli, il lavaggio del sangue, i depistaggi, ecc. sono solo una coincidenza, si prepari a fornirci argomenti ponderosi. E chi è esperto in matematica, ci dica quante possibilità esistono che, prendendo in considerazione alcuni delitti a caso, senza nessun nesso tra loro, possano ricorrere gli stessi valori numerici i quali – guarda caso – sono anche numeri simbolici per la massoneria.
Vi consigliamo di acquistare il libro perché non solo offre un buon quadro di insieme degli apparati investigativi e dell’informazione in Italia, ma fornisce anche numerosi spunti e collega questi delitti a quello di Emanuela Orlandi, offrendo motivi di riflessione molto interessanti a chiunque non si accontenti della verità preconfezionata dei giornali e delle televisioni.
***
PS. Questo libro mi ha fatto tornare in mente una poesia sulla Rosa Rossa che gira in Internet. Inizio a pensare che sia stata composta da qualcuno che la Rosa Rossa la conosce bene, e che non sia solo uno scherzo. Una poesia che si intitola “L’Ordine della Rosa Rossa” e che dice:
13 morti romane e misteriose
13 degli apostoli le accuse
13 il numero di Fatima e del suo segreto
13 i livelli della piramide, alla cui cima il veto
la rosa rossa cospira per governare nel sangue. Ecc…
Vero che secondo gli autori del libro le morti sono dodici, ma pure gli apostoli, a quanto ci è stato tramandato, erano dodici. E, a meno che la poesia non sia un falso come quello di Modigliani, magari un significato ce l’ha.
Anonimo
2 Settembre 2008 @ 7:50
Bentornato Paolo che piacere rileggerti!
Angela
Alessio
3 Settembre 2008 @ 14:15
Mi scusi caro Paolo, ma una cosa non mi è molto chiara: se per Emanuela Orlandi e per Mirella Gregori si sa, o meglio si presume, che dietro le loro sparizioni ci interessi legati in qualche modo al Vaticano (attentato al Papa, Marcinkus) e quindi servizi segreti, crimine organizzato (banda della Magliana) e così via; per le altre dieci ragazze non riesco a capire il coinvolgimento di entità di potere occulto o deviato. Cioè: avrebbero avuto alcune “colpe” per essere state assassinate oppure si ritorna al discorso delll’ omicidio rituale? Spero di essermi spiegato, buona giornata
Paolo Franceschetti
4 Settembre 2008 @ 9:10
Caro Alessio.
Ti dico il mio parere, tenendo conto che non vale molto, in quanto ho solo letto un libro, e rilevato alcune analogie.
Quindi il mio parere vale quanto può valore un’impressione a prima lettura.
Sono tutti omicidi rituali.
Gli omicidi rituali, talvolta hanno anche una duplice o triplice finalità, ricattatoria, poi a fini politici o economici, oppure semplicemente per eliminare qualcuno scomodo.
E’ possibile quindi che nella scomparsa di Emanuela Orlandi si intreccino problematiche rituali con problematiche politiche.
La Carlizzi credo che nel suo sito indichi bene quale potrebbe essere stata la finalità del rapimento della Orlandi.
Ma non volgio addentrarmi oltre. Mi sono limitato a segnalare l’assurdità di una serie di omicidi con delle concordanze così evidenti, senza prendere in considerazione l’ipotesi di una stessa mano. Tutto qui.
Stefania Nicoletti
4 Settembre 2008 @ 19:35
In merito all’omicidio di Simonetta Cesaroni: il libro “Il giallo di via Poma. L’assassinio di Simonetta Cesaroni. Le indagini e le cronache”, di Beppe Lopez e Francesca Topi (edizioni Datanews), collega l’uccisione della ragazza alla vicenda del Mostro di Firenze.
Credo che non sia più in commercio.
Eccone un estratto:
Proprio oggi gli inquirenti fanno trapelare una pista clamorosa: il mostro di Firenze! Proprio così: un collegamento nel caso di via Poma con i dodici assassinii impuniti avvenuti in Toscana. L’elemento nuovo “anche se di difficile lettura” è l’arrivo a Roma di Ruggero Perugini, vicequestore e capo della Squadra Anti-Mostro fiorentina. L’idea è quella di un accostamento fra l’assassino di Simonetta e quello di Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore, avvenuto nel 1974 a Borgo San Lorenzo. Il “mostro di Firenze” non colpiva da cinque anni, dal 1968. Dopo aver usato, come in altre occasioni, la Beretta calibro 22, si è accanito sul cadavere di Stefania “vibrando 97 colpi di coltello o cacciavite, molti dei quali nelle zone sessuali”. Bene, “anche nel caso di via Poma l’arma usata è stata una lama lunga e sottile”. Si rileva, poi, che “anche Stefania, che aveva 18 anni, era una segretaria, né più né meno di Simonetta”. Ci sarebbe infine la “vaga traccia di una ricorrenza macabra”: 8 settembre 1985, scoperta dell’ultimo delitto fiorentino; notte fra 7 e 8 agosto 1990, ritrovamento del cadavere di Simonetta. […]
Mentre un articolo del quotidiano La Nazione, pubblicato domenica 4 febbraio 1996, riporta la deposizione di un commissario di polizia che parla di pressioni, depistaggi e indagini pilotate dall’alto, oltre al coinvolgimento dei soliti servizi segreti.
Il racconto di un commissario: “L’indagine su via Poma è stata pilotata dall’alto”, di Giorgio Zicari
ROMA – La fitta nebbia che ha impedito fino ad oggi di far luce sull’assassinio di Simonetta Cesaroni, la ragazza trovata uccisa in un ufficio di via Poma 2, il 7 agosto 1990, si va diradando. Una svolta clamorosa si è registrata in questi giorni con l’interrogatorio del commissario Antonio Del Greco, ad opera del procuratore aggiunto Italo Ormanni e del sostituto Cesare Martellino. Si tratta del funzionario di polizia che svolse le prime indagini coordinate dall’allora capo della squadra mobile, dottor Nicola Cavaliere. Antonio Del Greco è stata invitato a spiegare perché alcuni documenti utili alle indagini sul delitto di via Poma si trovassero in una cassetta di sicurezza in uso al pregiudicato austriaco Roland Voller e intestata alla questura di Roma. Una scoperta, questa, della quale il nostro giornale ha riferito a suo tempo.
Voller venne arrestato con l’accusa di aver tentato di depistare le indagini sia sull’uccisione di Simonetta Cesaroni, sia sullo strangolamento della contessa Alberica Filo della Torre, all’Olgiata, nel luglio ’91. Nel corso dell’interrogatorio, il commissario ha dichiarato che tutte le indagini sul delitto di via Poma – dove, a suo dire, c’era un concentrato di Sisde sotto varie sigle – vennero pilotate dall’alto. Invitato a spiegarsi meglio, di fronte all’ipotesi di un’incriminazione per favoreggiamento, Del Greco ha riferito che il prefetto Vincenzo Parisi, all’epoca capo della polizia, telefonava quotidianamente al commissariato Flaminio raccomandando a lui e al dottor Cavaliere «la massima prudenza».
Un’altra rivelazione sorprendente del commissario riguarda il genero di Parisi, il commissario Sergio Costa, all’epoca funzionario del Sisde. Il Costa, a detta di Del Greco, si recava quotidianamente in via Poma 2, nell’ufficio in cui lavorava la Cesaroni, per consultare e ritirare i tabulati con i nominativi che la ragazza inseriva nel computer. Nominativi che, come abbiamo scritto a suo tempo, servivano anche ai Servizi per selezionare giovani stranieri da addestrare alla carriera di 007, e ad alcuni disinvolti trafficoni per altri usi illegittimi.
Secondo il teste, le visite di Costa nell’ufficio dove lavorava Simonetta erano di carattere istituzionale perché quell’ufficio era in realtà una dependance del Sisde. Secondo quanto dichiarato a verbale dal commissario Del Greco, una volta sfumata l’accusa contro il portiere Vanacore, sempre dall’alto ci furono pressioni e manovre per far cadere i sospetti sul giovane studente Federico Valle. A questo scopo sarebbe stato attivato l’austriaco Roland Voller.
Il ruolo di Voller non si limiterebbe a quello di confidente, ma si proietterebbe anche nella gestione di società fantasma (operanti in vari settori: dalle vendite delle auto all’edilizia) delle quali è amministratore unico.
Il giovane Valle e la sua famiglia hanno preannunciato la costituzione di parte civile contro il Voller e il ministero dell’Interno.
(sia il passo del libro di Lopez-Topi, sia l’articolo de La Nazione, sono estratti da “Gli ‘affari riservati’ del mostro di Firenze”, di Pietro Licciardi e Gabriella Pasquali Carlizzi, pagine 58 e 59)
giuditta
15 Settembre 2008 @ 16:39
Salve!
C’é un’altra scomparsa che forse le potrebbe interessare.
La data 12-9-1993 (somma 7!)forse é un caso, ma…..
Si tratta di Elisa Claps.
La sua scomparsa é quasi certamente collegata ad un omicidio di una donna inglese, con macabre mutilazioni e feticci.
PS A tutti quelli che leggono: non infierite sul dolore di una madre, diffondendo notizie non verificate…
Stefania Nicoletti
15 Settembre 2008 @ 17:08
Proprio tre giorni fa, nell’anniversario della scomparsa di Elisa Claps, è uscita questa notizia:
Orlandi: sorella, in prime indagini leggerezze
POTENZA – I casi di Emanuela Orlandi, la ragazza scomparsa a Roma nel 1983, e di Elisa Claps, la giovane potentina di cui non si hanno più notizie dal 12 settembre 1993, sono “completamente diversi” ma, “paradossalmente hanno molti elementi in comune”, dall’età ai “tanti depistaggi”, ma soprattutto “alla leggerenza e alla poca attenzione di chi ha raccolto le denunce e ha svolto le prime indagini”.
E’ questo il parallelismo tra le due vicende tracciato oggi, a Potenza, dalla sorella di Emanuala Orlandi, Natalina, e dal fratello di Elisa Claps, Gildo, nel corso di un incontro organizzato per il 15/o anno dalla scomparsa di quest’ultima. Un parallelismo che si è trasformato in un appello “affinché ciò non si verifichi più”, ha aggiunto Natalina Orlandi, perché, secondo Claps, “i genitori di persone scomparse di recente ci hanno segnalato gli stessi problemi di scarsa attenzione”.
I familiari delle due ragazze scomparse, infine, hanno sottolineato “la presenza, negli anni, di tanti depistaggi”, pur “senza voler scomodare i poteri oscuri” perché – hanno concluso – “ciò che ci interessa ora è solo la verità”.
http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_761510875.html
giuditta
20 Settembre 2008 @ 20:18
Forse esagero, ma c’é un altro mistero accaduto in Basilicata: ilpresunto duplice omicidio (inizialmente archiviato come suicidio) dei “fidanzatini di Policoro”, Luca Orioli e Marirosa Andreotta, entrambi ventunenni morti il 23 marzo 1988 (ancora 7).
Caso o…
Mi piacerebbe saperne di più.
giuditta
20 Settembre 2008 @ 20:40
Guardate cosa ho trovato:
http://1922lasegretissima.blogspot.com/search/label/Elisa%20Claps
Anonimo
20 Settembre 2008 @ 22:37
più interessante è il sito http://www.1922criminalmagazine.info il titolare del sito, nonchè il direttore dell’agenzia investigativa “la segretissima di Roma” ha scritto degli articoli molto interessanti, e di cose sembra saperne, visti isuoi trascorsi ai servizi segreti, da visitare e leggere.
Anonimo
15 Marzo 2010 @ 15:08
Secondo me state lavorando un po' troppo di fantasia… io non vedo alcun nesso tra tutte quelle tragiche vicende, in questo disastrato Paese c'è proprio la mania di cercare il complotto a tutti i costi…
Antonio Di Filippo
Anonimo
30 Marzo 2010 @ 9:21
io intanto vorrei sapere cosa p la fondazione Neumann che sta dietro la chiesa..
infine un pentito accusò il pm di potenza che c'era stato un accordo tra il padre di restivo e il marito del pm per 100milioni di lire affinchè insabbiassero il processo..
la procura di salerno l'ha ritenuto una calunnia..
però l'altra sera a chi l'ha visto tutti abbiano sentito come quel magistrato incalzava l'amica di ELisa che sosteneva che Elisa dopo l'appuntamento con restivo davanti a quella chiesa non s'era più vista individuando sia la persona restivo come l'ultimo che l'aveva vista e la chiesa della santissima trinità come l'ultimo luogo dove era stata Elisa..quindi avevano tutto gli inquirenti luogo e probabile assassino..
invece hanno inquisito una ragazzetta di 17anni per falsa testimonianza mentre hanno ritenuto affidabile restivo..
ecco come quello che disse il pentito di cui non si hanno avuto prove,diventa però inquietanta..
infine in calabira e lucania è fortissima e pregnante la presenza della massoneria a tutti i livelli e quindi se la massoneria deviata(rosa rossa) volesse commettere rapimenti ,omicidi ,riti,andrebbe oggi a sud più che a nord..
si nota di nuovo come ci siano legami con l'inghilterra che ritornano..come nel caso del mostro di Roma(era un prete inglese se potete acquistate il rarissimo libro del commissario dei carabinieri Dosi poi a suo volta perseguitato!)e i paralleli tra mostri di firenze e jack lo squartatore ,di nuovo Italia-Inghilterra,il motivo è semplice la rossa rossa the golden down è ben radicata da entrambe le parti e quindi gode di fortissime protezioni da entrambe le parti e quindi li può agire più facilmente..
penso che restivo sia (come pacciani lotti and company)stato usato e non sia lui lutilizzatore finale se non si spiegherebbe le enormi lacune ed insabbiamenti delle indagini che fino a pochi mesi fa fece uscire una foto elaborata al computer dell'invecchiamento della claps dandola per scomparsa mentre era stata uccisa..non si spiegherebbe perchè una persona fortemente indiziata come restivo di questo ed altri omicidi(con asportazione di seno e parti del corpo proprio come nel mostro di Firenze)sia completamente libero di girare,insabbiare ,inquinare le prove..
ovvio che dietro ci sono interessi e protezione ad alto livello.
ciao
Anonimo
10 Luglio 2012 @ 20:24
stessa zona di roma?La Skerl è stata uccisa verso i castelli,la cesaroni al centro.Giusto per citarne due.Tra l'altro parliamo di anni distanti fra loro.
ciro
Anonimo
29 Aprile 2013 @ 20:11
Buongiorno a tutti,
qualche aano fa lessi con molto interesse il libro "dodici donne un solo assassino". Trovai le ipotesi degli autori nolto interessanti. Il libro però è zeppo di imprecisioni e forzature; cito solo la più marchiana, che potrete trovare nel capitolo dedicato all'omicidio di Caty Skerl. Cito testualmente:
« (Caty) per raggiungere l'amica avrebbe dovuto prendere la metropolitana alla fermata di Ponte Mammolo in direzione Stazione Termini, quindi cambiare linea del metrò e scendere alla fermata Lucio Sestio sulla Tuscolanam dove Angela l'avrebbe attesa alle diciannove» (pag. 127)
L'errore clamoroso degli autori è che, quando Caty Skerl venne uccisa, ossia il 21 gennaio 1984, la metro a Ponte Mammolo… NON C'ERA!! Eh sì, perché il tratto Termini-Rebibbia della linea B fu ultimato solo nel 1990…
Più avanti, sempre a pagina 127, proseguono gli autori: «Il commissario Gallotti, però, arrivò alla conclusione che Katy non usò il metrò. Motivo? Non venne ritrovato il biglietto in tasca del cappotto o dei pantaloni della morta».
Un'altra forzatura piuttosto evidente, sempre nello stesso capitolo, +è alla pagina 135: «…Angela, quell'amica di Katy, secondo Alexandr Skerl abitava vicinissimo alla fermata Lucio Sestio, "in un èaòazzp nella via più o meno in faccia alla fermata". Stuadiando la cartina di Roma, quella strada è via degli Opimiani…» Niente affatto, via degli Opimiani è vicinissima alla fermata Numidio Quadrato, ma non Lucio sestio. Mi chiedo se gli autori hanno ricontrollato o riletto quanto hanno scritto prima di darlo alle stampe…
Elio
Anonimo
14 Gennaio 2014 @ 10:34
Mi permetta. Come mai Lei è ancora vivo, avendo rivelato questi segreti? Francesca
Anonimo
14 Gennaio 2014 @ 10:35
Ah, bisogna pure superar la Sua approvazione per postare? Francesca
LudwigvonBernstein
12 Luglio 2016 @ 9:48
Mi sembra che Lei vede ciò che vuole vedere.
"Per chi non è abituato al calcolo dei numeri, spieghiamo che non è sempre possibile uccidere in una data il cui valore sia 33. […] Nel 1983, a partire dal mese di ottobre, nessuna data avrebbe potuto avere questo valore, quindi necessariamente doveva farsi ricorso ad una simbologia numerica diversa, quindi 8 o 11".
Falso.
Cosa mi dice delle seguenti date, la cui somma fa 33:
– 19.11.1983
– 28.11.1983
– 18.12.1983
– 27.12.1983
Inoltre, perché le somme diverse coincidono con numeri che Lei ritiene simbolici?
Io penso, spero di sbagliarmi, che Lei prima trova la spiegazione e poi cerca le prove che confermano la sua tesi.
Attendo un suo riscontro.
Lunaselene
7 Aprile 2017 @ 18:44
A parer mio e'un guazzabuglio fantasioso…ipotizzando pure che possano essere delitti di matrice esoterica ma l'Orlandi e'un coldcase da quasi 34 anni ormai e non ci vedo alcun nesso con la Cesaroni…sono due casi di cronaca avvenuti in epoche diverse e diversi fra loro…simonetta e'stata uscita mentre emanuela per ora e'solo un caso enigmatico di sparizione non ancora risolto e sul quale e' stato depistato parecchio ….un miscuglio ingarbugliato di mitomani e magistrati messi a tacere da qualcuno che non vuole che venga detta la verita'.