Una delle constatazioni più evidenti che ho sempre fatto nella mia vita, è quella della mancanza di capacità di ascolto da parte delle persone. Il 90 per cento delle persone non ascolta, in genere aspetta il momento di parlare, senza porsi il problema che, se lui non ha alcuna intenzione di ascoltare ma solo di parlare, e se l’altro fa lo stesso, le conversazioni diventano un monologo tra sordi.
La dimensione del fenomeno assumeva contorni per me stupefacenti quando constatavo che la mancanza di ascolto era presente pure in contesti dove la cosa nuoceva all’ascoltatore: l’investigatore che sta seguendo una pista, ma che non ascolta tesi diverse che pure potrebbero servirgli; l’oncologo che non si informa sulle teorie alternative e non legge altri libri oltre a quelli consigliati dall’università in cui ha studiato; lo studioso che si definisce tale ma non ascolta tesi diverse o punti di vista diversi sul fenomeno da lui studiato. Tutte queste situazioni erano per me al limite dell’incomprensibilità.
Ma la cosa diventava addirittura paradossale in alcuni casi: quando una persona è all’ergastolo innocente e non vuole ascoltare tesi secondo cui lui sarebbe innocente; quando una persona sta per morire e anche se le proponi una cura che potrebbe salvarle la vita “non ha tempo di ascoltare”… ecco. In tutte queste ipotesi la situazione assumeva contorni paradossali, che mi hanno costretto a interrogarmi sul modo in cui funziona la maggior parte degli esseri umani.
Particolarmente divertente fu il caso in cui, all’epoca in cui mi occupavo del Mostro di Firenze, mi telefonò una persona che aveva scritto un libro con la sua ipotesi sul mostro. Il libro si intitolava proprio “Non tutti sanno ascoltare”, facendo riferimento alla sua ipotesi, che nessuno investigatore aveva mai preso in considerazione, nonostante fosse plausibile e avvalorata da molti elementi. Il problema era che – come capita a tutti quelli che si occupano del MDF – la sua ipotesi era parziale, nel senso che aveva individuato uno degli autori dei delitti, senza prendere in considerazione la possibilità che nei vari omicidi fossero coinvolte più persone; lo ascoltai, e quando provai a dire ciò che pensavo, si rifiutò di ascoltarmi.
Un fenomeno particolare l’ho osservato nei rapporti di coppia, o comunque tra persone che si amano. Lì, spesso, capita che tra i due non ci sia ascolto reciproco, tanto che spesso questa mancanza di ascolto sfocia nella separazione, quando il divario di personalità diventa incolmabile e le scelte più importanti dell’altro non vengono capite. Eppure, notavo che spesso, dopo la separazione, uno dei due finalmente “capiva” l’altro. A quel punto mi sono posto due domande. La prima, perché si resa necessaria la separazione per ascoltare? E la seconda, è quale sia il collante che lega due persone spesso diversissime o opposte, che le porta ad amarsi ma anche non ascoltarsi al tempo stesso.
I libri di Ramtha, ma anche di Peter Schellembaum, forniscono una risposta al quesito.
L’altro è spesso lo specchio della nostra vita segreta; è cioè il riflesso di quelle parte di noi che non vogliamo riconoscere. La mancanza di ascolto è quindi una naturale tendenza dell’ego, che per sopravvivere fa resistenza al cambiamento.
Quando uno dei due partner lascia l’altro, se tra i due c’era davvero amore e quindi fusione, a quel punto l’anima fa di tutto per recuperare quella parte perduta, e nello sforzo avviene il miracolo: la comprensione, e quindi il cambiamento radicale.
Più in generale, il fenomeno è identico in tutti i rapporti, dai più superficiali al più intenso. Non si ascolta (al massimo si “sente” con le orecchie) perché ascoltando in profondità si ha paura di un profondo cambiamento di se stessi. Dopo l’ascolto, infatti, siamo portati a riconoscere le ragioni dell’altro, a vederle coi suoi occhi, e ritenerle giuste (sia pure dal suo punto di vista). Ma questo porta inevitabilmente a un cambiamento, perché talvolta il riconoscere che l’altro ha ragione può portare da parte nostra a un radicale mutamento di prospettiva.
Il medico che non si informa sulle terapie alternative, quindi, ha paura che da questo comporti la necessità di una radicale revisione del suo metodo di lavoro e dei privilegi e del denaro che ha acquisito faticosamente con gli anni. Lo studioso che non si informa su studi che riguardano la sua materia ha paura di dover buttare al vento anni di studi che ha fatto e che potrebbero dimostrarsi sbagliati. L’investigatore che non ascolta piste alternative ha paura di rinunciare a tutto il lavoro fatto, e di aprirsi ad ipotesi nuove che dovrebbero rivoluzionare tutto il suo metodo di indagine.
Anche nei casi più paradossali che ho citato il fenomeno è identico. La persona all’ergastolo ha ormai un ruolo, un’identità, e non vuole rinunciarvi tanto facilmente. La persona che sta per morire, avendo un inconscio desiderio di morte, non vuole certo venire a sapere che esiste una cura per il suo male.
A tutto ciò si aggiungono i problemi di Karma. Nel senso che, se il Karma di una persona è predestinato a vivere determinate esperienze, è come se la vita mettesse davanti ai suoi occhi una specie di faro, che illumina solo le direzioni che questi deve prendere per assolvere al suo destino.
Il problema quindi che impedisce l’ascolto e la comprensione è, in fondo, il problema centrale di tutta la ricerca spirituale: l’ego, con la sua resistenza al cambiamento.
L’ascolto di cui parlo non è il semplice dedicare del tempo all’altro sentendo con le orecchie quello che dice. E’ un atteggiamento interiore, una predisposizione dell’anima, che consiste nell’immedesimarci nell’altro e metterci nei suoi panni, sentire quello che sente lui, il suo percorso di vita, per arrivare a quel nucleo comune che lega me e l’altro (sia esso un mafioso, un serial killer, un santo, o un indigeno dell’Amazzonia). E’, con altre parole, unire la parte più profonda di noi stessi a quella dell’altro, sentendo il messaggio dell’altro che dice “io sono come te; se avessi vissuto le tue stesse esperienze, oggi sarei molto simile a te”.
Quello che diceva un vecchio detto dei Nativi americani: prima di giudicare un uomo, dovete camminare tre mesi con le sue scarpe.
Logico che pochi ascoltino il diverso da sé. Si scoprirebbe che, se avessimo avuto un diverso passato, o diverse predisposizioni, potevamo anche noi essere un delinquente, un assassino, un barbone, un violentatore. Piace molto, a tutti noi, sentirci migliori degli altri.
Per questo motivo, nelle confraternite iniziatiche dell’antichità, si doveva superare un periodo (che poteva anche essere di tre anni, come nella scuola pitagorica) di silenzio. In cui bisognava solo ascoltare. Perché in fondo ascoltare significa questo: stare in silenzio, nel tentativo di capire.
«Eppure io credo che se ci fosse un po’ più di silenzio, se tutti facessimo un po’ di silenzio, forse qualcosa potremmo capire».
– dal film “La voce della luna” di Federico Fellini, 1990 –
Edoardo
9 Giugno 2018 @ 22:52
Mitch Winehouse, ha scritto un libro ” Amy mia figlia ”
Winehouse è anche wine-house , ” casa del vino ” o cantina . Amy Winehouse wikipedia la da morta per ubriachezza. Viene il dubbio sul fatto se la sua famosa dipendenza da droghe e alcool sia sorta spontanea in lei, oppure se sia stata causata dall’esterno per via del suo cognome , appunto… ” casa del vino “. Se avessi ragione sarebbe atroce. Il dubbio c’è.
Jenseits
10 Giugno 2018 @ 3:30
Certo. Ma se un professionista teme il cambiamento e’ un fattore non solo di ego bensì di concreti privilegi molto spesso non meritati. Paolo devi considerare la mala fede e non solo la paura.
Darkl
10 Giugno 2018 @ 12:48
non ha senso questo commento
S.t.h.y.
10 Giugno 2018 @ 17:58
Ciao Paolo, le tue osservazioni sono condivisibili, e si possono mettere a frutto solo dopo aver conosciuto il proprio sé interiore. Quanti ascoltano il proprio sé? (“Sé” ≠ Ego)
Mi permetto di integrare così il tuo prezioso pensiero che dà per scontato che ciascuno capisca se stesso.
Buona giornata
Frances
10 Giugno 2018 @ 19:11
cheddire dunque del Guardare che è meccanico [all’Apparenza], versus il Vedere che è mistico [che è guardare oltre le Apparenze], e così per ogni altro Senso
[appartenente a quella Qualità globale che è la Senzienza e di cui gli Esseri viventi (concepiti e creati direttamente dalla Luce che è Dio) sono dotati (oggigiorno senza saperlo più o senza saperlo più distinguere: ci si confonde con le Macchine o con gli Oggetti inanimati, e così ci si tratta mutualmente, oltre a trattare sé stessi così, salvo rare Eccezioni, p.Es. la Visita presso lo Specialista, magari Psicologo o Coach <- sarà mica questo che cagiona il Nonascolto?)],
ed oltre a rendersi conto della Differenza fra il Funzionamento grossolano di un Senso, ed il suo Funzionamento sottile, grossolano e la sua Sottigliezza,
bisogna anche essere orientati verso certi Principii/Fini [a cui da bambini vertiamo, ma da cui poi, durante la cosiddetta Educazione (istituzionale) veniamo distratti], che permettano di riconoscere tanto sé quanto l'altro quale, diciamo, Divinità [Essere sacro, un Miracolo vivente, interessante, unico e prezioso], concepito o forgiato dalla Luce che è Dio, da cui si viene e a cui si torna, tanto da riservargli [e riservarsi] Considerazione, Rispetto,
[la Superficialità nel considerarsi e nel considerare l'altro denota Mancanza di Rispetto: ma nuovamente, ciò è indotto dall'Educazione istituzionale (orientata a Corpo e Mente razionale) mentre un'Educazione profonda, orientata alla Spiritualità e che tenga attiva la Coscienza, il Rispetto lo facilita, ricordando di contemplarlo e praticarlo],
e la Questione del Tempo che manca è pure indotta dall'Organizzazione [o Disorganizzazione] sociale basata su una Macchina artificiale, morta, l'Orologio [il Tempo vero è Eternità, ovvero Passato, Presente e Futuro uniti, dove gli Esseri invece di incedere, in Avanti, a Passo di Lancette, fioriscono proprio come Alberi, svettando, verso l'Alto;
la Fioritura permette di sviluppare i propri Sensi completamente (v. sopra), mentre l'Incedere non fa che trascurarli (i propri e quelli altrui)],
Gandhi ebbe a ricordare ''la Vita è molto più che un continuo Aumento della Velocità'' [intendendo, ritengo, che fiorire e incedere sono due Procedimenti differenti; l'uno che corrisponde alla Vita (Innalzamento), contempla e pratica la Senzienza, l'altro che corrisponde alla Velocità (Avanzata), contempla e pratica la Superficialità],
per quanto bisogna rivedere i Parametri utili a mantenere lo Stile di Vita che ci si prefigge, [singolarmente e collettivamente], affinché si possa implementare la Senzienza invece della Superficialità, laddove l'una prevede Semplicità, l'altra Sofisticazione
[v. Willy Pasini in ''alla Riscoperta dell'Intimità'', sull'Esistenza, per maggiori Chiarimenti ma anche, ''l'ultimo Tabù'' di Giuditta Dembech, sulla Morte, e anche ''l'Educazione inizia prima della Nascita'' scritto sulle Conferenze di Michael Omraam Aivanhov, sulla Nascita];
infine anche il Livello di Consapevolezza generale permette individualmente di filtrare certe Informazioni mentre altre no [magari qualcuno si è accorto di aver udito o letto Messaggi in un primo Momento, e di averne colto qualche Perla di Saggezza, mentre riudendoli e rileggendoli in un secondo Momento, di coglierne molte più Perle di Saggezza: eppure sia nel 1. che nel 2. Momento, l'Uditore o Lettore era proprio convinto di stare ascoltando e leggendo attentamente, attivamente, con Concentrazione ed in Modo dedicato (dedicandovi del Tempo)];
Felicità e Bene interiore-più-Felicità e Forza esteriore a ciascuno.
Frances
10 Giugno 2018 @ 19:23
REALTÀ ALLO SPECCHIO [”TAT TVAM ASI” <- ''QUELLO TU SEI'']
Il sermone
Non è possibile trasmettere un insegnamento a chi non è pronto a riceverlo. Di converso, chi ha compreso non necessita di ascoltarlo. Durante un pellegrinaggio un maestro di grande fama giunse in un piccolo villaggio. Gli abitanti lo implorarono insistentemente di trasmettere il suo insegnamento, ma lui non ne voleva sapere. Insistettero così tanto che alla fine il maestro accettò di parlare. Il giorno seguente si radunò tutto il villaggio per ascoltare l'insegnamento. Il maestro scrutò l'auditorio e chiese: «Sapete ciò che ho da dirvi?». Una buona parte dei presenti gridò: «No! Non lo sappiamo!» Allora il maestro disse: «In tal caso, non posso insegnare a gente talmente ignorante che non sa neppure di che cosa parlerò!». E se ne andò. L'auditorio rimase attonito, e pensò di avere risposto nel modo sbagliato. La brama di ricevere l'insegnamento si fece ancora più largo nei loro cuori. Così lo rincorsero e lo supplicarono nuovamente di tenere un discorso. Il giorno seguente, il maestro chiese nuovamente: «Sapete ciò che ho da dirvi?». «Sì!», bisbigliarono.«In tal caso», rispose il maestro, «non occorre che aggiunga altro! Se già lo sapete non serve a nulla ascoltare le mie parole!». E se ne andò. L'auditorio era sempre più sconcertato. Così lo rincorsero nuovamente. «Ti preghiamo di porre nuovamente la domanda. Questa volta non ci sbaglieremo». Il giorno dopo il maestro tornò a chiedere: «Sapete ciò che ho da dirvi?». «Alcuni lo sanno! Alcuni non lo sanno!», risposero in coro. «In tal caso», concluse il maestro, «coloro che sanno lo dicano a chi non lo sa!». E se ne andò.
Magi, Gianluca. La via dell'umorismo: 101 burle spirituali Prefazione di Alejandro Jodorowsky (Uomini e spiritualità) (Italian Edition) (posizioni nel Kindle 326-331). Edizioni il Punto d'Incontro. Edizione del Kindle.
Paolo Franceschetti
6 Settembre 2018 @ 9:28
Grazie Francesca. Acquisterò il libro. 🙂
Frances
11 Giugno 2018 @ 12:14
c’è una Storiella hasidica che spiega dell’Incontro fra un Rabbino e un Prete, e si scambiano Gesti, e poi vien chiesto all’uno e all’altro cosa il Compagno abbia fatto, ed ognuno spiega la sua Interpretazione dei Gesti altrui,
l’una è bonaria e considera ogni Gesto altrui illuminato-illuminante, l’altra è malevola, e considera ogni Gesto altrui oscuro-oscurante,
sicché sia per la Parabola che per ogni Relazione altra, si può considerare cosa intende l’uno di sé e l’uno dell’altro, poi, l’altro di sé e l’altro dell’uno, poi se ci sono p. Es. Osservatori,
cosa un Osservatore intende si sé, dell’Attore 1 e poi dell’Attore 2, e cosa l’altro Osservatore intende di sé, dell’Attore 1 e poi dell’Attore 2,
e si probabilmente constaterà [magari anche essendo ognuno di Estrazione culturale differente!] come ogni Intendimento sarà diverso dall’altro,
e si può approfondire questa Ricerca a Fini della Coscienzializzazione [e vagheggiango l’Onniscienza che è la Considerazione di ogni Punto di Vista, sia palesato che occulto, contemporaneamente],
come nei Frattali https://www.youtube.com/watch?v=NQJyyJdjJAw ;
Felicità dentro-fuori a ciascuno.