Dedicato a Massimo Mazzucco
Poco tempo fa Trump ha sparato la bufala secondo cui nel 2024 andremo su Marte. Il succo della missione sarebbe questo: si manderebbero su Marte alcuni astronauti (4 pare, o 6, a seconda dei progetti, ma ne esistono alcuni che prevedono ben 80.000 persone) che impianterebbero una prima colonia, per poi far venire altri coloni negli anni successivi. La cosa non è nuova. Già Bush aveva lanciato l’idea e un piano di studi che prevedesse la fattibilità del progetto, ai primi degli anni 90.
Una storia a cui, credo, non ha abboccato nessuno. I giornali hanno dato la notizia in modo asettico, senza approfondimenti. La maggior parte dei complottisti avrà sicuramente odorato aria di balle spaziali.
E’ nota infatti agli addetti ai lavori la questione delle fasce di Van Allen, ovverosia quella zona ad alta radioattività posta nella magnetosfera, a migliaia di km di altezza sopra la terra. Personalmente non essendo un esperto mi limito ad ascoltare e prendere atto; alcuni tecnici dicono che il problema della fasce è assolutamente risolvibile con l’alta velocità che raggiungono le navi spaziali. Mi limito però anche a prendere atto che alcuni astronauti si sono lasciati scappare la frase “non siamo mai andati oltre le fasce di Van Allen”.
La questione delle fasce di Van Allen, tra l’altro rende assai improbabile il fatto che su Marte siano andati tutti i satelliti e i vari robot che finora, ufficialmente, la Nasa dice di aver mandato.
Ma vediamo meglio in dettaglio i particolari della colonizzazione di Marte.
- Il viaggio su Marte durerebbe da 6 a 8 mesi. Questo comporta difficoltà tecniche praticamente insormontabili per gli astronauti. Si tratterebbe, infatti, di farli viaggiare per mesi, in ristrette condizioni di spazio, e in assenza di gravità. A prescindere dal fatto che, dal punto di vista psicologico, far convivere 4 o più persone senza far nulla per 24 ore al giorno significa caricarli di una pressione psicologica insopportabile, il problema principale è un altro: se si ammalano, chi li curerà? Una carie dentale, un tumore, un altro qualsiasi problema, come verrebbe risolto durante il viaggio o negli anni (perché di anni si tratta) di permanenza?
- I costi. La missione costerebbe da 50 miliardi a 500 miliardi di dollari a seconda dei calcoli. I progetti infatti sono molti, e diversificati, e quindi la cifra varia. E dove si reperirebbero tali fondi, in un periodo di crisi come questa? Nessun problema… qualcuno ha proposto di fare quiz a premi, in cui il pubblico scelga i partecipanti dopo aver pagato. Inoltre la missione sarebbe di sola andata. Missione molto più economica rispetto ad altre, in cui occorre progettare un viaggio di andata e ritorno (questo almeno è il progetto Mars One, ma ce ne sono anche altri che prevedono l’andata e ritorno).
- Una volta su Marte, che ha una temperatura minima di – 159 gradi – pare (ma il condizionale è d’obbligo visto tutte le cazzate che sparano sull’argomento, e data l’alta probabilità che nessuna sonda abbia davvero solcato la superficie del pianeta rosso) – cosa farebbero gli astronauti durante tutto il tempo? Come camminerebbero su una superficie che ha un’atmosfera che è 1/100 rispetto a quella della terra e una gravità di un terzo? Non si sa. Bazzeccole che si risolveranno una volta atterrati. Mica bisogna prevedere proprio tutto eh?
- Come sopravviverebbero per mesi o anni in assenza di ossigeno? Certo, la nave spaziale trasporterà immense riserve di ossigeno. Ma quanto grandi? (infatti il progetto Mars One è stato bloccato a quanto pare proprio perché si prevedeva che oltre due mesi i 4 astronauti prescelti non potevano sopravvivere… figuriamoci qualche anno). Altri progetti però hanno previsto che l’ossigeno possa prodursi direttamente su Marte.
- E per mangiare e bere durante la permanenza…? Nessun problema. Scorte di pillole a go go, scorte di acqua (quella però non si può ridurre in pillole, quindi occorrerebbe dotare le astronavi di una scorta di acqua notevole). Poi, magari, nel tempo libero gli astronauti potrebbero coltivare la terra marziana… così, giusto per gustare qualche prodotto biologico a Km 0 senza dover aspettare altre navicelle che portino migliaia di Kg di cibo, come prevede il progetto Mars One. Qualcuno poi ha proposto di far atterrare gli astronauti ai poli di Marte, perché pare che li ci sia acqua. E se non ci fosse? Se fosse imbevibile? Va beh, nessun problema…. Si porteranno qualche birra da casa.
- Pare che il livello di radiazioni, specie durante le tempeste solari, sia notevole sulla superficie di Marte. Come potrebbero resistere gli astronauti? Anche qui, nessun problema. Basta costruire dei rifugi sotterranei (come si proteggerebbero durante gli scavi, con quali mezzi scaverebbero e con quali tecnologie soprattutto non è dato saperlo… probabilmente si porteranno vanghe e picconi perché portare un escavatore non sembra essere impresa facile; anche perché dovrebbero ideare prima degli escavatori in grado di resistere a temperature estreme e lavorare in assenza di gravità).
Certo, poi ci sono altri problemini del tipo: come resistere ai venti che – pare – imperversino sulla superficie di Marte a velocità molto superiori a quelle cui siamo abituati?
Come risolvere i problemi di comunicazione che sorgeranno quando Marte sarà dalla parte opposta del sole rispetto a noi?
Come risolvere eventuali problemi di riparazione delle apparecchiature se qualcuna si rompe? O si perde?
Nessuno di questi problemi è stato risolto, ma non importa… l’importante è dichiarare che nel 2024 andremo su Marte. Tanto a quell’epoca nessuno si ricorderà più della cosa. Trump non sarà più presidente. E i fondi che magari saranno stati nel frattempo destinati alla missione…. I fondi… ecco… io direi che il problema vero della missione sia questo.
Che fine fanno realmente i soldi delle missioni spaziali?
Credo sia questa la domanda fondamentale da porsi, quando si parla di missioni di questo tipo.
Jenseits
20 Dicembre 2018 @ 18:12
Franceschetti mi hai reso la giornata allegra, non ho smesso di ridere. Per il film in programma “Capricorne Two, la vendetta” sceglieranno te come sceneggiatore.