Nel libro-confessione “Mara, Renato e io”, Alberto Franceschini (fondatore delle Brigate Rosse insieme a Curcio) rivela un episodio illuminante: pedinò per giorni nientemeno che Giulio Andreotti, studiandone le abitudini, per valutare se e come eventualmente rapire l’uomo-simbolo del potere italiano. Quando poi le Br sequestrarono davvero un big della Dc, Aldo Moro (assai più conciliante, verso i lavoratori oppressi e tutelati dalla sinistra, anche estrema), Franceschini e Curcio erano già fuori causa, rinchiusi al supercarcere dell’Asinara. E per giunta, terrorizzati dalle possibili conseguenze di quell’atto, di cui erano all’oscuro, attribuito alla nuova gestione brigatista di Mario Moretti. Pedine di un gioco più grande? Fu questo il pensiero di Franceschini, mentre seguiva a pochi passi il potentissimo Andreotti, senza che nessuno si premurasse di intercettarlo, e controllare che non avesse in tasca una pistola. Fuor di metafora, quarant’anni dopo e da tutt’altro punto di vista, l’avvocato Paolo Franceschetti si sofferma, anche lui, nel punto esatto in cui si bloccò il brigatista Franceschini: possibile che a chi racconta verità scomode non succeda niente di sgradevole? Chiudere un blog fastidioso richiederebbe pochi minuti: perché invece si lascia che il blog continui a rivelare molte verità che giornali e televisioni trascurano?
Paolo Franceschetti rivela un istinto sostanzialmente umanistico, che lo rende capace di coltivare innumerevoli interessi culturali, in modo trasversale, col piglio del divulgatore generoso. Ma è anche un combattente: difese le cosiddette Bestie di Satana, scoprendo una colossale montatura basata su indagini debolissime. Peggio: ha chiamato Rosa Rossa l’organizzazione-fantasma che, a suo dire, ha firmato le peggiori pagine dell’orrore, quelle dei delitti rituali, corredati da impressionanti apparati simbolici regolarmente ignorati dagli investigatori. Più che un sospetto: usi e costumi decisamente “infernali”, attribuiti a un’élite esoterica capace di ricorrere alla pratica dei sacrifici umani, con una aberrante predilezione per i bambini (ne scompaiono infatti a centinaia, ogni anno, inghiottiti nel nulla). Il clumine delle sua personale indagine, Franceschetti l’ha raggiunto sul caso del Mostro di Firenze, arrivando ad accusare – in modo scioccante – nientemeno che un super-giudice come Piero Luigi Vigna, nel frattempo divenuto il capo supremo della magistratura antimafia. «Eppure, Vigna non mi querelò», ricorda Franceschetti, in web-streaming a “Border Nights” con Fabio Frabetti. La causa giudiziaria avrebbe fatto troppo rumore, gettando luce su un’accusa infamante? O forse c’era uno scontro di potere, ai piani altissimi, che impedì a Vigna di agire contro Franceschetti?
Di nuovo: finisce sempre così, e cioè con lo scoprire che la voce scomoda, intollerabilmente eretica, in realtà è probabilmente utile a qualcuno. Oggi, lo scenario è affollato di presenze quasi altrettanto mostruose, anche se dissimulate da una disinformazione ufficiale che si avvale di un’aura di neutralità apparente, ammantando categorie come progresso e scienza, tecnologia e medicina. Più che inquietante, per esempio, l’improvvisa campagna “totalitaria” di vaccinazioni di massa, in assenza di emergenze sanitarie: e nessuno protesta, nei grandi media, anche se il governo degli Stati Uniti, dagli anni Ottanta, ha già speso 4 miliardi di dollari per risarcire i danneggiati da vaccino, dopo che la Corte Suprema dichiarò impossibile da accertare la sicurezza delle vaccinazioni. Morale: aziende farmaceutiche depenalizzate, a pagare è lo Stato. In Puglia, la Regione ha scoperto che 4 neo-vaccinati su 10 hanno subito preoccupanti reazioni avverse, in alcuni casi gravissime. Dai grandi media, silenzio. Corollario: per la prima volta nella storia, quest’anno 130.000 bambini (non vaccinati) sono stati esclusi da nidi e materne. Stiamo sprofondando nelle tenebre di un nuovo medioevo?
Sembrerebbe, stando alla cronaca: ad esempio, un vero scandalo è la reticenza generale sull’avvento del wireless 5G, destinato a inondarci (e probabilmente a bombardarci il cervello) con esiti che secondo i ricercatori restano un’incognita, visto che occorrerebbero almeno tre anni di test per poter raggiungere certezze sul reale impatto delle microonde nel nostro organismo. Si avvicina “la fine dei tempi”, come temono alcuni complottisti? Non scherziamo, taglia corto Franceschetti: il glorioso Impero Romano smistava schiavi trattati come bestie nelle gabbie, facendoli trucidare al Colosseo per il divertimento del pubblico. E nel medioevo bastava un’epidemia qualsiasi perché si morisse come mosche, senza la minima speranza di poter essere curati. Dunque, viviamo nel migliore dei mondi possibili, benché la “controinformazione” lo presenti come orrendo, degradato e spaventosamente ingiusto? Franceschetti invita alla fermezza e alla cautela: «Sacrosanto insistere nel lavoro di denuncia, che contribuisce a svegliare le coscienze, senza però pretendere che, solo per questo, il sistema cambi». Fatalismo o saggezza? E’ la sofferenza a farci crescere: «L’astrologia insegna che una vita annunciata come “difficile”, fin dalla carta natale, produrrà sessantenni sereni, più felici, con meno paura della morte e nessuna nostalgia del passato».
Autore di un saggio sul nucleo centrale che accomuna tutte le grandi religioni (”Alla ricerca di Dio”, edito da Risveglio), Franceschetti esplora anche l’insegnamento dei “maestri contemporanei”. «Con la sola eccezione di Steiner, peraltro limitata a un accenno sfumato da parte sua, non ce n’è uno – da Osho a Yogananda, da Aurobindo e Krishnamurti – che si sia soffermato sui mali della politica, sulle storture della nostra società». Motivo: «Per loro, il vero cambiamento non può che essere interiore. E quando avviene è contagioso: si estende a macchia d’olio, migliorando chiunque ci circondi». Non solo: «Quei maestri sapevano benissimo che lo studio dei guasti sociali, quindi la denuncia dell’ingiustizia, produce sempre rabbia, e quindi depressione». Il che, si presuppone, “abbassa le difese”: indebolisce lo spirito, anziché rafforzarlo. «Pur non volendolo – aggiunge Franceschetti – chi fa informazione alternativa, veritiera, produce paura». Sconcerto: possibile che certe cose accadano davvero? «E la paura, non dimentichiamolo, è il primo alimento del dominio». Conseguenza: l’annichilimento. Se il nemico è mostruoso, onnipotente e inaffrontabile, me ne resto a casa: non ci provo neppure, a contrastarlo. «Per questo, probabilmente – secondo Franceschetti – il potere tollera volentieri la controinformazione, alla quale io stesso contribuisco».
Questione di target, di pubblico: «Alla stragrande maggioranza, 50 milioni di italiani adulti, provvede tranquillamente la televisione». Sono i grandi media a dosare mezze verità, somministrando attentamente solo ciò che si ritene opportuno diffondere. «Il pubblico di un blog, invece, è fatto al massimo di decine di migliaia di persone, già molto informate su vari temi scottanti: bene, quindi, per il potere, se il risultato sarà uno scoraggiamento generale, al netto delle preziose informazioni doverosamente fornite». Che fare, dunque? «Continuare a parlare, certamente, sapendo però che la nostra azione non dispiace a chi sovragestisce la società, e che una parte del nostro pubblico accumulerà rabbia, frustrazione, diffidenza e soprattutto paura». Proprio la paura “disattiva” la persona, isolandola sempre di più. Non esiste, una ricetta valida per tutti. Al massimo, Franceschetti propone semplici consigli: seguitare a informarsi, ovviamente, ma lavorando su se stessi per evitare di cadere nello sconforto. Utile allungare lo sguardo: un’occhiata alla storia aiuta a drammatizzare meno il presente, pur senza fare sconti a chi sfrutta e imbroglia milioni di persone, mentendo su tutto. La scommessa? Restare vivi, dentro: «In fondo, è questo che i gestori più temono: guai, se scopriamo la nostra infinita capacità di fare del bene, sconfiggendo la paura».
dal sito Libre Idee: https://www.libreidee.org/2019/12/franceschetti-ecco-perche-tollerano-la-controinformazione/