Allo scoccare della mezzanotte, fra il primo ed il secondo giorno di Novembre, vestiti di nero, acceso un fuoco di legno di cipresso e di verbena, bruciare della mirra e dello zolfo pronunciando il seguente scongiuro: «O potenti forze della tenebra e della morte io vi invoco. Ombra che nascondi, morte che cancelli, io evoco dall’oscuro regno l’anima di Tizio, Caio e Sempronio».
Presa una tibia con la destra, tenendo un teschio nella sinistra, compiere di corsa tredici volte tredici passi ripetendo lo scongiuro e gettarsi in una fossa scavata in un cimitero per seppellire un morto, coricarsi guardando il cielo, ripetere lo scongiuro aggiungendo: «Tizio, Caio o Sempronio, mostrati a me!».
Il risultato è certo. Lo credo! O sarete voi che andrete a raggiungere l’anima evocata, morendo dallo spavento, oppure, essendo tanto pazzi da seguire questa pratica, niente di più facile che possiate vedere quello che desiderate. Se avete pratica di queste formule, se per curiosità avete letto l’opera di un qualche ciarlatano (e non potrebbe essere altrimenti) sulla magia bianca e nera, avrete certamente notato che ogni formula presenta delle difficoltà di esecuzione insormontabili. Molto probabilmente chi le ha inventate, rendendole impossibili, si cautelava contro ogni eventuale accusa di impostura in quanto nessuno vi sarebbe stato che l’avrebbe provate e trovate false; con probabilità questo pensava l’autore; mentre qualsiasi formula, anche la più fantastica, quando colpisca l’immaginazione e sia seguita scrupolosamente dalla volontà e convinzione di un pazzo, diventa efficace.
Perché di un pazzo?
Così. Le difficoltà rappresentate dai rituali magici non sono che la pietra di paragone per la volontà e convinzione dell’operatore. Chi riesce a procurarsi da solo, con i propri mezzi, tutto quanto il rituale richiede, ha tanta forza in sé da muovere le montagne. Gli altri si arrendono. Non è quindi la mano di un assassino giustiziato e sepolto da tre giorni, che può farvi adoperare dei prodigi, ma la volontà che avete dimostrato di potervi procurare un simile cimelio. Ma chi ha in sé questa forza, questa volontà, non ha bisogno né di bacchetta magica né di altri arnesi del genere per operare sull’invisibile.
I Maestri ne sono esempi viventi.
E quando un uomo comune chieda di operare un prodigio mostri la sua volontà procurandosi le più impossibili e stravaganti cose. Non è neppure vero quindi che la bacchetta magica del mago in mano all’apprendista compia gli stessi miracoli.
Il potere sull’invisibile è una facoltà personale che non può essere tramandata, non può essere realizzata a seguito di una comunicazione. Deve essere trovata e chi non l’ha naturale per evoluzione deve dimostrare di aver tanta volontà da procurarsi le più impossibili cose. Ora vorrei dire ancora qualche cosa: non diciamo una cosa nuova affermando che l’uomo ha a propria disposizione dei poteri che neppure si sogna; ma perché queste facoltà siano attive bisogna che l’individuo abbia un particolare stato interiore che è naturale nel Guru, nel Santo, nel Mago; artificioso nello stregone, nell’ignorante. È come la corda di uno strumento musicale che per produrre un suono od una nota desiderata deve essere tesa in modo giusto. Questa intima tensione, ripeto, è naturale virtù dell’evoluto, procurata autosuggestione nel pazzo. Dicevo allora che questa ultima versione è naturale virtù dell’individuo evoluto mentre nel non evoluto è un’autosuggestione che si procura seguendo queste formule magiche.
Al Maestro che desideri agire sul visibile o sull’invisibile non occorre alcuna formula perché in sé ha questa intima missione, non ha bisogno di ricorrere a qualcosa molto simile ad uno stupefacente per averla. Ora questi poteri sull’invisibile sono propri dei Maestri, ma questo non significa che non possono essere adoperati a scopo egoistico; ciascuno può usare come meglio crede dei propri poteri così come a proprio piacimento usa le mani. Una sublime legge di giustizia e di equilibrio tutto soppesa e valuta; là dove questo equilibrio viene rotto nasce una causa, si crea una causa il cui effetto andrà a ricadere sugli autori di questa perturbazione per trasformarli, per insegnare loro una verità.
Sublime misericordia alla perfetta giustizia di Dio. Ricordatelo, voi che invocate la misericordia celeste per i casi vostri, la giustizia divina quando non avete potuto vendicare un torto fattovi. Dio non punisce, ma corregge chi ha perturbato l’equilibrio. Torniamo a noi.
Fortunatamente questo gioco di forze non è mai oltremodo dannoso perché la ferma convinzione, la ferrea volontà del Maestro, sono sempre dirette a scopi altruistici e quindi benefici. Quelle dello stregone, dell’ignorante, che abbiano superato le difficoltà con una formula magica costano a questo ignorante o a questo stregone un tal dispendio di energie che, dopo due o tre pratiche di questo genere, rifinisce come ipotesi migliore, pazzo completo. Non si avventuri quindi l’ignorante negli impervi sentieri delle scienze occulte per non essere divorato dalle Sfingi.
Volontà più fede più scienza, ecco il trinomio su cui il Mago fonda la propria azione: volontà, convinzione, immaginazione, danno allo stregone una effimera potestà sulle cose e sulle creature. Tali sono gli elementi che contribuiscono al successo in una pratica magica; ma vi sono altri fattori i quali, pur non concorrendo direttamente, non possono essere trascurati, fattori od elementi che servono a dare all’operatore uno stato d’animo particolare corroborante in tutto lo svolgimento; ad esempio un senso di timore che favorisce l’estrinsecazione della sensibilità, l’esteriorizzazione della sensibilità, oppure quel senso del segreto, dell’occulto, che fa sì che sia aumentata nell’individuo l’infatuazione.
Vi sarà certamente capitato di dover attraversare un luogo solitario timorosi di quello che poteva accadervi ed allora ricorderete di aver visto ed udito cose inesistenti eppur reali e sensibili ai vostri sensi. Allo stesso modo osservate con quale morbosa curiosità si ascoltano cose segrete, con quanto piacere si fanno certi atti in luoghi proibiti.
Si usa nella vostra società censurare tutto quanto è attinente al sesso, credendo con ciò di fare opera di moralizzazione, ma le immagini e quant’altro sfuggito alla censura che cadono sotto l’attenzione di un individuo, acquistano un tal potere erotico da rendere tre volte inutile l’opera di moralizzazione.
Così di fronte, ad esempio, ad una situazione piccante è di gran lunga meno porco il membro di una qualche associazione di nudisti che un funzionario della censura stessa. Tutto ciò avviene per l’ascendente che ha il segreto, l’occulto, per un individuo.
Il compiere un’opera magica richiede un’attenzione, una precisione non comuni; il trascurare il particolare più insignificante può compromettere l’opera tutta. Generalmente si crede che chi ha potere sull’invisibile possa esprimere un desiderio e vederlo realizzato immediatamente; questo è un errore; occorre la completa partecipazione dell’individuo, di tutto l’individuo.
L’opera del Cristo è un’opera magica. Potenza della parola!
Una folla inferocita pronta a linciare una povera donna ed una frase detta nel modo più semplice e sereno, d’incanto arresta ogni velleità. Nulla più della calma annienta l’iroso. Fermenta un popolo, si pronuncia una condanna. Ma chi uccidete o potenti? Il falegname che parla per regalare sogni alla povera gente? Nulla più dell’ombra spaventa chi ha potere temporale.
Il Mago che agisce sulle moltitudini ha più conoscenza dell’uomo e del visibile che del divino e dell’invisibile.
«Quando qualcuno di voi sarà riunito in nome mio – dice il Cristo – qui io sarò», ben conoscendo l’importanza di queste parole.
Quando alcune creature sono fermamente convinte nel potere di un individuo, conferiscono a lui tutto il potere creduto. Guardate: sono poche pietre chiamate Altare; due luride mani che spezzano il pane; una fetida bocca che pronuncia incomprese parole; eppure avete di fronte a voi il prodigio per eccellenza!
Ecco quella creatura curva per l’artrite guardarvi con una espressione bieca per la miopia, cercare di sorridervi con i pochi denti superstiti di una piorrea alveolare, e voi giurate di averla vista volare cavalcando la coda di Satana.
Potenza dell’umana immaginazione!
Voi così categorici nei vostri giudizi, così precisi nelle vostre valutazioni, così esatti nelle vostre osservazioni, che sapete distinguere il bello dal brutto, il gradevole dallo sgradevole, il freddo dal caldo, per dare un’assoluta importanza a tutto ciò, non avete ancora compreso né l’uomo né la natura.
Aprite gli occhi una buona volta, girateli attorno e guardate, convincetevi che ogni cosa fa parte di un tutto, di un meraviglioso tutto in cui uno solo è il principio ed una sola la fine; non vi sono creature neglette ed altre privilegiate, ma ogni creatura, in relazione, è ugualmente dotata.
Cercate quindi di vedere questo, di convincervi di ciò, di sapervi collocare nel grande disegno universale ed allora una grande pace, un grande equilibrio, una grande serenità sarà in voi ed in questa pace, in questo equilibrio, in questa serenità si svilupperanno quei poteri occulti, poteri i cui effetti hanno creato la parola “miracolo”; sono sembrati cioè tanto grandi in verità da doversi attribuire alla divinità. E così è, fratelli, quella divinità che è in voi, che è in me, che è in tutto.
Pace a voi, o fratelli!