Premessa.
Nella mia esperienza di vita ho sperimentato spesso la fusione con uno o anche più esseri umani. E l’ho vista nelle vite degli altri.
Ex coniugi che, pur non vedendosi più da anni, vivevano sincrinicamente gli stessi eventi (malattie, promozioni sul lavoro, nuovi matrimoni) e che continuavano a percepirsi a distanza. Più volte mi è capitato di vivere in sincronicità eventi contemporanei con più persone diverse, a distanza, senza che sapessimo l’uno dell’altro, per raccontearcelo poi successivamente.
In una delle pagine del Cerchio Firenze 77 ho trovato una spiegazione.
Il perché della fusione con altri esseri
L’amore che si raggiunge e che, gradualmente, fa entrare in comunione gli esseri, non è una sorta di sodalizio, ma per ognuno è “essere anche l’altro”, arricchirsi reciprocamente delle rispettive esperienze, raggiungere un livello tale da rendere entrambi un solo essere.
Questo concetto, nella maggior parte di chi ascolta, susciterà smarrimento e perplessità, è inevitabile. Siete troppo abituati al culto di voi stessi, della vostra personalità, del vostro io, per accettare a cuor leggero una simile rivelazione. Voi vedete in queste comunioni che fondono gli esseri in una sola essenza, una sorta di decimazione. Un annullamento di tutti coloro che tali comunioni costituiscono. Ed è un errore, perché non si tratta di un annullamento, ma di un arricchimento; non di una decimazione, ma semmai di una decuplicazione dei singoli sentire individuali che raggiungono un livello di vivezza e di espansione ben oltre la somma dei sentire costituenti.
Ora, per comprendere come ciò sia possibile, bisogna chiedersi: che cos’è, nella dimensione umana, che fa evolvere l’uomo? Il contatto coi suoi simili; le relazioni che ogni uomo necessariamente ha con gli altri uomini, familiari, amici, estranei, nemici, sono fornite di quegli stimoli che lo inducono a reagire e costruire la sua coscienza individuale. Il cammino, come voi ben sapete, è molto tortuoso e anche indiretto; attraverso al gioco dei contrari, l’uomo raggiunge il giusto modo d’essere che deriva dall’aver compreso quale deve essere la propria vera funzione in quella società. Dunque le relazioni tanto possono, eppure il legame che esse stabiliscono è superficiale, rispetto alla comunione degli esseri. Non agisce mai direttamente sull’intimo essere di quelli che sono i soggetti delle relazioni, ma solo per risonanza.
Cerco di spiegarmi: una cattiva azione che un vostro simile può farvi, giunge nel vostro intimo – si dice: vi ferisce – solo se voi, in un certo senso, permettete che sia così; cioè se raccogliete, se reagite a quegli stimoli, se siete sensibili e suscettibili a quel tipo d’impulso.
Ed è bene, perché proprio attraverso alla vostra suscettibilità la vita – o meglio, le vite – vi porteranno a superare, a non raccogliere, ad avere pietà di chi non ama, perché chi non ama, prima di tutto, è infelice.
Questo è il legame che, al massimo, le relazioni umane costituiscono. E se anche è un legame che in ultima analisi lascia sempre gli esseri uno diviso dall’altro, è egualmente capace di operare quel miracolo che è l’ampliarsi del sentire individuale, perché facendo cadere le limitazioni che distanziano i sentire, ne innesca la comunione.
Ora, immaginate quale miracolo sia capace di operare sugli esseri un’unione diretta dei sentire, dato appunto che l’unione, il contatto indiretto, è già capace di far cadere le limitazioni individuali; cioè è capace di trasformare gli esseri. La sequenza è questa: caduta delle limitazioni, nascere di sentire diversi dagli originari ed equipollenti fra loro, comunione dei sentire equipollenti, manifestarsi del diverso sentire, di un sentire più ampio. Dopo di che il ciclo inizia nuovamente.
Come ho detto, la caduta delle limitazioni dei sentire di poca ampiezza – per esempio, degli uomini – avviene vivendo nei mondi della percezione. Ma lasciata la ruota delle nascite e delle morti, nel piano di esistenza del sentire, che cos’è che si sostituisce agli stimoli dei mondi della percezione per determinare la caduta delle limitazioni del sentire?
Per rispondere a questa domanda, innanzitutto, bisogna ricordare che il frazionamento del Sentire Assoluto – che è appunto all’origine dei sentire relativi, limitati – non è reale ma è virtuale. Se così non fosse il Tutto sarebbe smembrato. Ma quel che più importa, nulla vi sarebbe di assoluto. Il Tutto sarebbe una “quantità di relativi”. Dire che il frazionamento è virtuale, significa dire che le limitazioni che creano i sentire relativi, sono costruite per la reciproca elisione; significa dire che ciascun sentire relativo, limitato, è indissolubilmente legato all’altro, tanto da costruire un sol Tutto in realtà inscindibile.
Aiutatevi a capire con un’immagine mentale: pensate a quei giochi di pazienza in cui si deve ricostruire un’immagine scomposta in tanti piccoli tasselli, l’uno diverso dall’altro. I tasselli sono fatti in modo da incastrarsi perfettamente e comporre l’immagine. Così, l’insieme del mondo del sentire è un sol Tutto in cui i singoli sentire tali sono perché così si sentono, ma non perché così siano. In altre parole: il sentire relativo, limitato, tale è perché tale si sente; perciò il destino, il fine, il tendere del sentire limitato, non può che essere quello di manifestare la vera struttura, il vero stato d’essere del mondo del sentire: l’unità dell’Uno inscindibile.
Se si può capire questo, allora quello che può apparire incomprensibile non è “ad opera di che cosa avvengono le fusioni dei sentire allorché non vi sono gli stimoli dei mondi della percezione”, ma piuttosto è “perché mai, nei sentire limitati le fusioni, per avvenire, devono essere stimolate”. Infatti se i sentire, in realtà, compongono un sol Tutto, sentirsi Uno col Tutto non può che essere il naturale epilogo di ogni sentire.
Certo che inizialmente, quando il sentire è solo “coscienza d’essere”, le unioni possono avvenire solo ampliando i sentire stessi, cioè annullando le limitazioni attraverso a stimolazioni; ma poi le comunioni avvengono spontaneamente.
La similitudine delle reazioni nucleari per fusione
Vedete, una similitudine si può trovare nelle reazioni nucleari per fusione, in cui i nuclei atomici si fondono sviluppando una grande quantità di energia calorica, fra l’altro. La reazione, per iniziare, necessita di un’altissima temperatura, temperatura che poi è mantenuta dallo sprigionarsi dell’energia calorica, prodotto della reazione. In sostanza la reazione, per iniziare, ha bisogno di un innesco e poi continua spontaneamente. L’essere strettamente legato l’uno all’altro è talmente natura intrinseca del sentire relativo, che allorquando le virtuali limitazioni sono tante da farne solo dei “sentirsi d’essere” – cioè qualcosa che non aspira ad essere unita a qualcos’altro – cessa il virtuale frazionamento: il sentire ha raggiunto le massime limitazioni possibili; sono così creati gli atomi di sentire, l’emanazione è al suo culmine, inizia l’epopea del sentire relativo che, di fusione in fusione, troverà nel proprio identificarsi in Dio la propria realtà, la propria vera esistenza.
E non può essere diversamente, perché che cosa può esserci di più bello, dolce, felice, se non la comunione con l’oggetto del proprio amore? Che cosa può esserci di più nobile che anelare ad unirsi agli altri? Capire, sentire che gli altri sono parte del proprio unico essere; amarli tanto da anelarne la comunione.
Se nonostante tutto quello che diciamo, rifiutate questi concetti perché non potete concepire di entrare in comunione coi vostri simili, allora, permettetemi, vi compiango, perché ciò significa che non avete mai provato il vero amore. Che non sapete amare!
Nota finale (mia).
Queste fusioni, ho potuto notare spesso, avvengono tra individui apparentemente opposti, e che hanno spesso caratteristiche incompatibili. Succede spesso in campo sentimentale, ma non solo (anche lavorativo ad esempio). Lo troviamo spesso come fenomeno tra le cosiddette fiamme gemelle.
Il motivo deriva dal fatto che sono gli opposti che generano un’energia enorme, mentre le polarità simili non hanno lo stesso potenziale creativo. E quindi non hanno lo stesso potenziale di crescita e di creazione sul piano materiale.