All’indomani dell’annuncio da parte di Trump di spostare l’ambasciata americana a Gerusalemme, riconoscendo di fatto la città sacra per i tre monoteismi – oltre che per Templari e Massoneria – come la capitale dello Stato di Israele, mi sono chiesto quale sia il senso reale di tale mossa.
Da una parte è vero che questo progetto è stato caldeggiato prima di lui – oltre che, evidentemente, dai sionisti – da altri presidenti USA, ma è altrettanto vero che, di fatto, è stato sempre rimandato di anno in anno perché palesemente inopportuno, visti i delicatissimi equilibri geopolitici di questi territori.
Gli USA, infatti, avevano già pianificato dal 1995, con il “Jerusalem Act”, di spostare l’ambasciata a Gerusalemme ma tutti i presidenti da allora, per non mettersi in urto con gli alleati arabi, hanno rimandato sempre la decisione operativa passando la patata bollente al successore.
Un’altra chiave interpretativa è che The Donald abbia, con tale gesto, abbia voluto mantenere l’impegno, assunto in campagna elettorale, di traslocare l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, città che, sino ad oggi, era considerata capitale di Israele solo dagli israeliani.
Ma, anche ammettendo tutto ciò, ci dobbiamo chiedere perché lo ha fatto e sopratutto perché lo ha fatto ora, visto che la gran maggioranza dei Paesi, oltre alle Nazioni Unite, hanno sempre caldeggiato uno status di “città aperta” di Gerusalemme, con i luoghi santi dei tre monoteismi custoditi possibilmente da una forza di pace internazionale.
Per questi ed altri motivi mi sembra evidente che questa decisione rappresenti una tappa significativa del rapporto tra USA, mondo arabo e Israele anche se, per converso, il proclama nei fatti non cambia nulla della situazione, vale a dire che Gerusalemme è da tempo, nella pratica, capitale dello Stato ebraico anche se non riconosciuta dal diritto internazionale.
Quello che è accaduto immediatamente dopo era chiaramente prevedibile; disordini con morti e feriti, ira delle capitali arabe e riserve degli stessi alleati europei nonché delle Nazioni Unite.
È dei giorni scorsi la notizia del rilancio dell’indignazione contro la politica ebraica da parte di Erdogan che ha definito, senza mezzi termini Israele “uno Stato terrorista”.
La boutade di Trump suscita le ire non solo dei turchi e degli islamici ma anche dei cristiani di Palestina; vengono spente le luci dell’albero di Natale nei luoghi sacri alla cristianità e il Papa afferma: “Gerusalemme è una città unica, sacra per gli ebrei, i cristiani e i musulmani, che in essa venerano i luoghi santi delle rispettive religioni, ed ha una vocazione speciale alla pace”.
Una vocazione alla pace?
Forse ad un sogno di pace visto che questi luoghi sacri sono stati funestati da venti secoli di guerre e di odi.
Ora credo sia necessario chiederci perché proprio il Medio Oriente e, ancor di più, Gerusalemme è da secoli la base di partenza di ogni scintilla di guerra e di odio?
Da un punto di vista di equilibri geopolitici è altrettanto prevedibile che questa mossa spinga il mondo arabo tra le braccia della Russia, facendo ulteriormente allontanare la Turchia dall’area EU-USA. È di queste ore il vertice tra Putin e Al-Sisi e successivamente l’incontro con Erdogan.
Personalmente ritengo che per comprendere questo scenario non sia sufficiente la geopolitica; è necessario passare ad un livello superiore, quello nel quale le scelte di determinate congreghe occulte immettono nella politica e nell’economia le spinte per pilotare la direzione dell’umanità.
Prima di tutto domandiamoci cosa rappresenti Gerusalemme nella storia spirituale dell’umanità.
COSA RAPPRESENTA GERUSALEMME
Se partiamo dalla Bibbia, vediamo che nel Libro di Ezechiele, Gerusalemme viene definito come il centro di ogni terra del mondo; “Così dice il signore Dio: Questa è Gerusalemme! Io l’avevo collocata in mezzo alle genti e circondata di paesi stranieri”.
Secondo la tradizione giudaica, inoltre, qui sarebbe stato creato Adamo e qui sarebbe sepolto.
Gerusalemme, dunque, costituì sin dalla remota antichità il centro spirituale dell’evoluzione umana fino al sacrificio del Golgotha.
Il Tempio di Gerusalemme simboleggia questa centralità spirituale della città.
Situata a sud della città vecchia di Gerusalemme, la gola di Gehinnom, che si estende a est dai piedi del monte Sion fino alla valle del Cedron, è tradizionalmente considerata l’ingresso agli inferi, l’inferno.
In questo senso, il termine è usato anche nel Nuovo Testamento con il nome Gehenna; il suo equivalente arabo è Jahannam.
La centralità non solo spirituale ma anche geografica di Gerusalemme è confermata dalle recenti ricerche di Dankmar Bosse.
Secondo questo studioso, al momento della separazione lunare, la Terra si condensò nel solido elemento terrestre cristallino, formando la massa terrestre solida di Lemuria come polo continentale della terra.
Al momento della sua massima espansione, Lemuria è probabilmente identica alla Pangea preistorica conosciuta dalla geologia.
Sulla figura originale di Pangea ci sono una varietà di idee di modelli geologici, tuttavia, sorprendentemente, l’area della Palestina – e quindi Gerusalemme – è praticamente nel centro di Pangea, secondo il modello di Bosse.
La centralità di Gerusalemme sul piano spirituale viene confermata da Rudolf Steiner:
“Se il defunto guarda certi punti [della superficie terrestre] nel nostro attuale ciclo temporale, allora dal luogo che qui sulla Terra corrisponde alla Palestina, a Gerusalemme, gli giunge, al centro di un colore blu-violetto, una sorta di struttura dorata, come se vedesse una struttura di cristallo d’oro che poi prende vita: questa è Gerusalemme, vista dal piano spirituale!
Questo è ciò nell’Apocalisse viene raffigurato come la “Gerusalemme celeste”.
Queste non sono cose immaginarie, queste sono cose che possono essere realmente osservate. Spiritualmente, visto dal cosmo, l’evento del Golgotha era l’illuminarsi di una stella d’oro nell’aura blu della parte orientale della terra (l’occidentale è rossastra).
(Rudolf Steiner, Morte sulla Terra e vita nel cosmo. O.O.181, pag.174 segg.)
Poi abbiamo la storia di questa città e della regione relativa che possono darci delle indicazioni interessanti.
UN PO’ DI STORIA
Secondo la Bibbia intorno al 2000 a.c. Abramo guidò il popolo ebraico verso la terra di Canan, vale a dire l’odierna Palestina. Gli ebrei poi si spostarono in Egitto dove furono fatti schiavi e solo grazie a Mosè poterono far ritorno in Palestina.
È allora, intorno al 1000 a.c. che diedero vita ad una nazione la cui capitale fu Gerusalemme.
Nel sesto secolo avanti Cristo le popolazioni ebraiche vennero deportate dagli assiri a Babilonia; finché, nel 63 a.C. la Palestina divenne provincia romana.
La storia delle guerre giudaico-romane è particolarmente cruenta e pone le basi della futura Diaspora, vale a dire della dispersione degli ebrei nel mondo.
La prima guerra giudaica – iniziata con Nerone e terminata sotto Vespasiano – combattuta tra l’Impero romano e gli Ebrei durò dal 66 al 70 e culminò con la distruzione del Secondo Tempio di Gerusalemme sotto Tito, figlio di Vespasiano, mentre la seconda, sotto il regno di Traiano, fu combattuta nel biennio 115-117, e coinvolse le città della Diaspora.
La terza, infine, vide da un lato Simon Bar Kokheba, che si autoproclamò Messia, nel 132-135, e dall’altra l’Imperatore Adriano.
Questi conflitti provocarono grandi stragi tra la popolazione ebraica e nel 135 Adriano, per evitare il riaccendersi di nuove ribellioni, proibì agli Ebrei di risiedere nella città sacra di Gerusalemme.
Dopo la definitiva disfatta degli ebrei, il nome di Iudaea fu cambiato in quello di Syria Palaestina e successivamente solo Palestina.
Allorché, nel 70 d.C., Tito annientò Gerusalemme, sterminando buona parte degli abitanti, alcuni ebrei restarono in Palestina, mentre altri emigrarono lungo la costa del Nord Africa.
Alla fine del quarto secolo, l’impero romano d’Oriente divise la regione della Palestina in tre province: Palaestina Prima, con capitale Cesarea, Palaestina Secunda, con capitale Scitopoli, e Palaestina Salutaris, con capitale Petra.
Successivamente, nel VII-VIII sec. alcuni gruppi si spostarono in Europa al seguito degli emiri arabi, dove iniziarono a subire persecuzioni, dato che i cristiani li accusarono di essere “deicidi”, responsabili cioè dell’uccisione del Cristo.
Dopo alcuni secoli di relativa tolleranza, nel Cinquecento, Fernando d’Aragona e Isabella di Castiglia imposero il battesimo forzato ad arabi ed ebrei pena la confisca dei beni e la morte.
Chi non si sottometteva era costretto all’esilio, dando così origine ad una nuova fase della Diaspora, verso il Nordafrica, la Turchia, la Palestina e l’Europa centrale e orientale.
Alla fine del settecento gli ebrei stanziatisi nell’Europa orientale furono soggetti a nuove persecuzioni, i pogrom, e costretti nuovamente ad emigrare verso l’Europa occidentale e gli Stati Uniti dove, solo dall’inizio del XIX secolo – grazie alla rivoluzione francese e a Napoleone – la situazione muterà radicalmente.
La Palestina restò sottomessa all’Impero Ottomano per 400 anni, fino alla fine della Prima guerra mondiale quando passò sotto l’amministrazione britannica, dato che la spartizione dei possedimenti dell’Impero Ottomano nella regione tra Gran Bretagna e Francia al termine della guerra, era stata già decisa nel 1916 con l’accordo segreto di Sykes-Picot.
CENT’ANNI FA
E così giungiamo al 1917, esattamente un secolo fa.
Sappiamo dall’esoterismo che è necessario il periodo di una generazione umana – 33 anni – per portare ad espressione un germe di pensiero o di azione. “Una volta manifestatosi – afferma Rudolf Steiner – esso continua ad operare nel divenire storico per ulteriori 36 anni. La forza di un impulso immesso dall’uomo nel divenire storico si riconosce dal fatto che la sua efficacia perdura anche per tre generazioni, dunque per un intero secolo. (Rudolf Steiner, Verità dei misteri ed impulsi di Natale. Miti antichi e loro significato, O.O.180 Pag.60)
La legge dei 33 anni viene descritta anche da Judith von Halle con queste parole: “Essa viene impressa come un ritmo costante nella terra, o meglio, nell’etere terrestre, grazie alla comparsa del Cristo Gesù sulla terra” (Judith von Halle, L’incontrare il Cristo oggi e lo Spirito del Goetheanum, Cambiamenti Edizioni 2012).
La sua peculiare caratteristica, è che “impulsi di pensiero o di sentimento, inizialmente non significativi per l’uomo, vale a dire nati sulla terra e in quanto fatti spirituali, invisibili, emergono in modo visibile come eventi storici dopo un periodo di 33 anni”(Id.).
Durante tale lasso di tempo “è offerta alla persona la libertà di influenzare, mediante azione spirituale e fino alla scadenza dei 33 anni anche un germe già deposto, modificando così – in meglio o in peggio – la manifestazione di quel germe. Solo dopo la scadenza di questo periodo, il germe, inserito 33 anni prima nella terra spirituale, si manifesterà irrevocabilmente nella storia dell’umanità” (Id.)
Dunque, dal punto di vista spirituale, abbiamo la possibilità che un impulso molto potente possa creare conseguenze significative nel divenire storico per un secolo.
Chiediamoci allora cosa accadde nel 1917, esattamente cent’anni fa.
Ebbene, il 2 novembre 1917 la Gran Bretagna – cui venne assegnato il Mandato sulla Palestina, a seguito della spartizione dell’Impero Ottomano – espresse con la Dichiarazione Balfour del 1917, il proprio progetto di dar vita ad un “focolare ebraico” in Palestina, un “National Home”, che potesse accogliere non solo i pochi ebrei di Palestina, ma anche quelli dispersi nelle altre nazioni.
Tale Dichiarazione consiste in una lettera, scritta dall’allora ministro degli esteri inglese Arthur Balfour a Lord Rothschild, principale rappresentante della comunità ebraica inglese, e referente del movimento sionista. La Dichiarazione fu successivamente inserita nel Trattato di Sèvres che stabiliva la fine delle ostilità con la Turchia e assegnava la Palestina al Regno Unito.
Egregio Lord Rothschild,
È mio piacere fornirle, in nome del governo di Sua Maestà, la seguente dichiarazione di simpatia per le aspirazioni dell’ebraismo sionista che è stata presentata, e approvata, dal governo.
“Il governo di Sua Maestà vede con favore la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico, e si adopererà per facilitare il raggiungimento di questo scopo, essendo chiaro che nulla deve essere fatto che pregiudichi i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche della Palestina, né i diritti e lo status politico degli ebrei nelle altre nazioni”.
Le sarò grato se vorrà portare questa dichiarazione a conoscenza della federazione sionista.
Con sinceri saluti
Arthur James Balfour
Come si può notare vi è un’ambiguità intenzionale nella definizione di “focolare nazionale”, che non indica un vero Stato indipendente, ma che è all’origine delle successive ondate di immigrazione ebraica in Palestina.
Il seguito, la nascita dello Stato di Israele, le successive guerre arabo-israeliane e la condizione di guerra perenne che da allora ha caratterizzato la regione, è noto a tutti.
CENT’ANNI DI GUERRA CONTINUA
Dunque abbiamo davanti a noi un secolo di guerre e devastazioni in Medio Oriente con le seguenti tappe:
1917 Dichiarazione Balfour che indica la volontà delle logge anglo-americane-ebraiche di ridisegnare completamente la storia e la geopolitica del Medio Oriente.
1948 (31 anni dopo la Dichiarazione Balfour) Nascita dello Stato di Israele e prima guerra arabo-israeliana.
1956 Guerra di Suez, 1967 Guerra dei sei giorni, 1973 Guerra del Kippur.
1980 (32 anni dopo la nascita dello Stato di Israele) Israele dichiara Gerusalemme unificata come unica capitale dello Stato ebraico.
2017 (100 anni dopo la Dichiarazione Balfour) Il presidente americano Trump dichiara Gerusalemme capitale di Israele e annuncia di voler spostare da Tel Aviv a Gerusalemme l’ambasciata americana.
Come si può notare, anche se non con matematica precisione (gli eventi storici nella loro estrema complessità non possono essere soggetti a calcoli matematici precisi) il ritmo dei 33 anni emerge in modo impressionante.
Ci troviamo pertanto, a mio avviso, di fronte a delle matrici occulte dietro al progetto di mantenere aperta una ferita di odio, di violenza e di paura proprio nella città più sacra del mondo.
Tali matrici occulte rimandano direttamente a quelle congreghe anglo-americane-sioniste nei cui confronti Steiner già ebbe modo di mettere sull’avviso i suoi contemporanei.
Si tratta di gruppi di potere – a partire dalle congreghe occulte – che puntano sulla menzogna, sulle ‘mezze verità’, sulla manipolazione della storia, sulla propaganda e sulla creazione di stati di angoscia, di odio e di paura per soggiogare l’umanità.
Come egli ebbe a dire, riferendosi alla Prima Guerra Mondiale: “Per chi abbia seguito gli ultimi decenni consapevolmente a livello spirituale, uno dei motivi principali dei dolorosi avvenimenti attuali è la paura di cui è imbevuto il mondo intero; la paura che hanno avuto singoli uomini l’uno dell’altro, ma che prima d’ogni altra cosa hanno avuto le nazioni una dell’altra, anche se non ne erano consapevoli. E se si fosse potuta seguire questa fonte di paura con attenzione, non si direbbero tante insensatezze sulla causa della guerra, come invece si fa oggi”. (Rudolf Steiner, Riscatto dai poteri forti).
E quale miglior luogo per mantenere aperta e sanguinante la ferita dell’odio e per riaccendere instancabilmente la minaccia di un conflitto mondiale che può prendere le mosse dalla città santa per eccellenza, il cui nome richiama la visione della Gerusalemme celeste, il coronamento dell’Apocalisse di Giovanni (21,1-22,15).
Ecco allora il motivo per cui tale prospettiva ultima della storia della salvezza umana che culmina con la seconda venuta del Cristo, simbolo di Pace definitiva venga volutamente mantenuta in uno stato di Guerra continua.
Mi mostrò poi un fiume d’acqua viva limpida come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello.
In mezzo alla piazza della città e da una parte e dall’altra del fiume si trova un albero di vita che dà dodici raccolti e produce frutti ogni mese; le foglie dell’albero servono a guarire le nazioni.
E non vi sarà più maledizione. Il trono di Dio e dell’Agnello sarà in mezzo a lei e i suoi servi lo adoreranno;
vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome sulla fronte.
Non vi sarà più notte e non avranno più bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli.
(Apocalisse 22:1-5)
Non cerchiamo dunque le radici del problema di Gerusalemme solo nella politica o negli equilibri strategici ma allarghiamo la nostra visuale anche agli eventi che sottendono la Storia esteriore.
Come fare praticamente?
Mantenendoci vigili e usando un pensare libero per correggere le menzogne e le deformazioni che ci vengono proposte dai media asserviti al potere.
Ancora una volta Steiner ci viene in aiuto: “Sono convinto che uno dei motivi principali per cui una tragedia (…) può abbattersi sul mondo, sta nel chiudere gli occhi davanti a queste realtà e nel parlare di quello che accade su basi del tutto inadeguate. Infatti anche di fronte ad eventi così grandi ognuno dovrebbe iniziare dalla conoscenza di sé” (Rudolf Steiner, Riscatto dai poteri forti).
Mi sembra un buon inizio.
Articolo tratto dal sito Libero Pensare di Piero Cammerinesi
Leggi anche: Trump e la questione ebraica
http://petalidiloto.com/2017/12/trump-la-questione-ebraica.html
Frances
17 Dicembre 2017 @ 14:08
magari sarebbe bello interessarsi delle Linee energetiche che attraversano il Globo terrestre [1 Pianeta fra molti altri, ognuno con le sue Caratteristiche, cfr. come personificate dagli antichi Greci rappresentandoli come Déi e Dee], e i Punti focali, così si scoprirebbe perché Gerusalemme, oppure Varanasi o Benares, oppure Beijing [forse] ed altre [note o ignote] siano considerate Città [o Centri] sacre [sacri], magici [benefici, possibilmente], mentre Trump rappresenta un Gruppo etnico [Razza e Cultura ancestrale], in Lotta e contemporaneamente Amicizia, con altri Gruppi etnici [senza Alleanza non vi è alcun Dominio del Mondo, e la Situazione internazionale attuale indica che fra Gruppi c’è un Rapporto di ”Bastone e Carota” alternato, che permette a tutti di sopravvivere nella Corsa al Potere, prepotente, ma a nessuno in Modo assoluto: p. Es. Roberto Saviano si augura di ”rivedersi l’Anno prossimo a Gerusalemme” (ciò che indica Appartenenza ad un Gruppo) ma, è Napoletano e noto (ciò che implica Relazioni con il Gruppo dominante lì, o Aderenza ad esso), i 2 Gruppi (fra molti altri al Mondo), apparentemente in Contrasto fra loro ma, economicamente p. Es., alleati fra loro (v. sopra)]; la Torta se la godono i Potenti prepotenti, ed al Pubblico vengono rilasciate alcune Briciole, tenendo i primi alla Luce del Sole [Situazione di Padronato] e i secondi al Buio quasi totale [Situazione di Schiavitù]; ”la Coscienza è onnisciente” ”ma per manifestarsi in Terra deve essere veicolata da 3 Elementi, anche molto, limitati quali Mente, Psiche e Corpo”, cosicché pur ”vedendoci chiaro” è [quasi] impossibile porre Rimedio [alla Realtà attuale, distopica, che tradisce la Verità assoluta, o divina, che vorrebbe invece essere espressa e manifestata, utopica: Verità è legata a Bene ed a Bellezza, mentre Realtà, distopica, è Falsità, Malvagità e, Bruttezza, per quanto la si spacci, v. Strategia di Marketing, per Bellezza]. Felicità dentro-fuori a tutti, ovunque-sempre.