1. Premessa. 2. Io e Mariapaola. 3. Le tappe del cammino. Primo approccio. 4. Simoncini. 5. Hamer e la oncopsicologia. 6. L’Aloe arborescens e la ricetta di padre Zago. 7. La terapia steineriana a base di Iskador. 8. L’alimentazione. 9. La cura Di Bella. 10. L’équipe degli angeli. 11. La fine del percorso. La follia condivisa. 12. Conclusioni. Esiste una cura contro il cancro? 13. Ringraziamenti. 14. Bibliografia.
1. Premessa.
Questa è una storia come tante, cioè la storia di tutte le cure sul cancro che esistono, ma che volutamente si ignorano.
Di diverso c’è solo che l’ho vissuta io in prima persona, insieme a Mariapaola, che di diverso rispetto alle persone comuni ha sempre avuto un inconscio esternato e vissuto con modalità che difficilmente vengono capite all’esterno.
E’ un viaggio all’interno della follia del pianeta cancro, che riflette la follia dell’essere umano.
E’ un viaggio che ancora deve finire, e quindi la cui storia deve essere ancora scritta compiutamente; la riprenderò senz’altro, in futuro, per documentarmi sempre meglio su questo pianeta, ancora sconosciuto ai più, che è il tumore.
A questo articolo, per chi fosse interessato, sono collegati i seguenti:
Non è questa la cura e tu lo sai (diario di viaggio nel pianeta tumore)
Io, Paolo e Mariapaola 2. Io e Mariapaola.
Conobbi Mariapaola nell’autunno del 1999. Il nostro rapporto fu complicato e fuori dall’ordinario fin dall’inizio. Il nostro primo dialogo fu un silenzio, perché diceva che di lei non voleva parlare, essendo troppo importante per lei e troppo poco per me tutto ciò che la riguardava; di me non voleva parlare, perché non ero al centro del mondo; e degli altri non voleva parlare, perché secondo lei non era bello parlare degli assenti. Così, esclusa la possibilità di parlare di banalità perché non rientra nel mio stile, rimanemmo praticamente in un silenzio, retto più che altro dalle mie provocazioni e dal mio prendere in giro il suo atteggiamento, e quando le chiesi di cosa allora era permesso parlare disse: “Ma anche questo non è già parlare e comunicare, e conoscersi?”.
Fu un rapporto negli anni complicato, tormentato e talvolta anche inevitabilmente doloroso. Ma per capire quello che vado a raccontare occorre tenere presente il forte legame psichico che tra me e lei c’è sempre stato; un legame che trascendeva le parole, e che era più di “anima” che di fisicità.
Una volta, dopo un ennesimo litigio per una mia amicizia femminile che durava ormai da qualche mese, decisi di lasciarla; lei era a Napoli dalla sua famiglia, quindi lontana da me, allora presi il telefono per annunciarle che non ce la facevo più e volevo troncare il nostro rapporto, ma prima che potessi sollevare la cornetta la suoneria squillò; era Mariapaola che mi disse: “Paolo, volevo dirti di ignorare le mie scenate; non riesco a controllarmi, la gelosia dipende dall’insicurezza, ma tu fai bene a fare quello che fai, e devi continuare a farlo ignorando il mio comportamento; non ho il diritto di distruggere una cosa bella che hai per delle stupide insicurezze. Io continuerò ad essere gelosa, ma tu continua a ignorare i miei comportamenti. Prima o poi si sistemerà tutto e acquisterò un maggiore equilibrio”.
“Ma come ti è venuto in mente di dirmi questo?”, le chiesi.
“Non lo so – rispose – passavo davanti al telefono e mi è venuto istintivo chiamarti”.
Quando il 23 dicembre del 2007 incontrai Gabriella Carlizzi per la prima volta, che mi annunciò “ti arresteranno, o tu uccideranno”, tornai a casa sconvolto e le raccontai questa cosa, Mariapaola rimase in silenzio, poi attaccò il telefono terrorizzata e non la sentii più per quasi tre mesi.
Io vissi tre mesi nel terrore, avevo spesso la febbre, e pensavo continuamente alla morte, rendendomi conto di essermi cacciato in un inferno da cui non potevo uscire semplicemente dicendo “scusate, non pensavo di creare tanto disturbo, arrivederci”.
Il 21 marzo del 2008 decisi di fare una gita in moto; era una bella giornata, era entrata la primavera e io dopo tre mesi ero ancora vivo; in fondo – mi dissi – se sono vivo dopo tre mesi, forse lo sarà anche fra un anno, chissà. Cominciavo a stare meglio e fu il primo giorno che passai senza essere attanagliato dall’angoscia, sentendo che stavo riprendendo a vivere.
Mentre stavo facendo una sosta sulla spiaggia di un lago, mi chiamò Mariapaola.
“Come mai mi chiami oggi?”, le chiesi.
“Non c’è un motivo” – rispose – sono rimasta a letto depressa per tutte queste settimane, ma oggi è il primo giorno che mi sono rialzata dal letto e sto meglio”.
In pratica ci eravamo messi a letto lo stesso giorno, e rialzati nello stesso giorno.
Per capire quello che vado a raccontare, quindi, occorre capire che il legame tra me e lei era decisamente particolare. Particolare quindi è stato anche il cammino che abbiamo intrapreso fianco a fianco per affrontare il tumore.
Quando le venne diagnosticato il tumore al seno, un cosiddetto “triplo negativo”, ovverosia un tipo molto aggressivo che statisticamente – secondo la medicina ufficiale – ha una mortalità dell’80% dei pazienti in due anni (quindi un tumore veloce a riprodursi, che generalmente non lascia scampo), mi disse: “Posso scegliere di curarmi a Napoli dai miei, o a Viterbo da te. Scelgo qui perché così avrò accanto te. Ancora non so se sceglierò di vivere o di morire, ma so che se sceglierò di morire mi accompagnerai alla morte, viceversa mi aiuterai a vivere; se andassi a Napoli sentirei solo banalità, storie di chemioterapie riuscite, di affidarsi ai medici tradizionali, e parole di speranza che nessuno sente vere”.
Mariapaola sceglie quindi di curarsi a Viterbo, seguendo un percorso tradizionale: una prima parte con due cicli di chemioterapia per tentare di ridurre il tumore, e successivamente asportazione della mammella, seguita da una radioterapia.
3. Le tappe del cammino. Primo approccio.
La mia prima shockante esperienza inizia con il medico che dà a Mariapaola la risposta sui vari esami eseguiti. Ovviamente, prima della risposta, la speranza era che si trattasse di un nodulo benigno. Invece no, la risposta è “tumore maligno”.
Qui ho potuto toccare con mano per la prima volta la follia del sistema sanitario e medico, l’incompetenza dei medici, la loro cialtroneria morale.
“Si tratta di un tumore maligno”, sentenzia il medico. Pochi secondi dopo inizia a snocciolare le cure: radioterapia, chemioterapia, senza neanche dare il tempo a Mariapaola di metabolizzare la notizia. Pochi minuti dopo ha già fissato un appuntamento con la senologa che farà l’operazione. L’appuntamento è per l’indomani mattina.
Durata della visita: 15 minuti.
Poi via… avanti un altro, avanti il prossimo, per la prossima diagnosi di morte.
In quindici minuti si dà al paziente una sentenza di morte, e la relativa cura. Senza dargli la possibilità di riflettere, metabolizzare, assorbire il colpo. Senza ovviamente vagliare possibilità alternative, far sapere al paziente che esistono altre cure, altre scelte possibili (che del resto la maggior parte dei medici non conosce).
Per verificare il grado di preparazione del medico, domando: “Dottore, che ne pensa della terapia Di Bella?”; “Lasci perdere, è una cazzata; inoltre tenga presente che è carissima e che l’ospedale non gliela passa”, risponde lui.
Ho avuto modo di studiare bene la terapia Di Bella per essermene occupato in diverse occasioni e perché mia sorella aveva curato personalmente una sua amica, con risultati non ottimi, ma sorprendenti. Soprattutto come legale avevo avuto modo di studiare il caso sotto il profilo giuridico e ben conoscevo le mistificazioni che erano state messe in atto ai tempi della famosa sperimentazione di questa terapia.
Me ne vado, quindi, con la certezza di avere un incompetente di fronte. E con la sensazione che di cialtroni come questo ne incontrerò moltissimi in futuro. E così sarà.
Nel momento in cui il paziente sente dichiarazioni come queste, subisce uno shock per il quale poi è difficilmente in grado di reagire. A quel punto vieni ghermito e catapultato nel sistema sanitario nazionale, che ti garantirà cure, attenzioni, ecc., purché tu ti sottoponga ai loro standard di cura. Ed il messaggio è chiaro: se fai ciò che diciamo noi ti curi gratis, e pensiamo noi a tutto. Viceversa devi pensarci tu, a tue spese, e noi non ti supporteremo.
Ma in tutto questo il paziente non ha il tempo di riflettere, pensare, prepararsi, informarsi. Nulla. Viene catapultato in poche ore dalla vita normale all’inferno, trascinato in un vortice da cui in genere non si riesce ad uscire più.
4. Simoncini.
Prima di iniziare la cura, Mariapaola manifesta da subito il terrore di perdere il seno. L’idea non le va giù, a lei che ha sempre dato importanza anche alle unghie, alle ciglia, alle sopracciglia, alle singole dita dei piedi e delle mani, e che spesso faceva discorsi sulla perfezione del corpo, su come tutte le sue funzioni siano integrate in modo perfetto come un orologio. Quando mangiavamo spesso faceva commenti e osservazioni sulla bocca, sullo stomaco, sulle straordinarie funzioni del masticare, del digerire, dell’evacuare poi le sostanze in eccesso, si fermava a riflettere sulla tempestività con cui il corpo reagisce ad alimenti sbagliati, mentre si sente bene con quelli sani, ecc… Per lei anche perdere un dente era un dramma, una deturpazione. Figuriamoci la perdita di un seno, che nell’immaginario collettivo è l’emblema della femminilità.
La prima proposta alternativa per evitare l’operazione e la chemio viene dalla terapia di Simoncini. La sua terapia, in modo poco invasivo, potrebbe portare all’esportazione totale del tumore, per giunta conservando il seno, senza effetti collaterali.
Simoncini è un oncologo, radiato dall’albo per le sue ricerche; secondo i suoi studi il cancro è, in sostanza, un fungo, che infatti cresce e prolifera nel corpo come un fungo e si comporta come tale. Per ucciderlo, è sufficiente irradiare la parte interessata con una soluzione di bicarbonato.
Questa teoria, che ha dalla sua molteplici riscontri pratici, scientifici e logici, è ovviamente stata rifiutata dalle case farmaceutiche; Simoncini è stato sbeffeggiato anche a Striscia la notizia, finché, di recente, alcune università hanno finalmente fatto l’eccezionale scoperta: il cancro potrebbe essere un fungo.
La domanda è: ma chi risarcirà Simoncini per i danni subiti?
E l’altra domanda è: quanti decenni occorreranno ancora, prima che questa teoria sia diffusa anche a livello ufficiale?
Inizio a parlare a Mariapaola della terapia Simoncini facendole vedere il DVD di Massimo Mazzucco “Cancro: le cure proibite”. Non arriverà a vederlo oltre dieci minuti: si arrabbiò con me e facemmo una delle prime litigate su questo argomento.
5. Hamer e la oncopsicologia.
Il percorso di “cura” inziò a giugno del 2013 (se cura si può chiamare un trattamento, come la chemioterapia, che ti costringe giorni a letto a vomitare, non mangiare, provando fastidio per odori, sapori, freddo, caldo, e che lascia il pazienze annichilito senza neanche la possibilità di parlare per ore, e che alla fine del ciclo lascia il corpo indebolito e con degli effetti collaterali terribili in vari organi del corpo).
Tra una chemio e l’altra, Mariapaola inizia anche ad informarsi.
La mia biblioteca è da sempre ricca di libri come quelli di metamedicina di Claudia Rainville, quelli di Rudiger Dahlke (“Malattia come simbolo”, “Malattia linguaggio dell’anima”), il libro di Oscar Angelo Citro (“Medicina della nuova era”), i libri di Hamer e molti altri.
Nei primi tempi Mariapaola li legge, e si convince di una cosa che comunque già sapeva: che il tumore dipende dal dolore per la perdita della madre, anche lei morta da poco di cancro, come altre donne della sua famiglia. Mariapaola deve quindi anche adempiere ad un karma familiare in qualche modo.
Karma che le era stato preannunciato anni prima da uno psicologo, il dottor Foglia di Napoli, il quale le aveva predetto che, se non cambiava strada, se non trovava una via per diventare felice e sconfiggere la depressione che la corrodeva da sempre, sarebbe morta giovane, per adempiere ad un preciso destino familiare.
Secondo le teorie di Hamer, poi, il tumore non è una “malattia” in senso tecnico ma una reazione (sana) ad un problema, o meglio ad uno shock. Quando il tumore insorge, rappresenta la fine di un conflitto: rappresenta, in realtà, una guarigione. Prendere atto del conflitto e non curarsi, significa che il tumore si arresterà, avendo svolto la sua funzione.
Questa teoria è tra l’altro avvalorata dagli studi di alcuni anatomopatologi che, avendo effettuato delle autopsie su alcuni cadaveri, si sono accorti che molti cadaveri hanno dei tumori mai diagnosticati, ma che erano fermi da anni e non davano alcun fastidio.
Per la verità, poi, è confermato anche dal caso di Mariapaola, a cui il tumore è cresciuto rapidamente fino ad arrivare ad una massa di dieci centimetri proprio dopo la diagnosi (qualcuno dice che spesso l’analisi fatta con l’ago aspirato è la causa dello “scoppio” del tumore).
Ed è confermato da diverse persone che conosco, anche a me vicine, che hanno deciso di non curarsi nonostante la diagnosi di tumore, e sono vive contro tutte le statistiche.
Tutto ciò dimostra che spesso il tumore cresce non tanto per l’aggressività della malattia in sé, ma per il terrore in cui viene gettato il paziente con la diagnosi, che è una vera e propria condanna a morte, nonostante le poche parole rassicuranti che vengono pronunciate nei pochi secondi in cui il medico pronuncia il suo verdetto, e in quei pochi minuti che i parenti e gli amici decidono di occuparsi veramente del malato.
Informatasi sulla Nuova Medicina Germanica di Hamer, Mariangela, convinta della bontà di queste teorie, che riconosceva come vere, è andata anche ad un colloquio con Claudio Trupiano, che è colui che ha introdotto in Italia queste teorie, e che ha scritto il famoso libro “Grazie dottor Hamer”; ebbe anche un altro incontro con un medico di Napoli, con cui ebbe uno stupendo e illuminante colloquio, il dottor Aiese.
Entrambi però le sconsigliarono di seguire la strada della Nuova Medicina Germanica, perché il quadro psicologico di Mariapaola non era tale da potersi permettere una strada così rischiosa e fuori dagli schemi.
6. L’Aloe arborescens e la ricetta di padre Zago.
Per qualche tempo, come terapia di supporto, Mariapaola ha preso l’Aloe, secondo la ricetta di padre Zago.
Nel periodo in cui ha preso l’Aloe, posso testimoniare che il suo umore era molto migliore e fisicamente si sentiva meglio.
Siamo anche andati a Latina per comprare delle piante in un vivaio specializzato.
Poi, un bel giorno, ha interrotto.
Il motivo? Non l’ho mai capito (o forse sì).
7. La terapia steineriana a base di Iskador.
Una delle possibilità di cura che hanno i pazienti che se lo possono permettere è quello di curarsi presso uno dei centri che praticano medicina steineriana.
Tra i più famosi c’è la Lukas Klinik, che ha sede a Dornach, vicino Basilea, dove è la sede del Goetheanum.
La cura qui è di tipo sia psicologico, sia fisico, con una sostanza chiamata Iskador, a base di Vischio, che presenta effetti benefici contrastando gli effetti collaterali della chemioterapia e della radioterapia.
Peraltro la chemio e la radio vengono somministrate in misura meno invasiva e solo nei casi in cui essa è realmente efficace, non come invece accade negli ospedali ordinari, dove viene somministrata senza criterio, anche a pazienti in fase terminale, accelerandone la morte, sì che molti pazienti muoiono per gli effetti collaterali della chemio, anziché per il tumore stesso.
L’approccio della Lukas Klinik è
quindi globale; il paziente viene seguito costantemente tutto il giorno,
invitato a dipingere, cantare, meditare, con sedute di psicologi, educatori,
attenzione alla dieta, e una serie di regole che servono per curare “l’anima” anziché
il corpo.
Chi conosce Steiner e sa in cosa
consista la sua opera, capisce anche perché si utilizzi questo tipo di
approccio.
Mariapaola non ha mai voluto andarci; perché era troppo cara, troppo lontana, perché non parlavano l’italiano… C’era sempre un perché.
8. L’alimentazione.
Un’altra cosa che Mariapaola non ha mai voluto fare è seguire un’alimentazione specifica per combattere il tumore.
Esistono in Italia anche dei medici (pochi) che trattano il tumore con l’alimentazione. L’idea non è una novità. Già Paracelso, che era un medico del 1500, sapeva che l’alimentazione è fondamentale nel combattere il tumore; la medicina cinese conosce questo approccio da millenni e così anche la medicina ayurvedica; solo in epoca moderna e negli ospedali moderni si è scelto di ignorare questa strada per dare ai pazienti pasti a base di sole sostanze tumorali dal primo al contorno; pasta e pane di farina doppio 0, carne, latticini, tutti rigorosamente certificati ormai da anni come alimenti cancerogeni; ma pare che negli ospedali pubblici queste teorie non siano ancora arrivate.
Di recente, hanno scoperto l’importanza dell’alimentazione anche nella clinica di Veronesi; in particolare un oncologo dello staff di Veronesi, Berrino, insiste molto sull’importanza della dieta nella cura e prevenzione dei tumori.
Ma un’alimentazione specifica per combattere il cancro non consiste solo nell’evitare certi cibi e mangiare abbondanza di frutta e verdure; esistono infatti molti alimenti che hanno specifiche proprietà antitumorali, e che possono essere aggiunti alla dieta.
Una di queste è la canapa, diffusasi come antitumorale con il caso del cosiddetto “Olio di Rick Simpson”.
Un altro antitumorale è l’acido ascorbico, scoperto e studiato da Valsé Pantellini, che ha proprietà antitumorali specifiche se ingerito in quantità elevate secondo le indicazioni fornite dalla fondazione che porta avanti le ricerche di questo medico.
Su principi analoghi si basa il cosiddetto metodo Abramo, in Italia portato avanti dal professor Santi. Anche qui si ottengono ottimi risultati con persone date per spacciate; si tratta di una cura che è idonea ad affrontare diverse malattie.
Ad una dieta con prodotti specifici può poi aggiungersi l’assunzione di integratori che eliminino i metalli pesanti nel corpo, come le zeolite, alcuni tipi di alghe e altri prodotti ancora.
Molte persone colpite dal tumore infatti registrano, alle analisi, una quantità eccessiva di metalli pesanti nel corpo che, una volta espulsi dal corpo per tornare a livelli normali, bloccano l’avanzata del tumore.
In linea generale poi si è scoperto che il tumore cresce sempre in ambiente acido, con il PH corporeo inferiore a 7,5. Riportare quindi il PH alla normalità, o ad un grado alcalino, mediante la dieta, ha spesso un effetto paralizzante del tumore di per sé, senza integratori particolari e senza cure costose.
Si tratta quindi di seguire un regime alimentare a base di alimenti alcalinizzanti, testando continuamente il proprio PH, per far sì che il tumore non abbia terreno fertile su cui crescere.
Nel corso dei mesi abbiamo poi spesso parlato in questo blog dell’importanza della ghiandola pineale per le varie funzioni del corpo e della mente, e degli studi del professor Lissoni in materia.
Il professor Lissoni cura a Monza in una clinica dove prende anche pazienti in fase terminale, con ottimi risultati.
Nessuna di queste possibilità è stata mai presa in considerazione da Mariapaola. Le Zeolite è rimasta nello scomparto della colazione, mai assunta perché “faceva troppo schifo”; di altre sostanze chelanti Mariapaola non ha mai voluto sentir parlare, nonostante un giorno un mio amico senatore (Bartolomeo Pepe) fosse venuto appositamente da Roma per parlarle di come anche lui si stia curando un tumore grazie alla terapia con sostanze chelanti.
Terapia che, unita ad altri approcci, ha dato risultati eccezionali in molti casi.
9. La cura Di Bella.
Un’altra possibilità di cura su cui io ho insistito da subito è quella della cura Di Bella.
Nonostante la guerra che la medicina ufficiale ha mosso a questa terapia, la verità è un’altra. Si tratta di una terapia efficacissima, con una percentuale di pazienti che dopo la cura ha goduto di vita lunga e sana nonostante la medicina ufficiale non avesse dato loro speranze.
Mia sorella e mia madre hanno personalmente curato un’amica, il cui nome era Beate, a cui i medici avevano dato una settimana di vita (aveva metastasi al midollo, cervello, cervelletto, ossa, fegato, intestino e non riusciva più neanche a parlare); iniziò la cura Di Bella e in quindici giorni era in grado di sedersi, mangiare e parlare normalmente. Un mese dopo era a casa e visse altri anni una vita normale, morendo poi di una complicazione polmonare non dovuta al tumore in sé.
Anni fa la terapia Di Bella fu “sperimentata” a livello ministeriale e la sperimentazione dette risultati negativi. In realtà un’inchiesta dei NAS accertò che i farmaci erano stati conservati senza seguire le istruzioni, boicottando la sperimentazione; ma questo non bastò per far cessare la campagna di delegittimazione di questa cura da parte della medicina ufficiale.
Una delle balle che circolano intorno alla terapia di Bella è che essa sia costosa.
E’ falso. Essa costa circa 1500-1600 euro per i primi mesi, che diventano poi circa 500 al mese per i successivi mesi; la terapia è cara solo perché non viene passata dal servizio sanitario nazionale, ma è economicissima se rapportata a una cura chemioterapica e radioterapica. Ogni trattamento completo di radioterapia può costare dai 50 ai 150 mila euro; ogni ciclo completo di chemioterapia costa decine di migliaia di euro (occorre infatti sommare, oltre ai circa 1000 euro della singola dose di chemio – che varia in più o in meno a seconda del tipo di chemioterapico – anche il costo dei farmaci aggiuntivi; Mariangela ad esempio prendeva un antiemetico di cui ogni singola pasticca costava oltre 200 euro).
La verità è che la terapia Di Bella, se fosse adottata negli ospedali, abbatterebbe di gran lunga i guadagni delle case farmaceutiche.
Mariapaola si è sempre rifiutata di fare questa cura.
A metà febbraio volle fare un tentativo con la terapia Di Bella e fu visitata dalla dottoressa Brandi di Roma; la dottoressa fu chiara nel dirle che seguendo la cura tradizionale, e con il suo quadro tumorale, “non sarebbe andata da nessuna parte” e in poco tempo avrebbe avuto metastasi diffuse. Prescrisse una serie di farmaci che io e Mariapaola acquistammo in una farmacia romana e le disse di seguire una certa terapia per 5 anni. Dopo 5 anni poteva parlarsi di sospendere la terapia.
Per capire l’importanza cruciale di questo incontro, ricordiamo che il tumore di Mariapaola ha – se seguiamo le statistiche ufficiali – l’80% di recidiva mortale in due anni. Se la dottoressa parlava di una cura da seguire per 5 anni, significa che, almeno in prospettiva, forse si poteva sperare di vivere 5 anni.
Aggiungiamo che la dottoressa non le consigliò di cambiare cura; si trattava semplicemente di iniziare la cura Di Bella una volta che fosse stata effettuata l’operazione, cioè quando per la terapia ufficiale le “cure” erano concluse. In altre parole, non si trattava di sostituire una cura ad un’altra ma di iniziare una terapia specifica, quando per la medicina ufficiale ogni altra strada fosse terminata, dovendo a quel punto solo attendere l’inevitabile arrivo delle metastasi.
Tornammo a casa con questo pacco di farmaci e la mattina dopo, quando la cura doveva iniziare, domando: “Perché non prendi i farmaci? Non vuoi iniziare?”.
“No Paolo – mi disse – questa è una cura per chi vuole vivere, e io voglio morire. Curarsi per 5 anni tutti i giorni richiede volontà di vivere. Invece con la terapia ufficiale dopo l’operazione faccio un breve ciclo di radioterapia e poi finisce tutto. Spero solo che dopo l’operazione mi vengano al più presto le metastasi”.
L’idea che avrebbe voluto avere le metastasi in tempi brevi, Mariapaola l’ha manifestata più volte in diverse occasioni.
Il giorno in cui si presentò alla dottoressa Frittelli per fissare l’operazione, venuta a sapere che l’operazione consisteva nell’asportazione di tutto il seno, Mariapaola disse: “No, dottoressa. Io non mi opero. Se voi mi togliete il seno, dopo che io avevo sperato di conservarlo, morirò per le metastasi che mi verranno subito dopo. Non riesco a reggere all’idea che mi taglino tutto. Se devo morire, tanto vale che muoio così”.
E se ne andò, lasciando di stucco i medici, e lasciando di stucco pure me che le stavo accanto, che non prevedevo una simile risposta.
In parte la sua reazione poteva essere prevedibile; perché lei, come ho detto, teneva tantissimo ad ogni parte del suo corpo e l’amputazione del seno era vissuta come una perdita insopportabile.
Non mi aspettavo però un rifiuto dell’operazione, perché mi aveva sempre detto: “Voglio morire seguendo la strada ufficiale, così sarà una morte condivisa. Il mio desiderio è sempre stato quello di essere una persona normale, un bravo soldatino che segue le regole. E voglio che la mia morte sia condivisa da tutti, che approveranno le mie scelte”.
Non me l’aspettavo, perché questa era una strada non condivisa. Per la prima volta non era condivisa neanche da me, che, arrivati a quel punto, almeno l’operazione l’avrei fatta.
Dopo qualche giorno invece, su pressione di parenti e amici, cambiò idea. Il soldatino tornò nei suoi ranghi. E fissò l’operazione. Per fare contenti tutti, affinché la società le dicesse brava, e amici e parenti dicessero “oh finalmente… brava, vedrai che poi guarirà”. Tutti sollevati, tutti contenti perché – come diceva spesso Mariapaola – l’importante è che il paziente respiri; di come sta dentro e di quello che vuole lui, non gliene frega nulla a nessuno”.
10. L’équipe degli angeli.
L’operazione le fu fatta il 17 febbraio 2014.
L’equipe del reparto di senologia aveva capito il particolare quadro psicologico di Mariapaola e, nonostante questo genere di operazioni si risolvano in un totale di 48 ore ricovero compreso, decisero di tenerla in osservazione una settimana.
Non fu però un semplice ricovero medico. Fu qualcosa di più. Mariapaola è stata tenuta in reparto non tanto per essere “curata”, ma per essere coccolata, colmata di attenzioni, viziata quasi. I medici erano gentili, disponibili, affettuosi e competenti; la dottoressa Frittelli, nonostante la mole di lavoro non indifferente, trovava il tempo per venire a sentire come stava Mariapaola (ma anche le altre pazienti) e trovava il tempo per dire parole di incoraggiamento, per spronare, per mettere di buonumore.
C’era poi il supporto continuo di una psicologa bravissima, umana e intelligente, di una fisioterapista che talvolta andava a vedere come stava solo per farle un saluto, e di infermieri eccezionalmente dolci, gentili disponili. Il chirurgo plastico le parlava tenendole la mano anche per un quarto d’ora.
“Hanno trasformato un incubo in qualcosa di piacevole”, ha detto Mariapaola quando uscì da li. “Mi hanno fatto sentire amata, non mi hanno fatto sentire una paziente”.
La dottoressa Frittelli, poi, ha dimostrato di essere non solo umana ma anche competente (a fronte dell’incompetenza e della maleducazione di altri medici in diversi reparti, impreparati anche solo su minimi particolari come le diete antitumorali). Ricordo un discorso molto preciso e significativo della dottoressa: “Devi capire che parte tutto dalla testa; tu non avevi fattori di rischio; non fumavi, facevi una vita sana, movimento, non avevi precedenti in famiglia di tumori al seno… E’ evidente che il tumore è stato l’epifenomeno di una serie di problemi di natura psicologica che ti porti dietro da una vita. Ora è la buona occasione per prendere in mano la tua vita e riprendere a vivere. Se questo tumore ti è venuto per insegnarti ad essere felice e trovare una strada per migliorare la tua vita, allora sarà andato tutto bene. Se invece devi abbatterti, prenderla male, deprimerti, sarà stato tutto inutile: la tua vita, l’operazione, il dolore, il mio lavoro, quello dei medici e degli infermieri… tutto. Che decidi? A te la scelta”.
Mariapaola rispose con un cenno del capo. E la dottoressa finì il discorso dicendo: “Ok, adesso non sei ancora convinta. Rimani giù, stai pure depressa. Ma solo fino a stasera. Da domani deve iniziare la ripresa. Non oggi quindi, domani”.
Strappandole il primo sorriso dopo l’operazione.
L’indomani mattina andai da Mariapaola e le chiesi: “E’ iniziata questa ripresa?”.
“No – mi disse – Aspetto ancora domani”.
11. La fine del percorso. La follia condivisa.
Dopo alcuni giorni di degenza, Mariapaola torna a casa.
Fin dai primi giorni però cammina male. Qualcosa non va. L’11 marzo è di nuovo ricoverata in ospedale.
Come in fondo Mariapaola aveva detto, e come era stato previsto, aveva metastasi ovunque. Cervelletto, ossa, colonna, fegato.
Ancora una volta rifiuta qualsiasi altro approccio terapeutico diverso da quello tradizionale.
Continua a rifiutare la Di Bella.
Continua a rifiutarsi di andare alla Lukas Klinik e ovviamente di prendere in considerazione diete specifiche.
Cosa propongono i medici? Ma naturalmente una nuova chemioterapia, dopo un ciclo di radioterapia alla colonna e al cervelletto.
Domando alla dottoressa che mi dice questa palese assurdità: “Scusi dottoressa, ma la prova provata del fallimento della vostra terapia, del fallimento della chemio, è proprio Mariapaola, che a pochi giorni dall’operazione è invasa da metastasi. E ora le volete riproporre una chemio”.
La risposta è agghiaciante: questi sono i protocolli.
A domanda specifica sulla terapia Di Bella, mi risponde: “La terapia Di Bella non la conosco, non la voglio conoscere, e non mi interessa conoscerla”.
Un altro dottore, cui domando quanti mesi di vita ha Mariapaola, risponde: “Non le dico quanti mesi ha, altrimenti magari io le dico tre mesi, poi voi fate la terapia Di Bella, la persona poi vive due o tre anni e il merito va alla terapia Di Bella che invece è una bufala”.
Stranamente però inizia di nuovo a prendere l’Aloe, un piccolo aiuto, in un quadro generale fatto di un niente assoluto, a parte la radioterapia.
Io mi informo sulle proprietà dell’olio di canapa. Quest’olio ha proprietà eccezionali per la cura del tumore. Cerco su internet, parlo con un medico che se ne era interessato; il problema è che non riesco a capire se la canapa che si trova in Italia ha le stesse caratteristiche di quella del cosiddetto “olio di Rick Simpson”. Acquisto dell’olio di canapa che le do tutti i giorni per condimento e dei semi di canapa decorticati, ma non le dico che è un antitumorale, altrimenti non lo assumerebbe. Le dico che è un generico ricostituente e lei lo prende di buon grado e le piace. Se ha le caratteristiche che servono o no, purtroppo non è dato sapere. Non ci sono i tempi per informarsi, ma male non le farà. E senz’altro sarà meglio del cibo che le danno in ospedale. Scoprirò poi che l’olio di Rick Simpson deve essere preparato in modo differente per essere efficace davvero, ma se non altro scopro che una blanda attività antitumorale ce l’ha anche l’olio normale.
Va detto che nei venti giorni in cui prende aloe e olio di canapa le metastasi non vanno avanti; chissà se per caso, per volontà di Mariapaola, per merito dell’aloe, o di chissà che altro. Ad oggi, che scrivo l’articolo, il quadro metastatico è ancora miracolosamente fermo.
L’8 aprile, data la totale inerzia dei medici che comunque non hanno alcuna cura da proporre, si decide. Vuole partire per la Lukas Klinik.
Iniziamo quindi i preparativi per ricoverarla in Svizzera; la sorella prepara la valigia, io mi informo su come mandare la documentazione medica, guardo gli alberghi, le distanze, e tutto il resto. Nel frattempo accellero la fine di alcuni lavori che dovevo consegnare prima della partenza, registro il programma radio del martedì in anticipo perché la partenza potrebbe essere proprio di martedì.
In tutto questo mi pare strano che però si vada davvero in Svizzera; conosco l’inconscio di Mariapaola meglio di chiunque e sicuramente meglio anche di quanto lo conosca lei stessa; possibile che davvero si parta, possibile che davvero si inizi una cura? Cosa si inventerà per non partire all’ultimo momento?
La risposta ce l’ho dopo poche ore: la Lukas Klinik si trasferisce in un altro edificio e per ragioni amministrative e organizzative momentaneamente non c’è personale italiano nella nuova struttura. Manco a dirlo, Mariapaola coglie la palla al balzo e decide di non partire.
L’inconscio di Mariapaola come al solito non sbaglia un colpo. Avessimo deciso anche solo due giorni prima, saremmo partiti. Ma la sua decisione è arrivata il giorno stesso che la clinica si trasferiva.
Mariapaola a questo punto rimane parcheggiata in ospedale, senza cure, e con le metastasi che avanzano.
Il 10 aprile faccio un estremo tentativo.
Il problema di Mariapaola – come hanno potuto constatare anche psicologi che l’hanno conosciuta, e come lei ha sempre riconosciuto, e come io stesso ho sempre potuto capire, e come in fondo è per chiunque – trova le sue origini nella famiglia e in alcuni drammi familiari del passato e del presente.
Spiego alla sorella che se si vuole provare a salvare Mariapaola devono farsi carico dei loro problemi familiari e fare fronte comune, riunirsi attorno a Mariapaola e darle l’affetto che non ha mai avuto.
Mariapaola infatti da me rifiuta qualsiasi approccio curativo perché, come mi ha detto spesso, vuole che la accompagni a morire; la vita potrebbe invece venire da un cambiamento complessivo delle dinamiche familiari, da qualcuno insomma che rompa in modo definitivo e una volta per tutte le dinamiche distruttive che si sono perpetrate per anni all’interno del nucleo familiare.
Per guarire Mariapaola occorrerebbero due cose, non troppo difficili da reperire per la verità: un po’ di tempo (qualche ora o qualche giorno al massimo), per informarsi presso medici, pazienti che hanno provato terapie alternative, letture e video, su quale sia la forma di terapia più efficace.
Nel frattempo occorrerebbe praticare la terapia Di Bella, che nel caso di Mariapaola potrebbe dare effetti immediati e permetterle di riprendere le funzionalità delle gambe. In questo modo i fratelli salverebbero non solo Mariapaola ma anche se stessi, da tutti i sensi di colpa e i dolori per non averla aiutata abbastanza, e dalla tragedia che sta per incombere ancora una volta sulla loro famiglia. Male che vada, dico alla sorella, morirà felice con voi accanto. Bene che vada, vivrà e regalerete a tutti un po’ di felicità.
La scelta a me non pare difficile. Con le terapie ufficiali Mariapaola non ha scampo. Con altre terapie – e soprattutto con l’amore della famiglia e con la riconquista dell’armonia familiare – forse è ancora possibile salvarla.
La scelta della strada terapeutica da seguire non mi pare difficile anche per un altro motivo.
La medicina ufficiale, oltre a non promettere la guarigione nello stato metastatico in cui è Mariapaola, è dolorosa, perché prevede una possibile – e inutile – operazione, altre chemio, altre radio che verrebbero applicate ad un corpo già debilitato, facendo danni su danni e lasciando Mariapaola in uno stato di debilitazione totale.
Le terapie alternative, invece, anche ammesso e non concesso che non funzionino, sono esenti da effetti collaterali, e in ogni caso, andando a rafforzare il corpo, mal che vada promettono un miglioramento di alcuni aspetti della qualità della vita.
La sorella mi dà ragione sul fatto che devono starle vicino.
Ma sarebbe troppo bello per essere vero. Lo faranno? Mi domando. Succederà davvero che si realizzi un sogno del genere, che fratello e sorella si radunino accanto al letto di Mariapaola per curarla e curare loro stessi e riprendere in mano i nodi irrisolti che la loro famiglia ha lasciato in eredità?
Qualche familiare potrà rinunciare a una settimana di ferie estive per dedicarsi alla comprensione del problema di Mariapaola?
Nel frattempo Mariapaola si è convinta a praticare la terapia Di Bella e mi chiede l’indomani di andare a Roma a comprare i prodotti. Ho già la ricette pronte, devo solo comprare quello che mi serve.
Ancora una volta mi pare strano che Mariangela farà davvero questa terapia.
La terapia Di Bella potrebbe guarirla, o perlomeno farla vivere meglio e più a lungo; e lei, lo so, non vuole vivere. Conosco troppo bene l’inconscio di Mariapaola, e mi aspetto due possibilità: o che cambi idea, o che forse sia già troppo tardi per iniziare la terapia perché magari, senza che lo sappiamo o ce ne siamo accorti, le metastasi sono in fase troppo avanzata per fermarle.
Torno a casa la sera, stampo le ricette.
Ma dopo pochi minuti mi chiama Mariapaola. Le ha appena telefonato la sorella. Ha consultato un medico (ovviamente tradizionale, ci mancherebbe) il quale ha sentenziato che i medici di Viterbo hanno sbagliato tutto, e deve andare immediatamente a Napoli, a curarsi (manco a dirlo con altre terapie tradizionali).
“Non comprare nulla – mi dice – Vado a Napoli. Mi curo a Napoli”.
E’ la fine della speranza di ripresa.
Mariapaola accetta, ovviamente, questa nuova cura proposta dai familiari.
E io so che a questo punto andrà alla morte sicuramente.
Mi rimane da scegliere se rifiutare di accompagnarla, per evitarmi lo strazio, o accompagnarla in questa ennesima follia.
Una follia, come voleva Mariapaola, condivisa dai parenti, dalla società, da tutti.
Quando me lo comunica, mi dice: “Ti chiedo scusa, Paolo. Scelgo Napoli, e la chemioterapia, perché vado a morire dove stanno i miei fratelli, facendo una cura condivisa da tutti. Così saranno tutti contenti. Non ce la faccio ad assumermi la responsabilità di una scelta diversa”.
La cosa assurda, che sfugge ai
parenti di Mariapaola che non si accorgono del disastro familiare a cui stanno andando incontro, è che non sarà solo Mariapaola ad essere scaricata dalla
responsabilità ma anche il sistema medico.
I medici dell’ospedale di
Belcolle l’hanno curata fin qui.
Facile, troppo facile, dire che è
stato sbagliato qualcosa col senno di poi, alla luce dei risultati disastrosi
della prima cura. Ma chiunque sia un minimo informato su come funziona il
sistema “cancro” sa che per il tumore di Mariapaola ci sono solo tre tappe:
chemioterapia, radioterapia, e operazione; e qualunque medico del sistema
ospedaliero non farà che variare la tempistica di queste tappe, che rimarranno
però complessivamente sempre uguali.
Se Mariapaola andrà in un altro
ospedale, quando morirà i medici di Belcolle diranno che hanno sbagliato i medici napoletani; i medici napoletani ovviamente diranno che hanno sbagliato a
Belcolle. E quindi non avrà sbagliato nessuno.
Chiunque abbia un minimo di
intelligenza capisce invece che l’errore è nella medicina ufficiale, non nella
“sede” in cui si è curata Mariapaola.
Io poi, che conosco bene Mariapaola, so bene che non è neanche responsabilità dei medici, ma solo sua,
che mi ha detto spesso: “Non ho mai avuto il coraggio di suicidarmi; scelgo di
uccidermi con le cure ufficiali. Lo so, è da vigliacchi, ma non ho mai trovato
un’altra strada”.
E un’altra volta mi disse: “Mi
metto nelle mani di questi incompetenti; così mi uccidono presto e spero che la
cosa duri meno possibile”.
Questo discorso, che può sembrare assurdo, è il discorso inconscio che fa qualsiasi paziente; ogni paziente tumorale, infatti, segue le dolorosissime strade ufficiali perché è una strada accettata dalla società e la sua scelta è quindi condivisa dalla comunità di parenti e amici, non volendo assumersi la responsabilità della propria vita.
L’unica differenza tra Mariapaola e le persone normali è che le prime vivono una sorta di sonno e non si rendono conto dei loro meccanismi, mentre Mariapaola il suo inconscio lo ha sempre portato al livello conscio, tanto che spesso chi la ascolta pensa che stia delirando; e quando provo a spiegare alla gente i meccanismi di Mariapaola vengo preso per matto, o addirittura non vengo creduto (“non posso credere che non voglia vivere”, mi ripetono spesso amici che l’hanno frequentata forse qualche decina o al massimo centinaia di ore in tutta la loro vita, senza ascoltarmi più di un minuto per tentare di capire il problema, tutti bravi poi a fare diagnosi e a proporre cure diverse e più efficaci; ovviamente le loro soluzioni consistono sempre in altri ospedali pubblici, il Regina Elena di Roma, il Pascale di Napoli, ovverosia ospedali che non farebbero che cambiare il tipo di chemio, proporre qualche altra operazione, ecc.).
12. Conclusioni. Esiste una cura contro il cancro?
A questo punto possiamo tirare alcune conclusioni.
Esiste una cura contro il cancro?
Si.
Il cancro è una malattia mortale? No.
Esiste una cura migliore delle altre per il tumore? Sì e no.
La chemioterapia, cioè la strada maestra prescelta dalla medicina tradizionale, così come la radioterapia, sicuramente hanno in molti casi degli effetti distruttivi del tumore.
Il tumore però nasce sempre per una serie di cause in parte psicologiche, in parte ambientali. Se non si rimuove la causa il tumore tornerà, e difatti nella maggior parte dei casi in cui viene diagnosticata la malattia, dopo qualche mese o qualche anno nascono le cosiddette recidive.
L’altro effetto delle cure “tradizionali” è che provocano una serie di danni collaterali all’organismo, in alcuni casi irreparabili.
Chi ha potuto vedere di persona lo stato penoso in cui versa un paziente che si sta curando con la chemioterapia sa di cosa parlo.
In primo luogo le persone perdono tutti i capelli (segno che la “cura” non è quel che si dice “una botta di salute”).
In molti casi grazie alla “cura” si deve rimanere a letto per giorni vomitando, non riuscendo a mangiare, bere, sentire odori, sapori, ecc.
La chemioterapia quindi mina lo stato di salute complessivo dell’individuo, rendendolo più esposto di prima a malattie varie ma, soprattutto, ad una recidiva del tumore (non a caso nel cosiddetto bugiardino dei chemioterapici c’è scritto che il farmaco è… cancerogeno, il che pare un assurdo logico, ma non lo è per chi conosce la società in cui viviamo; le prese in giro del sistema infatti ci vengono sbattute in faccia e dichiarate, ma la gente è troppo stupida per farsi domande).
La chemioterapia e in generale la strada tradizionale, quindi, andrebbe affrontata unendo a questa, qualora la si scelga, una dieta specifica, e una serie di prodotti antitumorali per rafforzare il corpo e prevenire le metastasi, come aloe, olio di canapa, sostanze chelanti, vitamina C, melatonina, metodo Abramo, ecc.
Che dire delle medicine complementari o alternative?
Conosco diverse persone che sono guarite dal cancro senza fare alcuna cura, ma semplicemente adottando uno stile di vita e un’alimentazione sana.
Individuare poi tra le varie terapie alternative la più efficace è molto difficile per vari motivi. Innanzitutto di alcune mancano degli studi ufficiali che possano attestarne la validità in tutti i casi.
Inoltre molti esperti di terapie alternative non dialogano tra loro, ritenendo ciascuno di avere una sorta di verità rivelata, migliore di quella ufficiale ma purtroppo migliore anche di quella detenuta da altri oncologi che pure operano fuori dal circuito ufficiale.
Col risultato che il circuito delle cure non tradizionali è una sorta di labirinto in cui è difficile districarsi.
La strada che io consiglierei, a chi me lo chiedesse, sarebbe senz’altro la cura Di Bella, che ha il supporto medico-scientifico di studi che esistono ormai da anni, su vari tipi di tumore.
Ad essa occorrerebbe però aggiungere un’azione di supporto sia di tipo dietetico sia di tipo psicologico.
In questo modo si può avere la certezza, non la probabilità, di sopravvivere anche ai tumori più maligni e aggressivi.
Ma il tumore deve essere attaccato da ogni punto di vista, principalmente con un radicale cambio di vita da parte del paziente.
Come ha detto con efficacia la dottoressa Frittelli a Mariangela, il tumore è infatti l’epifenomeno di tutta una serie di problemi legati alla nostra vita; problemi che il nostro inconscio decide di affrontare con il tumore.
Il tumore rappresenta cioè una sorta di scossa, o di batosta se preferiamo, che il corpo dà alla persona per guarire la propria anima e la propria vita.
Il tumore quindi non deve essere visto come un male, ma come un alleato per farci capire.
In questo Mariapaola è sempre stata molto lucida quando, nonostante la scetticità di chi l’ascoltava, diceva: “Io non mi sento malata; non credo che il tumore sia una bestia da sconfiggere. Il tumore l’ho prodotto io e io posso mandarlo via”.
Qualcuno dice che le cause del tumore sono solo nella testa.
Qualcuno dice che sono solo fisiche.
E’ possibile che abbiano ragione i primi, perché ho saputo di persone che non si sono curate il tumore, ma sono vive dopo che hanno radicalmente cambiato la loro vita, all’indomani della scoperta. Sapendo di non avere molta speranza, hanno dato un taglio drastico al passato mettendosi in pochi giorni a fare nella vita tutto ciò che non avevano mai fatto.
In questo caso, quindi, si ha la prova provata che il tumore non è un problema fisico. E vengono in gran parte comprovate le teorie di Hamer.
D’altronde, seguire la terapia Di Bella (che è molto impegnativa perché prevede punture frequenti e assunzioni giornaliere di diversi prodotti) unitamente ad una dieta specifica, è un approccio fisico, sì, ma significa, in ultima analisi, cambiare “la propria testa” cioè il proprio stile di vita e il proprio modo di pensare, dedicandosi a se stessi e al proprio benessere.
Chi segue una terapia Di Bella è costretto a cambiare lo stile di vita seguendo un approccio di tipo fisico, sì, ma cambiando anche in tal modo il suo approccio psicologico alla vita.
Le due cose quindi sono inscindibili, anche perché la nostra vita esteriore è il riflesso di quella interiore; da questo punto di vista hanno ragione entrambi gli orientamenti.
In questo, aveva perfettamente ragione Mariapaola quando disse a proposito della terapia Di Bella: “è una terapia troppo impegnativa e non mi va di seguirla. E’ una terapia per chi vuole vivere, e io invece voglio morire”.
Sicuramente, una cura del tumore passa comunque per una presa di consapevolezza del soggetto che si ammala; occorre capire in primo luogo che la propria vita non si può delegare ad altri, tantomeno a dei medici che diventano tali solo per aver studiato una serie di libri, sponsorizzati e pensati dalle grandi case farmaceutiche, senza aver mai dato un esame di dietetica e senza aver mai fatto studi seri di psicologia. Prima di affidarsi a un medico occorre infatti capire questo: negli studi di medicina l’esame di alimentazione è un complementare di poche decine di pagine e a cui non si dà nessuna importanza; non si studia la psicologia e men che meno si studiano sia pure sommariamente gli approcci di altri medicine, come quella ayurvedica, omeopatica, o cinese, che pure vantano una tradizione millenaria e sono efficacissime in numerosi casi. In pratica, alla facoltà di medicina il corpo umano viene trattato come se fosse una macchina, che funziona in modo indipendente sia dal cervello sia dal cibo che immettiamo al suo interno. Quel che è peggio, la medicina tradizionale viene presentata come una medicina moderna ed efficiente, di fronte alle “primitive” e “inefficaci” medicine di altre tradizioni, quando invece la medicina cinese, la ayurvedica, e quella omeopatica, sono eccezionali in molti casi in cui la medicina occidentale è impotente.
In sintesi può affermarsi che la medicina tradizionale occidentale trascura proprio le due cose più importanti per il corretto funzionamento dell’essere umano.
Il medico, in sostanza, a meno che non sia una persona intelligente e aperta di per sè, è un normalissimo essere umano, che studia alcuni libri a memoria imparando medicine, organi, malattie, in modo meccanico, ma che ignora i più basilari concetti di psicologia, medicine di altre tradizioni, alimentazione, per non parlare poi della spiritualità, che ha comunque un ruolo essenziale nella qualità della vita dell’essere umano.
Il medico è in sostanza un ignorante che ha imparato a memoria qualche libro, nel senso che ignora il mondo attorno a sè, e ignora il significato più profondo del termine cura, credendo in linea di massima che una cura sia costituita da qualche farmaco imparato a memoria.
Il paziente deve quindi curarsi da solo, ascoltando campane diverse, e informandosi autonomamente, assumendo su di sé la responsabilità della propria guarigione e non delegandola a qualcuno senza sapere questo qualcuno dove ha studiato e cosa ha studiato, e senza comparare le varie proposte.
Molte persone perdono giorni a leggere Quattroruote prima di comprare un’auto nuova, facendo il giro di vari concessionari; ma se si tratta della propria vita o di quella di un proprio caro non si dedica al problema più di qualche minuto.
Un vero e proprio controsenso, tipico della mentalità occidentale.
Scrivo questo articolo affinché sia di aiuto a coloro che cercano delle prime risposte nelle cure alternative sul cancro e che vogliono dipanarsi nella giungla delle notizie non ufficiali, riservandomi di approfondire in un libro futuro tutto quello che ho imparato in questi anni.
Lo scrivo ora, quando la fine è ancora da decidere, perché mi conosco abbastanza da sapere che, in futuro, potrei non averne la forza.
E perché Mariapaola può ancora rispondere a questo mio scritto, contestarlo, dire “non è vero” o semplicemente smentirmi, alzandosi e riprendendo a vivere, dicendomi, come ha fatto spesso in passato: “Sei il solito stronzo, devi sempre criticarmi. Vedi che ce l’ho fatta? Alla faccia tua!”
Nel frattempo, nonostante le metastasi al cervelletto, al fegato, alle ossa e alla colonna, i parenti attorno a Mariapaola continuano a nutrire fiducia nelle terapie tradizionali e a dire che “i medici” dicono che anche con queste metastasi si può guarire.
Ovviamente nessuno degli amici e parenti attorno a lei si informa sui tipi di cure o sui problemi psicologici che possono aver portato Mariapaola fin qui, perché hanno cose più importanti da fare, e anche quando li incontro davanti al letto dell’ospedale, non si prendono qualche minuto per ascoltarmi e capire.
Mentre io facevo interviste in radio alla dottoressa Brandi, o a Lissoni, o a Trupiano, mentre andavo a conferenze insieme a Massimo Mazzucco che ha diretto e prodotto il documentario “Cancro: le cure proibite”, nessuno mi ha mai domandato “Di cosa avete parlato? Cosa avete detto?”.
Nessuno di loro leggerà questo articolo, perché essendo troppo lungo, verrà considerato noioso. Hanno tutti cose più importanti da fare che preoccuparsi di salvare la vita a Mariapaola (e a se stessi in alcuni casi): devono uscire il sabato sera con gli amici, devono programmare le vacanze, pulire la casa, e poi la sera sono stanchi, quindi meglio vedere un talk show, o un programma di Maria De Filippi.
Non lo leggerà neanche Mariapaola, nonostante le abbia chiesto il permesso di pubblicarlo e domandato se voleva leggerlo. Proprio stasera le ho chiesto se voleva leggerlo, ma mi ha detto “no, no, non c’è bisogno. Solo non mettere il mio nome. Concedimi un’ultima privacy, poi fai quello che vuoi in futuro, ma per ora concedimela”.
Perché lei tutte queste cose le sa, a differenza della gente che le sta attorno.
Per questo l’ho amata per anni, nonostante la sua stranezza.
Quello che non ho mai amato, sono le persone normali, che con tutta la buona volontà che ci metto per amarle, mi provocano un senso di rifiuto e non riesco più a frequentarle ormai da anni.
13. Ringraziamenti.
La lotta contro il tumore di Mariapaola per me finisce qui.
Hanno vinto le inutili cure tradizionali, i vari karma familiari, la stupidità di parenti e amici, ma più di tutte la volontà di Mariapaola.
In questo viaggio nella follia che è stato, ed è ancora, il percorso all’interno del pianeta cancro, voglio ringraziare tutte le persone che mi hanno fatto apprezzare la bellezza della vita e la sua varietà, nonostante tutto, per l’ondata di amore da cui sono stato travolto nonostante la tragedia.
Grazie anzitutto a Maurizio Fani, dell’azienda agricola Il Feudo di Zocca, che mi ha mandato pacchi da decine di chili di prodotti coadiuvanti nella lotta al tumore (puntualmente ignorati da Mariapaola), sempre gratuitamente, sempre e solo con amore e per amore di una persona che non conosceva; grazie per aver lasciato l’azienda due giorni per venire a Viterbo e cercare di far nascere in Mariapaola la voglia di vivere; è più il tempo che le ha dedicato lui di quello che le hanno dedicato alcuni parenti e gli “amici”; grazie per aver insistito a voler essere mio amico, grazie per avermi cercato, grazie per essersi intromesso nella mia vita con quella che all’inizio percepivo come una leggera invadenza, ma che alla luce di oggi capisco che era un calcio in culo del mio angelo custode, perché avevo bisogno di te con urgenza (e non solo io).
Grazie a mia sorella, che è volata dalla Germania, spendendo tempo e soldi, e lasciando la sua famiglia, per venire tre giorni in ospedale, per convincere Mariapaola a praticare la terapia Di Bella, e per tutto il tempo che le ha dedicato in questi mesi; mi sento orgoglioso di avere una sorella così.
Grazie a Horst, che gratuitamente ha fornito a Mariapaola sessioni settimanali di colloqui, terapie energetiche, consigli, riuscendo sempre a tirarla su, sia pure per poche ore, o pochi minuti talvolta; la positività e l’energia che le ha trasmesso era tanta, ma purtroppo poco ha potuto contro quello che Mariapaola definiva “il demone che mi corrode dentro” (che non era il tumore); non so se esistono ancora i veri Rosacroce, ma se esistono sono come te.
Grazie a Solange, che nonostante i non idilliaci rapporti che aveva in passato con Mariapaola, si è sobbarcata 140 km al giorno di viaggio per starmi vicino e fare per Mariapaola tutto ciò che era nelle sue possibilità; non ho mai ringraziato il destino per averti incontrata, perché i casini che hai portato nella mia vita sono stati talmente tanti che il grazie mi è venuto sempre difficile; in questi giorni ho detto per la prima volta grazie, e sono contento di aver affrontato tutti questi dieci anni solo per vivere questi momenti, e per la prima volta, se potessi riavvolgere il nastro del tempo, tornando indietro ti inviterei nuovamente a Viterbo a fare pratica nel mio studio, perché valeva la pena di vivere tutto.
Grazie al senatore Bartolomeo Pepe, che ha lasciato il senato e i suoi impegni solo per aiutare Mariapaola, venendo in pullman da Roma perché era pure rimasto senza macchina; i suoi consigli sulle terapie chelanti e le sue ricerche sul tumore non sono serviti a nulla, ma almeno hanno regalato a Mariapaola un po’ di sorrisi; e a me un po’ di speranza nella politica, se c’è gente come lui in parlamento; quando la maggioranza dei parlamentari, di destra sinistra o centro, saranno come te, l’Italia risorgerà davvero.
Grazie a Barbara Luce, che pur non conoscendo Mariapaola, voleva venire da Milano per cercare di convincerla a curarsi e trovare la forza di vivere; abbiamo poi abbandonato il progetto quando abbiamo visto che era inutile; e grazie per tutte le sessioni di meditazione che ha fatto e per il tempo che le ha dedicato; ti ho conosciuta per la vicenda delle Bestie di Satana, e sei uno degli angeli comparsi sul cammino.
Grazie a Giorgio Bertazzoni, che spontaneamente ha messo in atto delle pratiche energetiche per aiutare Mariapaola: pratiche che si sono rivelate efficaci mentre la seduta era in atto, per poi svanire poco dopo, purtroppo; uno dei begli incontri fatti in questi anni grazie al lavoro non sempre facile che ho scelto.
Grazie a Carmelo Carlizzi, l’unico che, per qualche motivo che non so spiegare, è riuscito a toccare il cuore di Mariapaola (almeno per quello che ho potuto percepire io), che è riuscito ad infonderle un incoraggiamento e un amore che è durato anche oltre il tempo delle sue visite; ho sentito la tua presenza come un dono divino e l’incontro con Gabriella ha acquistato tanti altri significati.
Grazie a mia madre, che ha dato il meglio di se stessa in questa vicenda, con cui dopo anni ho potuto condividere dei bei momenti riscoprendo in lei doti che avevo dimenticato, per essere sempre stata vicino a Mariangela e a me.
Grazie alla signora Paola dell’ospedale di Belcolle; ricorderò per sempre il giorno che entrai in quello che mi pareva un girone infernale; domandandole dove era la stanza della dottoressa Frittelli, ci spiegò con voce dolce, calma, dove era la stanza; “se non la trovate tornate qui, che vi accompagno”, disse; e poi aggiunse parole di conforto non richieste e impreviste: “stia tranquilla signora, qui è in buone mani, la dottoressa Frittelli è un angelo e si troverà benissimo”; seduti in sala di aspetto, ci siamo domandati se invece di una persona non avessimo incontrato un angelo; e uscendo ci siamo detti “magari non la troviamo più, è scomparsa… era qui per accoglierci ma ora è volata di nuovo in cielo”. Invece poi l’abbiamo incontrata di nuovo.
Grazie a Fabio Frabetti, che mi ha accompagnato anche in questo viaggio, aiutandomi a trasformare una tragedia in qualcosa che possa servire di aiuto agli altri.
Grazie alla psicologa, dottoressa Taucci, che non ha dato solo un supporto psicologico a Mariapaola, ma le ha dato anche amore, intelligenza, acume, equilibrio. E grazie per avermi fatto capire alcuni meccanismi di Mariapaola, e per avermi aiutato ad accettare una realtà per me inspiegabile, perché anche dopo decenni, e con un rapporto così intenso, alcune cose sfuggono lo stesso.
Grazie a Stefania per l’amore che ha dato a me e a Mariapaola; mille volte ho detto conoscendoti: “tornando indietro, vorrei conoscere una persona così e direi a me stesso che sarei fortunato, a poter avere accanto una persona così”; l’ho detto anche in questi mesi.
Grazie a tutti i lettori che mi hanno fornito informazioni, supporti, incoraggiamenti, link, che si sono offerti di aiutarmi in qualche modo.
Quando mi chiedono se ho paura di perdere Mariapaola, spesso rispondo che le persone che si amano non si perdono mai; in compenso, ho acquistato tutte le cose belle che ho elencato. Non che dubitassi di averle.
Ma averne la conferma è stata una bella emozione in un inferno che ancora non è finito, e sarà sempre una cosa bellissima in mezzo alla stupidità, alla cecità e alla disumanità che ho dovuto mio malgrado affrontare e che devo purtroppo continuare ancora ad affrontare.
In questo momento, sono pronti infatti tutti i preparativi per Napoli, dove Mariapaola andrà a seguire le cure tradizionali, con il consenso e il plauso di tutti i parenti, della società e degli amici, che non hanno dedicato più di qualche secondo ad ascoltare come poter aiutare una persona che pure dicono di amare, ma che sicuramente dedicano ore e ore a leggere riviste e ascoltare pareri diversi quando devono acquistare un’auto nuova o una nuova cucina.
La nostra società è fatta in gran parte di imbecilli che per scegliere un’auto, una cucina, un ristorante, si informano; per salvare la propria vita o quella degli altri si affidano a degli incompetenti.
14. Bibliografia.
Link per approfondire e iniziare un percorso diverso.
Terapia Di Bella
Simoncini
Valsé Pantellini
Metodo Abramo
In generale, digitare su google Metodo Abramo o BIDA
Formula di René Caisse
Cura a base di Aloe
Altri link utili
Libri e DVD:
Marcello Pamio. Cancro SPA. Macrolibrarsi
Claudio Trupiano, “Grazie dottor Hamer”, Secondo natura editore
Claudio Trupiano, “Grazie ancora dottor Hamer”, Secondo natura editore
Claudia Rainville, “Dizionario della metamedicina”, Sperling e Kupfer
Claudia Rainville, “Metamedicina, ogni sintomo è un messaggio”, Amrita
Rudiger Dahlke, “Malattia come simbolo”, Mediterranee
Thorwald Dethlefsen, “Malattia e destino”, Mediterranee
Campbell, Nerini, Barberis, The China study, Macro
Padre Romano Zago, Di cancro si può guarire, Editoriale programma.
Lissa Rankin, La mente supera la medicina, Macro edizioni
Giuseppe Nacci, Guariti dal cancro senza chemio, Editoriale programma
Monia Benini, Ciò che non ti viene detto sulla sanità, Editoriale programma
Massimo Mazzucco, “Cancro: le cure proibite”, DVD.
Uno dei più bei libri sul cancro è stato scritto da Tiziano Terzani, “Un altro giro di giostra”. La cronaca di un giornalista a cui viene diagnosticato il cancro, ma che, come Mariangela, dopo aver girato per il mondo in cerca di decine di cure, sceglie di morire e di seguire la strada tradizionale. Come confesserà al figlio nel suo libro successivo, “La fine è il mio inizio”, Terzani ha infatti provato tutto nella vita, e visto tutto; in fondo, è molto curioso di morire per vedere cosa c’è dall’altra parte. In fondo, aggiungerei io, era anche stanco, come lo è Mariangela e come spesso lo siamo noi.
Anonimo
13 Aprile 2014 @ 22:48
In bocca al lupo a Mariangela e chapeau a questo articolo
Fabio
marisa
3 Novembre 2018 @ 14:54
Bello e commovente ma purtroppo vero la triste realta’ della situazione ospedaliera .GLI INTERESSI che ci stanno annientando in tutti i campi ambientali ,sanitari alimentari GRAZIE PER LA TUA TESTIMONIANZA .
Materialista
14 Aprile 2014 @ 4:37
Mi dispiace per la deriva. Lo psicologo Paul Watzlawick, negli anni '70 scrisse il libro "la pragmatica della comunicazione umana" studiando le patologie mentali. Questa pietra miliare della comunicazione dice tra l'altro che la comunicazione umana è costituita sempre da due parti: l'informazione in se, ad esempio "oggi piove" comunica qualcosa di oggettivo e poi però oltre a questo ogni atto di comunicazione trasmette anche una influenza del comportamento di chi riceve l'informazione. Nelle relazioni "normali" la componente "numerica" cioè l'informazione in se è preponderante me tra quella "analogica" il tentativo di influenzare il comportamento altrui è minoritaria. Nelle relazioni patologiche come quelle tra moglie e marito o tra persone che si conoscono da molto tempo la parte "numerica" si affievolisce fino addirittura a scomparire, lasciando la comunicazione preda solamente del tentativo di influenzare il comportamento altrui. Nelle patologie mentali il "matto" che dice cose senza significato "numerico" comunica proprio solamente la parte analogica, cioè cerca di occupare la tua mente con le sue mattane. Mariangela ha sempre detto di voler morire perché voleva solo essere al centro della tua amorevole attenzione e di quella di tutti gli altri. Un comportamento che alla lunga è autolesionista ma che nel breve regala un inebriante potere verso i propri "servitori -salvatori". Mariangela va curata con ipnotisti ericksoniani, perché è solo una ragazzina viziata dall'autocommiserazione. L'attuale stato di confort datole dalla malattia esiziale, che la rende principesca, va terremotato tagliandole questa droga dell'autocompatimento. Bisogna prenderla a calci in culo e colmarla di disprezzo per essersi arresa a questo gioco infantile, non coccolarla nel suo brodo. Purtroppo la remissività di voi creduloni religiosi che collocate dio fuori dalla vita terrena dell'uomo ne ha decretato la sua possibile tragica fine. Paolo nei tuoi confronti nutro affetto esistenziale ma come Uomo/Maschio sei una merdaccia, un coniglio da sacrestia. A forza di pregare fuori di te ti sei ripiegato su te stesso, ed hai assecondato questo faticoso suicidio iperassistito.
Paolo Franceschetti
14 Aprile 2014 @ 5:08
Caro materialista, al di là delle risate che il tuo commento mi ha regalato, esso contiene una buona parte di verità.
E' un po' difficile prenderla a calci in culo, perchè è completamente paralizzata a letto, e colmarla di disprezzo, seppure in linea teorica condivisibile, è un approccio che non so se garantisca il risultato
Se lo garantisse lo seguirei, ma purtroppo non mi accollo il rischio, continuo a fare il coniglio, e assecondo il suicidio.
Materialista
14 Aprile 2014 @ 6:52
Purtroppo bisognava farlo prima. A volte ci vuole più coraggio ad insultare una persona (a fin di bene) che a compatirla. Leggiti il libretto di Bandler "usare il cervello per cambiare" dove descrive le sue peripezie da giovane con molti "matti". Probabilmente lui sarebbe entrato nella stanza da letto di Mariangela con una bara nera e terribile magari di legnaccio ammuffito e pieno di vermi in compagnia di un teatrante becchino tipo Fassino per prendergli le misure, e gli avrebbe descritto tutte le sensazioni terribili della morte e del processo di decomposizione. Anzi forse avrebbe proposto di entrare da subito nella cassa per farla finita e non fargli perdere tempo. Con la mente umana spessissimo bisogna sterzare decisamente a destra per andare a sinistra. Ma tu di mente umana purtroppo non ne sai un cazzo, fratello mio.
Materialista
14 Aprile 2014 @ 7:03
I miei commenti sono verità pura al 99%. Se ti sembrano ilari o surreali è perché non ci arrivi, cioè non hai sufficienti capacità cognitive per comprendere il disordine e la dialettica della vita reale (l'alternanza di bianco e di nero direbbero i tuoi amici cerebrolesi massoni). Smettila di fare i compitini e incomincia a vivere. Innanzi tutto trovati una donna vera, una che ti faccia dimenticare di aggiornare 'sto blog morto, non una pre-salma e facci dei figli, pirla! Il tempo passa e se la strozzata della metempsicosi si rivelasse tale?
carmelo maria carlizzi
14 Aprile 2014 @ 8:11
Paolo il tuo articolo, che nel tempo diventerà probabilmente un manuale, ha un solo difetto e cioè quello di una lista di ringraziamenti lunga e intempestiva. Infatti, quanto alla lunghezza posso assicurarti che almeno per quel che mi è dato di conoscere la lista è invece lunghissima. Quanto all'intempestività stai precedendo anche l'effetto di cure, di procedure e protocolli oltre le tantissime che hai elencato, ma su cui sei evidentemente poco informato e che potrebbero dare invece risultati insperati. Dico potrebbero, perché in tali tipi di cure le variabili e le interferenze sono purtroppo innumerevoli e fuori dal controllo del comune sentire sanitario e psicologico. Ma hanno intanto il vantaggio di non costare nulla alle tasche, anche a quelle del sistema sanitario nazionale. Però quando trovano la corrente giusta agiscono e fanno reagire.
Non ti sto prendendo in giro né voglio proporti luoghi comuni.
Tornando alla lista "lunghissima" delle persone da ringraziare questo superlativo ti dice che Mariangela ha molti amici e molte persone che le sono vicine, e molte di queste né lei né tu le conoscete. Forse tu conosci alcune di quelle che leggono il tuo blog e si sono compenetrate nella sofferenza tua e in quella di Mariangela. E così potrei continuare in altre direzioniate sconosciute.
Tornando invece all'intempestività, Paolo ti esorto a non mollare e a non far mollare. Proprio perché Mariangela pare mutevole come un groviglio di venti mai sciolto, considerala invece per una volta come una barchetta a vela che in qualche modo e da qualche parte deve approdare, e non più girare nell'oceano in balìa delle proprie angosce e sofferenze. Fra le tante cose che ha studiato o letto, e fra le carte di bordo, ve n'è di certo qualcuna da cui estrarre la rotta precisa, ed anche se ti senti buttato fuori dalle sue decisioni attuali che paiono solo di morte, non ti far contagiare, ma utilizza gli impulsi che tu stesso ci hai raccontato che fra voi possedete, per orientarla con chiarezza.
In questo fatti consigliare velocemente e docilmente da tua madre, che in due battute l'altro giorno che l'ho conosciuta mi ha confermato quanto sia introdotta in tali studi e quanto sappia delle stelle che guidano i marinai di notte e di giorno. Mentre tu su questo pare che non abbia bevuto il latte materno… pare.
Veronesi diceva nei giorni scorsi alla tv che presto una pesona su tre si ammalerà di cancro. Grazie al grande professore dell'annuncio! Ci siamo quasi arrivati, e se non provvediamo a cambiare e subito, la percentuale aumenterà. Con gioia delle multinazionali del dolore. Ne siamo tutti testimoni.
Purtroppo siamo anche una razza di bestie, noi uomini, bravissimi a guastare ogni cosa attorno a noi, e così sin dal giorno, o meglio dall'era successiva a quella iniziale e relativamente di breve durata dell'avvio della creazione in cui, secondo parole non mie, "tutto era ordine e giustiza". Ed ecco che per sopravvivere preferiamo o siamo costretti a preferire, l'aria mefitica di Taranto, i fuochi campani, le nebbie di Pechino, le pozioni chemioterapiche dell'ssn, l'impotenza dei medici.
Insomma Paolo, voglio dirti che il libro della vita di Mariangela è tuttora aperto. Comprendilo e sappiglielo spiegare. Ricordo che una mia frase la incuriosì e attrasse, e le illuminò gli occhi: fu quando le dissi che secondo me aveva ancora una missione da compiere prima di desiderare davvero di andarsene. Questo vale naturalmente per tutti noi, così come vale per tutti il paradosso di Achille e della tartaruga che sino al sorpasso da parte del primo, anche all'ultimo centimetro, che dico millimetro, ha ancora tanta vita da spendere rispetto al male che con pie' veloce vorrebbe sopravanzarla. Fuor di paradosso si tratta di fare lo sgambetto urtando il tallone del prepotente corridore. Si tratta di entrare in profondità nell'effetto Zenone quantistico e farlo proprio.
O anche solo provare a intervenire con una sentita preghiera…
valentina angius
14 Aprile 2014 @ 8:33
Carissimo Paolo ti ringrazio dal più profondo del cuore per questo scritto. Io invece ti stimo tantissimo sia come "guerriero" che come uomo.
Ogni giorno ringrazio perché per fortuna al mondo esistono persone come te.
Tu e M. avete svolto una funzione reciproca l'uno nella vita dell'altra. Sono sicura che questo karma M. lo alleggerirà e anche grazie a te.
Tutto il mio sostegno a te e a lei.
NMRK
Giorgio Andretta
14 Aprile 2014 @ 9:29
Mi aspettavo che il mio nome comparisse nella sua teoria dei ringraziamenti, ma così non è stato, come le sue obbligate scuse a proposito del riccio che mi voleva ficcare in bocca e del violento attacco da tastiera fattomi segno da Democrito, eventualmente se le insorge qualche SBS ne gusterà la motivazione karmica, la stessa di cui ne patisce anche la sua "amica Mariangela" che in alcuni tratti ha assunto anche il nome di Mariapaola.
Cristo ha enunciato che: "..chi non lascia il padre e la madre, il fratello e la sorella non entra nel Regno dei Cieli…"
Come si può pretendere, eventualmente, di guarire da una malattia destinataci?
Non sono a conoscenza di che conferenze abbia letto di R. Steiner, ce ne sono di quelle dove tratta l'anima collettiva e dell'individualità.
Buona lettura!!
Attendo in rispettoso silenzio, sig. Franceschetti.
Daniela
14 Aprile 2014 @ 9:39
Ciao Paolo,
anch'io da qualche mese mi sto interessando alla lettura delle varie cure alternative e sto scoprendo un mondo di cui non avevo idea.
La storia che hai raccontato mi lascia però con un dubbio amletico nella testa, perché anch'io come te non voglio proprio arrendermi alla volontà di Mariangela! Mi domando: ma se il problema è fondamentalmente psicologico, legato alla non accettazione di rapporti e relazioni della famiglia d'origine, perché allora non insistere molto di più sulla ricerca di un bravo terapeuta, che possa spronare e aiutare Marianna a sbloccarsi e ad accettare tutto ciò, prima ancora di seguire le dovute terapie non convenzionali? Magari ne avrete consultati anche di famosi, ma non avete trovato ancora quello che ha la chiave giusta, quello che riesca a comunicare in maniera non convenzionale con una persona altrettanto non convenzionale, ma che convenzionale vorrebbe essere solo per piacere agli altri. Mariangela non si accetta perchè Mariagela non si sente amata a monte, e Mariangela non accetta di non essere amata, Mariangela vive e rivive il suo passato e le sue ferite, sensi di colpa… Mariangela dovrebbe solo esercitarsi a vivere il presente, a essere concentrata a godere del momento: Mariangela, vivi il momento: ora, adesso e sempre!
Comunque non sono una terapeuta, è solo un mio personalissimo pensiero.
Un caro saluto, dalla provincia di Viterbo.
Daniela
wulfy
14 Aprile 2014 @ 10:06
Grazie Paolo per la tua testimonianza e le tue indicazioni a noi poveri umani( come tutti del resto)grazie alla tragedia della tua amica Mariangela,a me personalmente hai illuminato su tanti aspetti legati al cancro e fatto riflettere o meglio fatto iniziare a ri-riflettere….spero con tutto il cuore che M. che forse come dice il Materialista e'anche "una bambina viziata che si compiace di essere al centro del mondo delle tue attenzioni",si renda conto del valore di tutto cio'chhe l'ha circondata in questa situazione e decida di non punirsi piu'…..:-)) un abbraccio
Sor Pampurio
14 Aprile 2014 @ 10:30
Ehi Paolo mi dispiace tantissimo.
Faccio un grande augurio a te e Mariangela e ti confesso che leggendo tutto l'articolo, i ringraziamenti in particolare mi sono commosso.
Grazie per questa preziosissima testimonianza.
Ciao.
Rino Vinci
14 Aprile 2014 @ 11:57
Il cieco è nato cieco perché s'impari a guarirlo, il cieco è nato cieco perché impari a vederci, non si può nascere ciechi e non poter imparare a vederci. Tu fai leggere il tuo articolo a Mariangela e chiedile se vuole guarire. Perché il cieco è nato cieco affinché si manifestino le opere del Signore. Giocati quest'ultima carta per favore
Paolo Franceschetti
14 Aprile 2014 @ 12:38
Andretta le chiedo scusa pensavo si capisse che scherzavo, avendo lei un gran senso dell umorismo. Ma il silenzio non rispettoso esiste? Me ne fa un esempio
Paolo Franceschetti
14 Aprile 2014 @ 12:43
Carmelo so a cosa alludi. Ma credo che quando a non voler guarire e' proprio la persona interessata non c e proprio nulka da fare e nulla puo sucedere. Anche gesu disse la tua fede ti ha salvato e dise anche chiedete come se la cosa gia la aveste. Se uno parte dall idea che la cosa non solo non ce l ha ma neanche la vuole cosa si puo fare?
Avv.DePetro
14 Aprile 2014 @ 12:44
Prego per Mariangela
Anonimo
14 Aprile 2014 @ 14:20
Questo articolo mi ha commosso, perché si sente che è scritto col cuore e perché tocca un argomento a me vicino. Da qualche mese una persona a me molto cara si è ammalata di tumore e sono entrata anch'io in quel vortice fatto di ignoranza e ottusità; ottusità di molti medici, dei familiari e conoscenti che non accettano vie alternative, non accettano di uscire dai binari e avere il coraggio di fare una scelta "diversa", anche se si sta parlando di vita e di morte. E ottusità della persona "malata" che non se la sente di disobbedire agli altri, di fare uno sforzo e informarsi, di cambiare anche solo abitudini alimentari. Posso raccontarti la mia testimonianza? Non potendo fare molto all'esterno, perché purtroppo le cose in cui credo io non sono condivise dalla mia famiglia, mi sono messa a fare ho'oponopono, la filosofia di vita che seguo da un po'. E' vero, come scrivi tu, che il tumore serve come scossa al malato per cambiare, ma, secondo questa filosofia, se tu stai vivendo questa situazione e stai percependo la persona con la malattia, allora anche dentro te qualcosa va "guarito", o meglio ripulito energeticamente. Se ti fai carico al 100 per cento di quella malattia e ti ripulisci dalle memorie collegate allora il tumore smette di esistere nella tua realtà, non ha più motivo d'esserci. Non abbiamo potere sugli altri e forse la loro malattia ci deve insegnare anche a rispettare le loro scelte, ma puoi guarire tutto ciò che dentro te sta creando questa realtà. Poi quel che accadrà, accadrà. Lo so che sembra assurdo, però nel caso della persona a me vicina, le era stata fatta una diagnosi molto grave e le hanno dovuto ripetere degli esami più volte, perché nel corso di due settimane si era trasformata completamente la diagnosi, senza un motivo apparentemente logico. Senza parlarne con altri, io so solo che ho fatto ho'oponopono per un mese da mattina e sera, in continuazione sto continuando ancora, cerco di non avere attaccamenti ai risultati, di accettare quello che deve accadere e di lavorare sulle mie paure, ansie, ecc. Se pretendessi la guarigione della persona a me vicina sarei egoista, probabilmente lo farei per me, e non ho nessun diritto di decidere cosa sia giusto per lei. Amare incondizionatamente significa accettare tutto di quella persona, questo lo sto capendo, e quindi anche la sua malattia e la scelta di vivere o di morire. Un grande in bocca al lupo a te e a Mariangela.
gio
14 Aprile 2014 @ 15:03
Ho vissuto la stessa esperienza di impotenza con mio padre, che complice dei suoi stessi carnefici, alle mie esortazioni ad adottare semplicemente una alimentazione e integrazione specifica, rispondeva: che, sei medico tu? Nella tragedia è veramente ridicolo tutto ciò. Addirittura il suo presunto male era del tutto evidentemente inventato.. il paperinik dei virus, l'hiv. Se non avessi ancora stampato in mente il suo piccolo, inerte, irriconoscibile e orribile corpo in fin di vita, consumato dall'azt, mi farei 2 risate alla Franceschetti ripensando al funzionamento del test hiv, al fatto che glielo hanno fatto ripetere 3 volte in tempi diversi, finché non è "risultato" positivo. E i medici a quel punto dissero Oh! È positivo! Finalmente possiamo salvarlo. E come dice Paolo i medici stessi pigliano l'azt o il farmaco chemio in mano e credono salvi il culo alla gente.. o forse mi chiedo se pensino anche solo un secondo: cazzo, ma questo è peggio della cicuta! Avere il padre o la compagna uccisa dalla mafia ti da un senso della morte, ma vederseli uccidere così… vaffanculo a tutti i soldatini di merda del mondo, primo tra tutti… era mio padre.
ilcomico
14 Aprile 2014 @ 17:21
Ciao Paolo, ciao lettori.
Sul tumore e sul cancro vorrei proporvi il punto di vista Igienista, perfettamente trattato in questo articolo:
http://valdovaccaro.blogspot.it/2011/09/tumore-barriera-e-strumento-del-sistema.html
"Che fare con un tumore? Con un ospite indesiderato che ci siamo creati e che portiamo addosso, che tende a crescere e a prendere possesso della nostra salute e della nostra sorte?
Gli igienisti non tagliano e non rimuovono, non ricorrono al farmaco, alla chemio e alla radiologia.
Gli igienisti insegnano a capire il percorso del tumore, a disinnescare, a disgregare, a chelare, a ribilanciare, a far regredire la formazione tumorale." [Valdo Vaccaro]
Giorgio Andretta
14 Aprile 2014 @ 18:02
Se si è convinti di comunicare solo con il suono allora il silenzio non assume valenza, viceversa contiene infinite tonalità, ciò non vale per coloro che si affidano al comune sentire o al SSN.
Ritengo l'umorismo e l'ironia delle rare perle che non si devono dare ai porci quindi essendo il suo blog, Franceschetti, frequentato da cani e porci…..
Anonimo
14 Aprile 2014 @ 18:04
La medicina ufficiale salva e guarisce persone malate di tumore? Molto poche, pochissime. Alcune di queste le ho conosciute. Gente operata e "chemioterapizzata" 20 o 30 anni fa e che oggi vive normalmente. In ogni caso la grandissima parte di chi sapevo avesse un tumore è morta in breve tempo a causa di esso.
Metodi alternativi salvano persone malate di tumore? Devo essere sincero, molto poche. Non ne ho consciute di persona e ne ho solo letto su internet le storie. Ma probabilmente questo per un fatto statistico, essendo le persone che decidono per le strade alternative molto poche. Difficile quindi incontrale. Inoltre va fatto un piccolo ragionamento. Se scegli una strada alternativa e ti va male è difficile che dopo ne parli su internet. Mentre è probabile che durante o in seguito ad un rallentamento arrivi ad aprire siti o a generosamente condividere in forum. Già questo ha un effetto temporaneo postivo (placebo o meno) sul malato. Ma ciò non toglie che poi i malati internettiani alternativi non muoiano a causa del tumore.
In poche parole. Il cancro nella maggior parte dei casi uccide. A volte, molto raramente, ci si salva. Ed in modo sincero dobbiamo ammettere che ancora non si è capito scientificamente come e perché ci si possa salvare. Altrimenti replicheremmo il processo per ogni malato. Per scientificamente qui intendo solo la possibilità della replicabilità in casi diversi, su persone diverse.
Questo probabilmente perché non siamo oggetti e quindi non reagiamo allo stesso modo, ma siamo soggetti (anche la singola persona non è mai uguale a se stessa). Questo discorso vale per le cure ufficiali ma anche per la gran parte delle alternative, che non possono stare a misurare in continuo il cambiamento dello stato del malato e trovare la cura adatta per quell'istante (he del resto sarebbe già passato al momento della somministrazione della cura).
In generale, quindi, si muore. La sostanziale differenza è come. Con la medicina classica il tempo tra l'annuncio della malattia e la morte lo passi avendo probabilmente una vita di merda, con pochissimi sprazzi di stato psicofisico decente, perché i metodi tradizionali mirano ad avvelenare il tumore utilizzando il tuo corpo come trasportatore del veleno.
Con le tecniche alternative, almeno, fino a quando non si raggiungono le gravi ed inevitabili condizioni, per gran parte del tempo, si ha uno stato decente.
L'ultimissimo periodo in entrambi i casi, penso sia uno strazio. Infatti si limitano a sedare.
Quindi forse l'unica cosa più saggia da fare sarebbe "prepararsi" fin quando si è lucidi. Mettere ordine, e fare pulizia eliminado il superfluo. Soprattutto nei rapporti con le persone. Raggiungendo livelli di onestà interni che una vita lunga e sana ci avrebbe fatto toccare in modo naturale più avanti, con il diminuire dell'energia fisica, quasi costringendoci a meditare.
Per questo credo che qualsiasi sia la scelta la cosa importante sia puntare sul periodo di lucidità, per dare la possibilità di ordinare.
Ultima cosa, così a naso non credo sia tanto sbagliata la teoria dei tumori in continua formazione nel corpo di tutti. Ma ovviamente non ce ne preoccupiamo non avendone consapevolezza. Appena ce ne scovano uno, parte il viaggio. Per tutti, ufficialisti ed alternativisti. Non si può più tornare allo stato della sconoscenza.
Interessante però che oggi ci sono mezzi sempre più raffinati e sensibili per scovare i tumori, anche quelli piccolissimi…e quindi per dare l'annuncio all'ignaro futuro patente. C'è da riflettere, al netto di Hamer.
Paxlux
Angela
14 Aprile 2014 @ 19:46
Questa vicenda ha dell'incredibile, quasi surreale. Hai ragione quando dici che Mariangela non vuole vivere. Ti ammiro molto per la forza e la perseveranza nel cercare terapie alternative.
Anonimo
14 Aprile 2014 @ 22:10
Assecondare il "suicidio"? Ma giammai.
Per non arrendersi mai…
Provi alla Clinica omeopatica Santacroce di Orselina di Locarno (Svizzera, Canton Ticino), dal bravo Dottor Spinedi. Parlano, ovviamente, anche italiano.
Le loro cure possono coesistere con quelle "tradizionali". Forza!
Anna M. L.
sabrina
14 Aprile 2014 @ 23:56
Grazie Paolo per averci regalato questo scritto!, spero che Mariangela legga e si renda conto fino in fondo di che Uomo straordinario stia camminando al suo fianco, le hai tentate tutte, tranne forse il lasciarla davvero sola. forse il saperti sempre disponibile la rende forte e sicura di te, ma le persone sanno tirar fuori risorse inimmaginabili solo quando sono davvero al limite.Penso abbia ragione Materialista quando dice che sia necessario farla uscire dalla sua zona di confort dove già sa cosa succederà, e spiazzarla con atteggiamenti differenti da ciò a cui è abituata! Con mia madre ha funzionato il cambiare atteggiamento e smettere di compatirla, ma metterla davanti al fatto che se si fosse lasciata andare non avrebbe avuto più amore, ma solo pietà e sofferenza per lei e per noi. Ha reagito inaspettatamente ed è tutt'altro che tetraplegica in un letto come la medicina ufficiale ci aveva prospettato. Voleva morire e possibilmente in fretta invece ora si gode la nipotina come mai avrebbe immaginato, cosa impensabile fino a poco tempo fa! io dico finchè c'è vita c'è speranza Sempre!in bocca al lupo!
Giorgio Andretta
15 Aprile 2014 @ 5:23
In linea di massima è condivisibile il suo commento, egr. Pax Lux, ma si è mai soffermato a valutare che il corpo fisico essendo un organismo pressoché perfetto sia in grado di risolvere da se qualsiasi patologia?
Anonimo
15 Aprile 2014 @ 7:50
…questa à la vita?…Tutti a considerare la parte più commovente, ma non può essere così,sentiamoci più guerrieri, combattiamo il tumore, consideriamo le terapie nuove, risvegliamoci dal torpore della commiserazione, ricordiamo che il tumore è a stretto contatto con noi,ricordiamo di non far si'che ci riconosca, cambiamo attegiamento e che sia d'ostacolo nella sua crescita, pertanto erigiamo giuste barriere,induciamo la nostra mente a riconoscere e a riconoscerci nella consapevolezza.
L'attuale società non si ama, vive di cattive abitudini, di false notizie, guidandoci verso scelte sbagliate. Ordunque alziamo la testa guardiamoci negli occhi, cosa stiamo facendo noi per questa società che si ciba di veleni,che ci rende stolti, cechi???
Un doveroso grazie, per un nostro futuro migliore, a tutti i medici che con profonda devozione si occupano di sconfiggere "il brutto male" con cure alternative e che siano d'aiuto a Mariamgela, grazie!
Persone come il "mateialista" così diretto, meno ipocrita, un aiuto per risvegliare le coscienze dormienti.
Divulghiamo testimonianze, non lasciamo morire un nostro amore, combattiamo, anche se non avremo il consenso di tutti.
L'amore ci darà forza.
Sono vicina a Mariangela e a te Paolo, forza Paolo combatti…
Luciana.
Paolo Franceschetti
15 Aprile 2014 @ 13:54
Si. Ieri mariangela ha letto l articolo. Ha solo protestato un po dicendo che non e' vero che e' piena di metastasi. Ne ha solo 4 e anche piccole. Ma mi perdona perche' capisce che nello scrivere devo esere efficace e allora esagero un po'. 🙂
Bruno Antar Chirag
15 Aprile 2014 @ 16:23
Caro Paolo ti posto questo mio lunghissimo commento in cui ritrascrivo alcune delle tue righe per commentarle (e anche alcuni dei commenti). Purtroppo, a differenza di quanto avevo fatto scrivendolo al computer, postandolo qua temo non ci sia altro modo per distinguere le tue righe dai miei commenti che lasciando uno spazio, il ché renderà la cosa confusa.
Per migliorare un minimo la leggibilità ho messo le tue righe tra virgolette.
Apprendo adesso con piacere che lei ha (almeno) letto l'articolo… e se le metastasi sono di meno… meglio…
A proposito di ringraziamenti, sono io che ringrazio te per la tua bella disanima di un argomento così importante, e proibito, sarebbe bello che questo post davvero battesse ogni record di commenti (o almeno qualcuno…) così da costringere quelle teste di cazzo pennivendole dei media di regime a parlarne… un articolo ha avuto 100.000 commenti?
E che è un post di un coglione che voleva battere un record? No, era un articolo che parlava del cancro e di come la chemio e la terapia ammazzino anziché curare, proibendo altre cure…
Un po’ come il meccanismo di Osho con le rolls royce, così parlavano di lui…
La mia prima shockante esperienza inizia con il medico che dà a Mariangela la risposta sui vari esami eseguiti. Ovviamente, prima della risposta, la speranza era che si trattasse di un nodulo benigno. Invece no, la risposta è “tumore maligno”.
Qui ho potuto toccare con mano per la prima volta la follia del sistema sanitario e medico, l’incompetenza dei medici, la loro cialtroneria morale.
“Si tratta di un tumore maligno”, sentenzia il medico. Pochi secondi dopo inizia a snocciolare le cure: radioterapia, chemioterapia, senza neanche dare il tempo a Mariangela di metabolizzare la notizia. Pochi minuti dopo ha già fissato un appuntamento con la senologa che farà l’operazione. L’appuntamento è per l’indomani mattina.
Durata della visita: 15 minuti.
Poi via… avanti un altro, avanti il prossimo, per la prossima diagnosi di morte.
Tumore è più o meno l’imperativo latino di “tu muori”, non è un nome casuale, è volutamente terroristico, Trupiano (e probabilmente non solo lui) spiega bene come la diagnosi terroristica sia parte integrante del problema, non qualcosa di ininfluente sul decorso della malattia stessa. Per questo motivo lo stesso eccesso diagnostico non solo è dannoso ma può essere un pericolo, pensiamo per esempio alle sole ecografie che tutti danno per scontate e non è detto invece che non sortiscano effetti sul feto…
Bruno Antar Chirag
15 Aprile 2014 @ 16:26
ps: la storia delle virgolette valeva pe il post in facebook…
Informatasi sulla Nuova Medicina Germanica di Hamer, Mariangela, convinta della bontà di queste teorie, che riconosceva come vere, è andata anche ad un colloquio con Claudio Trupiano, che è colui che ha introdotto in Italia queste teorie, e che ha scritto il famoso libro “Grazie dottor Hamer”; ebbe anche un altro incontro con un medico di Napoli, con cui ebbe uno stupendo e illuminante colloquio, il dottor Aiese.
Entrambi però le sconsigliarono di seguire la strada della Nuova Medicina Germanica, perché il quadro psicologico di Mariangela non era tale da potersi permettere una strada così rischiosa e fuori dagli schemi.
Molto presuntuosamente mi permetto di ipotizzare che forse si resero conto che manca in Mariangela la condizione essenziale: la volontà di vivere
Nessuna di queste possibilità è stata mai presa in considerazione da Mariangela. Le Zeolite è rimasta nello scomparto della colazione, mai assunta perché “faceva troppo schifo”;
La chemioterapia invece sì? Scusa la franchezza ma insomma le fa schifo e non ne vuole sapere nulla solo di chi la ama veramente, cioè di te?
Tornammo a casa con questo pacco di farmaci e la mattina dopo, quando la cura doveva iniziare, domando: “Perché non prendi i farmaci? Non vuoi iniziare?”.
“No Paolo – mi disse – questa è una cura per chi vuole vivere, e io voglio morire. Curarsi per 5 anni tutti i giorni richiede volontà di vivere. Invece con la terapia ufficiale dopo l’operazione faccio un breve ciclo di radioterapia e poi finisce tutto. Spero solo che dopo l’operazione mi vengano al più presto le metastasi”.
L’idea che avrebbe voluto avere le metastasi in tempi brevi, Mariangela l’ha manifestata più volte in diverse occasioni.
Probabilmente questo atteggiamento di continua spinta a fare qualcosa per lei di trasgressivo l’ha portata a opporsi ancora di più. Da un punto di vista logico, a quel punto, forse sarebbe stato meglio fingere di “fregarsene”. Dopo tutto, a lei non importa di lasciarti solo, evidentemente. Perché tu devi incaponirti per una che vuole morire? E per di più nel modo più stupido e più straziante? Per cosa? Per far contenti i genitori? Ma l’amore rende ciechi, si sa…
Bruno Antar Chirag
15 Aprile 2014 @ 16:27
Non fu però un semplice ricovero medico. Fu qualcosa di più. Mariangela è stata tenuta in reparto non tanto per essere “curata”, ma per essere coccolata, colmata di attenzioni, viziata quasi. I medici erano gentili, disponibili, affettuosi e competenti; la dottoressa Frittelli, nonostante la mole di lavoro non indifferente, trovava il tempo per venire a sentire come stava Mariangela (ma anche le altre pazienti) e trovava il tempo per dire parole di incoraggiamento, per spronare, per mettere di buonumore.
C’era poi il supporto continuo di una psicologa bravissima, umana e intelligente, di una fisioterapista che talvolta andava a vedere come stava solo per farle un saluto, e di infermieri eccezionalmente dolci, gentili disponili. Il chirurgo plastico le parlava tenendole la mano anche per un quarto d’ora.
“Hanno trasformato un incubo in qualcosa di piacevole”, ha detto Mariangela quando uscì da li. “Mi hanno fatto sentire amata, non mi hanno fatto sentire una paziente”.
La dottoressa Frittelli, poi, ha dimostrato di essere non solo umana ma anche competente (a fronte dell’incompetenza e della maleducazione di altri medici in diversi reparti, impreparati anche solo su minimi particolari come le diete antitumorali). Ricordo un discorso molto preciso e significativo della dottoressa: “Devi capire che parte tutto dalla testa; tu non avevi fattori di rischio; non fumavi, facevi una vita sana, movimento, non avevi precedenti in famiglia di tumori al seno… E’ evidente che il tumore è stato l’epifenomeno di una serie di problemi di natura psicologica che ti porti dietro da una vita. Ora è la buona occasione per prendere in mano la tua vita e riprendere a vivere. Se questo tumore ti è venuto per insegnarti ad essere felice e trovare una strada per migliorare la tua vita, allora sarà andato tutto bene. Se invece devi abbatterti, prenderla male, deprimerti, sarà stato tutto inutile: la tua vita, l’operazione, il dolore, il mio lavoro, quello dei medici e degli infermieri… tutto. Che decidi? A te la scelta”.
Molto bella questa descrizione della dott.ssa Frittelli. Però non possono non essere colpito dalla enorme contraddizione tra tutto il suo discorso (hameriano, psicosomatico, bio-psico-sociale, chiamiamolo come vogliamo) e la sua pedissequa collaborazione (diciamo anche collaborazionismo…) con ciò che contribuisce a uccidere, chemio e radio…
La risposta ce l’ho dopo poche ore: la Lukas Klinik si trasferisce in un altro edificio e per ragioni amministrative e organizzative momentaneamente non c’è personale italiano nella nuova struttura. Manco a dirlo, Mariangela coglie la palla al balzo e decide di non partire.
L’inconscio di Mariangela come al solito non sbaglia un colpo. Avessimo deciso anche solo due giorni prima, saremmo partiti. Ma la sua decisione è arrivata il giorno stesso che la clinica si trasferiva.
Stai tranquillo, se non era l’uno era l’altro, Mariangela comunque non si sarebbe trasferita
Spiego alla sorella che se si vuole provare a salvare Mariangela devono farsi carico dei loro problemi familiari e fare fronte comune, riunirsi attorno a Mariangela e darle l’affetto che non ha mai avuto.
Mariangela infatti da me rifiuta qualsiasi approccio curativo perché, come mi ha detto spesso, vuole che la accompagni a morire; la vita potrebbe invece venire da un cambiamento complessivo delle dinamiche familiari, da qualcuno insomma che rompa in modo definitivo e una volta per tutte le dinamiche distruttive che si sono perpetrate per anni all’interno del nucleo familiare.
Caro Paolo, che senso ha rivolgersi alla famiglia che sembra fregarsene così tanto, se neanche lei ti ascolta? Perché dovrebbero farlo loro? Dopo tutto, se il tumore le è venuto perché coinvolta in quella dinamica, non è permanendo in essa che poteva mai guarire
annalaura
15 Aprile 2014 @ 16:28
il messaggio che manda questo articolo è assurdo..la medicina tradizionale uccide e quella alternativa no??fatemi un favore andate a curarvi dai vostri sciamani e curatori fruttariani così posso portare mia madre più spesso ai controlli senza liste d'attesa dagli oncologi dato che lei è un po' più colta di voi ed è sicuramente più rispettosa nei confronti di coloro che le hanno salvato la vita..anzi per coerenza non dovreste mai più mettere piede in un ospedale tradizionale, fate una bella preghiera che dio o di bella vi guariranno miracolosamente ma statevene a casa vostra!
Bruno Antar Chirag
15 Aprile 2014 @ 16:28
“Non comprare nulla – mi dice – Vado a Napoli. Mi curo a Napoli”.
Mariangela accetta, ovviamente, questa nuova cura proposta dai familiari.
E io so che a questo punto andrà alla morte sicuramente.
Mi rimane da scegliere se rifiutare di accompagnarla, per evitarmi lo strazio, o accompagnarla in questa ennesima follia.
Una follia, come voleva Mariangela, condivisa dai parenti, dalla società, da tutti. Quando me lo comunica, mi dice: “Ti chiedo scusa, Paolo. Scelgo Napoli, e la chemioterapia, perché vado a morire dove stanno i miei fratelli, facendo una cura condivisa da tutti. Così saranno tutti contenti. Non ce la faccio ad assumermi la responsabilità di una scelta diversa”.
Vuoi condividere anche tu quella follia? Dopo tutto lei ha scelto con chi stare, come morire, e chi ascoltare. Non ti sta forse, a modo suo, lasciando?
La cosa assurda, che sfugge ai parenti di Mariangela che non si accorgono del disastro familiare a cui stanno andando incontro, è che non sarà solo Mariangela ad essere scaricata dalla responsabilità ma anche il sistema medico.
Ma cosa vuoi che gliene fotta a loro di chi è la responsabilità se, come dici tu, gli importa meno della sua vita, o comunque, si informano meno sulle cure per il cancro che sull’acquisto di un’auto? Dopotutto è il gioco assassino dell’intera società, no? Tutti si vaccinano, è obbligatorio, tutti prendono psicofarmaci, tutti mangiano carne, tutti credono alle cazzate dei medici quando hanno qualunque malattia…
Nessuno di loro leggerà questo articolo, perché essendo troppo lungo, verrà considerato noioso. Hanno tutti cose più importanti da fare che preoccuparsi di salvare la vita a Mariangela (e a se stessi in alcuni casi): devono uscire il sabato sera con gli amici, devono programmare le vacanze, pulire la casa, e poi la sera sono stanchi, quindi meglio vedere un talk show, o un programma di Maria De Filippi.
Non lo leggerà neanche Mariangela, nonostante le abbia chiesto il permesso di pubblicarlo e domandato se voleva leggerlo.
Non ti fa soffrire che abbia un atteggiamento così strafottente non solo della sua vita ma persino del tuo amore per lei? O forse il fatto che (forse) lei stia morendo ti fa dimenticare tutto il resto?
Cazzo, si fa asportare il seno e avvelenare fino alla morte ma non gliene fotte di leggere un articolo che parla della vostra vita (e morte)?
Comunque, alla fine la morale è sempre quella: se uno/a è in un pozzo e uno gli porge il braccio per tirarlo fuori, e quello non lo prende, che si tratti di tossicodipendenza, di un partner violento, mi medicina assassina e qualunque altra cosa… è una loro scelta.
Bruno Antar Chirag
15 Aprile 2014 @ 16:31
Materialista ha detto…
…Mariangela ha sempre detto di voler morire perché voleva solo essere al centro della tua amorevole attenzione e di quella di tutti gli altri. Un comportamento che alla lunga è autolesionista ma che nel breve regala un inebriante potere verso i propri "servitori -salvatori". Mariangela va curata con ipnotisti ericksoniani, perché è solo una ragazzina viziata dall'autocommiserazione. L'attuale stato di confort datole dalla malattia esiziale, che la rende principesca, va terremotato tagliandole questa droga dell'autocompatimento. Bisogna prenderla a calci in culo e colmarla di disprezzo per essersi arresa a questo gioco infantile, non coccolarla nel suo brodo. Purtroppo la remissività di voi creduloni religiosi che collocate dio fuori dalla vita terrena dell'uomo ne ha decretato la sua possibile tragica fine. Paolo nei tuoi confronti nutro affetto esistenziale ma come Uomo/Maschio sei una merdaccia, un coniglio da sacrestia. A forza di pregare fuori di te ti sei ripiegato su te stesso, ed hai assecondato questo faticoso suicidio iperassistito.
Materialista è certamente molto intelligente e dice cose sensate, ma è giusto infierire in tal modo su entrambi? E’ giusto essere così irrispettosi verso una che manco si conosce? Anche a me fa incazzare, ma dopo tutto, come dico io, ognuno si rovina la vita a modo suo, lei in questo modo, tu pure. Non per questo io ti darei della merdaccia, solo perché, amandola, non riesci a prendere il distacco che pure forse in questo caso sarebbe più utile?
Bruno Antar Chirag
15 Aprile 2014 @ 16:32
Paolo Franceschetti ha detto…
Caro materialista, al di là delle risate che il tuo commento mi ha regalato, esso contiene una buona parte di verità. E' un po' difficile prenderla a calci in culo, perché è completamente paralizzata a letto, e colmarla di disprezzo, seppure in linea teorica condivisibile, è un approccio che non so se garantisca il risultato Se lo garantisse lo seguirei, ma purtroppo non mi accollo il rischio, continuo a fare il coniglio, e assecondo il suicidio.
14 aprile 2014 07:08
Materialista ha detto…
Purtroppo bisognava farlo prima. A volte ci vuole più coraggio ad insultare una persona (a fin di bene) che a compatirla. Leggiti il libretto di Bandler "usare il cervello per cambiare" dove descrive le sue peripezie da giovane con molti "matti". Probabilmente lui sarebbe entrato nella stanza da letto di Mariangela con una bara nera e terribile magari di legnaccio ammuffito e pieno di vermi in compagnia di un teatrante becchino tipo Fassino per prendergli le misure, e gli avrebbe descritto tutte le sensazioni terribili della morte e del processo di decomposizione. Anzi forse avrebbe proposto di entrare da subito nella cassa per farla finita e non fargli perdere tempo. Con la mente umana spessissimo bisogna sterzare decisamente a destra per andare a sinistra. Ma tu di mente umana purtroppo non ne sai un cazzo, fratello mio.
14 aprile 2014 08:52
Materialista ha detto…
I miei commenti sono verità pura al 99%. Se ti sembrano ilari o surreali è perché non ci arrivi, cioè non hai sufficienti capacità cognitive per comprendere il disordine e la dialettica della vita reale (l'alternanza di bianco e di nero direbbero i tuoi amici cerebrolesi massoni). Smettila di fare i compitini e incomincia a vivere. Innanzi tutto trovati una donna vera, una che ti faccia dimenticare di aggiornare 'sto blog morto, non una pre-salma e facci dei figli, pirla! Il tempo passa e se la strozzata della metempsicosi si rivelasse tale?
14 aprile 2014 09:03
Sì dal punto di vista della reincarnazione meglio scioglierlo sto legame, anche perché non mi pare che nelle vite future darebbe molte prospettive di felicità, tu puoi anche saperne poco di mente umana, ma ne sai già così tanto di tutti i complotti del mondo, mica puoi sapere tutto no?
Divertente la “pre-salma”!
carmelo maria carlizzi ha detto…
Veronesi diceva nei giorni scorsi alla tv che presto una pesona su tre si ammalerà di cancro. Grazie al grande professore dell'annuncio! Ci siamo quasi arrivati, e se non provvediamo a cambiare e subito, la percentuale aumenterà. Con gioia delle multinazionali del dolore. Ne siamo tutti testimoni.
E certo, è il loro lavoro, no? La profezia che si autoavvera…
Anonimo
15 Aprile 2014 @ 20:53
Buonasera Paolo,come in un commento precedente le segnalo la scuola igienista rappresentata dal blog di Valdo Vaccaro e il dottor Giuseppe Cocca medico igienista di Napoli.
Per una comprensione sistemica del "karma" famigliare di Mariangela…qualche seduta di costellazioni famigliari secondo il metodo di Bert Hellingher.
In parallelo accettare semplicemente cio' che è.
Grazie per aver condiviso con tanti sconosciuti il vostro percorso.
Anita
Mohaipi
15 Aprile 2014 @ 20:57
Caro caro Paolo,
Ti seguo assiguamente da diversi anni anche se ho sempre deciso di farlo a distanza evitando un po' per discrezione, un po' per timidezza di intervenire.
Stasera però il tuo articolo mi ha toccato nel profondo. Ho perso mio fratello un anno e mezzo fa. Perdere una delle persone che ami di più è un dolore indescrivibile. Ho letto che alcuni ti hanno dato del 'debole' per aver in un certo senso assecondato Mariangela. Invece volevo dirti che capisco benissimo tutta la forza e il sacrificio che questa situazione ti Hanno richiesto. Hai dovuto lottare contro tutti cercando di documentarti continuamente, lottando contro il tempo, provando con tutto te stesso a convincere anche lei. So benissimo di quanto sia difficile una situazione così. Hai scritto che non sai se andrai a Napoli. Ecco io volevo prendermi la libertà di darti un piccolo consiglio, se puoi accettare un consiglio da un'estranea. Stalle accanto più che puoi e dille tutto quello che senti più e più volte. Lotta fino all'ultimo fino in fondo. Non lasciare niente di intentato. È terribile pensare: se avessi fatto o forse se avessi detto…se l'avessi convinta…
E comunque ricorda che nessuno muore fino a che non è giunto il suo momento. Ma questo già lo sai, no? Grande grande Paolo, so che sicuramente dentro di te c'è tutta la forza per affrontare questa vicenda perchè altrimenti non ti sarebbe capitata. Vorrei solo farti sapere che ci Sono persone come me, come il mio compagno che ti seguono in silenzio e che tifano per te
Un abbraccio fortissimo
Anonimo
15 Aprile 2014 @ 22:21
Per il Metodo Di Bella suggerisco anche questi due siti:
1) http://beatingcancercenter.com/
2) http://www.beatingcancercenter.org/
in piccola parte complementari (ad esempio nell'1 non c'è la pseudo-sperimentazione del '98 presente invece nel 2) anche se il N° 1 forse è più indicato a medici e ricercatori visto che riporta una marea di pubblicazioni, articoli, inutilità dell'IF etc.
Distinti saluti
Anonimo
15 Aprile 2014 @ 23:49
Anche mia madre come Mariangela: non volevs vivere.a niente sono valsi titti i miei studi sulle cure altrnative.non voleva sapere,conoscere…….
isolachenonce2003
16 Aprile 2014 @ 8:20
Caro Paolo, scusa se te lo dico ma, no, non ha vinto la medicina (tradizionale o alternativa che si voglia), ma ha vinto Mariangela, le scelte che la sua ANIMA ha fatto!! Mi rendo conto benissimo che umanamente parlando certe decisioni risultino inaccettabili, ma porca zozza, parliamo tanto di spiritualità, ce ne riempiamo la bocca a palate, e poi non riusciamo a vedere al di là di quello che vogliamo noi (o meglio il nostro ego!!) e che la logica umana veda come IL MEGLIO per un'altra persona?? Chi, meglio di ogni singolo individuo, è in grado di sapere quello che la propria Anima vuole, sceglie come percorso di incarnazione?? Si parla tanto di Amore, ma per me il vero Amore incondizionato è anche e soprattutto quello in grado di accettare la scelta di un'Anima a noi vicina, anche e SOPRATTUTTO quando le sue scelte dal punto di vista meramente umano ci sembrano scelte del cazzo!!!
Credo tu sappia bene il legame particolare che c'è tra noi due (basti vedere le volte in cui ci siamo incontrati come è stato con situazioni mosse da fili invisibili e tutte le volte in cui mi venivi in mente) e guarda caso anche se non sempre, causa iperimpegni miei, riesco a seguire tutto il tuo lavoro straordinario, proprio adesso sono capitata sulla tua pagina!! Credo che tutto il percorso di Mariangela, oltre che per lei e la sua famiglia, sia stato una grossa lezione anche per te… una lezione Animica grande, potente e moooolto profonda!! Se la ami veramente, smettila di risentirti perché lei non ha accettato le tue proposte di cura (dettate più dal tuo bisogno di renderti utile e "salvarle la vita" che dalla reale necessità di Mariangela come Anima) e lascia andare ogni possibile (e ben profondo) risentimento per la sua "cocciutagine nel voler morire" e stàlle semplicemente vicino, facendole sentire che il tuo amore può essere talmente grande da poter dire dal profondo di te "Ok, accetto la tua scelta, per quanto possa umanamente farmi soffrire… ecco, ora sono qui a darti l'aiuto che ti serve, fosse anche per andare oltre", senza rabbia, senza risentimento o altro!!!
Non so se vorrai pubblicare questo mio commento, o se preferisci cestinarlo… voglio solo dirti che per qualsiasi cosa io ci sono e puoi chiamarmi in qualsiasi momento… ti chiamerò presto, sperando di non disturbarti… un grosso abbraccio!!
Dani
Slobbysta
16 Aprile 2014 @ 11:11
…il cancro, già il cancro! Vede Franceschetti, la cosa stonata…è far far passar il cancro come UNA patologia e non PLURIME patologie…Poi se il corpo è in una condizione di acidosi o pullula di diossine piuttosto che metalli pesanti..e plastiche..nanoSchifi..ecccetera non giustifica mettere il tutto sotto lo stesso cappello…dai facciamo l'esempio: quello del cervello…raggi..onde? cancro alla pelle: UVC? Chimica? cancro ai polmoni…PM minuscoli? Sigarette e scappamenti? È inaudito poi non pensare oltre il placebo..poco studiato..come d'altronde il nocebo! Vede si può aggiungere Graviola , curcuma, coriandolo, essiac, ecccetera…il problema è che se non si è in una "stanza" pulita, vattelappesca! Non mi dica che un picnic a Fukushima costituito da bicarbonato&company, evita il RIDICOLO? non illudiamoci di guarire, in un posto che ti ammala? Questa è una truffa! Portatemi, malaticcio..in un posto PURO e io guarirò sicuramente ascoltando i suggerimenti dell'aldilà o era un attimo prima? Con Stima Slobbysta
Anonimo
16 Aprile 2014 @ 11:57
@ Franceschetti
da come ne ha scritto, pare che M. abbia percepito e pensato spesso all'importanza del proprio corpo, all'idea della morte e del suicidio. In modo neutro, le chieda se è questo il tipo di morte che il suo corpo merita, se è questo che lei gli aveva augurato la prima volta che ha pensato al suicidio.
Anonimo
16 Aprile 2014 @ 12:05
@ Franceschetti,
da come scrive, M. ha percepito e pensato spesso all'importanza del proprio corpo, alla morte e al suicidio. In modo neutro, le chieda se è questa il tipo di morte che aveva augurato al proprio corpo la prima volta che ha pensato al suicidio e se è questo che il suo corpo merita.
Purtroppo, quando si prendono tragitti tortuosi, è l'auto che si ammacca per prima e può rompersi, però sarebbe esagerato che l'autista picchiasse il volante e prendesse a calci le ruote, l'auto non ha colpa delle scelte, può solo accompagnarci e subire.
Anonimo
16 Aprile 2014 @ 12:08
Ciao Paolo, Materialista mi sembra abbia in parte colto nel segno con il suo primo commento (c'è qualche refuso). Ed anche se i due successivi sono piuttosto arroganti – la "verità pura al 99%" fa piuttosto ridere – nel complesso non mi sento distante dal suo pensiero.
Temo purtroppo che la tua amica si renderà conto troppo tardi di NON voler veramente morire, accadrà quando ormai non avrà più la forza di tornare indietro. Spesso accade così. Che dolore!
Ciao Paolo, in bocca al lupo, vi sono vicino.
Amed
Libero Rivanga
16 Aprile 2014 @ 15:33
A tutta questa gente che si commuove e piange e si offre per aiuti e consigli sul blog, sul facebook di Paolo e del sito…che vorrebbe partecipare, andare a trovare questa persona sofferente ma sconosciuta, per confortare, dare consigli, per affacciarsi a questa sofferenza "nota mediaticamente" e ben descritta…
bene a tutti questi dico che c'è pieno di gente che sta male, che vive sola come un cane, che affoga nella stessa malattia guardando fuori la finestra dell'ospedale stando in silenzio per giorni e giorni o ascoltando le visite degli altri pazienti, fingendo di dormire, per concentrarsi ed arrivare a scaldarsi flebilmente a distanza con del calore non diretto a loro. Una solitudine vera, fredda ed abissale. A cui magari dare superficialmente la schiena dopo aver chiesto se è occupata la sedia accanto al loro letto.
Ma tutte queste persone non vedono, non sentono.
Bene queste persone sappiano che sono delle poverette. Di anima, di spirito ed umanità. Perché per solo iniziare a capire cosa possa essere la sofferenza e come la si vive hanno bisogno che qualcuno gliela racconti, gliela descriva per bene. Solo allora questi iniziano a rivolgere lo sguardo, su situazioni che hanno sempre d'avanti ma a cui non hanno mai dato considerazione. Hanno conoscenti, amici, persino parenti malati ma non ci fanno caso, evitano, non "partecipano". Perché se qualcuno non gliela racconta non ci arrivano a capire, non gli piace. Guardandola coi propri occhi e senza filtri la trovano banale, grigia. Hanno bisogno che qualcuno gliela illumini e soprattutto gliela colori. Allora prende spessore, non è più piatta e monotona…è più "in". A questa allora vale la pena partecipare, esserci, come in una festa al contrario. Esprimendo, scrivendo, partendo per andare. Come per gente che parte per andare ad Avetrana o all'isola del Giglio, perché se non glielo raccontano non capiscono la straodinarietà degli eventi, riconoscono solo quelli che gli vengono preparati, cucinati, imboccati. Non sono toccati da quelli della propria vita e di quella di chi hanno accanto, ma solo da quelli confezionati, non importa se di estranei…come capita per le trasmissioni pomeridiane delle massaie commosse o i sabato sera della De Filippi.
Queste persone si possono commuovere quanto vogliono, provare brividi ma sempre queste persone sappiano che quello che provano non è vero moto dell'animo, non è vera umanità ma ne è solo un riflesso narcisistico ed autocompiaciuto dell'esserci. Solo un riflesso dell'umanità di un'altra persona. In questo caso quella di Franceschetti.
Se a questi individui importasse veramente, e se veramente non fosse come dico, allora non ci sarebbero persone sole nella sofferenza, altre del tutto sole nell'accudirne un'altra, ma non ci sarebbero nemmeno persone sole e basta, che trascorrono giornate intere senza uno sguardo sentito, caldo.
La verità è che in gran parte tutta questa bontà è di plastica, non è vera perché è dello stesso materiale di quella che cercano di farti provare guardando una pubblicità toccante. E' solo una emulsione provocata e prodotta da uno stimolo e a cui siamo stati educati a rispondere semicoscientemente. In breve passa, evapora via così come è arrivata. E avanti un altro argomento su cui "esserci" non essendoci.
Libero Rivanga
16 Aprile 2014 @ 15:38
Se le persone che sul blog e su facebook stanno partecipando da estranei a questo drammatico evento fossero solo in parte per come cercano di convincersi di essere, gli stessi non conoscerebbero persone sole, persone che vivono la propria solitudine come sofferenza!
Tutto il resto è fuffa da egocentrismo in minidose quotidiana, aria fritta da autocompiacimento. Il tutto nel solo modo che conoscono: imitativo comportamentale. Ma sappiano che qui l'unico che agisce da Persona è una sola, quella per la quale vi sbracciate tanto perché vi approvi. In realtà anche lui (e chi come lui ha un legame con la malata) non fa molto di più di quello che sarebbe giusto fare se l'umanità non fosse come dovrebbe essere.
Ed ora buon illuso protagonismo buonista a tutti. Provo pena per voi, ridotti così per sentire un po' di empatia, quando avete un mondo accanto che ignorate. Non ne provo per la malata a cui augurerei buon viaggio, qualunque esso sia.
Anonimo
16 Aprile 2014 @ 17:15
Grandissimo Andretta, che scrive questa verità, purtroppo, a pochi nota:
"…..ma si è mai soffermato a valutare che il corpo fisico essendo un organismo pressoché perfetto sia in grado di risolvere da se qualsiasi patologia?"
Lilith
Paolo Franceschetti
17 Aprile 2014 @ 2:06
Allora voglio precisare una cosa su quanto ha detto materialista.Ritengo la sua analisi corretta quasi completamente. Dico quasi perchè a lui – che ha la pretesa di sapere tutta la verità – sfuggono alcune cose.
Sfugge, ad esempio, che più volte mi sono comportato come ha detto lui. Una volta ho portato M in un negozio di pompe funebri. L'ho fatto a sorpresa, senza dirle dove la portavo.
Le dissi "senti, posso farti una sorpresa che, dato il tuo atteggiamento, sicuramente ti farà piacere?"
E lei: si certo.
E io: ti porto in un posto che ti piacerà. dai sali in auto.
Siamo saliti in auto l'ho fatta scendere e l'ho portata nel negozio di pompe funebri.
– Ma perchè mi porti qui –
E io:
– direi che possiamo iniziare a scegliere la bara, c'è un'offerta speciale se la prenotiamo subito, il problema è la data, bisognerebbe fissarla già da ora –
Non ha sortito un grande effetto, tranne prendermi del coglione.
Per non parlare di tutte le volte che le ho mandato link di offerte speciali per funerali, cataloghi di bare, ecc.
Materialista si crede molto intelligente, e pensa di sapere tutto.
Come del resto amici, parenti, dottori. Tutti conoscono M meglio di me, e saprebbero ovviamente come fare per un caso come Mariangela.
Andassero a fanculo
Paolo Franceschetti
17 Aprile 2014 @ 2:06
Allora voglio precisare una cosa su quanto ha detto materialista.Ritengo la sua analisi corretta quasi completamente. Dico quasi perchè a lui – che ha la pretesa di sapere tutta la verità – sfuggono alcune cose.
Sfugge, ad esempio, che più volte mi sono comportato come ha detto lui. Una volta ho portato M in un negozio di pompe funebri. L'ho fatto a sorpresa, senza dirle dove la portavo.
Le dissi "senti, posso farti una sorpresa che, dato il tuo atteggiamento, sicuramente ti farà piacere?"
E lei: si certo.
E io: ti porto in un posto che ti piacerà. dai sali in auto.
Siamo saliti in auto l'ho fatta scendere e l'ho portata nel negozio di pompe funebri.
– Ma perchè mi porti qui –
E io:
– direi che possiamo iniziare a scegliere la bara, c'è un'offerta speciale se la prenotiamo subito, il problema è la data, bisognerebbe fissarla già da ora –
Non ha sortito un grande effetto, tranne prendermi del coglione.
Per non parlare di tutte le volte che le ho mandato link di offerte speciali per funerali, cataloghi di bare, ecc.
Materialista si crede molto intelligente, e pensa di sapere tutto.
Come del resto amici, parenti, dottori. Tutti conoscono M meglio di me, e saprebbero ovviamente come fare per un caso come Mariangela.
Andassero a fanculo
Virginio
17 Aprile 2014 @ 11:40
Caro Paolo,
un ringraziamento a te e a "Mariangela" per la condivisione di quest'esperienza.
Non è forse questo lo scopo della vita, comunque cominci e comunque finisca?
Un abbraccio,
Virginio
Anonimo
17 Aprile 2014 @ 14:03
LIbero Rivanga sei un pezzente! telo dico con tutto il cuore!!!
Materialista (storico dialettico) volgarmente detto Comunista
17 Aprile 2014 @ 14:53
Caro Paolo Mariangela è matta! Chi l'asseconda tanto sano non è. Ecco perché ti ho detto che hai problemi cognitivi. Scusa così capisci se no facciamo notte con tutte le pippe perbeniste. È visto che ci siamo, e che mi interesso veramente della tua sorte, tu sei parte del suo problema. Come ti viene in mente di fare una fotografia ad una donna in crisi ai bordi di una strada, su una moto per un viaggio così lungo? Anche io mi sono innamorato di persone che con me avevano comportamenti impossibili. Che oscillavano tra grandi affettuosità e ira e sparizioni per settimane. Ma dopo qualche tempo le ho lasciate, o mi hanno lasciato, con grandi benefici per entrambi, dopo l'iniziale disperazione. Il vero amore é stato descritto perfettamente innumerevoli volte negli ultimi 4 millenni. Se non funziona subito non funzionerà, è inutile intestardirsi. Col tempo la situazione può solo peggiorare. Trovati una donna con cui passeresti decenni insieme anche senza fare niente di speciale, che ricambia l'idea e facci un po' di pargoli, che il tempo passa inesorabilmente anche per i buddisti. 🙂
Disperato77
17 Aprile 2014 @ 19:11
L'anno scorso a mia madre nel giro di poche settimane è stata fatta una diagnosi di (perdonatemi non ho sotto mano il foglio quindi vado a memoria) "polipo intestinale peduncolato con possibilità elevate di incidenza di carcinoma".
E le è stato quindi asportato un segmento di oltre 30 cm di intestino per qualcosa che manco c'era!! Per la possibilità, decisa dalla cosiddetta scienza ufficiale che mia madre potesse sviluppare un cancro del tutto inesistente..e la chiamano chirurgia preventiva!!
E hai voglia io a dirle di non farsi toccare, che ne avrebbe sofferto le conseguenze (cagarella a go gò le prime settimane, dieta che manco uno in un lager nazista eccetera), mi guardava come se fossi un povero stronzo fricchettone, e visto che sono vegano, pure lobotomizzato New Age !!
E adesso vive di paura costante, ha quasi 70 anni e un sacco di altri problemi di salute pregressi a questa cosa che sono peggiorati per questa sua ansia costante. Un continuo andare per dottori per le sue varie patologie, ripresa dell'assunzione di ansiolitici da cui si era a fatica liberata qualche anno fa, più tutta una lista degna di una farmacia ambulante di medicinali assurdi da prendere a tutte le ore, controlli, file, liste di attesa, lei che me ne dice di tutti i colori quando è depressa e in ansia…Insomma, la nostra vita è diventata un inferno senza ritorno, e io maledico me stesso e il non essere riuscito a farla uscire intatta da quello stramaledetto reparto di chirurgia generale, di cui neanche sapevamo chi fosse il direttore nè chi l'avrebbe operata, un imbecille di Milano che mi ha parlato si e non dieci secondi dopo l'intervento guardandomi come se fossi un topo da laboratorio, quello stronzo pezzo di merda maledetto, e con cui almeno io, non ho avuto più modo di parlare, specie dopo avergli detto che sono vegano e che non prendo farmaci, quindi la cavia ideale non sono certo io ma mia madre, alla quale non risparmia le sue stronzate terroristiche che la faranno morire anzi tempo, BASTARDO!!
Fate un favore a voi stessi e a chi amate, se potete teneteli lontani da ospedali e medici che vogliono operare in tutta fretta con diagnosi di questo tipo, e se non riuscite non fatevi ingoiare la vita da questo incubo come è successo a me!!
Anonimo
18 Aprile 2014 @ 10:21
@Materialista storico dialettico e rompi coglioni.
Andrebbero anche bene "alcune" delle considerazioni che hai scritto ed è vero che fanno ridere gli insulti che rivolgi a Paolo; il perchè la fotografia non va bene, però, lo sai solo tu…..Ma, innanzi tutto: la tua prosopopea e drasticità fanno proprio cagare, per non parlare poi del tuo insistente consiglio di trovare una donna che "allieti il letto" e che faccia pargoli, come se questa fosse "la soluzione" della vita.
Kalì
Anonimo
18 Aprile 2014 @ 11:17
@Disperato77
Quello che hanno fatto a tua madre, uguale uguale persino nei centimetri, l' hanno fatto e continuano a farlo ad un mucchio di gente.
I chirurghi prendono – molti EXTRA soldini per ogni atto chirurgico (NECESSARIO O MENO CHE SIA!) che eseguono; ma, dato che le BUONE voci corrono e si è venuto a sapere, recentemente ne eseguivano MENO…..Cribbio, hanno detto, bisogna andare ai ripari! Cosi che hanno scelto un capro espiatorio, tal dott. Mssone, e fatto scoppiare lo "scandalo" per dimostrare all' ingenua popolazione che le "voci che correvano" erano si, vere, ma non riguardavano tutti i "bravi ed onesti e santi" chirurghi, bensì "solo" quello che è stato messo in galera (SIC!).
La medicina allopatica è FALLIMENTARE! e non soltanto perchè è quasi unicamente a fine di lucro, bensì perchè si basa su un principio errato: quello degli opposti, ma gli opposti convivono, non si annullano ( sole e cielo, stelle e pianeti ); sono soltanto i simili con forza maggiore che annullano quelli con forza minore!
Comunque tranquillizza tua madre, dato che il corpo, con la sua energia vitale che lo sostiene, possiede INIMMAGINABILI capacità di recupero; e consigliala di non fare più né tac né risonanze magnetiche o altre INVASIONI del genere e di stare alla larga- in generale, dai CRIMINALI.
Kalì
Anonimo
18 Aprile 2014 @ 11:27
Commento LUNGO
(1)
Sarebbe interessante conoscere le 'opinioni' di M.
in merito alla "questione aldilà":
se avesse una visione 'atea' – materialista – riduzionista
(ma non mi è parso per come è stata descritta) , allora
forse vedrà nel suicidio la fine del dolore , il dissolversi
nel NULLA
(
ma allora mi chiedo come questa prospettiva non
spinga praticamente la maggioranza a suicidarsi per cose
anche molto meno 'gravi' come quelle di M.
;
bisogna avere un ego-centrismo elevatissimo per
arroccarsi in una 'certezza' del genere ,
che certezza invece non è
)
,
ma visto che si è parlato di 'legami karmici' da situazioni famigliari 'irrisolte' ed 'emozionalmente' consumanti e dipendentizzanti ,
allora
il suicidio cosa risolverebbe ?
se M. è consapevole di ciò,
come (si) spiega questa 'decisione' del volerla 'fare finita' ?
( che non farebbe finire proprio "un bel niente" )
Anonimo
18 Aprile 2014 @ 11:29
(2)
poi
questo 'mal di vivere' che M. sembra manifestare ,
sarebbe utile capire se non abbia anche motivazioni PRETTAMENTE FISICHE:
per esperienze personali , posso affermare con 'certezza' ,
che una condizione FISICA non ottimale ,
(
magari causata da problematiche FISICHE che
i mezzi e le conoscenze mediche ufficili attuali ancora non sono in grado di vedere
)
può zavorrare una persona nella 'depressione':
la persona crede che la sua 'depressione'
abbia origine 'psichica' ,
quando in realtà le motivazioni sono PRETTAMENTE FISICHE:
una condizione che però all'apparenza sembra "non esserci" :
parlo nello specifico della DCCM
Disfunzione Cranio Cervico Mandibolare
e delle scoperte fatte da Maurizio Formia
http://www.maurizioformia-og.info
( musicista , reso praticamente INVALIDO da questo problema POSTURALE , e che , dopo averle provate tutte in ambito medico , ed essere poi approdato all'ultima spiaggia senza più possibilità di soluzioni 'ufficiali' , si è 'rimboccato le maniche' , e studiando per conto suo , ha avuto diverse INTUIZIONI sul ruolo FONDAMENTEALE che
una CORRETTO , SIMMETRICO , BILANCIATO assetto posturale muscoloscheletrico HA sul benessere PSICO-FISICO dell'essere )
il suo (di Formia) problema era una dismorfosi mascellare destra ( dalla nascita )
( la 'lunghezza' dell'osso mascellare destro è più corta rispetto a sinistra ) ,
con conseguente cedimento del cranio ( non testa,cranio ) a destra ,
laterodeviazione della mandibola a destra ,
e tutta la DISTRUTTIVA CATENA DISCENDENTE DI COMPENSAZIONI POSTURALI
( torsione del cranio , torsione della mandibola , torsione della colonna vertebrale , spalla più alta , scoliosi , bacino ruotato , creste iliache sfalsate , false gambe corte , ginoccha vare-valghe , etc. )
che lo resero progressivamente praticamente un invalido;
avendo il mascellare destro più corto del sinistro , progressivametne il peso del cranio
( e con cranio non intendo testa , ma cranio , senza mandibola ) HA CEDUTO proprio a destra , e la mandibola si è inclinata , o LATERODEVIATA anch'essa a destra , per cercare SOSTEGNO POSTURALE :
tali cedimenti di cranio e mandibola però CAUSANO COMPRESSIONI in quella ZONA NEVRALGICA del collo , dove passano tutte le innervazioni , anche del nervo VAGO , che venendo così iperstimolato e compresso , provoca profondi disturbi alla sua attività , con tutto ciò che questo comporta
( problemi digestivi , problemi alla termoregolazione , problemi cardiaci , problemi respiratori , attacchi di panico , 'depressione' , etc, etc ,etc, etc, )
inoltre lo stato di ASIMMETRIA MUSCOLOSCHELETRICA fa consumare molta energia al corpo , perchè non essendo questo in EQUILIBRIO MUSCOLOSCHELETRICO IDEALE , per rimanere in piedi consuma MOLTA più energia: tale stato di penuria energetica potrebbe (ed io dico PUO) contribuire allo stato 'depressivo' in cui la persona 'crede di trovarsi' ;
Anonimo
18 Aprile 2014 @ 11:30
(3)
MA ATTENZIONE: perchè se visivamente una persona così non sembra avere "grossi problemi", anche se attraverso analisi mediche "non risulta niente" di particolamente rilevante
****** LA CONDIZIONE (psico-fisica conseguente) CHE SI VIVE E' UN INFERNO ******
non ci sono STRUMENTI per far capire la GRAVITA', e L'INCIDENZA che una tale condizione ha sul CORPO e sulla PSICHE, >>>>>> SOPRATTUTTO QUANDO LA PERSONA NON E' CONSAPEVOLE CHE LA SUA CONDIZIONE HA CAUSE PRETTAMENTE FISICHE <<<<<<<
attualmente solo l' "esperienza sul campo"
(
il Formia ha più di 2000 (ma molte di più penso) testimonianze-esperienze su persone che lui , fin dall'inizio , dopo aver pubblicato in internet le sue scoperte (nel 2002 , io le scoprii nell'estate del 2008 ) , ha seguito ed aiutato
)
fa individuare la presenza o meno di questo problema
( ed a detta del Formia , e personalmente confermo , le persone che ne sono del tutto esenti si contano con una mano: in una qualche percentuale, dalla catastrofica (come quella di Formia) alla molto lieve che non causa praticametne disturbi , praticamente tutti presentano questo grado di asimmetria muscoloscheletrica nei distretti cranio cervico mandibolari )
( un'altra curiosa osservazione che Formia ha fatto riguarda i centenari:
avrebbero tutti una ideale o prossima all'ideale, simmetria nel distretto cranio cervico mandibolare: che ci sia una correlazioe tra le due cose ? )
DAVVERO , se non si VIVE PERSONALMENTE una tale condizione
( come lui, come me , e come tanti altri ) non si riesce a capire L'IMPORTANZA della CORRETTA SIMMETRIA e DIMENSIONE VERTICALE in tale settore del corpo;
per risolvere il problema DCCM , Formia ha 'ideato' una placca che va a colmare la 'cortezza'del mascellare destro (nel suo caso: tale placca andrebbe adattata a seconda della condizione di DCCM specifica della persona in esame)
questa placca è di un materiale duro, una resina autopolimerizzante a freddo , sulla quale si ricrea l'occlusione e le mancanze di dimensione verticale;
questi sono concetti che centrano relativamente (poco) con quelli di MALOCCLUSIONE ,
sono qualcosa che vanno OLTRE ciò , che DANNO UNA VISIONE ONNICOMPRENSIVA , che include anche MA NON SOLO la malocclusione;
quelle di Formia sono scoperte che si basano su concetti meccanici , biomeccanici CERTI;
ci sono altre "scuole di pensiero" sulla questione POSTURA , come
la CORREZIONE DELL'ATLANTE ( Atlantotech, et simila ),
oppure la A.P.P.I.M. ,
oppure tante altre ,
ma nessuna di queste centra il problema
(
questa apparente 'presunzione' da parte mia deriva dal fatto di aver TOCCATO CON MANO la validità di quanto propone Formia , insieme ad aver TOCCATO CON MANO quanto propongono gli altri ( posturologia , Atlantotech ) , oltre all'aver studiano personalmente , 'per salvarmi la pelle' , queste cose , ed aver capito la LOGICITA' dietro le scoperte di Formia )
Anonimo
18 Aprile 2014 @ 11:30
(4)
leggendo le testimonianze , potrete vedere come ci siano moltissime persone
bollate(si) come 'depresse' , quando invece il problema era PRETTAMENTE FISICO:
ve ne riporto una:
http://www.maurizioformia-og.info/it/component/content/article/2-uncategorised/56-il-bilanciamento-di-lorenzo.html
http://www.simmetriadelcorpo.it/phpbb/viewtopic.php?f=17&t=88
"
insomma… non vi nascondo ragazzi miei che per diverso tempo ho seriamente pensato di suicidarmi… dato che non vedevo via di uscita.
"
http://www.occlusionegravita.it/Portals/0/iome/lor2a.bmp
un'immagine di un' "analisi visiva" per identificare la presenza di DCCM
( oltre alla foto frontale viene chiesta anche una foto di profilo )
http://www.occlusionegravita.it/Portals/0/MaurizioBs/17%20anniA.jpg
qui svariate testimonianze:
http://www.maurizioformia-og.info/it/a-chi-rivolgersi/11-approfondimenti/91 -testimonianze.html
oppur qui sul suo forum , attualmente 'chiuso' ( per questioni descritte successivamente )
http://forum.occlusionegravita.it/testimonianza-oscar-t1141.html
andate in fondo alla pagina
a destra c'è il menù a tendina con scritto
"Testimonianze Pubbliche sull'evoluzione del trattamento con OG e della Sintomatologia"
cliccate su 'Vai'
avrete un lungo elenco di testimonianze su chi ha cominciato questo trattamento- BILANCIAMENTO
Anonimo
18 Aprile 2014 @ 11:31
(5)
quello che deve essere chiaro è che le varie discipline 'ufficiali' che 'studiano' in questo settore SI TROVANO IN ALTO MARE:
NON hanno , ad oggi , le scoperte , le informazioni , le intuizioni , L'UMILTA' , le metodologie applicative , per accorgersene e concretamente risolvere ,
come quelle che invece propone Maurzio Formia ( parlo per esperienza diretta )
sono compartimentalizzate , quando invece il corpo è un tutt'uno armonico di connessioni:
in questi settori della ricerca-non ricerca medica ,
c'è LO STESSO ostracismo ,
LA STESSA ignoranza complice ,
LA STESSA arroganza cattedratica ,
allo stesso modo dell'ONCOLOGIA , come denunciato in questo articolo;
Formia , attraverso una 'battaglia legale' volta a denunciare l'INCOMPETENZA (subita) , e L'INGNORANZA IMPUNITA CHE CREA DANNI AL FINE DI ARRICCHIRSI SULLA SALUTE DEL PROSSIMO , del settore odontoiatrico ( gnatologico , posturologico , … )
è riuscito , come riporta una sentenza del tribunale di Torino , a 'far ammettere loro' che NON SANNO cosa sia , e come trattare , la DCCM , dunque ogni varia proposta terapeutica in tal direzione ( dalle modicissime cifre che partono da €3000 in su ) NON HANNO VALENZA SCIENTIFICA , cosa che ben si guardano dal comunicare all'ignaro paziente-cliente
http://www.maurizioformia-og.info/it/visualizza-riconoscimenti/12- riconoscimenti/39-sentenza-del-tribunale-di-torino-del-25-08-2011.html
Anonimo
18 Aprile 2014 @ 11:31
(6)
visto che
questa scoperta , CON LE CONSEGUENZE RIVOLUZIONARIE CHE PORTA ,
E LA NUOVA LUCE CHE PUNTA , SU TUTTA UNA SERIE DI PATOLOGIE FISICHE (e PSICHICHE) CONSEGUENTI LA PRESENZA DI DCCM ,
PUO' DRASTICAMENTE RIDURRE IL LORO 'FATTURATO'
la suddetta 'lobby' odontoiatrica , fisiatrica , etc..
'è riuscita' ad ostacolare il Formia nella sua missione-professione di 'consulente':
ovvero , Formia , era riuscito di recente ad aprire un centro OG-OcclusioneGravità ,
nel quale attraverso una consulenza
( il termine consulenza è usato con precisione , in quanto se la si chiamasse diagnosi , allora potrebbero additargli accuse del tipo "professione medica abusiva" et simila )
identificava il tipo di SBILANCIAMENTO presente , e poi guidava ed istruiva su cosa fare per risolvere progressivamente con una placca, o PRCM, Placca di Riposizinamento Cranio Mandibolare , costruita su misura dai 'suoi' odontotecnici secondo sue indicazioni;
l'ANDI, l'associazione nazionale dentisti italiani , è comunque riuscita ad 'accusarlo' di abuso della professione medica (o qualcosa di simile) e sono riusciti a 'far chiudere' il centro OG;
ci sono anche 'pazienti scontenti' ed 'ex-collaboratori' che si sono disassociati da Formia, dalla sua 'politica' nel gestire le sue scoperte e nel come proporle al pubblico:
è stato accusato di mirare 'al soldo' più che all'aiuto del prossimo, e che le sue scoperte non sono ancora 'certe' per essere applicate a TUTTI:
http://www.simmetriadelcorpo.it/phpbb/
http://www.simmetriadelcorpo.it/page1.aspx
PERSONALMENTE , leggendo le critiche che gli sono state mosse , mi sento di dire che sono ESAGERATE o del tutto FALSE , molto spesso frutto di FRUSTRAZIONE che cerca una valvola di sfogo-capro espiatorio per l'infantile-inevoluta incapacità di sopportare i 'tempi duri' ,
perchè questo BILANCIAMENTO, quando la DCCM è in una 'percentuale' notevole , non è uno scherzo , è un procedimento abbastanza lungo e faticoso , ma i risultati che si ottengono poi , sono 'paradisiaci' , si 'RINASCE' FISICAMENTE e dunque PSICHICAMENTE:
c'è la PSICO-SOMATICA : ma le scoperte di Formia hanno evidenziato l'importanza FONDAMENTALE della SOMATO-PSICHICA;
quindi attualmente
per contattarlo , sul suo sito
http://www.maurizioformia-og.info
c'è questa pagina
http://www.maurizioformia-og.info/it/a-chi-rivolgersi.html
saluti.
Anonimo
18 Aprile 2014 @ 13:57
Caro Paolo,
in qualche modo, anche se per mali diversi – più d'uno e concentrati tutti nella stessa persona -, anch'io sto vivendo una cosa simile con una persona a me vicina, anche se la crescente insofferenza reciproca potrebbe presto dividerci alla stessa stregua di come capitò a te con Mariangela.
Senza dubbio il materialista ha la sua parte di ragione. I vampiri esistono e sono tra noi. Il problema è: davvero siamo in grado di lasciarli di morire di fame?
Spesso mi chiedo cosa sia più giusto fare.
C'è un bellissimo film svedese, Let the Right One In (Lasciami entrare), che partendo dai vampiri tradizionali, parla proprio di questo.
Ecco, a me pare che qualcuno ha il coraggio di lasciarli morire di fame, questi vampiri, qualcun altro ha il coraggio di nutrirli.
Probabilmente il coraggio "giusto" non esiste.
S.COSTANZO
Anonimo
18 Aprile 2014 @ 18:19
Capisco molto bene Mariangela perchè a volte mi ritrovo a pensare le stesse cose che pensa lei, e nel profondo so che questi pensieri fanno dei danni nel mio corpo. Sto cercando di contrastarli con tutte le mie forze perchè io a differenza di Mariangela voglio vivere, se non per me per i miei figli che voglio vedere crescere e proteggere dalla ns. cultura malata.
Uno strumento che mi è molto utile è lo yoga della risata che pratico una volta la settimana, che mi aiuta a liberare quel poco di gioia che ho dentro e mi da degli strumenti per contrastare i pensieri di m…… che faccio. So che non è esattamente il tuo pensiero ma trovo molto conforto nella lettura del Vangelo, non come la storiellina che ci raccontano tanti preti ma se ben masticato, si può anche scoprire che in realtà parla di noi, di come siamo fatti dentro e di come si possono sostituire pensieri di morte con pensieri di vita, io percepisco che in qualche modo li dentro c'è una strada, quella per restare in piedi senza attaccamenti, perchè sono proprio questi nella mia ricerca di vita che mi provocano i pensieri di morte, gli attaccamenti, alle cose alle persone ai modi di pensare che ho ereditato (il famoso karma), adesso so che sto per dire una cosa che può dare fastidio, ma preferisco essere attaccata al messaggio di Gesù piuttosto che essere attaccata al buon cuore di qualche essere umano come me, che non può darmi la vita perchè ne ha già la sua carica per per vivere la sua. L'amore di cui io ho bisogno non può venirmi dall'esterno lo posso trovare solo dentro di me.
Da questa consapevolezza viene anche il perdono per tutte le cose che ho subito da parte delle persone che ho incrociato nella mia vita e la comprensione anche verso me stessa per i danni che ho fatto e farò io agli altri. (La comprensione, non la giustificazione). Non lo so se questa sia la strada che porta alla vita o se invece mi porterà alla morte, però è quella che mi sta dando un po' di pace.
Ti faccio i miei auguri per Mariangela la terrò nel cuore, mi auguro che anche lei trovi la forza per vivere dentro se stessa, che riesca a camminare con le sue gambe, (forse il fatto che non riesce a camminare in questo momento dice ….). E' un augurio che faccio anche a me! Buona serata
Anonimo
18 Aprile 2014 @ 22:09
Certo che sentire frasi del tipo:
"Lasci perdere, è una cazzata; inoltre tenga presente che è carissima e che l’ospedale non gliela passa"
“La terapia Di Bella non la conosco, non la voglio conoscere, e non mi interessa conoscerla”
“Non le dico quanti mesi ha, altrimenti magari io le dico tre mesi, poi voi fate la terapia Di Bella, la persona poi vive due o tre anni e il merito va alla terapia Di Bella che invece è una bufala”
a mio modo di vedere sono il trionfo dell'ignoranza (nel senso di ignorare) dell'attuale classe medica.
Semplicemente questi medici appena sentono "Metodo Di Bella" hanno paura perché non saprebbero comportarsi, non sanno cosa fare e/o cosa dire. Ed ecco allora che se ne escono con le usuali litanìe trite e ritrite.
Dalle scuole elementari alla specializzazione Universitaria: 20 e più anni di studio per seguire solo delle linee guida e/o un protocollo scritto da altri.
Veramente una brutta direzione per l'attuale classe medica.
Non pensano che sia il caso di riprendersi un po' dignità invece di dire oramai da decenni "Si signore!"?
Laura
20 Aprile 2014 @ 22:05
Purtroppo se una persona non vuol vivere, non è che ci sia molto da fare. Certo non avrebbe il coraggio di buttarsi da un palazzo, che richiede una forte volontà, ma preferisce lasciarsi morire lentamente, abbandonandosi al male.
Anch´io sono convinta che il tumore al 99% abbia origine nella testa.
C´è anche l´effetto coccolamento, poverina ecc. che diceva qualcuno, per cui l´essere malata è fonte di notevoli privilegi affettivi.
La religione cattolica poi ha una gran parte, insegnandoci fin dall´asilo a soccombere, a perdere senza lamentarci troppo; proponendoci come modello cui tendere un uomo crocifisso e la di lui madre piangente…
Laura
Anonimo
21 Aprile 2014 @ 16:00
Questo post è illuminante, fa emergere ciò che ognuno ha percepito di quello che è la medicina ufficiale. Mi riaggancio allo sfogo di disperato 77, per confermare tutto quello che lui racconta del suo rapporto con medici e ospedali. State (stiamo) lontani dai dottori e dalle loro diagnosi , non precipitiamoci da loro al primo accenno di disturbo, le malattie genetiche non esistono, il corpo se gli dai il tempo, si rigenera da sé, non sto farneticando, l'ho provato sulla mia pelle e, per paura di una diagnosi nefasta non mi sono fatta visitare. Dopo circa un mese non avevo più nessun disturbo. Spesso ho sintomi di malesseri vari, utilizzo svariati sistemi di auto cura ( chakra, bioenergia, mudra etc, ) e dopo poco sparisce . Provate a chiedervi per quale motivo un medico dovrebbe risolvere il vostro problema? Per altruismo? Umanità? Amicizia. Chi siete voi per lui? Un ingranaggio della fabbrica dei malati! che, se sparissero perchè guariti da loro (!?) o in modo del tutto naturale, questi medici avrebbero finito la loro funzione e così addio a guadagni consistenti e delirio di onnipotenza! Nella medicina ufficiale, chi funziona davvero sono i traumatologi che intervengono su incidenti e similari. Purtroppo però questo ragionamento vale solo per chi lo ha attraversato e, diventa difficilissimo farlo recepire a coloro che tu vorresti salvaguardare da questa infida categoria . Laura
Freeanimals
23 Aprile 2014 @ 3:33
Mi unisco agli auguri fatti da altri, a Mariangela e a Paolo, ma vorrei anche ringraziare Disperato 77 per la sua testimonianza: http://freeanimals-freeanimals.blogspot.it/2014/04/un-povero-inascoltato-fricchettone.html
Grazie. Un saluto a tutti.
Anonimo
23 Aprile 2014 @ 8:56
Quando si tratta di cancro ognuno ha una propria storia da raccontare (anche io ho la mia ma ve la risparmio); in realtà qualcosa da raccontare ci sarebbe sempre, in caso di qualsiasi malattia….il cancro fa solo un poco più paura.
La malattia può essere un messaggio per la persona che la riceve, che può capire o meno tale messaggio e comportarsi di conseguenza….ma non è comunque detto che la risoluzione sia la vita come la conosciamo.
Il messaggio può anche essere diretto alle persone che stanno vicino a chi si ammala (quasi sempre è ANCHE questo), e allora può essere visto come il sacrificio che si compie per qualcun altro.
Alle volte è semplicemente il karma passato.
Altre è il karma che ci prepariamo per il futuro.
O forse serviva solo perché tu ne parlassi in questo blog fornendo informazioni e facendo riflettere qualcuno che forse altrimenti non ci avrebbero mai pensato……e domani potrà prendere una decisioni diversa….
L’importante, per te, è capire il perché di quello che è successo, affinché non sia successo in vano.
CLaudio
Anonimo
23 Aprile 2014 @ 12:08
Brava Laura, è tutto vero quello che scrivi.
Voglio solo aggiungere che, quando ci prende un malessere, di qualsiasi gravità sia, per prima cosa non bisogna lasciarsi prendere dalla paura e, come la medicina olistica insegna: si deve digiunare anche solo parzialmente e riposare, riflettendo sugli errori commessi, ossia sul perchè, come e quando il disturbo è iniziato.
Kalì
Disperato77
27 Aprile 2014 @ 15:43
Ciao Kali ciao a tutti, grazie per i post di incoraggiamento, grazie a Freeanimals per aver pubblicato il mio post sul suo blog, sul quale ho già risposto, veramente grazie di cuore, un cuore che ho davvero pesante ultimamente, a causa di tutta questa storia che va avanti a un anno e non accenna a migliorare, anzi…Comunque, spero solo che prima o poi mia mamma capisca che sto solo cercando di aiutarla, prima che succeda il peggio.
Io per quello che posso e che lei accetta le starò vicino, e sono sempre più contento di essere vegano, mi sta aiutando a reggere questo bruttissimo periodo di stress (non c'è solo il problema di mia madre, anch'io ho i miei personali come tutti) e depressione.
Grazie ancora a tutti, mi avete davvero commosso.
Anonimo
29 Aprile 2014 @ 19:54
Un abbraccio affettuoso a Paolo Franceschetti, purtroppo devo dire che alcuni sintomi post chemio, dolore, stanchezza, inappetenza, conati, freddo/caldo li ho riscontrati anche in mia madre dopo il trattamento fatto al Pascale di Napoli, entrata con le sue gambe per effettuare la "cura" e dopo mai più in grado di camminare con le proprie gambe in fatti le ultime chemio le ha fatte quando ormai era permanentemente attaccata alla bombola d'ossigeno e sempre sulla sedia a rotelle.
Come te io non ho mai capito:
1) farmaci che PROVOCANO IL CANCRO
(come effetto collaterale)
2) ago aspirato / biopsia / esame istologico
Oltre a questo anche io credo che le cause dell'origine della "malattia" siano attribuibili a vari agenti:
Mentali / stato d'animo
Ambientali / inquinamento
Nutrizionali / style di vita
Credo che in oltre i conflitti non risolti per molto tempo possano creare problemi seri, come anche la frustrazione e lo stress che hanno varie origini.
In oltre anche io credo che in fondo in fondo uno/a muoia quando ormai lui/e non ne vuole più sapere di stare a questo mondo, questa storia di questa donna che non ce l'ha fatta mi rattrista molto, ma vorrei capire come mai lei voleva morire?
forse voleva a modo suo ricongiungersi a qualche suo caro precedentemente perso???
Quale era il suo conflitto di base?
Scusate se sono stato un po' lungo ma ahimè nella vicenda cancro ci stò da più di un decennio e da un paio d'anni a questa parte dopo mia madre ne è stata colpita anche mia sorella a 34 anni per fortuna in maniera non eccessivamente aggressiva e quindi gestibile.
Un saluto pieno d'Amore a tutti, in particolare a quelli che soffrono.
Anonimo
1 Maggio 2014 @ 5:44
Grazie per questo utilissimo blog; le cure sono solo un mezzo per guarire, ma come tutti i mezzi bisogna usarli, e soprattutto avere la profonda intenzione di arrivare dove essi ti portano. In poche parole l'intenzione della persona di guarire è necessaria; credo che già Ippocrate avesse detto qualcosa del genere..; Infatti, caro Paolo, persone che praticano il nostro buddismo, hanno portato testimonianze di essere riusciti a guarire attraverso la pratica (quindi radicando una profonda intenzione, ichinen come si dice tra noi), coadiuvati poi dalle cure mediche, tra cui pure cicli di chemio o radio. Ho la sensazione che contro una profonda convinzione, pure le cure terribili e grossolane occidentali diventino "alleate", figuriamoci poi un team di cure più "sottili" ma efficacissime quali sono quelle che hai, Paolo, esaurientemente descritto.
Lila.
Filippo
16 Maggio 2014 @ 23:50
Come te io non ho mai capito:
1) farmaci che PROVOCANO IL CANCRO
(come effetto collaterale)
2) ago aspirato / biopsia / esame istologico
———————————-
Per rispondere al secondo punto, cio' e' descritto dal Dott. Nacci nel suo e-book "1000 Piante contro il cancro" dove menziona appunto questo fatto, cioe' che e' meglio evitare la biopsia, perche' questa sembra in qualche modo accelerare, se non provocare il processo di metastasi.
Il libro ha 845 pagine, ma io ho letto qua e la' solo le prime, diciamo, 50 pagine, per cui, a memoria, la frase di Nacci sulla biopsia dovrebbe trovarsi in una di queste pagine.
Anonimo
17 Giugno 2014 @ 18:38
Caro Paolo franceschetti, le consiglio di visitare il sito; http://www.cellulacancerosa.it L'origine del cancro non ha solo origini psicologiche. W.Reich ha scoperto l'origine del cancro e la sua causa, e come curarlo con l'orgono-terapia e l'accumulatore orgonico.
cordiali
saluti
Anonimo
26 Giugno 2014 @ 7:23
Grazie a Voi ho scoperto la terapia dell'aloe arborescens superiore brasiliana, grazie di cuore poichè ho lenito completamente gli effetti collaterali della Chemio, insomma sono rinata! Orietta-Cavriago(RE)
Anonimo
6 Ottobre 2014 @ 5:19
Caro Paolo,seguo il tuo blog ormai da anni e ti ringrazio di quest testimonianza tanto vicina a quella che io ho vissuto con mio padre che quando io ero adolescente è morto di dolorosissime metastasi dopo sei anni di chemio per mieloma. Tutto questo mi ha devastata e lo sto pagando con una malattia autoimmune. Mio padre era orfano di guerra di un padre morto mentre mia nonna lo aspettava. Si è sposato mio padre con una donna che nn ha saputo vedere le sue difficoltà psicologiche essendo anche lei bisognosa di introspezione. Per fartela breve io nn so xke ma sn l'unica in famiglia che intuiva e ora capisce certi meccanismi del corpo e dell'anima. Ricordi ancora che io 18 diedi a mio padre moribondo il De senectute… Nn ti arrendere… Ma lui era un bravo soldato…
Anonimo
6 Ottobre 2014 @ 5:26
Continuo… Sono stata lungamente convinta che prima o poi avrei pagato i numerosi conflitti familiari (ancora in corso) e il lutto mai passato con un tumore anche io, ma l'effetto mi ha infuso una seranza fortissim xke io voglio vivere! E poi sto facendo psicoterapia da anni anche se saltuariamente ebpoi suono, la musica mi ha salvata. Dico sempre a mia madre che io userei il di bella e l'alimentazione… Ora lei ha la distrofia ma la sua piccola mentalità nn è cambiata, attende con ansia di ricevere da qualcuno le attenzioni malate che lei ha rivolto alla sua famiglia… (le voglio bene, ma credo che su qst rancore dv lavorarci su)
Teddy Theresa
11 Ottobre 2014 @ 11:31
Non riesco a postare questo le storie di successo per qualsiasi motivo, così ho postato qui. Mi è stato diagnosticato un cancro alla prostata il 18 ottobre, 2013 mi è stato consigliato dal mio medico che le mie uniche opzioni erano per ottenere una prostatectomia o hanno semi radiazioni impiantati nella mia prostata o ricevere radioterapia esterna regolare. Ho rifiutato. Sapevo che ci doveva essere altre opzioni.
Ho perlustrato internet e ho scoperto una ricchezza di informazioni sulla cannabis cancro polimerizzazione dell'olio. Sono stato in grado di ottenere un po 'di olio di marijuana medica (Rick Simpson Oil) da esso e consumato il dosaggio consigliato da metà gennaio.
Il 6 ottobre 2014 ho avuto una rivalutazione del cancro che consisteva di una risonanza magnetica con uno stato dell'arte macchina Tesla MRI 3. Risultati – NESSUN SEGNO DEL CANCRO! CANCRO GRATIS!
Una delle cose che mi hanno aiutato, mentre passa attraverso tutto questo stava leggendo le testimonianze e le storie di successo di coloro che hanno utilizzato l'olio e sono state curate e con una buona dieta. Ora che questo meraviglioso olio mi ha guarito, mi sento che ho bisogno di far sapere agli altri pure. Non esitate a contattarmi, chiedete qualsiasi cosa si dovrebbe avere ulteriori informazioni, si prega di vist ufficiale Rick Simpson Sito web: http://www.phoenix-tears.com o contattare direttamente a: [email protected] erano ho acquistato da. Grazie,
Ted Teresa.
Kayla Schmister
23 Ottobre 2014 @ 15:00
Aiutami a celebrare e ringraziare il meraviglioso olio Rick Simpson Cannabis che curava il Padre mio che è stato diagnosticato di un raro tipo di cancro alla prostata noto come il cancro neuroendocrino nel 19/09/2001, l'olio di Cannabis con elevata potenza di contenuto di THC e CBD è stato utilizzato con successo nella cura di mio padre di cancro neuroendocrino in 4 mesi e 3 settimane di full circle trattamento. è un miracolo anzi, ringrazio Dio Onnipotente per Rick Simpson e il suo utile Cannabis olio che è stato utilizzato nel salvare la vita padre, Rick, Tu fiorirà althrough vostri preziosi giorni rimanenti sulla terra. Un grande vita Saver voi.
Potete contattare Rick Simpson su: [email protected]
Web: http://www.paramount-oil.tk
Cellulare: (+44) 703 194 2647
Testo: +1 312 835 3384
e-mail: [email protected]
Anonimo
5 Giugno 2016 @ 13:36
Bene io devo ringraziare solo l'aloe arborescens superiore un prodotto eccezionale che mi ha cambiato la vita. Tumore al colon , poi al seno , mastectomia, insomma per i grandi saggi dell'oncologia ero solo una cavia da utilizzare per nuove "sperimentali" chemio. Ho rifiutato tutto, solo aloe arborescens superiore di una ditta torinese, ed ascorbato di potassio . La malattia mi è stata diagnosticata a Bolzano nel 2009 ed eccomi a scrivere la mia esperienza . Onorina
Franco
29 Aprile 2018 @ 12:15
Carissima Onorina , nel 2015 mi sono ammalato anche io , tumore alla prostata , innalzamento del PSA 70 , insomma la situazione era grave. Mi hanno operato ed hanno verificato che qualche cellula era partita , insomma le metastasi tendevano a propagarsi al fegato ed in altri organi. Perché ringrazio Onorina? Mi ha indicato la strada giusta , io non mi sono fidato di dire no alla chemio , del resto il naturopata Lanza della ditta torinese ha insistito perché seguissi tutti i protocolli medici , chemio in primis ! Mi ha spiegato che non tutta l’aloe è idonea, anzi molto spesso i prodotti in commercio , essendo economici non solo non funzionano ma spesso sono un cattivo investimento. Cosa ho abbinato all’aloe più pregiata ma anche cara al mondo? Germanio, ascorbato di potassio ed una dieta molto vegetale( ogni tanto violo le regole e la carne la mangio)ricca di frutta di stagione e verdura. Ritengo caro Paolo che questo articolo sia bellissimo e veritiero , peccato che la TV spazzatura spesso demonizzi tutto e tutti coloro che non “cantano nel coro”. Mi rattrista molto avere visto oltre 100 persone conosciute lungo questo irto cammino morire, si almeno un centinaio sono decedute a seguito dei danni arrecati dalla CHEMIO ! Io ho cercato di fare divulgazione , non sono un fesso , nel 1982 mi sono laureato in Architettura eppure in alcuni casi nel camerino della morte certi dottoroni sorridevano ironicamente quando sostenevo di stare meglio utilizzando questo prodotto di Aloe superiore dei Ghignone con altri prodotti naturali. Nel tempo però si rendevano conto che si spegnevano come candele tantissime persone, ultimamente si era avvicinata un oncologa che con grande curiosità mi chiese più informazioni in merito dell’aloe arborescens(spesso non sanno neppure la differenza botanica pensando che l’aloe vera sia la migliore, beata ignoranza) ed io cominciai a raccontare la mia esperienza . Da quel momento in poi vista la remissione totale della malattia questa oncologa suggeriva la mia cura parallela cioè l’aloe arborescens superiore, germanio ed ascorbato! La natura ci permette di ottenere veri e propri miracoli, bisognerebbe ascoltarla e non sputtanarla come troppo spesso accade. Chi ha il cancro si informi ed eviti di fare chemioterapia senza questo supporto eccezionale che mi ha salvato la vita. Un grazie ad Onorina senza la quale oggi forse non ci sarei più .
Marisa
15 Maggio 2019 @ 14:34
Grazie Franco , io dopo l’intervento al seno ho cominciato ad assumere l’aloe a cui hai fatto riferimento! Non so come ringraziarti , nessun effetto collaterale nonostante le 16 infusioni! Personale ed oncologi sbalorditi , da adesso solo controlli ogni 6 mesi. Un salasso economico ma soddisfattissima ….e pensare che non sapevo di questa Aloe arborescens superiore! Ogni tanto compravo aloe vera ma non percepivo nessun reale beneficio, in compenso costava poco. Un bacio a tutti Voi
Luciana
18 Aprile 2017 @ 20:00
Valuterei come cura contro il cancro anche il Metodo di Aldo Vieri riportato recentemente alla luce da un gruppo di persone attive su fb. Scrivo questo perchè ho il sospetto che funzioni per davvero.