1. La vicenda. 2. Ricapitoliamo
La vicenda.
La vicenda di Mario Cerciello Rega, il carabiniere ucciso a coltellate a Roma nella notte tra il 25 e il 26 luglio, è piena di punti oscuri. Anzi, possiamo proprio dire che nella ricostruzione, o meglio nelle ricostruzioni che di volta in volta ci vengono fornite, non quadra nulla.
Procediamo in ordine cronologico. La mattina di venerdì 26 luglio vengono diffuse le prime notizie. Un vicebrigadiere dei carabinieri, Mario Cerciello Rega, è stato ucciso a Roma nel quartiere Prati, in via Pietro Cossa, nel corso di un’operazione per il recupero di una borsa rubata. Sono ricercati “due maghrebini”. Non si sa quasi nulla dell’accaduto, se non poche frammentarie notizie, eppure si parla subito di due nordafricani come presunti colpevoli. Questo scatena l’immediata reazione emotiva della maggior parte delle persone, soprattutto nei commenti sui social network.
Per quanto riguarda il furto, inizialmente viene detto che è avvenuto martedì sera. La donna scippata ha chiamato il proprio numero di cellulare e si è accordata con i ladri per la restituzione della borsa pagando 100 euro. La donna chiama poi i carabinieri e si presenta con loro all’appuntamento.
Questa è la prima versione della dinamica dei fatti, diffusa nella mattinata di venerdì e ritenuta valida per quasi tutto il giorno. Poi nel tardo pomeriggio cominciano ad uscire notizie contrastanti.
Intanto la persona derubata non è più una donna, ma un uomo, e infine un pusher. Uno spacciatore a cui hanno rubato il borsello che si rivolge ai carabinieri… Qualcosa di quantomeno improbabile, per usare un eufemismo.
In serata, poi, la “svolta” più importante: vengono fermati due cittadini americani di 19 anni, studenti della John Cabot University, che però smentisce; infatti poi si dirà che sono sì studenti, ma in vacanza studio in Italia. Quindi non sono più “due maghrebini”, ma due americani. Vengono pubblicate anche le loro foto scattate durante il fermo nella stanza d’albergo dove alloggiano. A tarda sera esce la notizia che uno dei due avrebbe confessato di essere stato lui ad accoltellare il carabiniere.
Pare che i due ragazzi fossero in cerca di droga a Trastevere. Avrebbero derubato il pusher da cui sarebbero stati truffati: lo spacciatore gli avrebbe infatti rifilato una semplice aspirina anziché cocaina. Il furto sarebbe quindi avvenuto la sera stessa dell’accoltellamento, non due sere prima come inizialmente era stato detto.
Fin qui la prima giornata. Poi sabato e domenica escono altri aggiornamenti che però, anziché chiarire la dinamica dei fatti, la complicano ancora di più, rendendo il tutto sempre più fumoso e scatenando dubbi e interrogativi su cosa sia realmente accaduto quella notte.
A nostro parere, ci sono due personaggi chiave in questa vicenda: Sergio Brugiatelli e Andrea Varriale. Il primo è il pusher scippato; in seguito però è stato definito non come spacciatore ma come intermediario. Non è ancora ben chiaro il suo ruolo e la sua posizione. Per come è stato descritto, viene da pensare che sia un informatore delle forze dell’ordine nell’ambiente dello spaccio.
Varriale invece è il carabiniere che si trovava insieme a Cerciello Rega quella notte. Anch’egli è rimasto ferito e avrebbe tentato di soccorrere il collega, ma nel frattempo i due malviventi (così venivano definiti all’inizio, prima del fermo degli studenti americani) sarebbero scappati dopo la colluttazione e le coltellate. Ma la prima versione dei fatti fornita dai carabinieri, e in particolare proprio da Varriale, non collima con il quadro che si è poi delineato nei giorni successivi.
L’identikit che viene fornito non corrisponde assolutamente alla descrizione dei due ragazzi arrestati. Come abbiamo detto, si parlava di due maghrebini. Ma non sono stati i giornali a scriverlo: è stato proprio il carabiniere Varriale a parlare di due nordafricani. Perché questa incongruenza così forte? Nella giornata di sabato si è poi saputo che il primo in assoluto a parlare di due nordafricani è stato il pusher e/o intermediario Brugiatelli, al fine di depistare, per sua stessa ammissione.
E qui il groviglio si infittisce. Chi è realmente Sergio Brugiatelli? Perché si sarebbe rivolto ai carabinieri per il furto del borsello (ammesso che sia vero, cosa di cui dubitiamo fortemente)? Perché ha parlato di due nordafricani, e così ha fatto anche Andrea Varriale?
E poi, quanti carabinieri erano presenti all’incontro? Solo Cerciello e Varriale, o anche altri? Nei primi articoli si parla di “alcuni colleghi”, ma poi raccontando la dinamica dei fatti si fa sempre riferimento solo a Cerciello e Varriale. Secondo una delle versioni, sarebbero state presenti due pattuglie, una del 112 e una in borghese. Ma anche questo non è confermato. Insomma, i punti oscuri sono molti. Il modo in cui è stata condotta l’operazione, almeno per come ci viene raccontato, è quantomeno anomalo e pieno di cose che non quadrano.
Inoltre, già la sera del 26 luglio, si diffonde l’ipotesi che uno dei due carabinieri fosse disarmato. E oggi, durante la conferenza stampa sull’omicidio del vicebrigadiere, è stato detto che Mario Cerciello Rega era disarmato quando si è presentato all’appuntamento, perché “aveva dimenticato la pistola”. Sì, proprio così. Il comandante provinciale dei carabinieri di Roma, Francesco Gargaro, ha detto che quella notte Cerciello ha dimenticato la propria pistola nell’armadietto, e ha parlato di semplice “dimenticanza”. Come è possibile che un carabiniere si presenti a un’operazione di questo tipo senza pistola?
Gargaro ha aggiunto che Cerciello e Varriale “non si aspettavano di essere aggrediti nel momento in cui si qualificavano come carabinieri”. Ha poi parlato di ben 4 pattuglie presenti in zona, “che non dovevano essere visibili per non pregiudicare l’operazione e che sono intervenute pochi minuti dopo l’allarme”. Tutto ciò, anziché fugare i dubbi, rafforza l’idea che le cose siano andate diversamente e che quella notte sia successo qualcos’altro che si sta cercando di coprire con la diffusione di informazioni man mano diverse e comunque sempre incomplete e contraddittorie.
Veniamo ai luoghi. L’incontro, la colluttazione e l’accoltellamento sono avvenuti in via Pietro Cossa, nel quartiere Prati. A pochissimi metri si trova la stazione dei carabinieri San Pietro. Vicinissimo è anche l’hotel Le Meridien Visconti, dove i due americani alloggiavano: si trova in via Federico Cesi, che è una traversa di via Pietro Cossa. In alcuni articoli che riportano la conferenza stampa di oggi, si parla addirittura di via Cesi come luogo dell’incontro e quindi del delitto. Non sappiamo se sia un semplice errore o se si tratti dell’ennesimo elemento discordante rispetto a una versione dei fatti precedente.
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Ricapitoliamo
Dunque, ricapitolando la ricostruzione. L’incontro sarebbe avvenuto a due passi da una caserma dei carabinieri. Dopo l’accoltellamento, i due ragazzi sarebbero scappati senza essere presi dai carabinieri. Non si sa se sono stati inseguiti, dato che non è stato detto (anche questo un “particolare” non irrilevante). Si rifugiano nell’hotel dove alloggiano, che si trova anch’esso a pochi passi dal luogo del delitto (a circa 150-200 metri). Anziché liberarsene, come sarebbe più logico, portano con sé il coltello, che viene ritrovato nella loro stanza.
Poi, altre domande… Le Meridien è un hotel di lusso. Come mai due ricchi studenti americani, che possono permettersi l’alloggio in un hotel come questo, chiedono 100 euro per la restituzione del borsello? Ha senso tutto questo? E perché commettono il furto e il successivo accoltellamento la notte prima del loro ritorno negli Stati Uniti? Sì, perché secondo le cronache i due sarebbero dovuti ripartire per gli USA proprio la sera del 26 luglio.
Un altro punto oscuro riguarda l’arma del delitto: un coltello a lama fissa lunga 18 cm. È usato per i combattimenti corpo a corpo ed è in dotazione ai Marines statunitensi. Due studenti 19enni dove hanno trovato questo coltello? Perché l’avevano con sé? L’hanno portato dall’America? E se sì, perché? E davvero possono averlo utilizzato loro due, o si può ipotizzare la presenza di altri soggetti opportunamente addestrati? Anche perché un altro interrogativo è come abbiano fatto due ragazzi che in teoria sarebbero solo degli studenti (e che per giunta sembrano avere un fisico abbastanza esile e non allenato), a sferrare 11 coltellate e ad avere la meglio su due carabinieri che si suppone siano preparati ad operazioni come questa.
Ecco, le coltellate. Inizialmente erano 8, nelle prime ore è stato detto anche 7. Poi sempre 8, per giorni. Fino a ieri, quando la versione è cambiata di nuovo: infatti le coltellate sono salite a 11, secondo i risultati dell’autopsia. Ma, come abbiamo visto, questo è solo uno degli elementi che sono stati cambiati man mano che uscivano le ricostruzioni sempre diverse in questi giorni.
Sempre di ieri è la notizia che il carabiniere Andrea Varriale si trovava già in Piazza Mastai a Trastevere (luogo del furto della borsa) prima dell’operazione in via Cossa.
Tanti buchi e incongruenze, insomma. Una vicenda anomala e manipolata. Punti oscuri e depistanti, diffusi dalla stessa Arma dei Carabinieri. Tante cose dette e poi smentite o modificate. Tante cose non dette, soprattutto. La forte sensazione è che dietro ci sia dell’altro, e che siano in atto anche messaggi e strategie trasversali, come l’episodio della foto diffusa sulle chat e sui social, in cui si vede uno dei due americani bendato all’interno della caserma dei carabinieri.
Ciò che ci ha spinto a scrivere questo articolo, oltre alle innumerevoli cose che non quadrano emerse in questi giorni, è stata soprattutto la notizia uscita oggi durante la conferenza stampa, sul fatto che Cerciello fosse disarmato. Perché non ha portato con sé la pistola? Forse perché in realtà non sapeva di dover partecipare a un’operazione? Forse è stata una trappola che gli è stata tratta per ucciderlo? Questo spiegherebbe la “dimenticanza” della pistola, ma spiegherebbe anche altre cose, come la sostanziale non reazione del collega.
Su cosa stava indagando Mario Cerciello Rega? Aveva forse partecipato a qualche operazione coperta, gestita dai servizi segreti, e ha scoperto o visto cose che non doveva vedere? Qualcuno poteva volere la sua morte?
Concludiamo questo articolo con alcune note simboliche, che saranno già saltate agli occhi dei lettori che conoscono le nostre ricerche sulla Rosa Rossa e sugli omicidi rituali. Specifichiamo come sempre che se in un delitto si trovano degli elementi simbolici non vuol dire che altri livelli di interpretazione più “materiali” non siano validi. Anzi, al contrario, in vicende come questa coesistono più livelli che si completano a vicenda. Inoltre i simboli vengono utilizzati anche per veicolare messaggi.
Innanzitutto, il nome del carabiniere ucciso. Mario Cerciello Rega, talvolta scritto anche Rega Cerciello: iniziali del cognome CR o RC. La moglie si chiama Rosa Maria Esilio. Il vicebrigadiere era anche un volontario dei Cavalieri di Malta. I due ragazzi americani si chiamano Finnegan Lee Elder (colui che avrebbe materialmente sferrato le coltellate) e Christian Gabriel Natale Hjorth (il ragazzo bendato nella foto): colpisce soprattutto il nome di quest’ultimo, Christian Natale.
31Luglii
30 Luglio 2019 @ 21:41
Mario Circello è uno youtuber che vi segue e non ho mai capito che lavobo fa in Svizzera.
La foto di uno dei due sui social mostra tatuaggi molto eloquenti, strano che sul blog nn lo abiate segnalato.
Massimo Zucchi
30 Luglio 2019 @ 23:08
Strano anche il balletto sul numero delle coltellate: prima erano NOVE, poi, dopo l’autopsia, si è ripetuto con molta insistenza che le coltellate sono state UNDICI. Si sa l’importanza esoterica di questo numero. il coltello usato è in uso presso i MARINES americani, e il carabiniere sembra essere stato ucciso con tecnica di persona addestrata, cosa che i due americani arrestati non sembrano essere. Poi, proprio oggi il magistrato ha dichiarato che i due americani “non comprendono affatto la gravità di quanto compiuto”. E pare che siano stranamente tranquilli e pacati. Forse sono stati “trattati” con ipnosi, Mk ultra, Monarch, o cose simili. Mi pare che l’effeto sia quello di allontanare il governo e l’opinione pubblica americana da Salvini. Questo vorrebbe dire che le Ur-Lodge concorrenti della “Hathor Pentalpha”, che sponsorizza Salvini, stiano reagendo, usando le stesse armi dei nemici.
ilconsapevole
31 Luglio 2019 @ 16:50
sappiamo se è stato fatto qualche esamino per capire se forze dell ordine e colpevoli avevano usato droghe
andrea carancini
31 Luglio 2019 @ 17:31
Brava: ottimo articolo!
Maria
31 Luglio 2019 @ 20:33
Cara Stefy,
io casualmente avevo prenotato un viaggio a Roma pochi giorni prima dell’ omicidio.
Volevo fare questo viaggio per visitare la grande Basilica e poi Castel Sant’Angelo.
Cara Stefy, è avvenuto a pochi metri da Castel Sant’Angelo.
Io non vorrei ripetermi, ma forse sono suggestionata e vedo dappertutto San Michele Arcangelo e la Madonna di Fatima. Non che abbia visioni o apparizioni, non fraintendetemi. Ma esiste una battaglia.
Comunque passerò a dire un preghiera sul luogo del delitto e forse anche da Sant’Angelo Romano vicino all’eremo di Padre Gabriele.
Anche la storia letta dalla moglie del carabiniere ucciso al funerale parlava casualmente di un angelo commosso fino alla lacrime.
Spero che San Michele Arcangelo aiuti e sostenga la povera vedova.
Antonio Marcianò
1 Agosto 2019 @ 15:49
E se il carabiniere non fosse stato ucciso? Autposia eseguita troppo in fretta come le esequie. E’ possibile anche, come ha scritto Massimo Zucchi, che si tratti di un atto relativo alle faide tra le varie logge: le logge di “destra” sono ostili a Salvini.
Andrea
1 Agosto 2019 @ 16:13
È comunque molto strano che un ragazzetto peso piuma riesca a sopraffare un adulto di struttura robusta in quattro e quattrotto, é evidente che l’assassino era persona addestrata. Inoltre la foto dell’arrestato bendato é immediatamente circolata su testate americane mondialiste anti-Trump (CNN, WP, NYT): sembra che qualcuno volesse creare un incidente diplomatico tra Italia e USA. Secondo me ci sono buone ragione per ipotizzare il coinvolgimento di apparati deviati in questa vicenda. Per il resto quando apparati occulti colpivano le FdO italiane, tipicamente colpivano i carabinieri: la strage di Peteano e la strage del Pilastro sono 2 casi rilevanti in questo senso.
Ad ogni modo consiglio vivamente di leggere il libro “Spyhunter – The Secret History of German Intelligence” di Michael Shrimpton (June Press – 2014) —> http://www.junepress.com/book.asp?BID=901
omissis
2 Agosto 2019 @ 0:27
Il simbolo della rosa rossa ricorre in un’infinità di fatti di cronaca nera, a partire dai delitti del mostro di Firenze, per passare da Pantani, Rino Gaetano, Fois, Cogne, Erba, Garlasco, Meredith, la tragedia della nave Concordia
https://www.youtube.com/watch?v=fna8f_8Vuzo
Monia De Moniax
2 Agosto 2019 @ 10:41
le foto pubblicate NON corrispondono ai nomi….guardata la camicetta righine verticali bianche e celeste…
Solo Washington Times ci ha preso… Neanche io me ne era accorta per li. L’ho scoperto vedendo la BENDA perfettamento intonata all’abbigliamento di Finnegan…Numeri: vedi la smorfia napoletana…
Geniali interpretazioni sull’oscuro caso di Mario Cerciello Rega: Stefania Nicoletti, Antonio de Martini, Tpi. italiaeilmondo; Paolo Franceschetti petalidiloto – vraie55
3 Agosto 2019 @ 0:23
[…] L’articolo è datato 30.7 .. ci divide un’eternità (dati i continui cambiamenti di “programma”) eppure nessuno ha fatto altrettanto. Seguono alcune utilissime informazioni e suggerimenti interpretativi di chi quel mondo -forze dell’ordine, inquirenti- lo ha conosciuto dall’interno, l’appassionatissimo e patriottico Antonio de Martini di “italiaeilmondo”. Infine TPI, ricca ricognizione in 10 punti .. che poi sono, invece, 11 (come le pugnalate inferte al povero Vicebrigadiere). Di seguito copincollo tutto quanto detto da Stefania Nicoletti .. che potete trovare anche direttamente su “petalidiloto”, qua: Carabiniere ucciso a Roma: i punti oscuri della vicenda […]
Luca
3 Agosto 2019 @ 11:22
Buongiorno.
Mi viene da pensare anche questo: il fatto che inizialmente la derubata fosse una donna che si accorda per la restituzione della borsa,ricorda un film di SERGIO RUBINI. Mio cognato.
Il tizio successivo si chiama SERGIO BRUGIATELLI. Sembra cabala. As esempio R. Vecchioni nella sua canzone a Sergio si riferisce ,se è vero,a suo fratello( nulla di strano in se per chi scrive testi ispirati). Forse è forzata,però potrebbe rappresentare uno sfruttamento della situazione o un depistaggio per comunicare tra soggetti particolari. Tenendo conto che la ” tv” osserva Internet e ne prende spunto,anche solo per manipolare ecc.
vraie55
4 Agosto 2019 @ 0:30
Interessantissimo intervento!! Segnalo 2 elementi che mi paiono interessanti:
Mattarella non è andato al funerale del vice brigadiere, e
https://www.cognomix.it/origine-cognome/varriale.php
Cincinnatus
4 Agosto 2019 @ 11:22
Mario Cerciello Rega , prima di entrare nei CC ha fatto il servizio militare presso la caserma del Rud di Cerveteri e Forte Braschi.
A mio parere è stata un’operazione di controspionaggio finita male . I due “studenti” americani sono spie come lo era Regeni . Presto saranno liberi perchè il Dipartimento di Stato si è attivato per riprenderseli. Ecco spiegato come hanno fatto a far uscire una fotografia da una caserma.
jenseits
4 Agosto 2019 @ 12:05
Che sia una storia, peraltro ancora in corso, da mettere nell’interminabile lista dei misteri «italoamericani» non avevo dubbi, la lettura politica non e’ sicura ma qualche ipotesi si puo’ fare, quella di Massimo Zucchi piu’ sopra ha una sua validita’, la certezza come sempre e’ che resteremo spettatori di giochi piu’ grandi di noi.
jenseits
4 Agosto 2019 @ 18:44
Edgar Finnegan LEE? LEE Harwey Oswald?
Rossana Pagano
4 Agosto 2019 @ 20:50
Ritorna cmq il numero undici !
Vercelli: Carabinieri recuperano da un tombino banconota di un pensionato; tgvercelli.it – Locarno: Bimba al poliziotto: “Non mi voglio lavare i capelli”; ticinonews.ch – – vraie55
7 Agosto 2019 @ 1:04
[…] https://petalidiloto.com/2019/07/carabiniere-ucciso-a-roma-i-punti-oscuri-della-vicenda.html […]
Anna
7 Agosto 2019 @ 14:09
E se avesse ragione Antonio Marciano’ (che spero sia l’originale)? Da qualche anno sto convincendomi sempre di più che tanti omicidi e stragi siano del tutto fasulli e che la Matrix sia ancora più profonda e ingarbugliata di quanto potremo mai capire.
Seguo blog di ricercatori indipendenti americani, inglesi, australiani, convintissimi che non esistano vittime dell’11 settembre così come di tutte le varie sparatorie nelle scuole, Columbine in primis, storia in cui non torna assolutamente nulla as usual.
Ora, io penso si sia trattato di omicidio rituale quello del carabiniere, ma solo perché ho sempre pensato che fingere morti sul suolo italiano sia un po’ più difficile che negli Stati Uniti o Russia o Australia, per via della limitatezza geografica e per vari ragioni di logistica, ovvero il dover ricollocare il finto morto con moglie e famiglia al seguito altrove con nuovi nomi. Roba che in America è ordinaria amministrazione, qui in Italia non so.
Ma ad esempio non credo manco per un secondo ai morti -italiani e non- delle varie “stragi” del Bataclan, Strasburgo, Bruxelles eccetera.
E Giulio Regeni pure mi dà da pensare parecchio…
Alla fine la narrazione di omicidi e stragi serve solo a veicolare basse vibrazioni e indebolire energeticamente le masse con paure e paranoie che poi credono di curare avvelenandosi con psicofarmaci e cibo spazzatura, non sono strettamente necessarie le vittime, non alla luce del sole insomma, non so se mi spiego…certe cose le élite le fanno tranquillamente nella privacy delle loro magioni, totalmente indisturbati.