Cosa significa amare il prossimo come noi stessi. Dali.
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari. Un saluto affettuoso ed una benedizione a tutti voi, o figli, che questa sera siete qua riuniti in attesa delle nostre comunicazioni.
Non temo di ripetermi se ancora una volta vi raccomando di pensare ai vostri simili con amore, non in termini di divisione. Che cosa significa questo? Che voi dovete vedere le creature, pensare ad esse, non come a qualcosa molto diverso da voi, qualcosa che appartenga quasi ad un’altra razza, ad un altro mondo; ma a degli esseri in tutto simili a voi, che stanno sperimentando un’altra gamma di esperienze, che stanno percependo un’altra gamma di sensazioni, di vibrazioni e di emozioni. Ma che sono fondamentalmente e sostanzialmente simili a voi. Voi quindi non dovete operare delle discriminazioni, catalogare le creature, trovare quello che di diverso v’è in loro e fare di esso un pretesto per distinguervi da loro. Financo i tratti somatici, il colore della pelle, il titolo di studio, l’educazione e via dicendo perché, figli, cercare di vedere la diversità di aspetto o di sperimentare degli altri, per trarre da questa diversità un motivo di isolamento e di differenziazione fra voi e gli altri, è uno degli errori più gravi che voi potete commettere.
Conseguenza di questa differenziazione e dello stesso errore, è il dire: «Io non farei o non direi mai quello che ha fatto o detto un altro essere umano». Ricordate, figli cari, che voi, nelle stesse condizioni, allo stesso grado di evoluzione, con le stesse spinte, con le stesse esperienze da vivere, vi comportereste – con tutta probabilità – nello stesso modo che si comportano i vostri fratelli.
E questo non potrebbe essere diversamente dal momento che vi diciamo, o figli cari, che il vostro prossimo – e il nostro prossimo – è simile a noi stessi ed a voi stessi. Cosicché sappiate, nell’intimo vostro, amare i vostri fratelli.
Che cosa significa questo? Significa forse abbandonarvi ad essi, comprenderli nel senso di aiutarli, dare tutto a loro, permettere che essi facciano tutto quello che vogliono di voi e dei vostri beni? Certo sarebbe un errore; ma significa essere “intimamente” convinti e consapevoli che i vostri simili sono voi stessi. Amateli e sappiateli comprendere e soprattutto, sappiateli “trattare”.
Il Cristo sapeva comprendere e “trattare” gli uomini che erano, del resto, suoi simili.
C’è un errore che deriva da un mal compreso misticismo. Ed è quello di credere che amare gli altri significhi dare tutto agli altri nel senso di “sfruttamento”, da parte degli altri. Ebbene non è così; il vero mistico, colui che veramente ama i suoi simili, dà ad essi quello di cui essi hanno bisogno, non di più.
Colui che ama gli animali, veramente, comprende gli animali, non farebbe loro un torto nè un danno, ma nello stesso tempo – se essi sono feroci – li tratta come la loro condizione impone che essi siano trattati. Così dei vostri simili, certo in misura minore. Amateli veramente, profondamente, realmente, nell’intimo vostro e sappiate comprenderli, ma sappiate anche “trattarli” nel senso di difendervi da essi quando occorra. Ricordatevi l’insegnamento evangelico: «Siate candidi come colombe e astuti come serpenti». Questo significa, figli: «Non gettate le vostre perle ai porci». Non date ciò che il vostro amore – quando veramente c’è, esiste, è realizzato in voi – vi spingerebbe a dare, se questo “donare” non rappresenta una utilità per i vostri simili.
Perché non solo l’amore e la bontà dovete saper conquistare, o figli, ma anche dovete imparare ad agire, ad essere “giusti” con i vostri simili; a comportarvi in modo che dalla vostra vicinanza loro abbiano una qualche utilità, un qualche insegnamento, un qualche vantaggio reale, spirituale. Non il soddisfacimento dei loro capricci o il soddisfacimento della loro pigrizia, della loro ambizione, della loro sete di potere o di possesso e via dicendo. Quindi io vi auguro che sappiate trovare dentro di voi tanto amore per comprendere i vostri simili, ma nello stesso tempo che sappiate trovare tanto discernimento da saperli “trattare” ed essere “giusti” con loro.
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.