Premessa
Nella mia vita sono venuto spesso in contatto con spiriti guida ed entità, con cui ho avuto modo di “parlare”. Tali spiriti, che erano sempre connessi a miei amici, o amiche, erano sempre, sicuramente, molto evoluti, avendo il potere di profezia, visione, guarigione, ecc. A volte però rispondevano in modo diverso alle stesse domande sull’aldilà. E me ne domandavo il motivo.
In questo brano ho trovato la risposta.
Perché alcune affermazioni di diverse entità divergono?
Consentitemi, a questo punto, di aprire una parentesi per spiegare, brevemente, la ragione per cui ciò che afferma un’Entità a proposito di un fatto da essa constatato, spesso è in contrasto con quanto afferma un’altra Entità, sempre a proposito dello stesso fatto, con gran gaudio degli animisti, e con mal celata perplessità degli spiritualisti o degli spiritisti. Vedete, l’aldilà è una “brutta bestia”. Molte Entità credono che ciò che osservano, per il fatto stesso d’essere in una dimensione ultra fisica, sia la realtà oggettiva.
E non comprendono che anche la dimensione d’esistenza in cui sono, è soggettiva. Solo la Realtà Assoluta è oggettiva, ogni altra dimensione è relativa e perciò soggettiva.
Se voi domandate a un’ Entità, per esempio, chi è che sceglie la prossima sua incarnazione – supponiamo che sia un’Entità che non ripeta cose udite dire, cioè che non bari, che sia abbastanza evoluta da vedere qual è la sua successiva incarnazione – ebbene, novantanove su cento vi risponderà che nessuno la sceglie, ma che essa stessa l’ha scelta.
Ora voi capite che un’affermazione di questo genere può essere vera, in un Cosmo perfettamente ordinato e non improvvisato, solo se chi sceglie fosse tanto evoluto e illuminato da conoscere e seguire l’ordine divino.
Ma se lo Spirito, il sé, l’essere disincarnato avesse questa illuminazione – che poi diventasse oscuramento solo quando è incarnato – ditemi, fratelli, che cosa sarebbe l’evoluzione? Null’altro che un fatto formale.
Badate bene, io non dico che il sé, l’ego, lo Spirito evolve, ma dico che ciò che è conosciuto con questi appellativi, è un complesso di stati di coscienza, l’uno apparentemente sfociante nell’altro, i quali sono realtà sempre meno limitate. Ora sarebbe assurdo che ad uno stato di coscienza limitato, ne seguisse uno illimitato con il solo scopo di far operare una scelta in armonia all’ordine divino, e che poi tutto tornasse come prima.
«Allora – direte voi – come nasce l’errore in certe Entità, di credere che ciascuno sceglie la propria successiva incarnazione?».
È molto semplice. Quando voi avete sete e decidete di bere, vi recate laddove avete la possibilità di togliervi la sete nel modo più rapido. Se qualcuno vi domanda chi ha deciso per voi di bere, voi risponderete che nessuno l’ha fatto e che voi stessi avete deciso così; non tenendo conto che questa decisione è il risultato di due fattori: da una parte la necessità d’acqua del vostro corpo, dall’altra la possibilità di togliervi la sete nel modo più rapido possibile.
Così l’Entità che dice di scegliere la sua prossima incarnazione, non si rende conto che al di là di ciò che le appare, sta la sua necessità evolutiva e la possibilità che ha l’ambiente che essa crede di avere scelto – quello e quello solo – di soddisfare la sua necessità.
Ecco perché verso quello si è sentita attratta, e quello crede di avere scelto. La legge di Dio – quando non si chiama Karma doloroso – è così lieve che l’oggetto di essa non ne avverte il giogo. Solo chi può andare al di là di ciò che appare può cogliere il senso riposto delle cose; tuttavia non escludendo, in umiltà, che un altro senso ancor più profondo possa celarsi ai suoi occhi.
Kempis. 19 marzo 1977
Poscritto finale (mio). Le entità del Cerchio hanno sempre precisato che qualcunque cosa venga da un’entità, anche da loro stesse, deve essere sottoposto al vaglio della ragione. E non bisogna prendere per vero tutto ciò che dice un’entità, ma solo ciò che risuona in noi, e che può accrescere la nostra conoscenza.