Riunione 452 – 2 ottobre 1982
Riunione originariamente non trascritta nell’Opera Omnia, e aggiunta da noi successivamente.
Riunione dedicata al Karma, e al trapasso dal mondo fisico all’astrale.
Dali. I vostri cari trapassati, vivono nella gioia.
La pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
Un grande saluto e benedizione in particolare.
E’ per me motivo di gioia, rivolgervi il mio saluto e poterlo fare in modo che voi lo udite.
Ma più che il mio saluto, vi porto il saluto di tutti coloro che voi amate e che sono nella dimensione dalla quale vi parlo. Particolarmente coloro che di recente hanno lasciato il piano fisico e con questo vi hanno lasciati nel dolore.
Ma io vi prego, oh figli miei, per quella fede che vi ha condotti qui, di non pensarli con tristezza, ma con gioia. Se veramente voi li amate, non potete che desiderare il loro bene. E allora, sappiate che per quanto crudele possa sembrarvi il fatto, il loro bene era lasciare, nel momento in cui l’hanno lasciata, la loro vita fisica.
Per quella fede che vi ha condotto qui, io vi prego di pensarli sempre vicini a voi, felici, non tristi per aver lasciato il mondo e non mai tristi per avervi lasciati, perché loro non vi hanno lasciati, vi vedono continuamente.
E se li volete ancora più sereni, non dovete pensare alla loro dipartita con tristezza, ma dovete sentirli felici, sereni, gioiosi, pieni di vita accanto a voi.
Quindi, per quella fede che vi ha condotto qui, ringraziate l’Altissimo che nel vostro dolore pure a voi, necessario per il vostro vero bene, voi avete trovato una voce che può dare un senso a quanto vi è accaduto e che può accendere in voi la speranza che presto, quando ciò si adempirà, voi ritroverete i vostri cari, più felici, più sereni, più immortali di quanto li avete conosciuti.
Portate queste parole a coloro che conoscete e che sono nelle vostre stesse condizioni.
Prego di portare queste parole a coloro che conoscete e che sono nelle vostre stesse condizioni.
Non maledite la vita perché vi ha dato questo grande dolore. Un giorno capirete in pieno quanto questa esperienza, pur amara, amarissima che sia stata, sia invece benefica, per tutti voi che l’avete vissuta. Quel giorno penserete a questa tristezza, quasi dimenticando quanto sia stata crudele, quasi non ricordandola più, nella gioia di aver scoperto il suo vero senso, il suo divino e meraviglioso significato.
Vi vorrei abbracciare, ma vi abbraccio veramente con tutto il mio amore, che la pace sia con voi, e con tutti gli uomini.
Francois risponde alle domande.
Io mi reputo, come voi, uno di voi e voglio che così voi mi consideriate per poter avere e per quella libertà di parola e di espressione, per tirare fuori i vostri dubbi, i vostri interrogativi, è vero, cari. E io mi auguro di poter dipanare, di poter annullare e chiarire.
Cari, vogliamo cominciare? Avete qualcosa da chiedermi in particolare?
I trapassati che vedono la luce. E’ la luce divina?
Partecipante: Senti, caro Francois. Io so che in certe sedute, certe riunioni, alcune entità dicono di trovarsi nella luce. Ora, questa luce viene intesa come elevazione spirituale o pure come luce reale come voi vediamo il sole o cose simili?
Francois: Vedi caro. Tu sai che, specialmente nel piano astrale, quello che si vede, si crede di vedere e si sente è molto chiaramente, per chi poi ha superato una particolare fase, né più né meno che una impressione soggettiva. Subito dopo il trapasso, c’è una fase in cui l’individuo è ripiegato su sé stesso, ripensa alla vita che ha trascorso, la rivede, la medita e via dicendo e non si accorge di quello che è attorno a lui realmente, non se ne accorge. Ma immagina, quindi, un suo mondo. È una cosa simile a quanto avviene durante i sogni, durante il sonno con sogno.
Allora, se ne deduce che quando una creatura non ha particolari rimorsi, cioè non ha avuto una vita nella quale ha fatto delle efferatezze, delle cattiverie, è vero, ha un senso di liberazione dopo il trapasso, un senso di sollievo, di leggerezza, che si traduce nel suo mondo soggettivo in una luminosità, in un suono, in armonie, delicate, suoni allettanti, come si può tradurre una sensazione piacevole in un sogno.
Allora, queste entità che non hanno particolari rimorsi, godono, è vero, di questa nuova condizione d’essere, e se possono, al momento opportuno, descriverla, dicono che sono nella luce, significando con questo, appunto, che sono nella beatitudine, è vero, ma che è in definitiva una cosa ben diversa dalla luce divina, è vero, che nessuno, certo, può godere se non la sua evoluzione non glielo consente, è vero.
L’aldilà lascia spazio alla soggettività dell’individuo. Le varie fasi della vita nell’aldilà.
Allora, questo Aldilà, così strapazzato, così chiaccherato, così discusso, così giudicato, è un mondo che è particolarissimo, perché è un mondo che lascia un grande spazio alla soggettività dell’individuo.
E parlavo prima della fase subito dopo il trapasso, nella quale l’entità è ripiegata su sé stessa, in meditazione e riflessione, è vero. A questa fase, poi, subentra, quando l’entità si è resa conto di essere trapassata, appagati i suoi interrogativi, i suoi dubbi e i suoi rimpianti, anche talvolta, subentra, poi, questa fase di contentezza, e nella quale l’entità comincia, poi, a volgersi d’attorno e vedere quello che oggettivamente c’è, vedere, cioè, il piano astrale.
In quella fase possono, è vero, avvenire delle comunicazioni, però, ripeto, non crediate che le comunicazioni attraverso a dei medium o altri mezzi, siano cose facilissime, è vero. Voi che avete una sperimentazione particolare in campo, appunto, della metafonia, potete capire che quanto può essere comunicato è relativo, come dicevate poco fa, è molto limitato. Anche attraverso i medium esistono le stesse limitazioni, quando non sono medianità rilevanti, spiccate; esistono delle limitazioni che sono date dalla psiche del dell’individuo che interpreta tramite, e sono date dalla conoscenza stessa delle entità.
E la vera e propria comunicazione che può parlare di verità vere, diciamo, è una cosa ben rara. E perché, come ho portato l’esempio il maestro Dali, è come se un abitante di un altro pianeta catturasse un uomo, è vero, qualunque, preso a caso, e gli dicesse: “Parlami del mondo, della Terra, di tutto quanto avviene nel mondo umano”. Chiaramente, quell’uomo può parlare del suo mondo, è vero, vagamente del mondo degli altri, ma non avrà mai tutta la conoscenza dell’uomo, sarà sempre una fonte di informazione molto limitata.
Altrettanto è nel cosiddetto Aldilà, perché il fatto stesso che un uomo trapassa non acquisisce istantaneamente tutta la conoscenza, è vero, la quale conoscenza può venire solo dalla sua evoluzione e non dal fatto di essere trapassato. Molti credono, infatti, che il fatto di lasciare il corpo fisico porti come conseguenza immediata e automatica quella di essere nel vero, di conoscere la verità di coloro che rimangono ancora in terra e continuano a vivere, ma questo non è esatto. Non c’è separazione, non c’è interruzione fra la vita del corpo fisico e l’esistenza successiva alla morte del corpo fisico, non c’è stacco, non c’è interruzione, è proprio per questo motivo, quindi, non c’è un miglioramento qualitativo tale che possa consentire di parlare di tutto senza averlo appreso.
Sono stato chiaro, adesso?
Rapporto tra l’uomo e le forze della natura.
Coraggio, cari amici, coraggio, siete voi che fate questa espressione. Sì, caro.
Partecipante: Ti volevo chiedere questo. E sento che ci sono persone che vedono nella natura delle forze misteriose, possenti. E non so se questo sia vero, pare che, appunto, gli abitanti di civiltà precedenti alle nostre, nelle epoche precedenti, avessero, appunto, un rapporto simbiotico con la natura e riuscissero a trarre da essa, energie che noi non riusciamo neppure a immaginare, e dei segni anche della loro vita, dei messaggi spirituali, anche, molto utili. Adesso io mi chiedo, cioè, l’uomo di oggi, questo, questa natura, ha un significato, può avere un significato in questo senso? E questi segni, si possono attingere dalla natura o anche un po’ da tutta la realtà che ci circonda?
Francois: È vero, quando i maestri dicono che tutto è uno, hanno già detto tutto, è vero. Certo che nella natura ci sono delle grandissime forze, oltre quelle che l’uomo può supporre, no? Vi sono tante cose in cielo e in terra, Orazio, e via dicendo, la frase famosa di Shakespeare. Certo che vi sono tantissime forze, la cui esistenza voi pure supponete.
Ma queste forze non sono certamente distolte dalla vita attuale che l’uomo fa, dalla civiltà attuale, così tecnologica dell’uomo di oggi, assolutamente no. La vita continua ad avere, la vita naturale continua ad avere il suo ciclo, il suo andamento, anche se talvolta l’ambiente che è naturale, diciamo, può essere disturbato dall’uso di certe sostanze, dal cosiddetto inquinamento, è vero, ma questo non significa che le forze della natura vengano meno. Le energie che regolano tutto e che fanno muovere i pianeti, i cosmi e via dicendo, non possono, non sono certamente disturbate né vengono meno da un andamento, un indirizzo diverso che può avere la civiltà di oggi.
Tu mi parlavi dei segni. Gli uomini delle civiltà passate, chiaramente, erano più a contatto della natura, ponevano più attenzione alle voci e ai richiami della natura, e quindi erano più legati a queste forze, le quali, ripeto, ci sono anche oggi, ed erano gli uomini che si mettevano in un miglior stato di ricezione, per cui potevano, sì, avere anche dei messaggi e dei segni, ed anche degli insegnamenti spirituali, è vero. Ma non è detto che questo oggi sia negato all’uomo che attualmente vive, assolutamente no. Quando l’uomo è pronto, la verità può giungere da molte parti, è vero. E se non è rivolto alla natura, come tu dici, può egualmente venirgli attraverso all’intuizione. Il segreto, la chiave per avere queste risposte è sempre l’evoluzione dell’individuo. Quando l’evoluzione lo consente, cioè, quando l’uomo deve conoscere certe verità per ulteriormente progredire nel senso dello spirito, queste verità da una parte o dall’altra gli giungono, anche suo malgrado.
Partecipante Ecco, ma a volte, forse noi non siamo a quel livello, ma sicuramente possiamo avere qua e là qualche bagliore che ci fa credere di averle, e si tende a interpretare. Però, magari si può finire col perdersi, anche quel po’ di buon senso, ecco, non so io se questa strada sia da seguire oppure da lasciare.
Francois: Certo, bisogna, da un lato, prestare orecchio a quelli che tu chiami segni, ma dall’altro, sempre controllarli anche con il proprio ragionamento e con il proprio buon senso, perché, purtroppo, io ne vedo, ce ne sono moltissimi di persone che finiscono con l’essere, poi, dei deliranti, è vero, che ad ogni costo vogliono vedere negli avvenimenti che gli accadono o nelle circostanze che vivono, dei segni dati dal cielo, è vero, perché questo? Perché si sentono così delle creature particolari, alle quali il cielo presta una particolare attenzione, è vero, è sempre l’io che spunta fuori in una forma o nell’altra. Ecco, così, state pure attenti a quelle che possono essere dei segni che riguardano la vostra vita, perché poi è l’estrinsecazione del vostro stesso essere che si fa dalla parte inconscia, che in qualche modo cerca di rivelarsi alla parte conscia; è questo, soprattutto. Però, state anche attenti a non prendere degli abbagli. La cosa migliore è quella di osservare tutto con animo, in un certo senso, distaccato, è vero, con animo, in un certo senso, molto critico e poi trarre le dovute conclusioni, portando, però, a rimanere sempre ancorati al ragionamento e alla logica e non lasciarsi trasportare dalle fantasie.
I ragazzi che muoiono giovani, che ambiente trovano nell’aldilà?
Partecipante:Ti faccio una domanda e mi e me ne faccio un po’ interprete per il suo conflitto, è vero? Tu sai che in questo gruppo parecchie, parecchi di noi hanno perso dei ragazzi giovani. Ora, la domanda che affiora un po’ in tutte le conversazioni che facciamo noi settimanalmente è proprio questa: qual è la reazione di questi giovani trapassati che non hanno avuto la possibilità di di sapere queste cose, nel trovarsi in un ambiente in un ambiente nuovo, in un ambiente sconosciuto, senza senza sapere il perché?
Francois: Ecco, guarda, io vorrei subito tranquillizzarvi da questo punto di vista, è vero, che il fatto di trapassare in età giovanile è un karma che si paga e che noi tutti abbiamo già pagato in altre incarnazioni. È un karma che può avere diverse origini, quindi non ne voglio accennare neppure una, che potrei certamente dire qualcosa che l’uno potrebbe adattare al caso suo, mentre non così non è, e quindi commetterebbe un errore. Ha radici diverse. Però è un debito che si paga e che, come tu sai, come voi sapete, il karma non è mai una punizione, anche se è doloroso e così può sembrare, proprio per il suo sapore amaro. Il karma, invece, quando doloroso, è qualcosa che viene dato perché gli individui comprendano.
Ora, che cosa hanno di più i vostri cari trapassati rispetto a voi che siete ancora viventi? Hanno loro la possibilità di capire il perché della loro avventura, il perché della loro del loro trapasso in età giovanile, quando ancora voi questo perché lo andate cercando, quando ancora voi – ed io vi comprendo pienamente con tutto il mio cuore – quando ancora voi siete dilaniati da questo dolore e ancora voi non credete talvolta che sia accaduto quello che è accaduto.
Ebbene, il ritrovarsi, – e questo è un discorso generale che riguarda tutti quelli che trapassano – il ritrovarsi dopo il trapasso in una nuova dimensione, lo dicevo prima, non reca un grande shock, come si può credere, né, prima di tutto, un dolore fisico più forte; in sé stesso il trapasso non è un dolore doloroso. Semmai è doloroso quello che può portare al trapasso, non so, una malattia, una degenza lunghissima, un’agonia lunghissima, quello può essere doloroso, ma l’atto del trapasso in sé non è niente, dicono i nostri maestri, è una puntura di spillo, e in effetti è così, non è niente, è vero. E quindi poi trovarsi in una nuova dimensione non è grandemente traumatico, tranne casi particolari; prima di tutto, perché, come dicevo, c’è subito un senso di benessere, di sollievo, di beatitudine, a meno che uno, come prima dicevo, non abbia commesso delle efferatezze, e questo porta come conseguenza un tormento interiore. Ma se non ha commesso delle efferatezze, chiaramente c’è un senso di benessere, di sollievo, di felicità, di serenità, e poi c’è un aiuto da parte di entità. Tutti i vostri cari sono stati aiutati, chiaramente, tutti sono stati aiutati, anche coloro che trapassano in età giovanile, certo. E c’è un dolore, anche da parte loro iniziale, nel dover lasciare – poi spiegherò il senso di questo “lasciato” – i loro cari, i genitori, gli amici e via dicendo, le persone amate.
C’è inizialmente, però, dopo che l’individuo ha rivisto la sua ultima incarnazione, ne ha compreso il senso, c’è quell’oggettivazione della realtà; cioè, c’è l’uscir fuori da una visione soggettiva, quella fase che prima chiamavo di ripiegamento su sé stessi, e rivolgersi attorno al mondo astrale, nel quale si vive.
Noi vi parliamo, ma voi non ci sentite.
E allora, e si trova poi la possibilità di rivedere coloro che abbiamo lasciato ancora sulla terra incarnati. E quindi, quel “lasciato” è una cosa momentanea, ha solo il senso che coloro che ancora vivono non ci sentono, non ci vedono, è vero, e li vediamo disperati, e questo ci dispiace, ma per noi che siamo in questa dimensione non sono lasciati, lasciati solo nel senso che non possiamo fare un dialogo, ma noi vi parliamo, solo che voi non ci sentite, non ci rispondete, però noi vi parliamo.
E il bello è che talvolta anche voi ci parlate, è vero, voi genitori, voi mamme, parlate ai vostri cari figli che che sono trapassati, è vero, e loro vi ascoltano e vi sentono e vi rispondono, però voi non li sentite. E allora, questo, in un primo momento, dà quasi un senso di dispetto, è vero, di stizza. Però, anche questa fase, poi, è superata, perché ci è dettoche ci ritroveremo, è una cosa meravigliosa, una legge grandiosa che opera in tutto il cosmo: coloro che si amano non si perdono mai, mai veramente nel senso più grande della parola. Coloro che si amano si ritrovano. Può esservi da una parte sola il distacco, è vero, come prima dicevo, con il trapasso, ma è una fase transitoria e che avviene per il bene di coloro che sono i soggetti, i protagonisti, gli attori di quella situazione.
Il ritrovarsi in altre vite.
Partecipante: Ma come si intende “si ritrovano”? Si ritrovano in altre vite?
Francois: Certo, prima di tutto, anche dopo il trapasso nel mondo astrale, e poi in altre vite, certo. L’amore lega in modo indissolubile in una forma o nell’altra, e questo non ha alcuna importanza. Per “forma” intendo corpo fisico, oppure situazione padre e figlio, eccetera e via dicendo, amico e tutte quelle legami che sono nel mondo umano. In una forma o nell’altra, coloro che si amano si ritrovano, continuano a vivere assieme, e voi lo sapete benissimo, perché verso certe persone provate, anche nel vostro stadio attuale in cui la conoscenza è qualcosa di appena appena accennato, voi trovate delle persone che vi dicono qualcosa, ed è sempre una cosa reciproca, persone che avete conosciuto da poco e che, invece, vi suscitano un affetto, una simpatia, un’amicizia che sembra di lunghissima durata.
Partecipante: io legandomi a quanto hai detto poco fa, cioè, questi nostri trapassati, come cioè, hanno delle missioni, dei compiti? Non sempre seguono noi giornalmente nelle nostre vicende? Come sentono i nostri richiami, i nostri pensieri, quando intensamente o per dolore o per motivi affettivi, pensiamo a loro? E loro ci sentono, sentono questo richiamo? Com’è questo richiamo? Cioè, sono vibrazioni, sono…
Francois: Certo, guarda, prima di tutto, vorrei dire questo: che il fatto di essere trapassati non significa sentire il pensiero di tutti gli uomini. Cioè, io non sento tutti i vostri pensieri, i segreti, più profondi e reconditi. Quali sono conosciuti solo dalla vostra guida spirituale. Io sento, e così i vostri cari che sono trapassati, i pensieri che voi rivolgete a me, è vero, particolarmente, quasi chiamandomi. Intendi, caro? Perché, altrimenti, i tuoi pensieri segreti, io non posso sentirli, solo la tua guida spirituale li recepisce.
E poi come sentono? Non certo quel pensiero che vanno cercando gli scienziati, come vibrazione, onda, di tipo elettromagnetico che emetterebbe il cervello (che poi si è visto benissimo, non emette nessuna onda di questo tipo, perlomeno in un’intensità notevole), ma la vera sede del pensiero è nel corpo mentale, cioè quel corpo ancora più sottile del corpo astrale, il quale trasmette al cervello fisico, e il cervello fisico traduce in parola, quando la comunicazione avviene fra due uomini incarnati. Però, una volta che si è perduto il corpo fisico e la consapevolezza è più libera, meno limitata, allora si è in grado di ricevere anche il pensiero non più attraverso il cervello fisico, ma da contatto fra corpo mentale e corpo mentale, fra le due vere sedi del pensiero dell’individuo.
Anticipo della lezione di kempis sulla differenza che esiste tra il mondo della percezione il mondo del sentire.
Partecipante: Una domanda che mi sono posto parecchie volte è a proposito di quando l’essere abbandona i mondi della percezione e incomincia a vivere sempre in meditazione. In questo caso, le comunicazioni come avvengono?
Francois: Per comunione. Mi fa piacere che tu faccia questa domanda, alla quale non posso rispondere io perché è un argomento che tratta il maestro Kempis, e farà, fra del tempo, io lo so, una lezione proprio su questo fatto, sulla differenza della comunicazione che c’è fra il mondo della percezione ed invece il mondo del sentire. Il mondo della percezione è una dimensione che si fonda sull’apparenza, su ciò che appare, tant’è vero che certi filosofi, hanno affermato che l’uomo non può conoscere la realtà, ed è vero; perché l’uomo incarnato, con i mezzi che ha, con i sensi che ha, che si fondano sulla percezione, su ciò che appare, non può conoscere ciò che è.
Come conoscete nel mondo fisico? Solo attraverso ai vostri sensi. La vista, che cosa vede? Vede l’apparenza, non vede dentro la sostanza, dentro la materia, vede solo ciò che appare. E anche se avesse un microscopio elettronico immenso, grandissimo, vedrebbe sempre ciò che appare: anche se vedesse nel livello più interiore dentro la materia, perché proprio il processo della percezione è un processo che si fonda su ciò che appare, non su ciò che è. Quindi, l’uomo, come uomo incarnato, non conosce la realtà, non può conoscere la realtà vera, cioè quello che è e non quello che appare.
E quindi, finché si è nel mondo della percezione, c’è sempre questa comunicazione attraverso a ciò che appare e quindi c’è sempre una comunicazione, che per quanto sia precisa, esatta, per quanto voi potete immaginare, non è mai perfetta, non è mai la immedesimazione, non è mai conoscere la realtà vera.
Allora, forse che all’individuo questa possibilità è negata? No, certamente, perché c’è una fase di esistenza, appunto, che è quella quando si lascia la ruota delle nascite e delle morti, badate bene, non quando si lascia il piano fisico, perché anche nel piano astrale e nel piano mentale, c’è ancora una comunicazione attraverso la percezione, attraverso l’apparenza. Bisogna andare nella dimensione oltre, più sottile ancora di quella mentale, è vero, nel mondo del sentire, per abbandonare l’apparenza e conoscere la realtà vera.
Nel mondo del sentire, quindi, la conoscenza è la comunione, cioè non si conosce una cosa, ma si è quella cosa, ed è la vera conoscenza, perché fa conoscere la realtà, in quanto essendo la cosa, è vero, si conosce la sua realtà vera.
Io non so se sono riuscito a spiegarmi.
Francois spiega come si vive da trapassati (come è lui)
Partecipante: Noi che abbiamo perso dei figli, ci proviamo sovente, diciamo, il dolore ci unisce nelle diverse famiglie. Questo, questa unione che noi abbiamo qua in terra è sentita anche dai nostri figli? Cioè, anche loro sentono questa unione? Oppure ognuno ha una vita individuale e diciamo, anche in base all’evoluzione, il grado di evoluzione, possono anche non incontrarsi? Cioè, questa unione che ci lega sulla terra, noi genitori, nel dolore?
Francois: Sì, c’è questa affinità, è vero, di esperienza. Guarda, nel mondo, oltre il mondo fisico, una ragione di unione, come prima dicevo, è l’amore, l’affetto. E c’è poi anche la similitudine di evoluzione che può legare. Certo che esistono questi legami, queste entità che si trovano bene assieme, che sono bene assieme, certo che esiste questa possibilità, altro che. E la divisione che esiste, invece, fra le creature è una divisione che viene dal diverso grado di evoluzione.
Ora, prima tu mi dicevi che cosa fanno i nostri cari, o che cosa fate voi trapassati, è vero, per ingannare il tempo, per avere delle ozi. Ecco, in questa domanda, e io prima non ho risposto, tenete sempre presente che il tempo non esiste oggettivamente, non esiste un tempo oggettivo, ma ogni piano, ogni materia ha il suo tempo e il suo spazio, è vero. Quindi, c’è una diversa valutazione, non c’è qualcosa che trascorre con la stessa lentezza o la stessa rapidità per tutti. Non c’è neppure fra gli uomini, perché ciò che a te sembra un minuto, un attimo, è vero, ad un altro, seppure vive lo stesso scorrere dell’orologio, sembra un’eternità.
Figuriamoci poi, quale difficoltà c’è, quale differenza c’è fra una dimensione, cioè la dimensione fisica e la dimensione astrale.
Noi abbiamo un senso del trascorrere, della successione, non voglio dire del trascorrere del tempo – perché il nostro tempo è diverso dal vostro – ma della nostra successione, che è del tutto diversa da quella fisica che voi avete.
E quindi non si può dire come inganniamo il tempo o cosa facciamo, è vero, perché è una cosa completamente diversa. Per esempio, noi non proviamo assolutamente nessuna pausa. Voi talvolta avete dei momenti in cui non fate niente con il corpo fisico, è vero, e allora avete il senso del trascorrere del tempo unicamente perché c’è la successione dei vostri pensieri, e perché poi osservate qualcosa che cambia nell’ambiente circostante, la luce del sole o l’oscurità che viene meno e viene la luce del giorno e via dicendo. Ecco, noi non abbiamo di queste pause. Poiché non esiste, perlomeno a livello astrale, e poi assolutamente non esiste a livello mentale, un momento in cui ci sia una stasi; c’è un’esistenza continua, vivissima, vivida, che è occupata o, nel riflettere o nel cercare, perché molte entità, molti trapassati, non immaginano neppure quali altre dimensioni esistono oltre quella nella quale sono nel presente.
E c’è, anche, il vedere che la morte non esiste, una curiosità di conoscere cosa si nasconde dietro quello che avevamo creduto essere un mistero. Attualmente, per questa specie di domanda, questi quesiti, ci vuole una certa evoluzione, perché, chiaramente, un uomo alle sue prime incarnazioni non avrà queste riflessioni, non avrà queste curiosità, avrà problemi e riflessioni di tutt’altra natura.
Quindi non fate mai l’errore di pensare che ci sia un tempo oggettivo, valido sia per la Terra che per le altre dimensioni. Come potrebbe essere questo, è vero, se già fra un sistema solare e l’altro, il discorso del tempo è un discorso strettamente relativo, che non può essere messo in relazione, perché voi misurate il tempo, a seconda dei giorni, della rotazione della Terra intorno al sole e via dicendo, ma è una cosa che vale per voi, per il vostro pianeta, nel vostro sistema solare, ma in riferimento ad altri sistemi, come già Einstein del resto ha enunciato, è un riferimento del tutto relativo. Figuriamoci poi, fra questa dimensione fisica e una dimensione che è completamente diversa e che non è più fisica, anche se è ancora materiale, di una materia sottile.
Partecipante: ripete la domanda fatta prima, se il dolore che unisce le varie famiglie, unisce anche i figli trapassati.
Francois: Vui farne un caso particolare mentre io ti ho risposto in senso generale. Entrando invece nel particolare, poichè voi genitori vi siete riuniti, è chiaro che anche i vostri cari sono uniti con lo stesso vostro affetto e lo stesso spiriti di collegamento. Però non sempre è così, perchè tra le varie entità può esserci una differenza di evoluzione, per cui può non esservi un legame affettivo e può essere che le entità abbiano una vita separata e non entrino in contatto. Quello che unisce è la similitudine di evoluzione e l’affetto, l’amore che può esservi stato tra le varie entità in precedenti incarnazioni. Questo unisce in modo sensibile e intenso.
Partecipante. Meditavo sull’insegnamento del non giudicare, in quanto non siamo dissimili dal nostro prossimo più di quanto sia dissimile un filo d’erba da un altro filo d’erba e questo mi fa vergognare un po’ di essere un filo d’erba su questa terra. Non sarebbe possibile fare un’esperienza di materialità su un altro pianeta?
Francois: Invero, non è la materia che fa l’ambiente ma sono gli individui che costituiscono una data società. Senza entrare nella possibilità di fare esperienza su un altro pianeta, guardate cari che in effetti i maestri dicono di non giudicare nel senso di non condannare perchè nessuno può veramente sapere quali sono le ragioni per le quali le creature agiscono e soprattuto quello che si crede che noi personalmente non si sarebbe mai capaci di fare, invece al momento e data l’occasione, al momento opportuno si fa quello che si è condannato negli altri.
La riunione può essere ascoltata su toutube:
