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6 Comments

  1. Samuele burlamacchi
    2 Dicembre 2014 @ 16:25

    L'Italia è il paese dove innocenti, almeno per quegli specifici reati attribuitigli, come Mario Vanni vengono condannati all'ergastolo, mentre i veri colpevoli la fanno franca; quindi doppia ingiustizia. Tripla, se si pensa alla presa in giro verso i familiari delle vittime. Samuele da Urbino

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  2. Anonimo
    10 Gennaio 2015 @ 1:04

    E il pittore svizzero……

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  3. Anonimo
    24 Novembre 2015 @ 0:04

    interessante tra l'altro notare quando Spezi parla del "fermaporte" come viene da lui definito, che viene invece identificato da Giuttari come "piramide tronca": il primo la colloca dietro la porta appunto, mentre Giuttari dice di averlo trovato nel camino…

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  4. Anonimo
    30 Maggio 2016 @ 22:00

    Solo una nota sul commissario Pazzi del romanzo Hannibal. Il riferimento simbolico va oltre il "sei pazzo a indagare su questa pista" rivolto a Giuttari. Mi pare invece più chiaro e pregnante il riferimento alla congiura dei Pazzi, che volevano rovesciare il potere dei Medici a Firenze, il potere di Lorenzo il Magnifico, sovrano illuminato per antonomasia. Congiura che finì con la sollevazione, non prevista dai congiurati, del popolo contro gli stessi Pazzi, e con l'uccisione non solo di tutti i congiurati ma anche di altri membri della casata dei Pazzi benché innocenti.
    La traduzione di tale simbolismo appare come una minaccia precisa e volutamente orrorifica che va ben oltre un generico "sei pazzo". Suona piuttosto come: "Se credi di poter rovesciare il nostro sistema di potere farai la fine dei Pazzi. Verrai ucciso tu e sarà sterminata la tua famiglia, e alla fine noi saremo comunque acclamati dal popolo".

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  5. Conillo Sarvatico
    10 Agosto 2017 @ 17:39

    Tutto interessantissimo me lo sto studiando con attenzione da tempo. Un appunto però: Benigni non è di Calenzano, ma di Castiglion Fiorentino

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  6. SB
    26 Dicembre 2017 @ 10:27

    Ottimo articolo, che tra l’altro avevo già letto; solo un paio di precisazioni in merito; il noto avvocato ,di cui sopra, era tal Giuseppe Iommi, console onorario di Finlandia a Firenze, fino al 2003 ( con tanto di passaporto diplomatico ) , amico , coetaneo e compagno di università di Piero Luigi Vigna ed appartenente alla Concordia. La signora Emilia Maria Alves, criminologa brasiliana residente a Firenze, non era sua moglie bensì la sua amante, la quale si rivolse al magistrato Francesco Fleury dopo l’ultimo duplice omicidio degli Scopeti, accusando il suo “amico ” di essere il mostro. La cosa strana è che di questo personaggio la stampa non fa mai il nome, ad eccezione di un articolo apparso sul corriere dell’Umbria, nel 2005, quando l’avvocato fu interrogato dal pm Giuliano Mignini, in relazione alla sua presunta amicizia con Francesco Narducci. Naturalmente Iommi disse di non aver mai detto alla Alves quanto da lei affermato e di non aver mai conosciuto il dottor Narducci. La cosa finì lì.

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