In questi giorni il giudice Gennaro Francione (con la collaborazione mia e di Ferdinando Imposimato) sta dando alle stampe un libro che si occuperà della giustizia in Italia. In particolare, l’attenzione di Francione in questo periodo si concentra sul processo indiziario, individuato come uno dei tanti mali italiani (c’è anche un gruppo facebook creato dal giudice “contro il processo indiziario”).
Questa volta voglio segnalare di uno dei tanti casi di malagiustizia in Italia di cui non parla quasi nessuno, quello di Gabriele Aral.
Il 20 marzo 2002 a Roma, in una zona residenziale di Villa Bonelli, vengono uccisi due coniugi: Gaspare e Maria Elena Gabriele, di 66 e 64 anni. Sono stati narcotizzati con una dose massiccia di sonnifero e poi soffocati avvolti in due sacchi della spazzatura. Quattro mesi dopo la scoperta dei corpi, viene arrestato il figlio 26enne Aral: secondo la sentenza definitiva di condanna, avrebbe ucciso i genitori per non dover rivelare di aver fatto credere di essere a un passo dalla laurea, mentre invece gli mancavano ancora circa venti esami.
Leggendo distrattamente i giornali, e seguendo le cronache come normalmente fa la maggior parte della gente, il caso di Aral Gabriele sembra uno come tanti.
Un figlio un bel giorno impazzisce e uccide i genitori, per un motivo banale ma in fondo comprensibile e umano: il ragazzo non si era laureato e non voleva affrontarne le conseguenze. Statisticamente sono molti i ragazzi e le ragazze che fingono di arrivare alla laurea senza aver mai dato un esame e, al momento di dirlo ai genitori, commettono un gesto estremo come un tentato suicidio, una fuga da casa, o altro.
Tutto normale dunque? Caso chiuso?
Sembra proprio di sì.
A suggellare il gesto di follia di Aral ci sono ben tre gradi di giudizio e dunque una condanna passata in giudicato.
Il caso quindi è chiuso, per la gente comune, i giornalisti comuni, e anche i magistrati e i poliziotti comuni.
Aral Gabriele sembra un pazzo come tanti.
Il caso non è chiuso però per quelli come me, che sono abituati a leggere tra le righe dei fatti, e che sanno che, dietro a realtà ufficiali, si cela molto altro.
Osservo i nomi delle persone coinvolte, le date, i luoghi.
Ci sono indizi di altro… indizi di omicidio rituale. Ma, da avvocato, la simbologia e gli altri indizi esoterici non devono trarmi in inganno e non sono una prova certa.
Rileggo quindi il caso di Aral Gabriele e ne ripercorro le tappe.
Passo in rassegna le stranezze del caso, tra cui soprattutto la contraddizione inspiegabile tra la lucidità con cui è stato eseguito il delitto e il fatto che Aral sia stato trovato in stato di choc a casa dei genitori davanti ai loro cadaveri; un assassino lucido e freddo non sarebbe rimasto lì davanti ai cadaveri dopo aver chiamato i carabinieri, ma avrebbe perlomeno simulato una rapina, un’intrusione, o altro.
Invece no. Aral cancella alcune delle tracce lasciate da lui stesso (butta il flacone di ansiolitico, lava i piatti, butta la spazzatura, ecc.) ma non provvede a simulare il passaggio di estranei.
Ecco. Qui i conti non tornano più. Che motivo avrebbe avuto Aral di cancellare le sue tracce senza provvedere a lasciarne delle altre a mo’ di depistaggio?
La vicenda mi ricorda quella di Edoardo Agnelli, che avrebbe fermato la sua auto e poi si sarebbe gettato da un ponte; tutto normale, tutto chiaro, se non fosse che anche lì le tracce erano state cancellate. Sul volante dell’auto e sulle portiere non si sono trovate impronte digitali non solo di estranei, ma soprattutto di Edoardo, che quindi dapprima avrebbe cancellato le sue stesse impronte digitali per poi gettarsi nel vuoto. Ma perché avrebbe dovuto farlo?
Qui, anche se il caso è diverso, mi pare che torni un particolare analogo, troppo importante e completamente sottovalutato dagli inquirenti: il motivo per cui un assassino freddo e lucido avrebbe dovuto commettere un gesto così inutile.
Sono d’accordo quindi con chi sostiene che il caso di Aral Gabriele debba essere riaperto. Soprattutto, poi, le motivazioni della condanna non reggono. E’ vero, dicono i giudici, che non ci sono delle prove schiaccianti contro di lui, ma è altrettanto vero che sembra la pista più plausibile. L’assenza di altre piste plausibili è quindi un elemento decisivo per condannare Aral.
Questa è una motivazione che torna spesso nelle sentenze dei giudici nostrani; anche Annamaria Franzoni è stata condannata in assenza di prove certe, ma solo perché “se non è stata lei, allora chi altri può essere stato?”.
Questo modo di ragionare dei magistrati, oltre a essere palesemente contrario alla lettera di quell’articolo 530 del codice di procedura penale che imporrebbe di condannare una persona solo quando la sua colpevolezza è provata oltre ogni ragionevole dubbio (e quindi, ragionando a contrariis, imporrebbe di assolvere quando i dubbi sono molti e più che ragionevoli), è palesemente contrario ad una normale regola di vita: la regola per la quale spesso la realtà effettiva rimane sconosciuta all’osservatore, o perché l’assassino ha camuffato bene le sue tracce, o perché la dinamica della vicenda è talmente fuori dalle logiche ordinarie che con la razionalità e il buon senso non è possibile ricostruirla.
Se poi si scopre – come si è scoperto – che il padre di Aral aveva interessi legati alla Banda della Magliana, l’assenza di piste alternative diventa una motivazione non solo insufficiente per una condanna, ma totalmente falsa.
Soprattutto, però, va rimarcata con precisione una cosa.
I particolari, nella ricostruzione di un delitto, sono importanti. Questo lo sanno tutti, lo insegnano nei corsi di polizia, lo ripetono i film e telefilm gialli in tutte le salse e in tutti i modi possibili.
Eppure, sono proprio i particolari che vengono trascurati in molti delitti.
Quando in una vicenda si inseriscono, sia pure in forma minima, interessi legati alla Banda della Magliana, e dunque ai servizi segreti, agli affari sporchi peggiori d’Italia e ai segreti più scottanti, non solo alcune piste alternative potrebbero essere plausibili, ma rendono spiegabile anche il particolare dell’assenza di tracce.
Poniamoci infatti questa domanda: se io fossi il capo di una squadra ben addestrata, professionale ed efficiente (come sono alcune agenzie alle dipendenze dei servizi segreti), e dovessi uccidere una persona, cosa farei per non destare sospetti? La ucciderei con modalità non facilmente riconducibili a una firma precisa (magari con dei sacchi della spazzatura calati fino a metà del corpo), renderei la scena del delitto più surreale possibile (magari lasciando degli indizi fuorvianti in giro) e sparirei senza lasciare traccia, aspettando che un familiare rientri a casa.
In conclusione: se alcuni indizi rendono plausibile l’idea che l’assassino possa essere Aral, ce ne sono altri (il collegamento con la Banda della Magliana, le telefonate immediatamente prima e dopo l’omicidio provenienti dalla Presidenza del Consiglio e da un funzionario dei servizi segreti) che fanno propendere per possibili piste alternative.
Ma soprattutto, non ci sono prove decisive sul fatto che l’assassino possa essere stato lui. Leggendo le oltre 70 pagine di sentenza, si evince chiaramente che Aral è stato condannato per un unico particolare: non aveva detto ai genitori della laurea, e ha mentito agli inquirenti su questo punto.
Un po’ poco per condannare una persona a 28 anni di galera.
Riccater
21 Febbraio 2015 @ 10:02
Un caso che ha delle sfaccettature non indifferenti come, ad esempio, le telefonate a casa Gabriele da parte di un appertenente ai servizi.
Anna
21 Febbraio 2015 @ 11:26
Interessante articolo…Nella vicenda abbiamo il padre che si chiamava Gaspare, come uno dei Re Magi, e questo ci riporta a Cristo, la madre Maria Elena, e cio' ci riporta alla madre di Cristo, poi il figlio accusato che si chiama Aral, nome turco del cui significato non sono certa, ma che per associazione di idee mi riporta alla mente Ali Agca, turco anche lui, il cognome e' quello del Messaggero per eccellenza l'arcangelo Gabriele, e visto che tu Paolo hai detto che il padre Gaspare sembra avesse interessi legati alla Banda della Magliana, la quale e' entrata con Agca sia nella storia del Papa che in quella di Emanuela Orlandi, e ancora nello IOR, legato a tutte le vicende ancora oscure della storia romana e italiana anni '80, direi che gli ingredienti e gli indizi ci sono tutti. Azzardo che si e' compiuto un bel sacrificio rituale per zittire qualcuno che voleva finalmente rivelare tutto sulla questione attentato al Papa e della Orlandi? La somma teosofica dell'omicidio e' 9, il cui significato esoterico e' quanto segue:
Il numero nove è il numero della generazione e della reincarnazione. Numero dispari è dinamico e attivo nella sua natura e nei suoi effetti. Indica il periodo della gestazione, nove mesi per la nascita di una nuova vita.
Il nove seguendo all’otto, che indica uno stato limite, è il superamento nella creazione. Il nove ha come proprietà la permanenza. Infatti il numero nove torna sempre al suo stato antecedente e non si trasforma mai veramente, conservando uno stato fisso e immutabile.
Questa caratteristica lo accomuna al numero uno, diventando una sua manifestazione, nella sua funzione di unicità. Il simbolo grafico del nove è il cerchio, come per il numero 1. Anche secondo Pitagora è un numero che si riproduce continuamente, in ogni moltiplicazione, e simboleggia pertanto la materia che si scompone e si ricompone continuamente. Composto da tre volte il numero tre (la perfezione al quadrato), con l’aggiunta di un quarto tre genera il dodici, simbolo della Perfezione assoluta. Il nove serve da dissolvente per tutti i numeri, senza che mai si associ a qualcuno, né per somma né per moltiplicazione. E’ l’ultimo numero delle cifre essenziali che rappresentano il cammino evolutivo dell’uomo. E’ dunque il simbolo della
realizzazione.
Il 30 gennaio 2002 era avvenuto il delitto di Cogne, il 19 marzo era stato ucciso Marco Biagi,
cosa si doveva realizzare sacrificando i genitori di Aral? E il Messaggero, essendo anche un noto quotidiano su cui scrivono e scrivevano noti personaggi affiliati al fiore piu' profumato ed inebriante, puo' entrarci qualcosa?
Si richiedono lumi a chi conosce i simboli esoterici molto meglio di me, Paolo dimmi cosa ne pensi tu di ci' che ho scritto.
Gogo
1 Luglio 2017 @ 10:30
Che commento idiota.
Jenseits
10 Giugno 2018 @ 3:38
Ha provato a capire senza arroganza. Più idiota è chi perde tempo ad insultare invece di rompere le scatole nel blog.
Freeanimals
21 Febbraio 2015 @ 16:56
Quanti innocenti sono in carcere in Italia e nessuno lo verrà mai a sapere?
Franesco T
21 Febbraio 2015 @ 17:03
Caro Paolo,
ormai è un classico per la "giustizia" italiana, rischiamo di abituarci anche noi e di considerare queste cose come normali.
Un tempo (che mi sembra ormai lontanissimo ma in effetti non lo è) pensavo che in questi casi i magistrati e le forze dell'ordine volessero trovare un colpevole da condannare solo per fare bella figura evitando di apparire inconcludenti davanti all'opinione pubblica, ai familiari, ai loro superiori. Un po' come ci hanno sempre fatto vedere nei film americani, tipo "dobbiamo dare un nome alla stampa" e cose del genere. Allora mi sembrava di essere scafato, furbo, di capire molte cose nascoste. Ora, purtroppo so che non è così e che questa è solo una delle esigenze, forse la meno importante, dato che i loro scopi sono sempre molteplici (e molto più subdoli). Almeno qui la versione ufficiale sta in piedi, a differenza di tanti altri processi che già a prima vista cozzano contro il comune buon senso.
Mi dispiace che tu non abbia seguito la vicenda del piccolo Loris che secondo me è un vero e proprio caso di scuola per gli argomenti di cui tratti. Là c'è proprio tutto… Mi avrebbe fatto piacere leggere un bell'articolo in proposito: è vero che chi ti legge sa ormai capire certe cose da solo, ma a tutti noi sentirle dette da te dà sempre maggiore soddisfazione … è un po' come sentire dal vivo il cantante preferito 🙂 In ogni caso sei sempre in tempo, visto che, ahimè, se ne parlerà ancora per tanto tempo.
Infine vorrei farti qualche domanda sul caso Aral: che tipo di rapporti aveva il padre con la Banda ? Come sai delle telefonate intercorse, risultano dagli atti ? Non dovrebbe restare un segreto il fatto che il telefono sia di un agente dei servizi (nel senso di n. non rintracciabile o intestato ad altri, o nel senso che possa non essere di pubblico dominio l'appartenenza ai servizi, etc. )? Insomma, queste telefonate non sono certo cose di poco conto! Lo chiedo ovviamente non per sfiducia ma solo per capire come funzionano certe dinamiche, sai anch'io sono laureato in giurisprudenza ma non ho mai voluto fare l' avvocato (nè il magistrato) perchè avevo intuito molte delle cose da te scritte nel post "perchè ho smesso …". Per inciso, da un lato ne vado fiero, dall'altro me ne pento poiché gli avvocati sì che se la passano bene…
Con affetto e stima,
Francesco
Anonimo
21 Febbraio 2015 @ 18:30
Imposimato è stato il candidato scelto dal M5S come Presidente della Repubblica.
In una precedente puntata di bordernight, avete affermato che i nomi fatti per il colle erano tutti impresentabili. Anche voi d'accordo con Ferrara?
https://www.youtube.com/watch?v=BUXT0H6b1SQ
Giorgio Andretta
21 Febbraio 2015 @ 19:01
Non è tempo sprecato seguire il blog di Franceschetti, io, ad esempio, ho realizzato che in Italia c'è la giustizia e di ciò sarò eternamente grato al Nostro ospite. E pensare che credevo di vivere un incubo!
Anonimo
21 Febbraio 2015 @ 21:03
a giorgio andretta: non si capisce cosa hai realizzato… o forse il tuo italiano ha bisogno di una rinfrescata.
Giorgio Andretta
22 Febbraio 2015 @ 8:04
Sig. Anna, l'unico consiglio che le posso proporre è di verificare le sue affermazioni con la kinesiologia, successivamente ne potremmo parlare.
Dovrebbe chiedere al massone (o già?) Gioele Magaldi, eleggendo a suo ambasciatore e portavoce il Nostro ospite, quali sono i mesi (9?) da contare per la gestazione essendo una squisita materia dell'organizzazione.
Sarà un piacere rileggerla.
Francesco T
22 Febbraio 2015 @ 14:39
Non pago del mio commento precedente, torno sull’ argomento Loris per buttare là qualche considerazione, augurandomi che altri lettori aggiungano qualcosa (è l’unico caso di omicidio che io abbia seguito in tv perché è avvenuto vicino a dove abito). Non le ritengo off topic poiché, come ho scritto prima, mi sembra un caso classico di delitto RR
1. Il nome del paese è Santa Croce
2. Il bambino si chiama Loris: stessa radice di Lorenzo (Renzi ?), richiamo all’alloro (significa qualcosa ?). Il cognome è Stival, come il nostro povero “stivale”.
3. La data è 29-11-2014 che mi pare dia sempre 11
4. Più volte nei primi giorni alcuni servizi in tv hanno aperto con le parole “rose rosse” : il lunedì dopo l’omicidio io l’ho sentito varie volte in 2 servizi diversi; il giorno del funerale di nuovo nell’unico servizio da me visto.
5. La mancanza dello zaino e delle mutande mi fa pensare a noi italiani senza borsa e senza mutande.
6. Le telecamere: tutto basato su di esse. Ma, guarda caso, nei primi giorni ho avuto modo di sentire in tv che quelle vicino la scuola (o forse quelle proprie della scuola) non erano funzionanti; poi di questo fatto nessuno ha più parlato. L’importante è che tutte la pecore ne vorranno sempre di più e ovunque, anche se sono già un numero esagerato (qualcuno ha presente Santa Croce Camerina?). Tanto quando non devono riprendere non riprendono…
7. Sulle fascette ricordo le parole di MDD a Border nights. Di questa possibile arma del delitto si è parlato subito, direi prematuramente.
8. L’attenzione mediatica è stata da subito enorme, eccessiva. E poi certe trasmissioni, Porta a Porta su tutte, hanno davvero esagerato con il condannare la mamma senza se e senza ma, stravolgendo spesso la comune realtà. Non mi va di fare esempi perché sarebbe troppo lungo, ma chi ha visto soprattutto l’accanitissima Bruzzone e la fida Matone sa di cosa parlo … ai confini della realtà! La prima, in particolare, ha tutta l’aria di essere una gran sacerdotessa. Cosa ne pensate ? Purtroppo fino a qualche mese fa non sapevo quasi nulla della Sig.ra Carlizzi, ma da quanto ho letto sul sito attualmente online pare che i criminologi più importanti – e più televisivi – siano dei pezzi grossi delle organizzazioni (in questo caso non si fa alcuna fatica a crederlo). Anche Vespa secondo me è uno che sa molte cose … A proposito della Carlizzi, a chi si riferiva parlando di un conduttore con le iniziali P.B. ? Baudo, Bonolis, altro ?
9. Dulcis in fundo, il colpevole, la madre. Per gli inquirenti deve essere per forza lei, per i motivi che ben sappiamo ormai. Non importa se una madre per natura è l’ultima persona al mondo a poter uccidere il proprio bambino, non importa che sia del tutto irrealistico che una giovane casalinga di un paesino del sud uccida freddamente e professionalmente il figlio senza mai crollare emotivamente, anzi recitando come neanche la miglior attrice del mondo saprebbe fare. Sappiamo bene che ci sono madri che uccidono i figli, ma in questi casi le si trova disperate in un angolo della casa o a vagare per strada in stato di shock, oppure si uccidono subito dopo. Inoltre, pensate che in questo caso si possa parlare di pericolo di fuga, di occultamento delle prove, di reiterazione del reato ? Mah !
Insomma, tutto è sembrato costruito ad arte, in parte in modo sottile e in parte, invece, molto grossolanamente. È una vicenda in cui, a mio parere, anche un utente meno informato e consapevole dovrebbe sentire un po’ di puzza, ma purtroppo mi rendo conto che viviamo in una società di individui completamente lobotomizzati, capaci di recepire solo mode e mainstream.
Saluti a tutti
Kishanna
18 Aprile 2015 @ 16:49
Non credo alla colpevolezza di Aral Gabriele. Sono convinta che sia stato usato come capro epiatorio da qualcuno con ben altri interessi. Qualcuno ha scoperto il "segreto" di Aral e l'ha sfruttato per commettere un omicidio "pulito". La signora Gabriele, poverina, è stata il classico "danno collaterale". Non bastava uccidere il vero obbiettivo, il signor Gaspare, andava uccisa anche la signora in modo da poter incolpare il figlio "degenere" che non andava più all'università.
Spero davvero che venga riaperto il processo contro Aral, secondo me è la terza vittima di quest'orribile fatto di cronaca.
Anonimo
10 Settembre 2015 @ 20:21
Io credo nella colpevolezza. Soprattutto per il fatto che il veleno è stato assunto in cucina ed essendo abbastanza immediato il suo effetto entrambi sono morti in cucina. Ora pur ammettendo che qualcuno altro senza lasciare tracce si fosse introdotto in casa per qualunque motivo (vendetta soldi odio gratuito ecc) non avrebbe mai pensato di mettere i corpi in stanza da letto ….non avrebbe ricavato nessun vantaggio a spostarli nell'altra stanza, mentre Arel un vantaggio lo avrebbe avuto: quello di poter entrare e uscire di casa senza "accorgersi" di niente e facendosi vedere in giro per farsi degli alibi….d'altronde qualcosa poteva andare male nell'autopsia e lil decesso poteva essere datato in un orario in cui magari lui era in giro…difficile però se ormai hai fatto il danno ti affidi a queste improbabili cose…Non ci sono prove dirette ma se uno di due uomini (chiusi in una stanza senza possibilità di uscire)per assurdo commette un omicidio e riesce a far sparire le prove vi sembrerebbe giusto lasciarlo libero o no?
Anonimo
3 Ottobre 2015 @ 1:25
Sicuramente d'accordo per l'innocenza di Aral.
un caso con troppe stranezze e strane coincidenze.
Anonimo
7 Luglio 2016 @ 11:20
Al di là della dinamica omicidiaria di quei due coniugi, si è mai scavato a fondo sulla vita di loro due, soprattutto di quella del padre, che sembra non sia proprio limpida come il mare dei Caraibi? Dei suoi presunti affari segreti con personaggi noti della malavita? Perchè si è voluto insistere a tutti i costi sul fatto della mancata laurea? Cosa avrebbe guadagnato quel ragazzo uccidendo entrambi i genitori?
Sono tutte domande senza risposta, ai quali carabinieri e giudici non hanno voluto dare considerazione, come se avessero altro da fare……
Anonimo
4 Giugno 2017 @ 4:25
Anch' io credo nell' innocenza di Aral. Non ci sono prove a sostegno della sua colpevolezza ed il movente non regge. Sarebbe stato più semplice per Aral avere il disappunto dei genitori per non essersi laureato che affrontare tutto questo. Poteva espatriare, poteva fa fare mille altre cose per non affrontare il discorso laurea con i genitori.
..poteva fingere un suo tentato suicidio e loro gli avrebbero perdonato tutto a fronte del rischio di fargli togliere la vita. Io avrei simulato il mio tentato suicidio con un biglietto scritto in cui gli chiedevo di perdonarmi per aver mentito ed una volta "salvata" avrebbero solo ringraziato Dio di avermi ancora viva accanto a loro.Non è stato lui. È innocente, è un ragazzo dolcissimo. Non può averlo fatto.
Carmen Gueye
7 Luglio 2020 @ 14:47
Il fatto che non ci siano tracce di Aral è la stranezza. Visto che era casa sua, facilmente avrebbe potuto motivarle. Il movente non è inusuale: c’era già, nel 2002, almeno un precedente in Genova, e in seguito si vedrà che molti ragazzi mentono sul proprio cursus universitario. La domanda è sui possibili scenari che integrano un omicidio per alcune cause, mentre ne nascondono altre
Carmen Gueye
7 Luglio 2020 @ 14:51
Probabilmente il ragazzo sarebbe stato assolto. Le testimonianze della governante e del cognato lo hanno condannato. In particolare quest’ultimo, intercettato, indirizza verso una certa pista. Non sapeva delle microspie? E’ avvocato, avrebbe dovuto immaginarlo.
Pippo Psaila
22 Marzo 2021 @ 15:17
Tutto molto bello, ma come si spiega la circostanza che Aral fosse in casa mentre accadeva il tutto e che si fosse accorto del delitto solo due giorni dopo?