1. Il Re del Mondo, nella letteratura.
2. La mia esperienza col Re del Mondo.
3. Il Re del Mondo in altre tradizioni spirituali e religiose.
2. 2. Il mio incontro col Re del Mondo.
Il Re del Mondo non lo incontrai a Shambala, ma nell’ashram di un maestro, molti anni fa; quasi molte vite fa per la sensazione di irrealtà che ancora provo quando ripenso a quell’esperienza.
Con lui volevamo fondare una comune insieme ad altri discepoli, facendo in gruppo una serie di lavori spirituali (libri, conferenze, ecc.). Si trattò di un periodo magico, i cui ricordi ancora mi appaiono avvolti da un’aura di irrealtà, per la particolare atmosfera che accompagnava quei giorni.
A questo maestro però capitavano continui problemi, difficoltà e dolori, dovuti prevalentemente a problemi di rapporto con le persone a lui vicine. Questi problemi, secondo il maestro, erano cagionati proprio dal Re del Mondo in persona, che cercava di ostacolare il suo cammino spirituale, creandogli difficoltà con partner, collaboratori, e discepoli. “Io ho un unico nemico – diceva – ed è il Re del Mondo, che mi mette contro tutte le persone più care, partner compresi. E troverò la mia anima gemella, aggiungeva, quando la troverò come me, immune al Re del Mondo”.
In effetti, nei giorni in cui frequentavo l’ashram, ne capitavano di tutti i colori e percepivo veramente l’influenza di alcune entità (di cui io non sapevo il nome) che agivano sugli eventi esterni e che inducevano le persone attorno al maestro (me compreso) ad avere comportamenti assurdi. Assistetti a fatti straordinari, che mi rimarranno impressi per sempre.
Chiesi al maestro come fosse possibile che questo “Re del Mondo” fosse tanto cattivo, se tutti i testi ne parlano come del re di questa mitica Shambala o Agarthi, che sembrerebbe un luogo meraviglioso.
Il maestro ci spiegava che nel cammino per l’illuminazione, quando sei ormai fuori dalla Matrix, arriva il Re del Mondo a riportarti dentro di essa; e lo fa generalmente mettendoti contro le persone più care attorno a te, al fine di ostacolare il progresso spirituale.
Finché si rimane all’interno della Matrix, il Re del Mondo aiuta addirittura le persone sul cammino spirituale; e molti maestri, infatti, sono sotto l’influsso diretto di esso (in effetti è vero, conosco molti maestri che dicono di andare direttamente a Shambala a prendere informazioni). Ma quando arrivi al gradino più alto del cammino spirituale, ti viene posto davanti l’ostacolo più grande, e cioè lui stesso, che arriva a parassitare amici, partner, parenti, e te li mette contro, per farti rimanere nella Matrix.
Mi spiegava inoltre che quando si è parassitati dal Re del Mondo, non si riesce a distinguerlo da se stessi (in sostanza non lo si riconosce come un parassita esterno) perché ci si identifica con esso. Essendo il Re del Mondo anche il Re della Matrix e dell’illusione in cui viviamo, egli compare spesso sotto forma di pensieri, idee, comportamenti, sentimenti, dettati dalla Matrix stessa, che, quindi, sembrano perfettamente normali alla società e di conseguenza a se stessi. Essendo comportamenti con cui ci identifichiamo, o con cui si identifica una parte della società, non li si riconosce come estranei.
Il Re del Mondo, in sostanza, mette gli altri solo davanti a se stessi.
In effetti era vero che tutte le persone più care attorno al maestro prima o poi lo mollavano e se ne andavano, mostrando comportamenti deliranti e anomali (me compreso), in preda a un vero parassitaggio psichico. E lui continuava a ripetere “io vi metto davanti solo a voi stessi, ai vostri irrisolti e al vostro ego”.
Inutile dire che, nel periodo in cui frequentavo il maestro, avendolo visto spesso terrorizzato di fronte all’apparire di questo “Re del Mondo”, odiavo questa figura più di ogni altra.
Ma un giorno poi mi resi conto che anche il maestro aveva una parte di responsabilità nei casini che gli capitavano, sia con i discepoli, che con le sue “anime gemelle”. Perché aveva dei comportamenti spesso irriguardosi, umilianti e crudeli proprio verso le persone a lui più strette; comportamenti che lui giustificava con la scusa che doveva far lavorare gli altri su se stessi, e che doveva svincolare noi discepoli dalla dipendenza dal maestro.
Gli dissi: “Maestro, ma non vi pare che pure voi abbiate una vostra parte di responsabilità? Non necessariamente bisogna provocare dolore nell’altro per farlo crescere; che se poi l’altro vi manda a fanculo, non ha tutti i torti”. Ma lui con sicurezza affermava: “No, la responsabilità è solo degli altri. Io non provoco dolore. E’ l’altro che soffre, perché ha dei meccanismi e degli irrisolti; io non ne ho. Il dolore è solo una percezione distorta della realtà, e se la persona soffre, è perché ha dei meccanismi irrisolti”.
Alla fine, mi resi conto che questo Re del Mondo era solo una proiezione all’esterno di ciò che era dentro al maestro; noi discepoli eravamo si, parassitati, ma ad essere parassitato era soprattutto il maestro, il quale aveva dei comportamenti assolutamente assurdi di cui poi attribuiva la colpa agli altri. Mi resi anche conto che il maestro non aveva alcun nemico se non se stesso perché, ritenendosi perfetto, non metteva mai in discussione i suoi comportamenti, ritenendo di non avere parassiti, né automatismi, né distorsioni. E non capiva che avrebbe dovuto applicare a se stesso gli stessi principi che insegnava a noi, domandandosi quali meccanismi e irrisolti personali avessero provocato la sua disastrosa situazione sentimentale, quella delle amicizie e quella nel discepolato.
Il sogno dell’ashram finì in una bolla di sapone, e con esso il sogno di un lavoro spirituale di gruppo con persone consapevoli, che avessero come unica meta la ricerca del divino.
E io mi resi conto che alla fine, non ero deluso da lui, ma da me stesso, che avevo scambiato una persona con grossi limiti (e pesantemente parassitato) per un maestro, e che avevo subito le peggiori vessazioni possibili sol per aver pensato che le prove che mi arrivavano fossero volute dall’amore del maestro per farmi crescere (conservo ancora un suo sms che dice “ti amo offrendoti esperienze nuove, che non finiscano con la morte”).
E ogni tanto, quando ripenso ai miei primi giorni col maestro, che mi parevano un sogno, e a quelli successivi trasformatisi in un incubo, mi domando se poi, in fondo, egli non fosse davvero un maestro; perché, mi dico, in fondo, con tutti i casini che combinava, mi ha insegnato tante cose, e soprattutto mi ha donato la libertà dal maestro, per cercare le risposte in me, non al di fuori; come in effetti dovrebbe fare qualunque vero maestro. E l’esperienza che ho fatto è comunque la più straordinaria della mia vita.
E mi dico che su una cosa il maestro aveva certamente ragione: il Re del Mondo ci mette solo davanti a noi stessi. E l’unico problema che abbiamo, nella vita, siamo unicamente noi stessi. Io ero davanti solo a me stesso, e talvolta alla mia cecità. Il maestro era messo davanti solo al suo ego e alla sua incapacità di autoanalizzarsi e mettersi in discussione. I parassiti e le entità c’erano, sì. Ma c’eravamo soprattutto noi, con i nostri limiti e le nostre piccolezze umane.
(continua a leggere…)

Caro Paolo, in questa tua disperata ossessione della ricerca di un maestro riveli tutta la tua debolezza: gli spiriti forti non necessitano di alcun sostegno.
E poi con questo continuo miscelare bene e male, il male fatto per il bene, il bene per il male, fai solamente gli interessi del male, in quanto causi grande confusione agli spiriti più deboli che già di loro non sono in grado di distinguere i due principi, anche la dove sarebbe ovvia la cernita.
Quando dici “il Re del Mondo ci mette solo davanti a noi stessi”, ti redi conto che stai affermando che Satana in realtà è buono?
Non ti meravigliare tanto se massoni e compagnie belle poi commettono crimini abominevoli in nome del loro dio del bene Lucifero, perché in fondo tu dimostri di non essere diverso da loro.
Ma quando la smetteranno gli uomini di cercare un maestro/messia a cui aggrapparsi solo per sfuggire alla propria miseria interiore.
Scaligero, Steiner, Yogananda, Guénon, Brizzi, Sibaldi, e tutti gli atri che hai nominato, sono solo spazzatura da spazzare via definitivamente dalle menti dell’umanità, che solo così potrà evolversi.
Ciascuno di noi ha un Sè superiore.
Perché non dovrebbe essere Lui il proprio Maestro?
E i messaggi come arriverebbero? Ad esempio a me arrivano durante il sonno.
Non so se ho coniugato bene il tutto, la grammatica non è il mio forte… nonostante ciò spero il messaggio sia arrivato.
articolo ponderoso , notevolissima la citazione finale del Maestro Battiato …… ecco perchè con deferenza e arguzia suggerisco di elargire un like alla nota pagina facebook ELEGGETE BATTIATO AL QUIRINALE
daje
comunque sia GRAZIE
ad maiora semper
VOCATUS ATQUE NON VOCATUS DEUS ADERIT
@medicojunghiano
diciamo che la Realtà, attualmente [Epoca di Piombo] differisce dalla Verità [Mondo delle iDee e degli iDei, o iDeali], laddove la prima è simile a quanto descritto nei Romanzi distopici [p. Es. “Guerra è Pace”], e la seconda è simile alla Descrizione di Paradiso [cfr. p. Es. in “la divina Commedia”], e se e quando la Realtà è gestita da chi [s]ragiona in Senso [Significato e Direzione] karmico [vizioso], allora specialmente si distacca dalla Verità [che funziona in Senso dharmico (virtuoso)], ma la Realtà può diventare simile alla Verità se quest’ultima si segue, [e come realizzare questo Procedimento è ben descritto nel Buddhismo, e anche sono utili Canti come il “Savitr Mantra”, i quali ci ricordano che: siamo stati concepiti e forgiati dalla Luce che è Dio, anche chiamata Buddhità, e siamo perciò delle Coscienze, degli Ologrammi della Luce che è Dio, mentre abbiamo a Disposizione per manifestarci dei Veicoli, i quali vanno adeguatamente usati secondo l’Ordine (dharmico, virtuoso) Psiche prima-e-Mente poi, ovvero, Bene interiore prima-più-Forza esteriore poi (nei Veda noti come Rajo Guna-più-Sattwo Guna, e nell’Alchimia come Rubedine-più-Albedine; mentre la Coscienza che siamo corrisponde all’Oro, o Aur ovvero Luce, alchemico)], e così sia; ”siamo tutti dei Buddha, delle Coscienze”; Felicità dentro-fuori a tutti, ovunque-sempre.
Buongiorno dottor Franceschetti,
volevo ringraziarla innanzitutto per il suo coraggio e per condividere con noi queste conoscenze e considerazioni profonde.
Alcuni articoli, come questo, mi hanno dato un senso di appagamento intellettuale e molta commozione.
Tuttavia, dopo le prime piacevoli sensazioni, dentro me è anche suonato un campanello d’allarme; ciò che mi preme sottolineare è un concetto che potrebbe essere implicito, ma che a mio avviso va esplicitato; penso che sia vero, nel nostro stato attuale, nel cammino spirituale, il Re del Mondo, cioè un demone, è una parte di noi.
Tuttavia la nostra essenza ultima, da riscoprire, e l’unica cosa con cui identificarci, è l’essenza spirituale.
Siamo esseri spirituali che compiono un percorso, e hanno con sé molti bagagli, anche ingombranti, come i demoni. Ma prima o poi li lasceremo.
Penso che sia importante ricordare bene la nostra identità, perché, come anche Osho sostiene, l’unico vero peccato è identificarsi con qualcosa che non siamo, ovvero qualcosa di estraneo alla natura spirituale.
Grazie Paolo, con questo articolo e con la conferenza in cui hai affrontato lo stesso tema, mi hai dato una grossa sberla! Conoscevo già alcuni concetti “vago” nel mondo della ricerca spirituale e della felicità da un po’, eppure stavolta mi è entrato di più! Ora vedo bene la via ma il viaggio sarà comunque difficile. Grazie davvero.