Qualche giorno fa guardo il tema natale di un bambino di sei anni, giudicato autistico. A sei anni dice solo “mamma”. Dal tema natale capisco che il bambino non è autistico, ma ha dei doni particolari, che devono solo essere compresi (il nodo lunare nord è congiunto strettamente a mercurio, in casa 8, e il nodo sud a Nettuno in casa 2; in sintesi, il bambino ha fortissimi doni psichici, ma la sua vita è predestinata, e correrà su un binario già stabilito dal destino).
Dico alla mamma che se vuole può chiamarmi subito, ma lei mi dice che è meglio di no, perchè quando il bambino è vicino a lei non le permette di telefonare.
Allora le dico “ok, chiedigli espressamente se vuole parlare con me, e se possiamo parlare tutti e tre, in vivavoce. Vedrai che ti risponderà a suo modo. Se non lo fa, ci sentiamo un’altra volta”.
Alla insolita richiesta della madre, il bambino va nella libreria e prende tre libri: Il piccolo principe, Le metamorfosi di Kafka, e Maometto.
A questo punto capisco che si, il bambino non solo comunica, ma è anche in grado di “sentire” le persone a distanza. Infatti, i tre libri rispecchiano le cose che mi stavano capitando in quella giornata, e le tematiche di cui parlavo con una mia amica.
- Il piccolo principe parla di molte cose; ma è essenzialmente un romanzo rosacrociano, con alcuni concetti sull’amore (e con questa mia amica parlavamo quel giorno proprio dei rosacroce e dell’amore); inoltre parla del rapporto tra grandi e bambini, evidenziando come gli adulti non capiscano il linguaggio e la logica dei bambini, che sono in realtà molto più saggi e vicini all’essenza delle cose. Il messaggio è chiaro: lui sa comunicare, e comunica infatti (come vedremo) molto meglio e in profondità degli adulti.
- Le metamorfosi di Kafka parla di un tipo che si trasforma in un insetto, creando problemi a tutta la famiglia, che non accetta questa trasformazione; ora, con questa mia amica quel giorno stavano succedendo due cose: la prima riguardava alcune trasformazioni fisiche che ci coinvolgevano entrambi, e di cui non capivamo l’origine (ad es. entrambi fumatori, abbiamo iniziato a provare fastidio col fumo, fino ad arrivare a veri e propri malesseri, io quando prendo il sigaro, lei la sigaretta); la seconda riguardava due coincidenza con delle api (simbolo dei rosacroce); in mattinata lei aveva trovato un’ape in un bidone di calce viva, e l’aveva salvata, spazzolandola per un’ora; successivamente, entrando in auto, un’ape è entrata dal finestrino.
- Maometto (figura che conosco molto bene, avendo scritto un libro sulle religioni, dal titolo “Alla ricerca di Dio”) mi dà la risposta ad un problema che mi pongo da circa un anno, e che riguardano alcune sincronicità che capitano a me e ad alcuni amici, e che riguardano la città di Torino. Uno di noi, Arciere, che abita vicino Torino, si occupa proprio di profezie (ha fatto anche alcuni trasmissioni con Adrian Fiorelli e ne abbiamo in programma altre su Border Nights e sul mio canale, Petali di loto). Maometto era un profeta, e probabilmente il bambino ci sta indicando la strada da percorrere in futuro.
A questo punto io escludo che questo episodio sia frutto del caso, ma devo dimostrarlo ai genitori, e quindi decido di porre altri quesiti. Le domande da porre ad un bambino con questi doni devono essere importanti, e non formulate solo per metterlo alla prova. Il che per me non è semplice visto che, in genere non mi pongo mai molte domande e nella vita procedo ad istinto. Me ne vengono in mente due.
La prima, riguarda un progetto che ho con una persona, che a me sembra un sogno, ma è comunque un bel sogno in cui mi piace credere fino a prova contraria; gli chiedo cosa ne sarà di questo progetto e alla domanda il bambino ride, come se mi prendesse in giro, va nella biblioteca di casa, e prende “Un sogno impossibile” e “Poesie di rabbia dal sud“.
La risposta è chiara. Peraltro, il progetto finirà infatti poche ore dopo, una volta capita l’impossibilità di raggiungerlo, con la persona che si arrabbia con me per un mio comportamento.
Chiedo poi alla madre di girargli la domanda sul perché non parla; ma lui si irrita e inizia a urlare (il perchè mi è chiaro, ma è difficile esprimerlo a parole). Allora gli chiedo scusa e la madre gli gira il mio messaggio: “Paolo ti chiede scusa. Non voleva farti arrabbiare, stiamo solo cercando di capirti e capire come possiamo aiutarti”. Il bimbo ride e va in braccio alla madre, baciandola.
Capito l’errore, provo a formulare un’altra domanda, ma che sia sempre importante per me.
Gli chiedo allora cosa mi sa dire del mio destino e lui prende questi libri:
- Guida all’uso della parole, parlare in modo semplice e preciso
- La trilogia del profeta (quindi, ancora il profeta che torna) di Khalil Gibran peraltro il mio autore preferito in assoluto (se dovessi salvare un solo libro dalla mia biblioteca salverei proprio “il profeta”)
- Indica il retro di un libro, in cui c’è il disegno di un labirinto, e una frase in tedesco “mi ritrovo povero bambino in un laboratorio di bambole (che a mio parere indica da una parte il labirinto in cui mi trovo nella mia vita, ma più probabilmente la condizione in cui si trova lui, bambino in un laboratorio di bambole, come è questa società. E mi sembra una richiesta di aiuto per uscire dal labirinto).
Gli chiedo come posso uscire dal labirinto e lui mi indica “Le gesta del budda”, di Asvaghosa. Pratico il buddismo da 20 anni, e la figura di Buddha è al centro delle mie ricerche e delle mie pratiche. E credo che si, questa sia la risposta, e in fondo l’ho sempre saputa dentro di me.
Gli chiedo se io e lui, insieme, dovremo fare qualcosa e abbiamo un compito in comune e lui dalla libreria prende “il Sogno” di Agatha Cristie, della collana “i grandi investigatori”, con in copertina l’immagine di un’aquila. Non so bene cosa significhi, ma certamente una cosa è chiara, dato che, da quando mi conosce il bambino dorme meglio, e non si agita più, permettendo pure alla madre di dormire. Probabilmente poi allude a qualche rapporto in astrale tra me e lui.
Voglio poi verificare se si può comunicare con lui su altri piani e gli mando un brano musicale, di Gigi D’agostino, dal titolo “Sorriso improvviso”; ad indicare che lui, in un giorno in cui ero un po’ abbattuto energeticamente mi ha regalato un sorriso improvviso. La madre gliela fa ascoltare e il bimbo si mette a ballare, e chiede di ascoltarla in continuazione. Durante la giornata poi ogni volta che la madre fa il mio nome lui le si avvicina e le dà un bacetto.
Ovviamente, educatori e psicologi che seguono il bambino non si sono mai accorti di questo suo modo di comunicare; e il mio sospetto è che non se ne accorgano altrimenti dovrebbero riconoscere al bambino capacità superiori alle loro.
In generale, ogni bambini autistico viene su questa terra con uno scopo ben preciso, legato al karma dei genitori, e che deve essere indagato. La maggior parte di loro non sono “ritardati” o malati, ma sono esseri con un dono speciale, o più doni che devono essere compresi e utilizzati per il bene non solo del bambino ma anche degli altri. Peraltro, se si invertisse la prospettiva, ci si accorgerebbe che molti autistici possono essere di guida ed aiuto ai genitori. E che sono i genitori ad aver bisogno di aiuto, non i bambini.
Alcune delle persone che mi hanno insegnato di più nella vita, sono autistiche o comunque hanno dei tratti autistici; Manuela Shardana, la mia amica cartomante, con doni speciali, ha tratti autistici (e in effetti a volte mi sono pure arrabbiato con lei e abbiamo litigato, dimenticando che avendo tratti autistici in alcuni casi dice delle cose apparentemente illogiche; ma l’ho dimenticato solo perché con lei mi trovo a parlare molto meglio che con altre persone, e la ritengo superiore agli altri).
Una delle mie migliori amiche, con cui parlo sempre di Dio, Libero arbitrio, legge d’attrazione, fratellanze astrali, amore, ecc. è autistica, ma mi ha dato alcune delle risposte più importanti alle domande che mi facevo sulla vita e su Dio.
Se leggiamo la definizione di “autismo” su wikipedia, è questa: L’autismo è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato dalla compromissione dell’interazione sociale e da deficit della comunicazione verbale e non verbale che provoca ristrettezza d’interessi e comportamenti ripetitivi.
Ora, francamente, il deficit della comunicazione e la ristrettezza di interessi unita a comportamenti ripetitivi, mi pare che ce l’abbia la gente considerata normale, che si interessa al massimo di calcio, soldi e moda, si informa dalla Tv, e non si può parlare di nulla.
Quanto a me, il mondo in cui viviamo mi è sempre sembrato estraneo, e quando sto con persone considerate normali, mi faccio due palle che mi verrebbe da spararmi (per questo motivo ormai da anni evito accuratamente feste comandate in famiglia, cene del sabato sera con amici, ecc.). Non ho mai capito il mondo in cui viviamo fino a 40 anni, quando, iniziando a occuparmi di poteri occulti ed entrando nel mondo del cosiddetto complottismo, scoprii che la realtà era completamente ribaltata rispetto a come ce la raccontano.
Molti maestri spirituali hanno tratti autistici (ne ho conosciuto uno, con discepoli in tutto il mondo, che da solo non si mette neanche i calzini perché come minimo se li mette spaiati, e ha bisogno di qualcuno che per le cose pratiche gli faccia tutto; anche Osho aveva tratti autistici, tanto è vero che i suoi discepoli pensavano a vestirlo, e il motivo per cui compariva in pubblico con dei vestiti da pagliaccio era, molto semplicemente, che glieli confezionavano i suoi allievi).
La mia “mental coach” mi ricorda sempre che ogni persona che incontriamo, e particolarmente quelle che rivestono importanza nella nostra vita, rispecchiano delle parti di noi. E il collegamento che ho instaurato con questo bambino è talmente potente che sia lui che io dormiamo meglio durante la notte, e mi arrivano dei suoi messaggi come avvertimento o protezione da situazioni particolari.
Probabilmente mi sono sempre sentito un po’ autistico, anche se ho cercato di far finta di essere normale, riuscendoci, credo, abbastanza bene. Ma la maggior parte dei miei amici ha tratti della personalità che molti considerano “autistici”, perché sono mal integrati nella società. Il che è una fortuna, perchè viviamo in una società malata e distopica, dove l’essere “normali” è la vera malattia. Omar è probabilmente arrivato nella mia vita per tanti motivi, ma credo, soprattutto, per dirmi “ammetti a te stesso di non essere normale. Non siamo normali. E accetta la tua diversità.” E probabilmente per dirlo anche a molti che leggeranno questo articolo.
Gabriella
7 Marzo 2023 @ 22:22
“Probabilmente mi sono sempre sentito un po’ autistico, anche se ho cercato di far finta di essere normale, riuscendoci, credo, abbastanza bene.”
In questa frase mi ritrovo molto. Rivedo me a 12 anni, atterrita dalle persone. Mi spaventavano, non le capivo. Non ero in grado di riprodurre gli stessi comportamenti dei miei coetanei e mi sentivo un alieno, appena atterrato sulla terra. Spesso non capivo di cosa parlavano, odiavo il loro chiasso, mentre io avevo bisogno di silenzio e di soffermarmi a lungo su un’immagine, una parola, un suono…
Ho avuto paura e quindi ho iniziato a fingere di essere normale. Ho iniziato a guardare film, tantissimi film, e solo dopo ho capito che con quei film cercavo di imparare come si comportavano le persone normali. Li studiavo per mimetizzarmi. Devo dire che mi è riuscito bene, ma il disagio della compagnia degli altri, quello non è mai del tutto sparito.
Oggi che sono adulta a volte penso che se mi fossi concessa di non essere normale, se avessi avuto il coraggio di lasciare libero quell’esserino strano che ero, chissà… Magari avrei fatto cose straordinarie oppure avrei preso una tangente, sarei finita su chissà quale pianeta, in chissà quale universo, distante da tutti. Invece, a forza di studiare le persone, ho imparato a scrutarle di nascosto e adesso le capisco anche troppo. Vedo cose dei loro animi che forse neanche loro sanno. Questo mi ha insegnato ad essere più clemente verso di loro, con i loro limiti e il loro chiasso e non mi spaventano più. Quindi, tutto sommato tutto ha avuto un senso.
Paolo, ti seguo ormai da più di un anno e non sai quanto mi hai insegnato. Grazie per aver condiviso questa storia, Omar dev’essere un bimbo dolcissimo.