Ho un’amica d’infanzia che si chiama Cristina. Era una delle mie amiche più simpatiche, ma allo stesso la più superficiale del gruppo di amici dei miei 15 anni (ovvio, secondo il giudizio obiettivo che può avere un ragazzo di quell’età). Parlavamo spesso, mi divertivo anche a parlare con lei perché era dotata di un certo senso dell’umorismo, e mi piaceva molto perché aveva una caratteristica che notai fin da giovane, e che ha mantenuto fino ad oggi: la purezza. Era, ed è, una persona priva di retropensieri negativi su cose e persone, che procede per il mondo senza capirci nulla, che non ha mai capito niente di se stessa, oltre che degli altri, senza obiettivi, senza una bussola, con solo domande (che faceva a raffica e continua a fare). Ci accomunava questa sensazione di non capire il mondo e la cosa che io sentivo in comune con lei è quella di non aver mai capito cosa volessi fare nella vita.
Lei mi diceva sempre (e mi dice tuttora) “Paolo, ma io non lo so cosa voglio dalla vita”. E io rispondevo (e rispondo) “Cristina, neanche io l’ho mai saputo. Io ho solo saputo che il mio scopo era essere felice, ben sapendo che la felicità si trova dentro di noi, non fuori. Ma non ho mai capito come. Per questo ho amato il buddismo con il suo messaggio di fondo: la felicità, qui e ora, e il libretto di base di introduzione al buddismo di Nichiren si intitola “felicità in questo mondo”.
Questa era, ed è, sicuramente, una delle cose che ha legato me e Cristina in questa vita, in cui ciascuno faceva (e fa) da specchio all’altro.
Ci siamo persi di vista per anni finchè un giorno ci reincontrammo per caso in un ristorante a viterbo. Lei era col suo nuovo compagno, Salvatore. Ci riconoscemmo, ci abbracciammo, e iniziammo a parlare. La cosa curiosa di questo incontro fu che Cristina non sapeva nulla del mio percorso (che insegnavo all’università, che avevo iniziato ad occuparmi di delitti rituali, Massoneria, Rosa Rossa, Mostro di Firenze, ecc.); il suo compagno invece mi conosceva, aveva letto i miei libri e ascoltato i miei video.
Lui sembrava, molto semplicemente, perfetto. Parlava quando c‘era da parlare, ascoltava quando c’era da ascoltare; ogni volta che veniva interrogato diceva cose profonde e dimostrava di sapere di spiritualità molto più di quanto ne sapessi io. Sapeva sparare, sapeva gettarsi dal paracadute, sapeva guidare una barca, tirare con l’arco, conosceva le arti marziali, ma era dotato di una calma e di una serenità che era tipica dei veri iniziati.
Un giorno che eravamo noi tre al santuario di Montecassino, dissi a Cristina “ma dove l’hai trovato questo? Pare un uscito da un fumetto”.
Era talmente perfetto che i primi tempi mi venne addirittura il sospetto che fosse un infiltrato che avessero affiancato a Cristina, al fine di avvicinare me (a quell’epoca infatti ero avvocato in alcuni processi importanti); dopodichè però, venni a sapere che si erano conosciuti e fidanzati molto tempo prima che io iniziassi ad occuparmi di certe cose.
C’erano dei misteri nella vita di lui. Ma Cristina non approfondì mai questi misteri.
Non si sapeva cosa avesse fatto dall’adolescenza fino ai 40 anni. Quali posti avesse frequentato, quali persone, quali attività.
C’era come un buco nella vita di lui. Dimostrava di non conoscere i film, i cartoni animati, i giochi, le mode, la musica, che andavano di moda negli anni 80 e 90. Tanto che Cristina gli chiedeva “ma dove sei vissuto prima di conoscere me?”
Portò Cristina ai corsi di Salvatore Brizzi, alle mie conferenze, e a intraprendere altre attività. Anche se lui sapeva già queste cose e non ne aveva bisogno. In sostanza, Salvatore aveva lo stesso atteggiamento che ha Giusy nei mie confronti, la quale fa le cose solo per me, e mi accompagna ad eventi, situazioni, corsi, unicamente per aiutarmi; tra lui e Giusy, poi, c’è un altro parallelismo, perchè lui, come Giusy, spesso mi pareva si annoiasse quando stava insieme a noi, e mi pareva lo facesse solo per amore di Cristina.
Era gentile, premuroso, affettuoso, attento, anche con me, ma sempre con un certo regale distacco, quasi come se facesse le cose per dovere, mai con entusiamo. O forse, più che per dovere (il termine infatti non rende l’idea del suo comportamento) come se dicesse tra sè e sè “faccio ciò che devo fare e che è giusto fare”
Morì il giorno del suo compleanno di due anni fa. Se ne andò all’improvviso, per un infarto mentre era in auto in modo silenzioso e tranquillo come era vissuto.
Morì nel pomeriggio, e io proprio al mattino avevo sentito al telefono Cristina, e le avevo detto che nel loro rapporto di coppia ci sarebbe stato un importante cambiamento, di tipo karmico, e che Salvatore avrebbe avuto un radicale cambiamento spirituale, ma non riuscivo a capire di che tipo.
Cristina mi telefonò, in lacrime, nel pomeriggio, dicendomi “il cambiamento c’è stato, ma non era quello che pensavamo…”
Dopo la sua morte, frugando tra le sue cose insieme a Cristina cominciammo a capire il motivo del suo misterioso comportamento.
Salvatore era un iniziato.
Per decenni era stato iniziato e addestrato nei circoli dell’estrema destra, ed era tra le persone che per tanto tempo hanno creduto che il mondo si potesse cambiare con un colpo di stato, e con il mettere a capo di una nazione dei veri iniziati che potessero governare con saggezza.
Il suo percorso prevedeve un addestramento pratico al combattimento, ma anche un percorso inziatico ed esoterico.
Caduto il sogno di poter cambiare il mondo, Salvatore si era dedicato ad una vita normale. Incontrò Cristina, e iniziò la sua seconda vita.
Il comportamento di Salvatore era, ed è ancora dopo la morte (perché il rapporto tra Cristina e Salvatore continua dopo la morte, con una serie di sincronicità e manifestazioni troppo evidenti per essere ignorate) talmente perfetto che mi domando se fosse un semplice iniziato o qualcosa di più, ovverosia un’entità incarnata in un essere umano.
Ma la risposta, in fondo, non è così importante, tenendo conto che gli angeli e i demoni sono solo parti di noi stessi, e tutto è dentro di noi, non fuori, essendo il mondo esterno una manifestazione del nostro interno.
Mentre scrivevo questo articolo mi sono domandato come mai un uomo così profondo potesse stare con una persona che, comunque, era così superficiale. E cosa avesse ricevuto lui in cambio da lei. E come potesse un iniziato, decidere cosi, di colpo, di passare ad una vita banale e routinaria.
Interrogandomi sul concetto di scambio che si ha nei rapporti di coppia, mi sono detto: Ok, lei ha avuto accanto una persona meravigliosa, poi ha avuto amore, attenzioni, premura, dolcezza, comprensione, aiuto. Ha avuto tutto. Ma soprattutto le ha donato una serie di esperienze che non finiranno con la sua morte, e che anzi, continuano in modo più profondo e significativo proprio dopo di essa.
Ma lui? Cosa ha avuto in cambio? mi domandavo.
A un certo punto la risposta è arrivata. E’ arrivata folgorante come il fulmine di un temporale ad agosto, perché mi ha fatto capire – in un momento – anche alcuni miei errori di visione che avevo nelle relazioni.
Salvatore amava di Cristina la sua purezza, che un iniziato certamente sa riconoscere.
E ha avuto in cambio, semplicemente, il fatto di poter amare. Incondizionatamente.
Ho così finalmente sciolto un altro degli enigmi della mia vita.
Nel mio articolo precedente intitolato Storie di angeli, demoni, e amore incondizionato, ho parlato del mio strano rapporto con Giusy e con Eva. L’articolo lo trovate qui: https://petalidiloto.com/2023/06/storie-di-angeli-demoni-e-amore-incondizionato/
Nella relazioni, sono ancora fermo al concetto di dare e avere e a quello di scambio.
Sia con con Giusy che in altri rapporti ho commesso errori, ma di tipo opposto.
Di Giusy mi spiazzava quel suo continuo darmi qualcosa, senza chiedere nulla in cambio e senza che io riuscissi a far nulla per lei.
Di Eva mi spiazzava che, nonostante io le avessi migliorato la vita a 360 gradi tanto da dire “ho trovato in te un fratello gemello” non ricevessi nulla in cambio.
Insomma, ero fermo ad una concezione dell’amore fatto di dare e avere.
E mi sono accorto che Salvatore è venuto per guidare non solo Cristina, ma anche me, ed aiutarmi nel mio percorso di comprensione dell’amore, perché non avevo mai avuto la risposta a questa domanda (cioè cosa dovesse insegnarmi l’entità di Eva) finchè non ho iniziato a scrivere questo articolo, e ho confrontato il mio comportamento con quello di Salvatore.
L’esempio di Salvatore può essere di ispirazione per tutti coloro che si interrogano sull’amore, perché il messaggio che ci ha lasciato è un esempio di amore incondizionato, applicato ad un rapporto tra esseri umani.
Quello con Giusy e con Eva, invece, non può essere preso ad esempio, perchè non si tratta di due esseri umani, ma di vere e proprie entità; entrambe hanno infatti identico comportamento con più persone contemporaneamente (e utilizzano con me lo stesso linguaggio); mentre il comportamento di Salvatore verso Cristina è da inquadrare nell’ambito delle relazioni di coppia di natura umana.
Di amore incondizionato, infatti, ne parlano infatti molti, ma questo lo si può riscontrare solo nei rapporti degli illuminati o dei maestri, con i loro discepoli.
Fino ad oggi, non l’avevo mai trovato in un rapporto tra due esseri umani.
Confermando quello che il mio amico Piero Cammerinesi mi disse, sul fatto che nella mia vita non incontro persone, ma archetipi, anche Salvatore è un archetipo; infatti il suo amore è l’unico esempio di amore incondizionato che ho potuto vedere, nella mia vita, nell’ambito di una relazione tra due esseri umani normali (per quanto possa essere considerato normale un vero iniziato come lui).
E anche il suo nome e cognome sono significativi. Salvatore Contratto, a richiamare l’accordo che le anime fanno prima di incarnarsi; per salvarla da una vita senza senso, come è quella vissuta dalla maggior parte delle persone normali.
Ps. Ho scritto questo articolo tra sabato e domenica.
Sabato sono partito per un evento alla Libreria l’alchimista, di Bergamo. Ogni viaggio che effettuo per arrivare da Pierre e Viviana, i proprietari della libreria, è sempre magico, ed è segnato da una serie di eventi sincronici e magici (l’ho raccontato nel mio intervento, sabato pomeriggio, davanti al pubblico della libreria). In genere infatti, capita che mentre vado a Bergamo, sono in mezzo ad una tempesta di energie diverse e contrastanti, che poi vengono ricomposte e armonizzate alchemicamente durante il corso che svolgo in libreria (ina una specie di alchimia interiore, ma a volte anche esteriore). Come dire, che il nome dato alla libreria, mantiene le promesse, perlomeno nel mio caso, ed opera una trasformazione magica su cose e persone.
Anche questo, come tutti i miei viaggi alla libreria di Pierre e Viviana, è stato un viaggio magico. Durante il tragitto, infatti. effettuavo alcuni dialoghi; uno via chat con Eva (che mi raccontava il rapporto con la sua entità, e mi spiegava come dovevo affrontare i cambiamenti che questa porterà nella mia vita), un altro con la mia amica Alessandra Bruno, che mi spiegava alcune cose su Eva e la sua entità, finchè, alla fine ho capito il messaggio che l’entità di Eva mi ha voluto portare e stamattina ho finito di scrivere questo articolo.
Ogni viaggio che faccio con Giusy, è un viaggio magico. Ogni viaggio in cui vado a Bergamo è un viaggio magico. E questo, insieme a Stefania, Giusy e Tiziano, è stato il viaggio più magico di tutti, avendo compreso il messaggio che mi portava l’entità.
Anna
20 Giugno 2023 @ 14:53
Sono convinta di aver già letto questo articolo, su questo blog, già qualche anno fa. Non ricordavo i nomi dei protagonisti della storia ma sapevo come andava a finire e mentre leggevo dicevo “ah sì, l’iniziato che ama l’amica ingenua di Paolo, lui poi muore”.
Le cose sono 2: hai già scritto un articolo simile che riguarda un’altra coppia di amici/conoscenti tuoi o io ho avuto una preveggenza anni fa, e non mi stupirebbe per niente.