Ci risiamo. Mentre il vicepremier Salvini parla di una riduzione del carico fiscale per il 2019, dall’Europa, manco a dirlo, parlano di aumentare le tasse. Lo ha detto tra le righe il commissario europeo Moscovici, affermando che se vogliamo ridurre il debito pubblico, occorre prendere provvedimenti idonei. In altre parole: aumentare le tasse.
Quello che nessuno ricorda mai, riguardo alle tasse, è che esse non servono affatto a rimpinguare le casse dello Stato.
Vediamo perché.
Tutto il denaro in circolazione finisce sempre, prima o poi, nelle casse dello Stato. L’unico denaro che non finisce nelle casse statali è quello che viene messo in banca e non utilizzato. Ma il denaro in circolazione, prima o poi, inevitabilmente, finisce nelle casse dello Stato, indipendentemente dal livello di tassazione.
E’ anche falso affermare, come viene sempre fatto, che il lavoro nero si traduce in un’evasione fiscale. In realtà, nell’immediato, non si versano soldi allo Stato, ma questi soldi poi ritornano inevitabilmente allo Stato nel momento in cui quella somma erogata in nero viene utilizzata nei circuiti commerciali.
Facciamo alcuni esempi.
Se io incasso 2000 euro, e 1000 li pago di tasse, mi restano 1000 euro. Ipotizzando che io spenda quei 1000 euro in benzina per viaggi di piacere, quei soldi andranno al benzinaio; il benzinaio dovrà dare 800 euro circa, di quei 1000, allo Stato, e gliene resteranno 200. Con quei 200 il benzinaio acquisterà dei beni (ad es. cibo al supermercato e sigarette). Quindi una parte consistente di questi 200 euro andranno ancora una volta allo Stato e solo una minima parte andrà al tabaccaio e al fornaio; quella minima parte verrà spesa in altri beni e servizi sicché, dopo pochi passaggi, quegli iniziali 1000 euro che mi erano rimasti in mano, ritorneranno tutti allo Stato.
Allo Stato, quindi, non va solo la percentuale di tasse prevista dall’aliquota fiscale per il reddito di pertinenza, ma va tutto ciò che viene guadagnato da un lavoratore o da un’impresa, ad eccezione dei soldi che vengono accantonati su un conto corrente senza movimentarli.
In particolare, sui redditi più bassi, la tassazione non ha alcun senso apparente. Tassare i redditi intorno ai 10.000 o 20.000 euro, non ha senso perché, dato l’attuale costo della vita, chi guadagna queste cifre, se non fosse costretto a pagare le tasse, utilizzerebbe comunque i suoi soldi per acquistare beni e servizi; quindi tali soldi andrebbero comunque allo Stato. In teoria, quindi, avrebbe più senso tassare i capitali immobilizzati (come in effetti fanno alcuni stati, relativamente ai redditi d’impresa) piuttosto che tassare i redditi più bassi.
Che senso ha quindi tassare i redditi più bassi? La funzione è molto semplice, in fondo: il controllo sociale. Di questo ne abbiamo parlato molte volte nel nostro sito e non ci ripeteremo.
La società si controlla incanalandone i comportamenti con la paura. Paura di qualsiasi cosa, purché sia paura. Paura dell’immigrato, paura delle malattie vaccinabili, paura degli alimenti poco sani, paura del terrorismo (non a caso si parlava, all’epoca degli anni di piombo, di strategia della tensione), paura della guerra fredda. Una delle paure con cui convive l’italiano è il fisco. Paura del controlli (perché a causa dell’assurdità del sistema fiscale, uscire indenni da un controllo fiscale è piuttosto difficile), paura di non avere abbastanza soldi (non a caso le somme da versare all’erario non si stornano immediatamente, ma solo dopo molti mesi dalla chiusura dell’anno fiscale, in modo che il cittadino sia indotto magari a spendere in anticipo i soldi che dovrà versare poi allo Stato; senza sapere inoltre quanto dovrà effettivamente versare, perché il calcolo lo fa il commercialista in base ad una serie di variabili che rendono quasi impossibile sapere in anticipo quanto si deve versare).
Se hai sempre paura, infatti, non pensi a cose più importanti. Se hai paura, vivrai con la mentalità dello schiavo. Se hai paura, i comportamenti che avrai diventano prevedibili, e quindi gestibili da parte di chi sta al potere.
Coloro che movimentano grossi capitali, poi, saranno ovviamente tentati di delocalizzare all’estero le loro imprese, causando un ulteriore drenaggio di capitali dalle casse dello Stato. Di questo ce ne occuperemo in un prossimo articolo.
Leggi anche:
A cosa servono le tasse, in particolare l’IMU:
http://petalidiloto.com/2012/06/cosa-servono-le-tasse-e-in-particolare.html
Articoli sulla crisi finanziaria:
A cosa serve la crisi finanziaria:
http://petalidiloto.com/2008/10/cosa-serve-la-crisi-finanziaria-e-chi.html
A cosa serve la crisi finanziaria, parte 2
http://petalidiloto.com/2009/08/cosa-serve-la-crisi-finanziaria-parte-2.html
A cosa serve la crisi finanziaria parte 3
http://petalidiloto.com/2011/10/cosa-serve-la-crisi-finanziaria-parte-3.html
http://petalidiloto.com/2012/06/cosa-servono-le-tasse-e-in-particolare.html
Jenseits
14 Settembre 2018 @ 23:02
Grazie per pubblicare articoli che collegano la spiritualità alla politica. È la tua specialità e ne vogliamo di nuovo tanti come in passato.
Quello che nessuno dice mai sulle tasse - Guard for Angels
19 Settembre 2018 @ 9:51
[…] ☛ petalidiloto.com Per leggere altro torna in ☛ prima […]
populista col seiko
20 Settembre 2018 @ 18:27
Caro Paolo i clandestini, di ieri e di oggi, e i finti profughi non fanno paura.
Fanno danni da due decenni. Sono serviti per sputtanare il mercato del lavoro e a rendere ricattabili e poveri i lavoratori italiani.
Non usarli come esempio di “paure inesistente”.
Chi fa lavori pesanti potrebbe dissentire (e magari anche mandarti a quel paese).
Per il resto complimenti per la semplicità con cui hai spiegato uno dei trucchi usati dal regime per fregarci.
Rina
8 Dicembre 2018 @ 11:30
si ma cosa possiamo fare al lato pratico…siamo prigionieri?