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5 Comments

  1. Anonimo
    14 Aprile 2010 @ 18:33

    Mi è venuta un’idea che ai più potrà sembrare peregrina, ma la divulgherò comunque qui sopra.
    Le analogie fra il romanzo “Moby Dick” e il caso della Moby Prince sono, a mio avviso, troppe e troppo lampanti. Nel libro di Melville più volte si addita la Balena Bianca non come un mero cetaceo, ma qualcosa di superiore: viene intesa come la malvagità assoluta –esistente fin dal principio dei tempi. Un po’ come la Massoneria e i Rosa Croce. Inoltre il libro contorna ampiamente la vicenda di mare con ripetuti richiami cristiani –l’incipit è:”chiamatemi Ismaele”, per intenderci-, dove ridicolizza la morale e il credo di questa religione –“noi cannibali bisogna pur aiutarli, questi cristiani!”. Melville inoltre era uno scrittore dalla conoscenza davvero spropositata, superiore –basta leggere, per l’appunto, Moby Dick per capirlo. Può darsi che sia arrivato a scoprire qualcosa.
    Comunque sia, nel romanzo, nel finale, la balena impatta contro la nave, “il Pequod”, così che questo affondi lentamente. La balena si salverà. La stessa cosa che accadde per il “Moby Prince”, che colerà lemme lemme a picco, mentre l’altra nave –Moby Dick- riceverà soccorsi –si salverà. Inoltre Ahab, il protagonista del libro e capitano del “Pequod”, andrà contro la balena bianca, non per gloria o altro, ma solo per vendetta. Insomma, la sua morte potrebbe significare ciò che accadrebbe a chiunque si voglia metter contro la Rosa Rossa. Ulteriore appunto: una volta sprofondato il “Pequod”, Melville, nelle sue ultime righe, dice che sul mare tornerà il silenzio e la calma, come 5000 anni or sono. Il silenzio. Insomma una cosa abbastanza ricorrente nella massoneria.
    Per concludere, un finale analogo: sia nel libro, sia nella catastrofe, di tutto l’equipaggio, a scamparla sarà soltanto un mozzo, e in entrambi i casi sarà salvato da un’imbarcazione che passava di lì per caso. Semplice coincidenza?
    Sulla morte di Melville non ho dati sufficienti: è deceduto in tarda età, anche se, qualche giorno prima di perire, ebbe un attacco di una certa malattia cutanea (Erisipela).
    Paolo Franceschetti o Solange Manfredi, mi piacerebbe conoscere la vostra opinione in merito. Forse le mie sono solo elucubrazioni inutili, ma è ciò che m’è sorto spontaneo.

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  2. Anonimo
    18 Aprile 2010 @ 11:26

    Qualcuno potrebbe darmi una risposta? Quantomeno un'opinione.

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  3. MG
    3 Febbraio 2012 @ 20:06

    un'osservazione:
    il mozzo si chiama bertrand,
    non barnard.

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  4. Michele
    9 Marzo 2013 @ 18:12

    ho sentito decine di volte la registrazione di quella notte e mi pare evidente che l'operatore radio della CP di Livorno non era vicino all'apparato radio

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  5. Anonimo
    3 Febbraio 2014 @ 14:09

    Salve sig. Franceschetti la seguo da diverso tempo e devo dire che mi incuriosisce molto il suo blog. Complimenti per i tanti articoli che scrive continuamente. Anche se non li ho letti tutti, mi è parso di comprendere che questa "rosa-rossa" sia l'evoluzione deviata dell'antico
    rosacrocianesimo e che essa si "macchi" di numerosi delitti tutti intrisi di esoterismo. Ma la mia domanda è: quali profitti si possono ottenere con questi sacrifici umani? Si uccide per il gusto esoterico o perchè c'è qualche motivo in più? Grazie in anticipo per la risposta

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