di Solange Manfredi
L’unica associazione ove si incontrano al suo interno politici, militari, forze dell’ordine, uomini servizi segreti, banchieri, mafiosi, camorristi, ‘ndranghetisti, medici, avvocati, magistrati, ministri, notai, commercialisti, professori universitari, giornalisti, alti funzionari dei ministeri ecc… è la massoneria.
Tutti sono vincolati dal giuramento:- di non rivelare mai quanto verrà rivelato;- di prestare aiuto e assistenza a tutti i fratelli;- di adempiere ed eseguire tutte le leggi, regolamenti e disposizioni dell’Ordine Disposizioni che non danno il diritto di espellere i fratelli indegni, né di denunciarli al Tribunale profano (ovvero l’organo giudiziario previsto dalla Costituzione italiana), considerato indegno di giudicare i fratelli, uomini illuminati.
Chi viola questi giuramenti viene espulso dalla massoneria e perde l’appoggio dei fratelli.
Viene spiegato con dovizia di particolari e testimonianze nel libro di Ferruccio Pinotti “Fratelli d’Italia” come i massoni siano portati a mettersi in affari tra loro in quanto garantiti dal vincolo fraterno. E come dar loro torto, i vantaggi sono notevoli: vincolati dal segreto, vincolati al mutuo soccorso, vincolati alla non denuncia, ecc… Una buona garanzia.
Ma la domanda è: quanto è forte questo giuramento? Vale più di una vita umana?
Ora cerchiamo di capire, prendendo spunto da fatti reali, quali e quante distorsioni possa comportare tale giuramento. Per farlo analizziamo una pagina buia della storia della nostra Repubblica (purtroppo non c’è che l’imbarazzo della scelta) e vediamo se, applicando i nuovi dati di cui siamo in possesso (vincolo massonico), alcuni avvenimenti e/o comportamenti risulteranno più comprensibili. Facciamo ciò senza la pretesa, ovviamente, che questa analisi rappresenti la verità.
Vicenda Sindona.
La vicenda Sindona, come molti sanno, è una vicenda di bancarotte, intrighi, minacce, estorsioni, intimidazioni, omicidi e collusioni con ambienti politici, massonici e mafiosi.
E’ la storia di un banchiere aggressivo e spregiudicato che con le sue operazioni legalizzava ed accresceva i patrimoni dei mafiosi.
E’ la storia di un banchiere che, attraverso le sue banche, finanziava massoneria, partiti politici, servizi segreti, giornali, organizzazioni segrete (Rosa dei Venti) aventi lo scopo di destabilizzare la scena politica italiana, nonché organizzazioni che si preparano a colpi di stato[1].
E’ la storia di un banchiere che curava gli interessi della Banca del Vaticano, lo IOR (…si sa pecunia non olet).
E’ la storia di un assassino.
Non vogliamo qui ripercorrere tutta la vicenda, ma solo sottolineare alcuni punti forse, in passato, non troppo evidenziati.
Logge coperte e boss mafiosi.
Michele Sindona nasce a Patti, provincia di Messina, nel 1920. E’ un massone dell’obbedienza di Piazza del Gesù, e fa parte della loggia coperta “Giustizia e Libertà”.
Con lui in loggia troviamo:
– il Direttore generale di Banca d’Italia Guido Carli[2];
– il generale Giuseppe Aloja (capo di stato maggiore della difesa);
– il Generale Giovanni De Lorenzo (capo del servizio segreto, tristemente noto per lo scandalo Sifar e Piano Solo);
– Il generale Arnaldo Ferrara (capo di stato maggiore dell’Arma dei Carabinieri);
– Il Ministro della Difesa Giacinto Bosco[3];
– Il Ministro delle finanze Luigi Preti[4];
– Il Ministro del Commercio con l’estero Cesare Merzagora[5]
– Il presidente dell’ENI Eugenio Cefis (iscritto sin dal 15 settembre 1961)[6]
– L’amministratore delegato di Mediobanca Enrico Cuccia, iscritto fin dal 27 marzo 1955;
– Il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione Carmelo Spagnuolo;
– Ma anche esponenti della criminalità mafiosa quali il noto don Agostino Coppola, economo della cattedrale di Monreale, nipote del grande boss mafioso di Cosa nostra Frank Coppola, legato a Luciano Liggio, condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso, coinvolto nel sequestro dell’ing. Luciano Cassina e in altri sequestri consumati nell’Italia settentrionale, sequestri che, secondo quanto riferito da Tommaso Buscetta, sarebbero da ascrivere alla famiglia dei corleonesi e in particolare a Pippo Calò[7].
E si perché nelle logge siedono accanto a banchieri, capitani d’industria, generali, ministri, ecc.. boss mafiosi che si abbracciano fraternamente e si danno del venerabile (sic). Lo so che questi nomi non vengono mai fatti, meglio ricordare Mazzini, ma sono massoni anche Totò Riina, Michele Greco, Francesco Madonia, Giacomo Vitale, Stefano Bontade, ecc..[8]
Ma ancora non basta perchè con Enrico Cuccia e il mafioso Agostino Coppola nella “Giustizia e Libertà” troviamo al loro fianco i protagonisti dei principali scandali politico-finanziari di quegli anni: Giuseppe Arcaini (scandalo Italcasse), Raffaele Ursini (scandalo Liquigas), Aladino Minciaroni (caso Calvi/Ambrosiano), ecc…[9]
Tutti fraternamente accomunati dal vincolo massonico.
L’ascesa del bancarottiere.
L’ascesa di Sindona pare inarrestabile. Eletto uomo dell’anno nel 1973[10] viene indicato da Giulio Andreotti quale salvatore della lira.
In realtà il suo è un impero di società in paradisi fiscali che, con il sistema delle scatole cinesi, servono a riciclare e far sparire grandi quantità di denaro.
La banca d’Italia, organo di vigilanza, pare non accorgersi di nulla. Piersandro Magnoni, genero di Sindona interrogato dal giudice-istruttore il 2 giugno 1980 nel carcere di Bergamo afferma: “Probabilmente non è estranea alla scarsa vigilanza da parte della Banca d’Italia nei confronti delle banche di Sindona l’appartenenza sin dal 19 settembre 1967 di Guido Carli alla loggia massonica coperta “Giustizia e Libertà”, facente parte dell'”Obbedienza” di Piazza del Gesù[11]. Traduciamo: probabilmente proprio grazie al vincolo massonico la Banca d’Italia non ha vigilato. Un piccolissima svista per centinaia di miliardi di lire dell’epoca.
Nel 1974 però, nonostante le numerose protezioni, le operazioni sempre più spregiudicate portano comunque Sindona al crack che arriva quasi in contemporanea sia in Italia (Banca Privata Finanziaria) come negli Stati Uniti Franklyn Bank. L’accusa è bancarotta fraudolenta.
In Italia commissario liquidatore della Banca Privata Finanziaria viene nominato Giorgio Ambrosoli, avvocato che lavora per la Banca d’Italia.
Tra mille difficoltà e reticenze Ambrosoli porta avanti il suo lavoro.
Il suo nemico, Michele Sindona, nel frattempo scappato negli Stati Uniti per evitare l’arresto, è temibile e molto forte. Ha molti “amici”, sarebbe meglio dire “fratelli” che si adoperano per la sua “salvezza” e che devono:
– evitare l’estradizione chiesta dal governo italiano.
– salvare la Banca privata italiana.
Per evitare l’estradizione chiesta dal Governo Italiano vengono effettuate le seguenti operazioni
Viene montata su una campagna stampa (ricordiamo che Sindona finanziava molti giornali) che cerca di far credere all’opinione pubblica italiana e americana che le disavventure giudiziarie di Sindona non siano altro che un complotto politico orchestrato dalla sinistra, persone che nutrono nei suoi confronti invidia perché ricco e anticomunista (questa campagna stampa ne richiama alla memoria un’altra, portata avanti da certi quotidiani, che proprio negli ultimi anni ha accusato la sinistra di usare le Toghe rosse per attaccare Berlusconi…il meccanismo è sempre lo stesso, siamo noi che abbiamo la memoria corta).
A supportare tale mole di menzogne partono addirittura degli affidavits da parte del mondo della politica, della finanza e della magistratura in cui si afferma che qualora Sindona, perseguitato politico, fosse estradato in Italia, non riceverebbe un processo equo.
Spiccano tra gli altri gli affidavits di Licio Gelli, Mister John McCaffery (ex dirigente dei servizi segreti britannici, Anna Bonomi (firma illustre della finanza italiana), di Edgardo Sogno (promotore dell’organizzazione segreta eversiva Rosa dei Venti, Golpe bianco), di Philip Guarino (esponente politico americano e uomo di punta della massoneria statunitense), ma il più grave è quello di Carmelo Spagnuolo, all’epoca Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione.
b) Pressioni presso le ambasciate.
Nostri rappresentanti diplomatici dell’epoca a New York e a Washington sono oggetto di strane visite. Le persone, che dicono di presentarsi a nome della massoneria, sollecitano i nostri rappresentanti diplomatici a non mettere “eccessivo zelo” nell’appoggiare la domanda di estradizione palesando, in caso contrario, possibili incidenti diplomatici tra gli Stati Uniti e l’Italia.
c) Attacco alla magistratura.
Ovviamente si cerca di estromettere i magistrati incaricati del caso, probabilmente vincolati al solo giuramento alla Costituzione. La modalità è sempre la stessa: vengono stilati vari esposti contro il Pubblico Ministero, si tenta di mettere in cattiva luce il Giudice Istruttore con il Capo dell’Ufficio dell’epoca, si tenta di estromettere dalle indagini il maresciallo della Guardia di Finanza Silvio Novembre, ecc… [12]
Quindi si cerca di fare pressioni perché la Corte di Cassazione annulli la richiesta di carcerazione per bancarotta fraudolenta.
Per salvare la banca Privata Italiana vengono effettuate le seguenti operazioni:
a) Pressioni e minacce a Enrico Cuccia e Roberto Calvi.
Per salvare dalla bancarotta la Banca Privata Italiana vengono presentati diversi e spregiudicati progetti.
Per la loro realizzazione Sindona ha bisogno di soldi ed appoggi. Il banchiere di Palmi, poiché i “fratelli” a cui si è rivolto non paiono voler correre subito in suo aiuto, attua la straordinaria opera di persuasione della minaccia. L’incarico di minacciare e fare pressioni su Roberto Calvi e Enrico Cuccia viene dato a Luigi Cavallo. Il personaggio, d’altronde, presenta diverse garanzie per i massoni, infatti lo troviamo già in passato legato proprio a quei fratelli di loggia di Sindona.
Cavallo è un oscuro personaggio legato ad ambienti dei servizi segreti e già collaboratore del piduista Edgardo Sogno.
Il suo nome compare in varie vicende italiane tra cui lo scandalo Sifar – De Lorenzo – Piano Solo:
…. il tenente colonnello del Sifar Renzo Rocca, in collaborazione con l’ambiguo “informatore” Luigi Cavallo, organizzò squadre di volontari con il compito di provocare incidenti nelle manifestazioni della sinistra…. [13]
b) Attacco ai vertici di Banca d’Italia.
Ai vertici di Banca d’Italia due persone restano al fianco di Ambrosoli, che non ritiene validi i piani di salvataggio proposti dai legali di Sindona. Sono Baffi e Sarcinelli. Ecco pronto il rimedio. Vengono tutti e due accusati di interesse privato in atti d’ufficio e favoreggiamento; verranno poi prosciolti perché le accuse si riveleranno infondate, ma intanto sono fuori gioco.
c) Minacce ad Ambrosoli.
Abrosoli riceve ogni genere di pressione. Prima cercano di comprarlo, poi isolarlo quindi lo minacciano, ma Ambrosoli continua a fare il suo dovere: il piano di salvataggio, infatti, non è percorribile danneggerebbe i piccoli creditori. L’autore delle minacce telefoniche ad Ambrosoli è il massone Giacomo Vitale, cognato del boss mafioso e massone Stefano Bontade.
Il giuramento massonico
Vediamo, ora, come si inserisce il giuramento massonico in tutta questa vicenda.
Dell’intenzione di uccidere Ambrosoli era al corrente Enrico Cuccia che, volato a New York per parlare con Sindona, era stato messo al corrente dallo stesso banchiere di Patti del progetto omicida. Ma tornato in Italia Cuccia non dirà nulla, non avvertirà le forze dell’ordine delle intenzioni espresse da Sindona, non avvertirà Ambrosoli del pericolo. Perchè? Sicuramente non per paura visto che negherà il suo aiuto a Sindona. Ma allora perchè non dice niente né ad Ambrosoli, né alle forze dell’ordine? Se avvisata del pericolo la Procura avrebbe potuto predisporre un servizio di protezione. Invece niente. Lascia solo Ambrosoli, solo al suo destino.
L’11 luglio 1979, verso mezzanotte, Giorgio Ambrosoli viene ucciso sotto casa da Joseph Aricò, sicario assoldato da Sindona. Forse se Cuccia avesse avvertito del progetto di Sindona di uccidere Ambrosoli questi sarebbe ancora vivo, come sottolineerà il PM in udienza al processo contro Sindona. E veniamo, dunque, al processo contro Sindona quando, proprio questa domanda, viene posta a Cuccia durante la sua deposizione. Gli viene, infatti, chiesto perché, vista la grave minaccia, tornato in Italia non abbia sentito la necessità di avvertire le forze dell’ordine, la Procura o Ambrosoli. La risposta di Cuccia è sconcertante: dirà di non aver detto niente perché non ha fiducia nello Stato. Ma è veramente così? E’ questa la verità? Cuccia, uno degli uomini più potenti d’Italia, veramente non ha detto nulla alla Procura o alla polizia perché non aveva fiducia nello Stato? Se anche fosse vero, perchè non ha avvertito almeno Ambrosoli, magari con una lettera anonima? E se la spiegazione fosse un’altra? E se non avesse detto nulla perché vincolato dal giuramento massonico di non denunciare un fratello? Se così fosse, tale giuramento è, dunque, così forte da portare a non avvertire un uomo che sta per essere ammazzato? E’ così vincolante da non sentire il dovere morale almeno di provare a salvare la vita di uomo? Forse è così, probabilmente è così…è questo che fa paura.
Finto rapimento
Ma neanche la morte di Ambrosoli riesce a salvare Sindona. Ecco allora che il banchiere gioca un’altra carta…quella del finto rapimento.
Il 02 agosto finge il suo sequestro. Ovviamente il sequestro non può che essere rivendicato da un comitato che, per l’occasione, si chiamerà “Comitato Proletario di Eversione per una Giustizia Migliore“. Ad aiutarlo in questa farsa, ovviamente, i suoi “fratelli. Uno di questi è il massone Joseph Miceli Crimi, amico di Gelli nonché medico della Questura di Palermo (sic). Sarà proprio Miceli Crimi che, per rendere più credibile il rapimento, sparerà un colpo di pistola alla gamba di Sindona, ovviamente dopo averlo anestetizzato. Ma perchè lo fa? Perchè si presta a questo reato? La domanda gli viene posta da un giornalista della Rai e lui senza scomporsi risponde: “Io mi prestai perchè avevo fatto un giuramento“. Ora, visto che dubito che si tratti del giuramento di ippocrate (almeno spero, sarebbe preoccupante se medici disoccupati si aggirassero per le strade armati per procurarsi i pazienti) probabilmente si tratta del giuramento massonico. Anche in questo caso il giuramento massonico è così vincolante da portare un massone a commettere un reato pur di aiutare un fratello? Anche in questo caso probabilmente la risposta è si.
Sindona, disperato tenta l’ultima carta: la lista dei 500, ovvero 500 persone di primissimo piano per cui avrebbe fatto operazioni finanziarie illecite. Si gioca il tutto per tutto e ricatta: ho mi salvate o rendo pubblica la lista.
La fine fatta da Sindona si conosce, avvelenato da un caffè al cianuro in carcere. Il caso, ovviamente, venne archiviato come suicidio.
Ancora un’ultima annotazione.
La vicenda Sindona tratta di mafiosi, massoni, riciclaggio e crack finanziari…… sulla vicenda e sulla commissione di inchiesta parlamentare ovviamente il Governo ha posto il segreto di Stato
In conclusione e riassumendo, probabilmente molte dei fatti o dei comportamenti inspiegabili nella vicenda Sindona (mancata vigilanza della Banca d’Italia, affidavit del procuratore della Corte di Cassazione, attacco alla magistratura, false denunce ai vertici di Banca d’Italia, mancato avviso da parte di Cuccia dell’intenzione di uccidere Ambrosoli, ferimento di Sindona da parte del medico della questura di Palermo, apposizione del segreto di Stato, ecc…) sono, in realtà spiegabili con il vincolo massonico che nasce dal giuramento. Un giuramento che, probabilmente, per qualcuno è più importante della vita umana.
Anna carissima,
è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I. (Banca Privata Italiana n.d. r.) atto che ovviamente non soddisfarà molti e che è costato una bella fatica.
Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente dì ogni colore e risma non tranquillizza affatto. E’ indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l’incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per il paese.
Ricordi i giorni dell’Umi (Unione Monarchica Italiana n.d.r.) , le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant’anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito. Con l’incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato – ne ho la piena coscienza – solo nell’interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava: ed hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi parecchi mesi dopo.
I nemici comunque non aiutano, e cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie. Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [… ] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa.
Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell’altro [… ]
Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi.
Hai degli amici, Franco Marcellino, Giorgio Balzaretti, Ferdinando Tesi, Francesco Rosica, che ti potranno aiutare: sul piano economico non sarà facile. ma – a parte l’assicurazione vita – (…) Giorgio
[1] Prima del colpo di Stato del 21 aprile 1967 in Grecia, la Finabank di Ginevra fa un prestito di 4 milioni di dollari a una società collegata con i colonnelli protagonisti del golpe, la Helleniki Tekniki, prestito garantito dalla Banca Centrale Greca che in seguito negherà di averlo ricevuto.
[2] Tratto da Wikipedia:
Guido Carli Presidente del Mediocredito dal 1953 al 1956, presidente dell’Istituto Italiano dei Cambi dal 1956 al 1957, ministro del Commercio con l’estero nel governo Zoli (19 maggio 1957 – 1° luglio 1958), presidente del Crediop (1959), nel 1960 è nominato direttore generale della Banca d’Italia. Ne diventa governatore sei mesi dopo, sostituendo Donato Menichella, e resterà in carica fino al 18 agosto 1975, quando rassegnerà le dimissioni. A sostituirlo sarà chiamato Paolo Baffi, suo principale collaboratore – benché non sempre le vedute fossero coincidenti – in quanto direttore generale dell’istituto di emissione dal 1960.
[3] Tratto da Wikipedia:
Giacinto Bosco (Santa Maria Capua Vetere, 25 gennaio 1905 – Roma, 11 ottobre 1997) è stato un politico italiano, docente universitario e Ministro della Repubblica, Giudice della Corte di Giustizia delle Comunità europee. Pur continuando la carriera universitaria a partire dal 1948 iniziò anche ad occuparsi attivamente di politica ricoprendo vari incarichi tra cui:
· senatore (1948–1972)
· sottosegretario di Stato al Ministero della Difesa (1953–1958)
· vicepresidente del Senato (1958–1960)
· Ministro della pubblica istruzione (1960-1962)
· Ministro della giustizia (1962–1963)
· Ministro del lavoro e della previdenza sociale (1963–1964 e 1966–1968)
· Ministro senza portafoglioCompiti politici particolari e di coordinamento, con speciale riguardo alla presidenza della delegazione italiana all’ONU(1970)
· Ministro delle finanze (1969–1970)
· Ministro delle poste e telecomunicazioni (1970–1972).
Dal 1972 al 1976 fu vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Dal 1976 al 1988 fu Giudice presso la Corte di Giustizia delle Comunità Europee
[4] Tratto da Wikipedia:
Luigi Preti (Ferrara, 23 ottobre 1914) è un politico italiano, già membro dell’assemblea costituente.
Laureato in Giurisprudenza, ha insegnato Istituzioni di Diritto pubblico all’Università di Ferrara. Nel giugno del 1946 viene eletto deputato alla Costituente nel collegio di Bologna-Ferrara-Ravenna–Forlì; ha fatto parte dell’Assemblea di Montecitorio per altre dieci legislature nelle liste del Partito socialdemocratico italiano. Nel 1954 viene nominato sottosegretario alle pensioni di guerra.
Nel 1958 (fino al febbraio del 1959) viene chiamato per la prima volta a ricoprire la carica di ministro delle Finanze nel secondo governo Fanfani, dicastero alla cui direzione tornerà altre due volte (dal 1966 al 1968 nel terzo governo Moro e dal 1970 al 1972 nel terzo governo Rumor e nel successivo governo Colombo).
Oltre alle Finanze ha ricoperto anche altri incarichi di governo: ministro per il Commercio estero (1962 – 1963), ministro per la Riforma della Pubblica amministrazione (1964 – 1966), ministro del Bilancio e della Programmazione economica (1969), ministro dei Trasporti, dove è stato due volte (nel 1973 – 1974 e nel 1979 – 1980 nel quinto governo Andreotti), e della Marina Mercantile (1979).
Dal 1980 al 1983 ha ricoperto la carica di vice presidente della Camera dei Deputati.
Nel 1973 è stato presidente della Commissione Bilancio e Partecipazioni statali; nel 1978 presidente della Commissione Pubblica Istruzione e dal 1983 al 1987 presidente della Commissione Interni.
Dal 1976 al 1980 è stato presidente del gruppo parlamentare del PSDI della Camera dei Deputati, ricoprendo, dal 1988 al 1990, la carica di presidente del Consiglio nazionale del PSDI e poi quella di presidente onorario fino allo scioglimento del partito.
[5] Tratto da Wikipedia:
Cesare Merzagora (Milano, 9 novembre 1898 – Roma, 1 maggio 1991) è stato un politico italiano. Banchiere internazionale, fu ministro del Commercio con l’estero dal 1947 al 1949 nei governi di Alcide De Gasperi. Presidente del Senato dal 25 giugno 1953 al 7 novembre 1967, durante tutta la II e III Legislatura e per quasi tutta la IV Legislatura.
Dal 1948 al 1963 fu senatore, eletto come indipendente della Democrazia Cristiana, pur essendo ateo dichiarato. Nominato senatore a vita nel 1963 dal presidente della Repubblica Antonio Segni.
Dal 19 agosto al 29 dicembre 1964, a seguito della grave malattia e delle successive dimissioni del Presidente della Repubblica Antonio Segni, esercitò le funzioni di Capo dello Stato in qualità di Presidente del Senato.
Presidente delle Assicurazioni Generali dal 1968 al 1979, in seguito ne fu presidente onorario.
[6] . Tratto da Wikipedia: Eugenio Cefis (Cividale del Friuli, 1921 – Milano, 28 maggio 2004) è stato un dirigente d’azienda e imprenditore italiano.
Fu consigliere dell’AGIP, presidente dell’ENI e presidente della Montedison. Nel 1963 venne insignito dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce, massimo riconoscimento della Repubblica Italiana.[1]
[7] Alberto Di Pisa Salvatore Parlagreco, il grande intrigo, http://www.parlagreco.it/leggi.asp?tp=sc&idat=6&idsat=20&idarg=719&c=Le+Storie&sc=Libri
[8] Carlo Palermo, 11 settembre 2001, Il IV Livello. Ultimo atto?, Edizioni Editori Riuniti, pg. 88
[9] http://asi.telnetwork.it/quaderni/galassia2/brani_g2/83.html
[10] Tratto da Wikipedia: Nel 1973, come nei progetti del precedente Gran Maestro Gamberini, si riunificarono le due famiglie massoniche di “Piazza Giustiniani” e quella di “Piazza del Gesù” (quest’ultima nata da una scissione negli anni 60 avvenuta nella Serenissima Gran Loggia d’Italia), guidata da Francesco Bellantonio, un ex funzionario dell’ENI e parente di Michele Sindona. Come conseguenza di questa riunificazione (che ebbe vita breve, solo 2 anni) la loggia Giustizia e Libertà, loggia “coperta” e quindi anch’essa segreta facente parte del gruppo massonico di “Piazza del Gesù”, che contava tra i suoi iscritti politici di tutti gli schieramenti, militari, banchieri (per un breve periodo ne avevano fatto parte personaggi legati al Piano Solo, come il generale Giovanni De Lorenzo e il senatore Cesare Merzagora e risultava iscritto anche Enrico Cuccia), vide molti dei suoi iscritti passare alla P2.
[11] Alberto Di Pisa Salvatore Parlagreco, il grande intrigo, http://www.parlagreco.it/leggi.asp?tp=sc&idat=6&idsat=20&idarg=719&c=Le+Storie&sc=Libri
[12] Dalla requisitoria del processo per l’omicidio Ambrosoli
[13] Sergio Flamigni, Convergenze parallele, Kaos edizioni, pg. 19
claudio
10 Febbraio 2008 @ 22:24
Salve dott.ssa Manfredi, grazie come sempre per i vostri articoli e grazie al prof.Franceschetti, siete illuminanti!
MI sto chiedendo…se i vari Travaglio, Santoro e anche GRillo sono anch’essi massonici, che interesse hanno nel divulgare diverse cose(anche se non parlano di massoneria e di signoraggio) in maniera anche così precisa e dettagliata? non è che proprio per il giuramento massonico non possono andare oltre e cercano in qualche maniera che altri, non legati da tale giuramento, facciano quello si deve fare?
se non sbaglio il prof.Franceschetti (ma anche la Carlizzi) ha detto una volta che non tutti i massoni sono criminali…in ogni caso, mi sto chiedendo dove vogliono arrivare…
l’Italia è destinata a uscire sicuramente dall’Europa, le leggi europee non vanno bene sicuramente a qualche potente di turno che solo per i suoi interessi farà in modo che succeda ciò..
Possibile che siamo destinati tutti a fare una brutta fine?
qui si rischia di lavorare 24 ore al giorno per sopravvivere, di non fare più figli perchè non ci si può mantenerli, di morire di cancro per come siamo malmessi con la monnezza e altri rifiuti tossici sotterrati, di mangiare merda artificiale al gusto di pane, di crepare di freddo perchè non ci si potrà permettere nemmeno il riscaldamento, di essere TOTALMENTE disinformati…un ritorno brusco al medioevo…
Paolo Franceschetti
11 Febbraio 2008 @ 11:18
Caro Claudio poni tante domande, di cui molte destinate a rimanere senza una risposta immediata.
Provo a rispondere io, in attesa che Solange che ne sa molto più di me in materia, ti dia le sue risposte.
Anzitutto io NON ho detto che Grillo è massone. Ho detto che evita di parlare proprio di quei temi che sono più cari alla massoneria, ma non che è massone.
Se vuoi la mia opinione, è possibile che ci siano altre spiegazioni al comportamento di grillo; può darsi che sia stato incastrato, che non si renda conto, che l’abbiano convinto con motivazioni diverse, ma convincenti, a non toccare mai il tasto della banche e della massoneria. Oppure potrebbe essere in buona fede. Non lo so.
Quanto a Travaglio, santoro, ecc…, il discorso è molto semplice.
Loro portano le discussioni sui temi che a loro interessano senza mai toccare la masssoneria e le banche, che sono il cuore del potere massonico.
E si battono contro l’illegalità formale, nel senso che si battono affinchè almeno la facciata sia salva, come accade negli altri paesi, ove la massoneria è anche più potente che da noi, ma dove è ancora più difficile capire come vanno realmente le cose, proprio perchè la legalità di facciata è rispettata.
Dove vogliono arrivare?
Dove sono già.
Ad avere il dominio della banche. Il potere economico. A fare della giustizia ciò che dicono loro. A far arrivare al potere solo quelli che loro vogliono.
Arrivano a scatenare guerre nascondendo i reali motivi ai cittadini.
A fare stragi come, dove e quando gli pare, essendo certi che avranno sempre l’immunità.
E ad avere un potere economico praticamente immenso, e la politica asservita ai loro interessi.
Non credo comunque che siamo destinati a fare una brutta fine.
La storia è fatta di corsi e ricorsi.
Oggi stiamo meglio rispetto a due secoli fa quando c’era la monarchia.
E stiamo meglio proprio grazie alla massoneria.
In futuro, in un futuro lontano, dovremo sostituire la massoneria con un sistema di potere più trasparente.
alfa
11 Febbraio 2008 @ 12:20
Complimenti per il blog, innanzitutto.
L’articolo, però, mi lascia con un pò di amaro in bocca.
Vi suggerisco di occuparvi della eventuale presenza della massoneria in casi ancora attuali come la vicenda Aldo Moro, la vicenda Bruno Contrada, le stragi di Capaci, di Via D’Amelio, e gli attentati di Milano, Firenze e Roma della stessa stagione.
Se poi si arrivasse ad identificare i posti istituzionali attualmente ricoperti dai vari massoni coinvolti in queste vicende, sarebbe il massimo.
Anche con l’aiuto di qualche lettore…
Abate Vella
11 Febbraio 2008 @ 13:27
Paolo,
penso che Claudio abbia toccato un tasto importante.
Credere che nel caso Sindona ad un certo punto si sia scoperta la verità mi sembra un pò troppo semplicistico.
Se i meccanismi furono scoperti è perchè un qualche potere toccato da quei meccanismi ed evidentemente più forte è entrato in contrasto con il potere di cui a sua volta Sindona era solo un rappresentante.
Allora come fa quest’altro potere a distruggere il primo se non può ricorrere direttamente alla legge? Ad esempio prende un Ambrolosi, un eroe per dirla in termini volgari, e lo piazza in una certa posizione sicuro che (inconsapevole) farà la sua parte fino in fondo. Fino al sacrificio estremo se necessario.
Ne abbiamo altri di esempi. Il più emblematico è sicuramente Falcone che però sconfisse tutti in quanto si rese conto di essere usato e bloccò tutto. Finì male lo stesso, ma salvò la sua terra.
http://www.ilconsiglio.blogspot.com
Solange Manfredi
11 Febbraio 2008 @ 15:08
Buongiorno Claudio,
i massoni vogliono arrivare ad un super nazionalismo mondiale. Vi sarà poi una élite di uomini che governerà il mondo. Come, ovvero con che mezzi e strategie, ci vogliono arrivare cercheremo di capirlo insieme articolo per articolo.
Buongiorno Alfa,
sicuramente ci occuperemo nei prossimi articoli degli argomenti da te citati (peraltro alcuni già accennati in precedenti articoli). Inoltre negli argomenti da te citati la presenza della massoneria non è eventuale…è certa.
Buongiorno Abate Vella,
nel caso Sindona non si è scoperta la verità. Hai ragione quando dici che il crack Sindona altro non è stato che lo scontro tra due fazioni di potere occulto. La tua analisi è corretta in tutte le sue parti. I personaggi veramente potenti, quelli che muovono i fili, sono coperti. Lo sono sempre stati. Coloro che si espongono sono i rappresentanti, le c.d. Teste di legno. Quando scoppia la guerra tra due fazioni di potere occulto questi usano tutto e tutti per arrivare alla vittoria, senza esclusioni di colpi: omicidi, stragi, scandali, crack. E’ proprio questo meccanismo, questo sistema, che voglio spiegare. L’uso strumentale fatto da questi poteri occulti della mafia, della camorra, delle br, del terrore, della corruzione, degli aiuti umanitari, dei pentiti, delle banche, del debito, delle emergenze, ecc… Sto cercando di farlo, articolo per articolo, portando documentazione di ciò che dico. E…sperando anche nel tuo aiuto.
Un saluto a tutti
Solange
Abate Vella
11 Febbraio 2008 @ 15:34
Solange,
per ‘verità’ mi riferivo al castello di carta che era l’impero di Sindona. Tu chiaramente intendi la Verità con la V maiuscola. Non la sapremo mai, forse. Perchè Ambrosoli ha compiuto il suo incarico e non si è accorto di essere usato. Vi è stato un cambio di potere (o forse di sistema) ma non sappiamo quale.
Nel 1992 invece l’eroe di turno si accorse che qualcuno lo stava usando (tramite i pentiti guidati) ed invece di fare finta di stare al gioco tirò diritto per la sua strada. Il risultato lo sappiamo tutti. Ma grazie al suo sacrificio ora possiamo ricostruire quello che è successo. Senza la sua morte non ci sarebbe stata quella di Borsellino, non si sarebbe arrestato Riina, il Papa non avrebbe fatto un certo discorso ad Agrigento e Berlusconi non sarebbe mai sceso in politica perchè lo avrebbero fatto fuori (economicamente, intendo) prima. E noi non ci saremmo accorti di niente.
Ci sono poi una terza cateogria di ‘eroi’, quelli cioè che sanno di essere usati, ma fanno buon viso a cattivo gioco convinti di poter comunque ottenere dei risultati. Tra questi forse potremmo mettere Piero Grasso, l’attuale procuratore nazionale antimafia. Anche se penso stia facendo bene, é ancora presto per esprimere un giudizio certo.
I dettagli di quello che ho scritto qui sono su tre post de Il Consiglio:
Il popolo siciliano tenta lo scacco (novembre 07), L’uomo che sconfisse la storia (novembre 07) e Alla ricerca dell’agendina perduta (Febraio 08).
Ovviamente sono solo dei canovacci con molti lati da precisare (e sicuramente alcune correzioni da fare) ma le linee generali sono sicuramente corrette, e molte recenti inchieste e dichiarazioni sembrano confermarle sempre di piú.
A presto!
Anonimo
11 Febbraio 2008 @ 16:11
Ciao, vorrei sapere che ne pensate sul caso Orlandi…é veramente collegato all’attentato al papa?
E come?
Angela
Anonimo
12 Febbraio 2008 @ 20:10
http://intermatrix.blogspot.com/2008/02/massoni-cristiani-o-anticristiani.html
Levi Colombia
15 Febbraio 2008 @ 9:38
Solange Manfredi ha detto
“i massoni vogliono arrivare ad un super nazionalismo mondiale. Vi sarà poi una élite di uomini che governerà il mondo. Come, ovvero con che mezzi e strategie, ci vogliono arrivare cercheremo di capirlo insieme articolo per articolo.”
Lascio un commento dopo aver letto un po’ di post. Dottoressa Manfredi quello che dite nei vari post (in questo per esempio) è molto grave. Se ricorda bene io le scrissi di non essere massone ma di difendere in ogni caso il diritto della massoneria di esistere. Ho molti amici massoni, tuttavia mi rendo conto che se anche vi dicessi che sono persone per bene per voi non conterebbe nulla.
Non è possibile che due professionisti seri come voi si limitino a dire che l’obiettivo della massoneria è “arrivare ad un super nazionalismo mondiale (…) (con) una élite di uomini che governerà il mondo”, è una cosa che mi aspetterei che dicesse un romanzo di poca cosa.
Ho letto la bibliografia cui voi fate riferimento per capire la massoneria: citate sempre e solo il libro di Pinotti. Dite: è sufficiente leggere il libro di Pinotti. Non posso accettare una cosa del genere e glielo dico da storico dilettante. Voi non potete basare le vostre arringhe (ben congegnate e ricche di riferimenti a fatti accaduti) su un libro solo, uscito del resto da poco. Mi ricorda un po’ quello che faceva la Chiesa alla fine dell’ottocento quando portava ad esempio, per capire la massoneria, il libro di Leo Taxil, in cui si vaneggiavano riti fantasiosi e assurdi.
Mi dimostri di voler davvero capire e non semplicemente affermare che Lei ha ragione; scriva un post in cui riporta una bibliografia “completa” sulla massoneria, una bibliografia che non porti una sola voce ma che faccia sentire anche altre “campane”. E’ così che si fa chiarezza, col confronto.
Anonimo
15 Febbraio 2008 @ 12:21
Non sono riuscita a inserire il post con il mio nome. Pazienza mi firmo a fine post.
Egregio dott. Levi Colombia,
Lei afferma: “Ho letto la bibliografia cui voi fate riferimento per capire la massoneria: citate sempre e solo il libro di Pinotti”. Non è corretto. Se avesse letto veramente i nostri articoli e la bibliografia citata si sarebbe facilmente reso conto che non è così. Ad esempio nell’articolo “chiarezza sulla massoneria” citiamo più libri tra cui il libro Serge Raynaud De La Ferriere, il libro nero della framassoneria, edito da Tarantola editore, Lugano. Libro scritto da un massone e, chiaramente (per chi l’ha letto), indirizzato ai Fratelli. A pagina 66 del suddetto libro si legge: “Il fine della Grande Famiglia Universale era, in realtà, un supernazionalismo mondiale, la cui cittadinanza era soggetta ai principi morali ed ai valori dello spirito…….”. Ma questo è solo un esempio bibliografico, ve ne sono molti altri che avremmo modo di citare nei prossimi articoli. La nostra bibliografia sulla massoneria è numerosa e mi perdonerà se non mi metto (per motivi di tempo) a fare un elenco in un post, avrà modo di venire a conoscenza della nostra biblioteca leggendo i prossimi articoli, magari facendo più attenzione alle note (peraltro presenti e numerose)
Un saluto
Solange
Anonimo
15 Febbraio 2008 @ 17:45
da sempre la massoneria si oppone a tentativi totalitari, e cerca di instaurare una repubblica dell’uomo basata su Libertá, uguaglianza e Fraternitá.
Ora…i nostri amici del nuovo Ordine Mondiale esistono di sicuro, ci rincretiniscono con la tv, ci vendono medicine inutili a tonnellate, ci fanno vivere di politically correct dimenticando qualunque valore “sano”, nel nome di un “rispetto dell’altro” di cui loro non frega in realtá nulla.
ma tutto ció non sembra molto massonico.
sembra luciferino, sembra criminale, sembra satanico, sembra tendente al MondoNuovo di Huxley
non sembra fatto con la squadra e il compasso.anzi.
non sembra ció in cui franklyn, mozart, goethe, washington, mazzini, garibaldi, kennedy, gandhi, potessero credere.
e loro erano (mozart&gandhi probabilmente no, possiamo essere d’accordo) gradi elevati, no?
allora abbiamo 2 strade, secondo me, da percorrere:
1 la massoneria é cambiata drasticamente e ora persegue gli interessi di lobby.
come appare-superficialmente- da Pinotti etc etc etc
2 la massoneria in quanto tale non c’entra, e le lobby sfruttano i canali e i simboli massonici, per darsi un linguaggio, per distruggere dal di dentro la credibilitá di chi da sempre si oppone ai totalitarismi (vi ricordo che nella vostra bibliografia devono essere raccontati con dovizia di documenti i rapporti con stalinismo-nazismo-fascismo)
credo di averlo giá scritto altrove: se un cardinale cattolico é un pedofilo, questo fa del vaticano una societá di pedofili con il piano programmatico di insinuarsi nelle parrocchie per violentare i nostri figli?
eppure un cardinale o un vescovo sono “alti gradi” della gerarchia, non semplici preti(sto parafrasando il Dr Franceschetti:-).
il vostro ragionamento é viziato dalle innegabili e perigliose disavventure che vi sono capitate, ho imparato a capirlo…ma questo non basta a condannare la massoneria in quanto tale.
la massoneria é (tra le varie cose) un canale di comunicazione tra persone, e come ogni cosa rischia che se ne abusi.avete letto pinotti, beh, le interviste a dibernardo&venzi sembrano dire questo.
come la chiesa…che mette in comunicazione un parroco e 50 ragazzini.
é (anche) potere sui bambini dato ad una persona, che puó abusarne:
un particolare o una serie di particolari, visti dall’esterno, con pregiudizi(giusitificatissimi per caritá, se fossi in voi non saprei come essere lucido come apparite:) non autorizzano a una condanna toutcourt:
altrimenti il vaticano é una banda di pedofili.
altrimenti gli avvocati(anche lei Paolo) servono “solo” a scarcerare i violentatori.
altrimenti gli infermieri servono “solo” a cazzeggiare in corsia.
altrimenti gli impiegati non fanno che perdere tempo in ufficio.
altrimenti gli ingegneri non fanno che costruire palazzi pericolanti.
altrimenti gli americani sono tutti guerrafondai.e gli arabi tutti pazzi sanguinari. e gli israeliani tutti fanatici neonazisti.
e i cattolici tutti da psicanalizzare, perché fanno sesso prima del matrimonio e si portano i sensi di colpa sull’altare.
altrimenti facciamo di tutta l’erba un fascio, il fascio che ci piace di piú, il fascio su cui ci dá piú soddisfazione sputare…
ps
mi avete plagiato con questo blog, ho un lavoro da fare e sono costretto a controllare ogni 2 ore:)
Paolo Franceschetti
15 Febbraio 2008 @ 19:40
Rispondo anche io agli ultimi due anonimi.
Al primo anonimo che dice che citiamo solo Pinotti. A parte che Pinotti indica, in finale, una vastissima bibliografia… Il nuovo ordine mondiale sta nella moneta da un dollaro, nella parole dei politici, nei fatti, che tendono all’accentramento dei poteri bancari e politici…
Al secondo anonimo, plagiato dal blog… 🙂
Mi piace la tua analisi.
E in fondo la condivido.
D’altronde, se hai letto le cose scritte da me, nell’articolo sulla legittimità della massoneria alla luce del diritto costituzionale, vedrai che dico anche che la massoneria ha molti meriti.
Si tratterebbe di eliminarne i difetti…
Anonimo
16 Febbraio 2008 @ 12:47
ahi ahi ahi…
e come si fa a eliminarne i difetti?
da parte mia, io non posso che continuare a lavorare, leggere informarmi, e fare la mia parte.
augurando
buon lavoro agli esterni
e buoni “lavori” agli interni
anonimo plagiato
Paolo Franceschetti
16 Febbraio 2008 @ 13:14
Ecco anonimo plagiato…
vedi che siamo d’accordo sulla soluzione?
La soluzione comincia da noi. Dicendo “io voglio fare parte della soluzione, e non certo dle problema”.
Chi si lascia sedurre dalla massoneria, anche solo per poco; chi entra nel meccanismo pensando che in fondo non commetterà mai delitti gravi; chi non si informa; chi dice “non è possibile, quindi mi rifiuto di approfondire”; chi si volta dall’altra parte pensando che in fondo non lo riguarda; ecco, tutte queste persone fanno parte del problema.
Io e te facciamo parte invece della soluzione… 🙂
Anonimo
17 Febbraio 2008 @ 13:15
sono capitato per caso su questo blog e l’ho trovato un perfetto esempio di dietrologia e di pregiudizio. secondo me avete fatto domanda di entrare in qualche loggia e siete stati rifiutati.
Anonimo
17 Febbraio 2008 @ 13:35
guarda, bello mio, che sei fuori strada. gira di 180 gradi.
mi hanno chiesto di entrare, 8 anni fa, al GOI, e continuano sporadicamente.
e ho rifiutato io.
forse non so cos´é, forse non é ancora ora, forse non é nemmeno il caso.ma non é il caso di sparare il primo commento che ti fa sentire bene con te stesso,
e ti mette a posto la coscienza, tappandoti occhi e orecchie riguardo lo schifo che vedi ogni giorno, la merda per le strade, i cimiteri pieni di gente che chiede giustizia,etc etc
anonimo plagiato
Anonimo
17 Febbraio 2008 @ 19:28
caro anonimo plagiato, tu ti illudi di aver finalmente scoperto la causa del male nel mondo, e questo ti mette tranquillo con la tua coscienza. io però ricordo che chi nella storia ha avuto un atteggiamento mentale simile al tuo ha finito per dare vita agli imperi del male del 20° secolo. un pò di autocritica non farebbe male, unita alla coscienza della complessità della realtà.
Anonimo
17 Febbraio 2008 @ 21:51
stupendo.
io mi illudo…e di che?
ti assicuro che non supporteró col mio voto, o con le mie azioni, alcun male.
la soluzione pare che me la hai trovata tu.tu che definisci il mio rapporto col mondo “dietrologico” ed il tuo “complesso”.
non sono in pace con me stesso, non ho soluzioni a nulla, sto solo cercando di capire, rifiutando le facili soluzioni proposte ogni giorno.anche quella di entrare in una loggia finché troppo giovane e male informato al riguardo.
sono un fisico, la teoria della complessitá (sí, qui pecco di arroganza:-) é il mio pane.
buona ricerca, se sei alla ricerca.
sei trovi soluzioni, fammele sapere.buona fortuna.
l´autocritica la faccio ogni giorno, ogni volta che mi sento dire che “ho la soluzione”.
l´autocritica dovresti farla anche tu, che compari a giudicare il prossimo,senza dire come la pensi.
a parte dire che il mondo é piú complesso di come il tuo interlocutore lo percepisca…cosa vera, sempre vera, talmente vera che per quanto faccia bene ricodarlo (a tutti noi) suona arrogante quanto (cosí sembra)le mie parole
anonimo plagiato
Anonimo
21 Febbraio 2008 @ 16:01
Buonasera Solange,
in un articolo viene citato tra i massoni, Eugenio Cefis.
Presidente dell’Eni dal 67 (dopo la morte di Mattei), ha liquidato la società contro quello che era l’orientamento dello stesso Mattei.
E’ stata mai seguita la traccia massonica anche per questo caso a tutt’oggi irrisolto???
Solange Manfredi
22 Febbraio 2008 @ 13:19
ciao Anonimo,
non so se siano state seguite piste massoniche per la morte di Mattei…ma non credo. Difficile peraltro che siano state seguite seriamente alcune piste visto che ci sono voluti 35 anni (1962-1997) perchè la Procura arrivasse alla conclusione che l’aereo era stato abbattuto dolosamente. Per 35 anni le indagini avevano avvallato la tesi dell’incidente…(un pò come per Ustica sic).
Un saluto
Anonimo
22 Aprile 2008 @ 18:34
Gentilissimi,
sono un libero professionista mancato, ossia un soggetto con appropriati studi tecnici, con iscrizione ad albo professionale, con notevoli specializzazioni, che per libero pensiero non si è confinato nel piano del Compasso (Massoneria), ovvero in un angolo di apertura che può essere anche ottuso.
Il risultato del voler restare un libero pensatore è stato quello essere stato di fatto estromesso dal mercato del lavoro e di riuscire a sopravvivere solo grazie ad un pò di risorse lasciatemi dai miei cari estinti.
Comunque la cosa più grave è che nell’ambito della libera professione diverse ragazze accettano di buon grado “compromessi di letto” con “Illuminati” affermati, nella maggioranza dei casi brutti e molto più vecchi di loro, convinte che questa sia la dovuta prassi per entrare in Massoneria e gioco-forza affermarsi, odiandomi per il fatto che cerco di mettere in luce certi misfatti.
In virtù delle mie esperienze personali sopra introdotte ho cominciato a scrivere un libro che purtroppo sarà censurato dal “potere illuminato”:
Prima parte di:
“STORIA DI UN PROFANO CHE OSÒ SOGNARE UN MONDO SENZA LOGGE”
In un piccolo paese a confine con la parte nord della Maremma passò la sua infanzia, trascorse la sua adolescenza e parte dell’età adulta un soggetto cui alla nascita furono assegnati due nomi, chiamato con disprezzo dai suoi “concittadini” con il nome di un noto esploratore, in parte per la sua predisposizione a viaggi e studi di carattere tecnico-scientifico e soprattutto per sfottò, consuetudine che caratterizza l’ignoranza popolare, in particolare in Toscana.
Fin dall’infanzia il soggetto in questione era dedito ad esperimenti di vario genere, di chimica, di fisica, di elettrologia etc., fatto che gli valse un appellativo simile a quello di Dr. Jekyll.
Eppure costui in un altro contesto sociale avrebbe potuto essere apprezzato per il suo eclettismo.
Ma proseguiamo.
Il signorino bi-nome era nato da padre proveniente da famiglia benestante e madre di famiglia povera, quindi, soprattutto nel periodo dell’infanzia, visse le tristi esperienze dei contrasti familiari che tale differenza di estrazione generò.
Le predette esperienze svilupparono nell’infante una notevole sensibilità ed una profondità di analisi, cui però fece da equilibrio un indurimento del carattere con parziale perdita di sentimenti sia verso il mondo strettamente circostante che verso il mondo esterno.
Il “signorino” ebbe comunque la non comune fortuna di essere fermamente educato da una madre, “maestra per caso” per molto tempo prima di passare di ruolo, e da una signora che aveva sposato in seconde nozze suo nonno, di seguito denominata “zia maestra.”
La “zia maestra” era di estrazione cattolico-borghese, ossia apparteneva ad una di quelle famiglie definite da un leader politico dei tempi nostri catto-comuniste, e vantava tra i parenti più stretti illustri professionisti, quali medici, Giudici, bancari, etc., molti dei quali, come appurato in seguito, erano in primis “Grandi Illuminati” (esponenti di vario grado di svariate logge).
Tuttavia il “piccolo studioso” non era ancora in grado di capire chi fossero in verità i soggetti con cui andava interagendo, benché avesse già da tempo avuto modo di “apprezzare” tra tante doti, il bigottismo della zia maestra e della sua “famiglia”, sicuramente fatti loro e ben lungi dall’essere “cosa” mia, vostra o nostra.
Nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza il ragazzo bi-nome attraversò momenti critici e durante la sua crisi esistenziale frequentò “sconvenienti personaggi”, fino a quando “qualcuno” gioì nel cogliere l’occasione per intaccare duramente la sua immagine e quella dei suoi cari.
Seguirono molte difficoltà, ma il ragazzo bi-nome le superò, seppur perseguitato dall’astio di “coloro”, che per fortuna “potevano” meno di suo padre anch’egli forse in parte “illuminato, ma ancora Grande Uomo.
Tuttavia gli ignoranti sparlarono ed i “Grandi Illuminati” poterono in qualche modo giustificare l’estromissione del “signorino” dai “posti di prestigio”, all’insegna del loro “altruismo” e della loro “filantropia”.
Intanto gli anni passavano, il “signorino” si apprestava a diventare uomo e la sua rabbia cresceva di fronte all’ipocrisia ed all’ostentato perbenismo di quei “raggruppamenti propensi a far del bene”.
La rabbia del ragazzo bi-nome raggiungeva l’apice ogni volta che, cercando di proporsi in ambienti di alto profilo a lui certamente consoni, veniva rifiutato, in quanto, secondo “elevati pensieri”, per sua ricchezza familiare aveva certamente meno bisogno di altri.
Cominciò così a prendere forma un’emarginazione pilotata che costrinse il ragazzo di provincia ad andare alla ricerca di città dove contano i fatti e non le illazioni, permettendogli di farsi apprezzare altrove sotto il profilo tecnico.
Purtroppo, “per caso” o “per sfortuna” vi fu qualcuno che cercò con forte coercizione ed altri ostacoli di distruggere quella immagine, corrispondente al vero, che il “signorino” aveva cercato di far conoscere fuori provincia;
quindi il ragazzo bi-nome tornò di nuovo nell’ombra e si ripresentò quella situazione kafkiana, orma così “fedele compagna” della sua vita, che lo indusse a rinunciare per sempre a cercare un altra donna per sposarsi.
Passarono altri anni vissuti nella provincia di origine, tra l’incertezza dell’oggi ed il buio del poi, con il risentimento di una madre che il giorno del concepimento del figlio avrebbe fatto meglio ad andare al cinema e l’ottimismo di un Grande Padre, che, come il nonno, riteneva un dono di Dio quelle capacità tecnico-professionali che il figlio andava via via acquisendo.
Ma il tempo fu tiranno e nel momento in cui il nonno apprezzò senza limiti il nipote ed il padre riscoprì il proprio figlio, il nonno impazzì ed il padre morì;
si profilò in seguito uno scenario che fece rivoltare nella tomba il vate Giovanni Verga per il rimpianto di non poter presenziare a momenti della vita del “signorino” che gli avrebbero permesso di superare in verità il successo delle due novelle “I Malavoglia e “Rosso Mal Pelo”.
Dopo la morte del padre del “signorino” la zia maestra mostrò la sua natura di donna profondamente altruista e filantropa, avanzando pieni diritti sulle proprietà del nonno del “signorino”, proponendosi quale “degna” tutrice di tali beni, supportata in tale opera di bene da suoi congiunti “Illuminati” e “Bravi”, termine di etimologia incerta, probabilmente manzoniana.
Ma il ragazzo bi-nome, oltre ad avere un fratello adeguatamente opportunista aveva anche una madre Guerriera, che benché minuta era capace di intimorire la ricca armata di “Illuminati”, difendendo gli interessi dei suoi cari in modo cavalleresco, con la spada e con i denti, anche se finti, dato che portava la dentiera.
Iniziò così una serie di battaglie tra il legale ed il reale, che sembravano decretare vittoriosa quella zia che si era sempre proclamata indegna dei beni del nonno del “signorino”, rinnegando dopo la morte del di lui padre quanto detto e promesso.
Furono tempi duri ed i legali dei nipoti abiatici, sicuramente altrettanto “Illuminati”, a contatto con la “maestra zia” ed i suoi “luminosissimi congiunti”, perdevano la brillantezza dello spirito ed ancor peggio il lume di intelletto, dando l’impressione di essere banderuole tra le righe e sulle carte.
Addirittura, durante un incontro-scontro presso un foro di rito, un avvocato che avrebbe dovuto presentarsi al “signorino” ed ai suoi cari, quale sostituto del loro legale ammalato, si scordò di farlo e fu così all’altezza di rappresentarli, che tacque durante tutta l’udienza;
occorre dire a sua discolpa che in quella sede, dopo la prima “riflessione”, secondo equità, di un Giudice imparziale, scese da una scala, forse “a chiocciola” e forse “illuminata”, con analogia ad un Vecchio Tempio, il Procuratore Capo dei Capi con l’intenzione ed il risultato di piegare la Giustizia al suo volere.
In quella occasione il ragazzo bi-nome non potè fare a meno di guardare le coordinate del suo GPS, ritenendo, forse per un buco temporale di essere finito nel profondo Sud della penisola, dove certi soggetti, forse per impedire agli “Illuminati” di appropriarsi di tutto, hanno creato l’etichetta “cosa nostra”.
Purtroppo non vi era stata alcuna trasposizione spazio-temporale e nella mente del “signorino” cominciò ad aleggiare il sospetto che esistesse qualcos’altro di altrettanto terribile, oltre alle mafie conosciute e che quel qualcosa, al di sopra di ogni sospetto e per questo più efficace e pericoloso, serpeggiasse tra i Palazzi dello Stato.
Seguirono molteplici sconfitte con considerevoli perdite (economiche) e la guerra pareva ormai perduta, con il fratello del “signorino”, in poltrona a riposarsi, pronto a stringere patti con i “Bravi nemici” e la di lui madre cosparsa di lacrime che si accingeva a deporre la spada e lo scudo, non per resa, ma per la spossatezza che le impediva di brandirli ancora.
A quel punto il ragazzo bi-nome sentì scorrere nelle sue vene la Forza del nonno e la Grandezza del padre, si improvvisò guerriero e corse da una cara impiegata del foro, probabilmente veramente illuminata, che lo introdusse al cospetto di un uomo burbero, che pareva più matto che legale.
Eppure costui che suscitava nel “signorino” ed i sui cari scarsa fiducia e molto timore, non fu minimamente scalfito dalla “Luce” dei congiunti della “maestra zia”, che parvero mero pulviscolo di fronte ad un sole che splendeva e splende ancora con elevatissima energia, fortemente al di sopra di ogni loggia.
Per un po’ fu la quiete;
ma ben presto ricominciò a tuonare
Dopo essersi leccati le ferite i “Grandi Illuminati” che facevano quadrato attorno alla “maestra zia” cominciarono a “farsi valere”, come si conviene agli affiliati di quelle appartenenze, per consuetudine definite “obbedienze”.
Così cominciò un “accorato” interessamento nei confronti del ragazzo bi-nome e dei suoi cari da parte di enti locali e dello Stato, ed in particolare di un Agenzia che dovrebbe avere “a cuore”, indistintamente, la situazione economico-finanziaria di tutti i cittadini.
Tuttavia il “signorino” ed i suoi cari furono “gli eletti” di quella Agenzia che provvide ad osservarli attentamente da vicino ed a poco o niente valse ricorrere a notai, tecnici legali e commerciali, in quanto anche in un pagliaio può nascondersi uno spillo;
in ogni carta gli assidui Agenti trovarono un cavillo e poiché, come dice un vecchio detto, “tra gli articoli di Legge non vi è il permesso di ignorare”, fu tempo di pagare.
Purtroppo l’orologio degli uffici che dovevano riscuotere si fermò e così “qualcuno”, a torto od a ragione, pensò di imitare un vecchio film, “La Storia Infinita”, cambiando trama e soprattutto attori, dando rilevanza al “signorino” ed ai suoi cari.
Ma negli uffici sopra esposti orbitava un galant’uomo che pareva avulso dal contesto;
costui, constati gli accadimenti, ritenuti sufficienti i pagamenti, ritenne opportuno di cambiare l’ora e decise che fosse quella di farla finita.
Per molto tempo il “signorino” ed i suoi cari vissero in pace e contenti.
Ma la madre del ragazzo bi-nome, dopo aver visto per vari anni il figlio “signorino” vivere una sorta di “pensione priva di stipendio”, cominciò giustamente a batter piedi affinché il figlio provvedesse a collocarsi in qualche dove.
Anche se non si dovrebbe dire, quella madre Gran Guerriera, non capiva:
se prima era difficile che si aprisse qualche porta, ora che si era compiuto “cotanto affronto” nei confronti di “Chi del Potere acquisito, forse non meritato, fa libero arbitrio” (altro termine per definire i “Grandi Illuminati”), sarebbe stato impossibile persino intravedere uno spiraglio.
Essendo precluse le altre vie il “signorino”, pensò di ritornare su quegli antichi passi, che il nonno ormai estinto gli aveva più volte consigliato e che lui non intraprese, non per timore, come era sembrato, ma per “tecnico impedimento”.
Messi in moto vari meccanismi, emersero, “casualmente”, attestazioni “gelosamente custodite” presso un Ente dello Stato, capaci di render nullo quell’impedimento.
Che “destino beffardo”, considerato che in un’epoca ormai remota, il nonno ed il padre del “signorino” avrebbero potuto supportarlo nella sua impresa, arginando con la forza di chi ama, la prepotenza di Esseri più o meno Illuminati” ai quali ogni inchino par dovuto.
Ma la vita continua!?
Ricomincia dunque l’avventura con il “signorino” imprenditore, ma soprattutto tecnico di valore che qualcuno, anche tra gli “Illuminati”, non potè fare a meno di apprezzare.
Purtroppo un giorno il “signorino” intravide tra le soglie di un palazzo comunale un pentolaio che con fare tecnico sembrava svolgere un’opera che, per legge, non gli avrebbe dovuto essere familiare;
Ricco di carattere, il ragazzo bi-nome cominciò a destra e manca a chiedere lumi.
Si alternarono in risposte articolate vari “Illuminati”, che grazie al loro “spirito elevato”, erano certi di aver la meglio sul misero “profano”, (termine per indicare chi purtroppo o per fortuna è fuori da ogni Tempio), il quale, dopo un primo stordimento, ripensò un attimo al passato e perse il lume della ragione.
Iniziò così un’altra battaglia contro “forze occulte”, (termine analogo a “Grandi Illuminati”), che aderivano al Comune e contro un tecnico sedicente, in primis pentolaio, che ancor oggi non è dato di sapere se nel lavoro luccica di suo od è anch’egli “Illuminato”.
Rinacque la cultura in un piccolo paese, rinvigorita da scambi epistolari tra un Comune ed il “signorino”, che, coinvolse per lecito interesse, anche quel legale che, come detto in precedenza, di sole aveva avuto sembianza e consistenza.
Tuttavia la madre del ragazzo bi-nome, fin qui Attiva Guerriera, forse defessa ed obnubilata dai trascorsi, consigliò la tregua.
E fu la fine per il capace “signorino” imprenditore, in primis tecnico, dall’impianto ad il motore, passando per il televisore.
Ritenendo, forse con ragione, che qualche male fosse stato fatto, vari personaggi che qualcosa avevano in Comune, tentarono di rampicarsi d’ogni dove, graffiando vari specchi;
ma come in genere si dice, ogni “Illuminato” ama suo “Fratello” e tra una Camera ed uno Studio Commerciale, il bravo pentolaio trovò il modo di “elevarsi” a “tecnico speciale”, cui ogni opera fu concessa, dal filo al lampadario e persino l’impianto del vivaio.
Potè così mostrarsi in piena luce il “matrimonio” tra il Comune ed il pentolaio.
Ciò convinse taluni “Illuminati” che era tempo di riscossa e che al “signorino”, già umiliato pur nel pieno di ragione, qualche torto ancora era da fare.
Fu così che in un periodo di ferie si recarono alla casa del ragazzo bi-nome e dei suoi cari due Agenti di Foresta che, forse caldamente invitati da “Bravi Illuminati”, con parola ben forbita, accusarono suo fratello di un misfatto ancora da appurare.
Il “signorino”, per senso di Legge e di Giustizia chiese ai due agenti di mostrare il lecito permesso per entrare e controllare, ma a niente valse il domandare e nella sua casa si trovò i due a comandare.
Preso dalla rabbia il ragazzo bi-nome provò a chiamare il gran legale che tanto per lui ed i suoi cari aveva saputo fare, ma in sua assenza, del consiglio di un altro si dovette accontentare.
Passarono ore ed al momento di rinunciare le guardie fecero promessa al “signorino” che avrebbe pagato per il suo fervente rimostrare e cosa che solo certi “Illuminati” sanno fare, si costruì un castello di bugie per raggiungere lo scopo.
Ma giunse l’indomani e con l’intervento del gran legale emersero le menzogne e le versioni delle guardie finirono per vacillare.
L’incubo pareva terminato, ma per gli “Illuminati” il “momento di rivalsa” era appena cominciato.
In un giorno fortunato in cui il lavoro non era mancato, il “signorino” imprenditore, nell’apprestarsi ad andare via, dimenticò sul bordo di una strada i suoi attrezzi di mestiere in una semplice valigia;
trascorsi imprecisabili minuti si recò a casa del medesimo ragazzo un “Grande Illuminato”, che aveva proceduto contromano con la sua bella autovettura, per condurre in tale luogo due gendarmi, con in mano “notevoli elementi” per arrestare un “terrorista”.
Tutto il Paese era in allarme, grandi aree erano state recintate e controllate da tre, o forse quattro pattuglie armate ed intanto qualcuno parlava di elicotteri di artificieri che stavano per arrivare;
ma quanto stupore nel constatare che in quella fatidica valigia vi era solo attrezzatura per lavorare.
Tuttavia i gendarmi non si potevano scusare e preferirono informare che sui bordi di una strada una valigia non si deve mai scordare;
d’altronde il “Grande Illuminato”, sicuramente necessario “per indicare la via” ai suoi seguaci non si poteva denunciare per il falso allarme che era andato a procurare, tante volte qualche Giudice, non “Illuminato”, lo avesse fatto condannare.
Ed ancora quanta rabbia pervase il “signorino” che avrebbe voluto nuovamente ricorrere al suo caro legale per chiedere Giustizia e per far sì che anche per gli “Intoccabili”, per gli “Illuminati”, od altri termini che preferite per definire chi è di loggia, giungesse l’ora di pagare.
Ma la madre del ragazzo bi-nome, sentendo le sue forze venir meno e temendo di non riuscire a contenere ben più gravi ritorsioni, memore di un antico poeta, consigliò: “non ti curar di loro, ma guarda e passa!”
Per il trambusto, forse “per caso”, o forse per gentile intercessione di “Chi nella Luce trova il vero della vita”, (altro termine per definire i “Grandi Illuminati”), la già nota Agenzia mal sopita si risvegliò.
Fu così che in un’estrazione il “signorino” fu di nuovo vincitore, premesso però il fatto che non c’era da incassare, ma di nuovo da pagare.
Forse non tutti sanno che in quell’Agenzia si fanno vari studi e fu quindi “per caso” che si prestò interesse al “signorino” ed in special modo al suo settore.
Convinto di far valere le sue valide ragioni, il ragazzo bi-nome si recò presso quegli Uffici, dove Agenti forti di Diritto, forse in preda ad attimi di “Luce” gli imposero un dovere che se la verità ha una qualsiasi valenza, a lui di certo non era di spettanza.
Stretto nelle spalle e dal suo ente commerciale vivamente consigliato il ragazzo bi-nome subì con rabbia il gran sopruso, dietro vaga promessa che nel futuro gli sarebbe stato risparmiato un altro abuso.
Egli volle tuttavia comunicare al Mondo, per iscritto, quanto a lui accaduto, affinché “Qualcuno in Alto” riuscisse almeno a sentire e si adoperasse in altro modo per scovare quell’evasore, le più volte “Illuminato”, che tanto guadagna nel lavoro e si rallegra nel pagare solo per far quadrare lo studio di settore.
Nel frattempo il “signorino”, conscio che il tempo della sua impresa era finito, si era impegnato in studio e formazione, per rendere intellettuale la sua nuova professione.
Nella sua “profana ingenuità” il ragazzo bi-nome pensava di potere, con indigestione di cultura, assurgere a “nuova vita” e godere di “nuova musica”;
ma quanta tristezza vi fu nel constatare che i “musicisti” erano ancora gli stessi, sempre, comunque ed ancora “Illuminati”.
Ciò che però rattristò maggiormente il “signorino” fu un’ennesima “lotteria” che lo vide di nuovo protagonista presso la più volte menzionata Agenzia.
Eh sì, era ancora tra gli eletti estratti per pagare il non dovuto.
Ma questa volta il ragazzo bi-nome si avvalse di tecnici legali-commerciali che promisero a basso costo di portare elevati risultati e così parve.
Purtroppo dopo qualche tempo il “signorino” ebbe modo di constatare che così non era stato e soprattutto di capire che solo il solare avvocato avrebbe potuto per sua mano o per l’altrui contenere l’abuso dell’erario.
E seguirono altri fatti, mentre per i fin qui citati ad onor del vero, si lascia, a chi vuol leggere, piena facoltà di intravedervi il caso, la sfortuna o l’assiduo impegno di altruisti.
Anticipo del finale:
Per soddisfare i più curiosi, sperando di non arrecar danno a chi vorrebbe godere la fine della storia al suo momento e soprattutto lungi dal voler esser cagione, per le “presunte” verità, di qualche indignazione ed ancor peggio di mirata ritorsione, si fornisce di seguito l’anteprima della conclusione:
Si giunse dunque ad oltre mezza vita, con il “signorino” ancora intento a cercar quiete e soprattutto un luogo libero da “Società Segrete”.
Intronato dagli eventi, dovuti “forse al caso” o ad “Illuminati” intraprendenti, il soggetto principale era tornato un po’ bambino e sognava un mondo senza “Logge”, “Strani Architetti” e “Muratorie”, termini e concetti che, “per suo buonismo”, avrebbero dovuto sopravvivere solo in enciclopedie e libri di storia, sotto la voce “Illuminismo”.
Immaginava quindi una società fantastica, in cui fossero banditi clientelismo e prostrazione, forse “valori di eccezione di certe Affiliazioni”, così che, in verità, capacità e professionalità potessero esprimersi in piena libertà, concedendo ad ognuno i posti meritati e soprattutto in cui bastassero la scuola ed i lampioni a rendere gli esseri umani “Illuminati”.
348-7606443
Anonimo
6 Aprile 2009 @ 12:53
Salve, sono un “complottista moderato”, nel senso che credo nell’esistenza di poteri forti che ci manovrano ma non sono del tutto convinto che ogni evento sia loro attribuibile. Grazie ai tuoi articoli sono riuscito a cogliere sfumature che prima non mi erano chiare. Andando al discorso riguardante la rosa rossa e il mistero che la avvolge, vorrei che mi si aiutasse ad arrivare ad una risposta su questo dubbio: dando per vera l’ipotesi che ci siano dei gruppi occulti di potere ben strutturati che mirano a gestire tutti i poteri a livello globale, non riesco a pensare che non esistano altrettanti gruppi mirati al loro contrasto; parlerei per semplificare del Bene contro il male. Così come il male si è infiltrato ovunque, perché non è lecito pensare che lo abbia fatto anche il bene utilizzando le stesse strategie? Se lo ha fatto, perché allora ancora non emerge il sistema, la rete, il modus operandi, i coinvolgimenti del male?
Altra domanda non inerente, ma da complottista: i Savoia recentemente hanno chiesto allo Stato 260 milioni di euro; non posso pensare che avessero pensato di ottenerli realmente, né posso pensare ad una errata manovra pubblicitaria, per cui mi chiedo quale fosse stato il messaggio occulto di quella richiesta e a chi fosse indirizzato.
Saluti
Dario
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