Ho atteso qualche giorno per vedere se la televisione dedicava anche solo 15 minuti di approfondimento a questa notizia, ma niente.
Ho ascoltato con attenzione come la notizia veniva data dai TG: una vergogna! Solo il conduttore che leggeva la notizia così: “ processo di Brescia chiesto l’ergastolo per gli imputati Maurizio Tramonte, Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi e Francesco Delfino”.
Nessun servizio, nessuna intervista.
Ma ciò che appare ancora più grave è che i telegiornali si sono ben guardati dal mettere in evidenza che quel Francesco Delfino è il Generale dei Carabinieri Francesco Delfino.
Hanno detto il nome….semplicemente, forse nella speranza che i telespettatori distratti non si accorgessero che si parlava di un processo per strage e che l’ergastolo era stato chiesto per un Generale. E, d’altronde come avrebbero potuto? In questi anni di dibattimento i media non hanno dato nessuna notizia di questo processo che si celebrava a Brescia, nessuno ne doveva parlare…..nessuno ne deve parlare.
Ma chi è il Generale dei Carabinieri Francesco Delfino? Ce lo ricorda Gianni Barbacetto
Tratto dal sito: http://www.societacivile.it/focus/articoli_focus/Delfino.html
Francesco Delfino
1. Il mafioso che portò a Riina
2. La leggenda sull’eroico capitano
3. Le imprese del «capitano Palinuro»
4. La strage nera
5. Le mani sulle Br
6. L’antimafia del generale
7. Affari e politica, un’indagine a Catania
8. Laureato in sequestri: Sardegna, Brescia, Milano, ancora Brescia
Il 23 gennaio 2001 la Corte di cassazione ha reso definitiva la condanna per il generale dei carabinieri Francesco Delfino: tre anni e quattro mesi di reclusione, per truffa aggravata. Secondo la sentenza, Delfino avrebbe approfittato del rapimento del suo amico Giuseppe Soffiantini, per truffare alla famiglia 800 milioni, in cambio della promessa di far liberare il sequestrato.
Ma Delfino ha una lunga storia nera alle spalle. Eccola.
1. Il mafioso che portò a Riina
Nella notte tra l’8 e il 9 gennaio 1993, in una stanzetta del Nucleo operativo dei Carabinieri di Novara, un meccanico di 39 anni, abitante a Borgomanero, chiede di parlare con un capo, un pezzo grosso, un generale: deve fare una scelta radicale, può rivelare cose delicatissime. è stato arrestato a sorpresa nella sua officina, gli hanno trovato una pistola Tanfoglio. Ma sa bene che non è per quell’arma che lo tengono blindato. Si chiama Baldàssare Di Maggio detto Balduccio, è nato a San Giuseppe Jato provincia di Palermo, è uomo d’onore, boss di Cosa Nostra, molto vicino al capo dei capi, Totò Riina ‘o Curtu. Balduccio è fuggito al Nord perché ha capito che nello scontro che lo oppone a Giovanni Brusca, ‘o Curtu si è schierato con i Brusca: vuol dire essere già morti. Sono ormai le due di notte quando, chiamato dal tenente colonnello Vincenzo Giuliani, comandante provinciale dei Carabinieri di Novara, arriva il «pezzo grosso» che Baldàssare ha chiesto. è il generale dei carabinieri Francesco Delfino.
Quella notte iniziò la collaborazione di Balduccio Di Maggio e la caccia a Riina. Quella notte il generale Delfino tentò di aggiungere un altro mattone alla sua carriera e nuovo lustro alla sua leggenda: usare Di Maggio per farsi portare da Riina. «Sono disposto a rivelare quanto so su Cosa Nostra. A instaurare un rapporto di collaborazione solo ed esclusivamente con il generale Delfino, con il colonnello Tassi, il tenente colonnello Giuliani e magistrati solo se accompagnati da uno dei predetti ufficiali»: questo è l’impegno che viene fatto sottoscrivere a Balduccio dal generale. Di Maggio riempie due fogli di schizzi e indicazioni, con «l’ubicazione delle due ville dove ho visto in Palermo Totò Riina». A pagina 13 il verbale ribadisce: «Sono comunque disponibile a continuare la collaborazione alle condizioni che ho dettato all’inizio e cioè di poter parlare con il generale Delfino, il colonnello Tassi e il tenente colonnello Giuliani e con un magistrato da uno dei tre accompagnato…».
Quella notte, a Novara, furono ben tredici i carabinieri che firmarono, insieme a Delfino, il fatidico verbale. Quella notte nacquero molti dei misteri aperti ancora oggi attorno a Di Maggio. Fu il solo Delfino a interrogare Balduccio, dicono voci raccolte dentro l’Arma, e le tredici firme furono aggiunte a verbale chiuso. Il generale interrogò Di Maggio senza averne la facoltà, poiché non era stato delegato da alcun magistrato a svolgere funzioni di polizia giudiziaria. La dottoressa Marina Caroselli, il giovane pubblico ministero di Novara che si occupò del caso, ebbe anzi uno scontro durissimo con il generale, che si comportò con lei in modo volgare, prima insinuante e poi aggressivo.
Quella notte Di Maggio parlò anche di Andreotti, ma Delfino gli disse di lasciar perdere l’argomento, di concentrarsi invece su Riina; e gli promise un miliardo: andò davvero così? Solo Delfino e Balduccio sanno la verità. Certo è che, dopo quella notte, la vicenda non si sviluppò come Delfino sperava. Di Maggio fu trasferito a Palermo e la cattura di Riina fu realizzata dal Ros (il Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri) del generale Mario Mori e del capitano «Ultimo». Ma Delfino ha comunque tentato di accreditarsi come l’uomo che permise la cattura del boss dei boss: diffondendo una versione dei fatti secondo cui è tutto suo il merito della cattura di Riina.
2.La leggenda sull’eroico capitano
Quante leggende, attorno all’«ufficiale più decorato dei Carabinieri», oggi condannato in via definitiva per aver estorto quasi un miliardo alla famiglia Soffiantini. Ma anche quante imprecisioni, ambiguità, bugie, diffuse grazie a un’ottima capacità di tessere rapporti con la stampa. Delfino è abilissimo a costruire il proprio personaggio, a nutrire il mito. Sparge informazioni che lo accreditano come l’uomo che ha arrestato Curcio nel 1976, anche se non è vero. Non ha mai lavorato all’antiterrorismo insieme al generale Carlo Alberto dalla Chiesa, malgrado lo abbia lasciato credere. Non ha avuto un ruolo determinante nell’arresto di Riina, benché se lo sia attribuito.
Le imprecisioni e le bugie iniziano fin dalla fondazione della sua leggenda: lo scrittore Corrado Alvaro avrebbe «cantato le gesta di Massaru Peppi», al secolo Giuseppe Delfino, brigadiere dei Carabinieri e padre del generale. Ma Alvaro, in Gente in Aspromonte, Massaru Peppi non lo nomina proprio. In un racconto di Alvaro, Il canto di Cosima, compare sì un carabiniere, chiamato «il Delfino», ma trattato non proprio con deferenza: «Ma sì, il Delfino serviva la legge; altrimenti, così malizioso, sarebbe stato un ladro che non lo avrebbe acchiappato nessuno».
Quasi una profezia. Semmai è il fratello del generale, Antonio Delfino, insegnante, preside e giornalista, a creare, insieme, il mito del padre (Massaru Peppi lo sbirro) e del suo antagonista (Nirta il pecoraio): nel libro Gente di Calabria celebra l’epopea di un carabiniere in lotta contro una criminalità contadina dedita ai furti di capre e pecore, ben diversa dalla ’Ndrangheta organizzata, cresciuta nel secondo dopoguerra. Oggi, dopo che «il Delfino» è stato «acchiappato», qualcuno ha scritto che l’arresto di un generale dei Carabinieri è un cattivo segnale per il Paese.
Ma perfino dentro l’Arma ora qualcuno ha il coraggio di dire che il cattivo segnale è un altro, è che certi personaggi in questo Paese abbiano potuto diventare generali, è che quel generale non sia stato fermato prima. La storia di Delfino è la storia degli incubi della Repubblica. La sua carriera ha attraversato tutti i grumi oscuri del paese, dall’eversione nera alle stragi, dal terrorismo rosso alla mafia siciliana, dai sequestri di persona della ’Ndrangheta calabrese fino a quelli dell’Anonima sarda. Fino all’arresto e alla condanna per il sequestro Soffiantini, occasione per mettere in fila tanti capitoli che formano, insieme, la vita di un uomo spregiudicato e la storia di un paese a legalità limitata.
3. Le imprese del «capitano Palinuro»
Francesco Delfino nasce il 27 settembre 1936 a Platì, provincia di Reggio Calabria, paese ad altissima densità mafiosa. Dopo il liceo classico frequentato a Locri entra nell’Arma e frequenta la Scuola allievi sottufficiali. Nel 1957, vicebrigadiere a Rho, in provincia di Milano, conosce Carla Valsesia, bella professoressa di Lettere, che diventa sua moglie. Poi per due anni è a Modena, all’Accademia militare, da cui esce sottotenente. A Roma frequenta la Scuola ufficiali, poi nel 1963 torna al Nord, a Verolanuova, nel Bresciano, come tenente.
Nel 1965 approda a Luino, sul Lago Maggiore. Si iscrive alla facoltà di Scienze politiche a Pavia. Ma comincia a costruire una sua rete di rapporti. Racconterà, molti anni dopo, il «pentito» di ’Ndrangheta Saverio Morabito a Piero Colaprico e Luca Fazzo: «Mio padre, gli ultimi giorni di luglio, ogni volta che dovevamo andare in Calabria per le ferie, cominciava a prepararsi e faceva una capatina in Svizzera, a fare il rifornimento di sigarette. A Luino all’epoca c’era il tenente Francesco Delfino. Mio padre gli telefonava, andava a trovarlo, passavano la giornata insieme, poi mio padre andava dall’altra parte del confine, faceva rifornimento di sigarette, zucchero, caffè, cioccolato, caricava, caricava…».
Nel 1969 a Delfino danno la tenenza di Sòrgolo, nel Nuorese, e nel 1970, a Cagliari, si laurea con una tesi sui sequestri di persona. Il ragazzo è sveglio. In Sardegna, da capitano, indaga sulla serie nera dei rapimenti del ’70, arresta Giuseppe Càmpana detto il Rubbino, luogotenente di Graziano Mesina, e scopre gli autori della strage di Lanusei, cinque morti.
Nel 1971 si trasferisce a Brescia: inizia la sua carriera d’oro, e iniziano le voci che già lo indicano come uomo dei servizi segreti. Comincia a indagare su alcuni misteriosi attentati alle linee ferroviarie in Valtellina. Opera del Mar, il Movimento di Azione Rivoluzionaria guidato da Carlo Fumagalli, partigiano «bianco» e, negli anni Sessanta, agente Cia nello Yemen: il Mar è una formazione armata anticomunista, golpista, ma non fascista; una struttura filoatlantica, a disposizione degli oltranzisti filoamericani, con saldi contatti dentro le istituzioni. Nonostante quei contatti, il 9 maggio 1974 Delfino arresta Fumagalli. «Ho preso Carletto!», telefona contento agli amici.
Due mesi prima, il 9 marzo, aveva bloccato due neofascisti delle Sam (Squadre di Azione Mussolini), Kim Borromeo e Giorgio Spedini. Erano a bordo di un’auto imbottita d’esplosivi. L’operazione era stata realizzata grazie a Luigi Maifredi, uno dei tanti «confidenti» di cui è piena la carriera di Delfino: più che informatori per prevenire reati, veri e propri agenti provocatori con il compito di gestire dall’interno operazioni illegali. L’arresto dei due fascisti, lasciati percorrere indisturbati un lungo tratto di strada e poi bloccati proprio a Sonico, in provincia di Brescia, serve a Delfino per incardinare a Brescia (cioè a se stesso) le indagini sul Mar di Fumagalli.
4. La strage nera
Nella notte tra il 18 e il 19 maggio esplode in piazza Mercato a Brescia un ragazzino neofascista, Silvio Ferrari, a cavallo di una Vespa che trasportava una carica di tritolo. La fidanzata di Ferrari è una bella ragazza diciassettenne, Ombretta Giacomazzi. Molti anni dopo, Ombretta sposerà Carlo Soffiantini, uno dei figli dell’industriale sequestrato. Oggi Giordano, fratello di Carlo, ha dichiarato: «Delfino, quando era capitano, aveva indotto Ombretta a testimoniare il falso, dopo averla arrestata». Ma il culmine di quel tremendo 1974, anno di stragi, d’intrighi e di colpi di Stato minacciati, è il 28 maggio: in piazza della Loggia, a Brescia, esplode una bomba che fa otto morti e 94 feriti. Delfino porta ai giudici, che per la strage stanno seguendo la pista dei fascisti milanesi, un colpevole bresciano, Ermanno Buzzi. È Ugo Bonati, un uomo della banda di Buzzi, ad accusare quella strana figura di fascista e trafficante d’arte.
Bonati, poi, scompare e ancor oggi non si sa che fine abbia fatto. Buzzi è ucciso da suoi camerati nel carcere di Novara, strangolato con le stringhe delle scarpe. E la strage di Brescia è restata senza colpevoli. Il senatore Giovanni Pellegrino scrive nella sua proposta di relazione alla Commissione parlamentare sulle stragi: «Lascia adito a fortissime perplessità la circostanza che il capitano Delfino imprima all’inchiesta su piazza della Loggia una direzione che si è rivelata improduttiva, indirizzandola verso lo sgangherato ed eterogeneo gruppo che ruotava attorno a Ermanno Buzzi. Dall’altro lato, avviene che l’inchiesta sul Mar non raggiunga quel grado di approfondimento che avrebbe potuto consentire il disvelamento del contesto eversivo in cui la strage bresciana può oggi affermarsi inserita».
Oggi è possibile sapere qualcosa di più del capitano Delfino, il carabiniere che arrestava i «neri»: secondo alcuni testimoni, era un «nero» egli stesso, invischiato nel grande gioco dell’eversione degli anni Settanta. O meglio: era un uomo dello Stato che, all’occorrenza, si faceva passare per «nero» e usava spregiudicatamente i «camerati» per la sporca guerra senza esclusione di colpi che si stava combattendo. Racconta Carmine Dominici, ferroviere, ’ndranghetaro politicizzato, neofascista di Avanguardia Nazionale (al giudice di Milano Guido Salvini, verbale del 29 settembre 1994): «So che esisteva un ufficiale dei Carabinieri che curava il trasporto di timer ed esplosivi verso il nostro ambiente avanguardista calabrese. Non so il nome, ma so per certo che un ufficiale dei Carabinieri a cognome Delfino, appartenente a una Loggia massonica, era legato ad Avanguardia Nazionale. Era considerato “dei nostri”. Specifico che con la parola “nostri” indicavamo coloro che anche operativamente operavano con Avanguardia, a differenza della parola “vicini” con la quale indicavamo coloro che davano appoggio, ma senza partecipare a fasi operative; tra questi ricordo il Miceli e il Birindelli».
Perché Avanguardia Nazionale aveva stretto contatti con Delfino? Perché, risponde Dominici a Salvini nel 1994, «erano notori i legami di Delfino con la criminalità organizzata e quindi era da considerare interlocutore di adeguato livello».
Ne risulta un bel mix di eversione e criminalità, di «neri» e di mafiosi, in cui gli uomini dello Stato, di alcuni apparati segreti dello Stato, giocano un gioco pericoloso. Delfino in quegli apparati è dentro fino al collo: è lui, dicono oggi i magistrati di Roma, quel «capitano Palinuro» che nel giugno 1973 partecipa a una cruciale riunione a Milano, nella zona della Galleria Vittorio Emanuele, per mettere a punto i piani del Golpe Borghese. Erano presenti, oltre a «Palinuro», tutte le componenti politiche e militari del piano, il colonnello Amos Spiazzi, i finanziatori genovesi De Marchi e Lercari (amministratore della Piaggio), un capo di Ordine Nuovo rimasto sconosciuto.
È Delfino, ribadiscono oggi le carte processuali, quel «capitano Palinuro» che forniva alle Sam armi ed esplosivi (tra cui gelignite). Maestro del doppio gioco: «Palinuro» dava armi ai camerati, Delfino poi, quando conveniva, li arrestava (come aveva fatto con Borromeo e Spedini).
Sempre nel 1974, tramontato il progetto golpista, aveva portato in carcere anche Adamo Degli Occhi, l’avvocato milanese leader della Maggioranza Silenziosa, movimento d’opinione con il compito di sostenere le azioni dei golpisti. Secondo i documenti trasmessi a Roma dal giudice Salvini, Delfino sarebbe uno degli ufficiali italiani più vicini alla Cia, il servizio segreto degli Stati Uniti: e fin dai primi anni Settanta. Lui, davanti alla Commissione stragi riunita in seduta segreta, nega: «Vengo continuamente pedinato, io, dalla Cia. E ho dovuto lasciare gli Stati Uniti, forse perché ho toccato qualcosa che non dovevo toccare».
Eppure il neofascista Biagio Pitarresi (quello che ha raccontato lo stupro «di Stato» ai danni di Franca Rame) parlò di Delfino con Carlo Rocchi, uomo della Cia a Milano: «Rocchi mi disse che mi avrebbe portato a conoscere il generale Delfino, che era “uno dei loro”, ossia persona legata ai servizi statunitensi, e che avrebbe dovuto provvedere alla mia copertura dopo l’esecuzione dell’attentato». Quale attentato? Quello che era in preparazione nei confronti del procuratore aggiunto di Milano Gerardo D’Ambrosio, coordinatore del pool Mani pulite, e che fu davvero tentato (ma sventato per la prontezza di un uomo della scorta) il 14 aprile 1995.
5. Le mani sulle Br
Encomi e medaglie al generale sono arrivati anche per «l’ottimo lavoro» svolto nei confronti del terrorismo rosso. Lavoro «doppio», anche in questo caso. Delfino, dopo le esperienze bresciane, nel dicembre 1975 è distaccato a Milano con la sua squadretta: deve occuparsi di brigatisti. Dopo qualche settimana di pedinamenti, viene scoperto il «covo» di via Maderno 10.
Quando però, il 18 gennaio 1976, gli uomini dell’allora maggiore Nicolò Bozzo arrestano (con tanto di conflitto a fuoco) Renato Curcio e Nadia Mantovani, Delfino è già nelle Marche, sulle tracce di Patrizio Peci. Nel marzo 1976 è invece presente di persona, pistola in pugno, alla Stazione Centrale di Milano e dopo un conflitto a fuoco arresta il brigatista Giorgio Semeria, appena sceso dal treno proveniente da Venezia. È un informatore, anche questa volta, la carta vincente di Delfino: un padovano fiancheggiatore delle Br lo avverte del viaggio di Semeria.
Nel 1978, quando le Brigate Rosse fanno il colpo grosso, cioè il sequestro del presidente della Dc Aldo Moro, la mano di Delfino si fa sentire ancor più pesante. «Un suo uomo, Antonio Nirta, della ’Ndrangheta calabrese, è presente in via Fani al momento del rapimento»: così racconta il «pentito» calabrese Saverio Morabito al magistrato milanese Alberto Nobili, che manda a Roma le carte raccolte.
Il sostituto procuratore Antonio Marini procede nelle indagini e si imbatte in un altro personaggio, Alessio Casimirri, brigatista rosso diventato confidente di Delfino: Casimirri avrebbe raccontato al generale che era in preparazione il rapimento Moro e Delfino, invece di avvertire i magistrati, avrebbe passato la notizia al Sismi, il servizio segreto militare.
Risultato: Moro ucciso il 9 maggio 1978, Casimirri «esfiltrato» dai servizi prima in Francia e poi in Nicaragua, Delfino promosso il 6 giugno 1978 e passato al Sismi. Incarichi all’estero, ad Ankara, Bruxelles, Il Cairo, Stati Uniti…
6. L’antimafia del generale
Delfino rispunta in Italia nel 1887, con il grado di colonnello (anche se non ha mai comandato prima, come è d’uso tra i Carabinieri, una compagnia e un gruppo). Dopo aver attraversato terrorismo nero e rosso, si tuffa nella nuova emergenza nazionale: Cosa Nostra. In attesa di un nuovo incarico è inviato a Palermo come vicecomandante della Legione. Un incarico non operativo, dicono all’Arma, un parcheggio: aveva la responsabilità dell’ufficio amministrazione, della motorizzazione e dell’infermeria.
Ma Delfino non la racconta così: sostiene di aver raccolto 400 uomini in un capannone dove erano riparati gli elicotteri e, «senza dire a nessuno l’obiettivo perché è mia abitudine non fidarmi di nessuno», di essere partito alla ricerca di Riina. Dove? Nella villa in costruzione di Balduccio Di Maggio. «Purtroppo», racconta Delfino alla Commissione parlamentare antimafia il 25 giugno 1997, «non ho trovato Riina in quella villa in costruzione, quasi ultimata, di un personaggio che nessuno conosceva come l’autista di Riina».
La leggenda aggiunge particolari mirabolanti all’impresa di Delfino a Palermo: la scoperta di lunghissimi cunicoli sotterranei che partivano dalla villa di Di Maggio; l’esplosione dell’auto di Delfino, addirittura nel cortile della sede della Legione… Agli altri Carabinieri tutto ciò non risulta. Vero è invece che Delfino viene assegnato al comando della Legione di Alessandria. «Dissero che a Palermo mi agitavo troppo», spiega Delfino alla Commissione antimafia, lasciando capire che la sua intenzione di cercare davvero i boss latitanti era stata la causa del suo allontanamento.
Delfino cerca di rientrare in gioco a Palermo quando a Novara gli capita tra le mani Di Maggio: per una assoluta casualità (Balduccio, arrestato a Borgomanero su impulso dei Carabinieri di Palermo che avevano cominciato a cercarlo già nel primo semestre del 1992, chiede di parlare con un pezzo grosso, un generale, durante quella lunghissima notte del 9 gennaio ’93 a Novara). Che cosa si dissero, quella notte, Delfino e Di Maggio? Il generale promise davvero un miliardo a Balduccio in caso di «pentimento»? Balduccio raccontò davvero già in quelle ore la storia del bacio tra Riina e Andreotti, che Delfino si guardò bene dal mettere a verbale? Ci furono altri patti segreti stipulati quella notte?
Certo è che Delfino non consegnò quello strano verbale, firmato da ben quattordici carabinieri, al magistrato di turno della procura di Novara, la dottoressa Caroselli, ma lo portò a Gian Carlo Caselli, che era a Torino in attesa di partire per Palermo, dove, dopo la morte di Giovanni Falcone, aveva chiesto di andare a fare il procuratore della Repubblica. Delfino cercò di agganciarsi a Caselli e di essere trascinato con lui in Sicilia, a occuparsi delle ricerche di Riina. Ma Caselli non accettò l’offerta e Delfino fu allora costretto a trasmettere gli atti a Palermo, dove entrò in scena la squadra di «Ultimo». Con tutto ciò, Delfino non mancò di far filtrare sulla stampa che il merito della cattura di Riina era suo. E, prima di ciò, fece trapelare la notizia dell’arresto di Di Maggio e del suo «pentimento», che doveva restare segreto il più a lungo possibile.
7. Affari e politica, un’indagine a Catania
Il nome di Delfino ricompare, a sorpresa, in un’altra indagine di mafia. I magistrati di Catania mettono sotto osservazione, attorno al 1994, un gruppo di colletti bianchi che fa riferimento ai boss di Cosa Nostra Nitto Santapaola, Aldo Ercolano e Giuseppe Pulvirenti. Quei colletti bianchi sono l’uomo d’affari catanese Felice Cultrera e i suoi soci, Gianni Meninno a Bologna e Walter Beneforti a Milano, in contatto, tra l’altro, anche con Alberto Dell’Utri.
I business che hanno in corso sono di tutto rispetto: la costruzione di 5 mila appartamenti a Tenerife; l’acquisto di quote dei casinò di Marrakech, Istambul, Praga, Malta, Montecarlo, da usare per riciclare denaro sporco; la commercializzazione e la ricettazione di titoli al portatore; l’intermediazione di armi pesanti e l’acquisto di elicotteri (con la presenza nell’affare di una vecchia conoscenza delle inchieste sul traffico d’armi e droga, il miliardario arabo Adnan Khashoggi); l’avvio di attività finanziarie in Spagna, Arabia Saudita, Israele, Giordania, Egitto, Marocco, Turchia, Cecoslovacchia, Russia, Corea, Hong Kong, Montecarlo… Un vortice di movimenti, di contatti, di incontri.
Ma mentre Cultrera e soci fanno affari che dimostrano una vastissima disponibilità di capitali, non dimenticano di stringere rapporti ad alto livello con uomini della politica e con rappresentati dello Stato. Cultrera, Meninno e Beneforti parlano più volte al telefono, intercettati dagli uomini della Dia, con personaggi delle istituzioni e perfino con un notissimo generale dei carabinieri: Delfino, appunto, che nel 1994 è a Roma, al vertice della Direzione centrale antidroga. Ore 23.04 del 15 gennaio 1994: Cultrera conversa con il suo socio Meninno. Questi fa cenno «al generale» e raccomanda a Cultrera di «non insistere», assicurando che seguirà lui personalmente «la cosa» con Beneforti.
La mattina del 2 febbraio seguente, alle 9.12, Cultrera chiama Beneforti da Lisbona e gli dice che «è il momento buono» per andare a Roma. Il suo interlocutore risponde che telefonerà subito «a quell’amico» per fissare un appuntamento. Alle 9.18, appena chiusa la conversazione, compone lo 06.51994435. è un numero del ministero dell’Interno, Direzione centrale antidroga. «Pronto, sono il dottor Franz», dice Beneforti al centralinista, mentendo sulla propria identità. «Vorrei parlare con il Comandante». Quando gli viene passato Delfino, gli si rivolge con familiarità, dandogli del tu, e gli comunica che «c’è qualche buona speranza filatelica» che spera di portare a conclusione entro il mese di febbraio. Il generale risponde che ha capito.
Poi Beneforti dice che avrebbe piacere d’incontrarlo, di fare una chiacchierata con lui per fare il punto sulla situazione; e chiede se può portare la persona che «lui sa». Delfino risponde di no. Alle rimostranze di Beneforti, il generale replica che spiegherà il perché quando parleranno di persona. «Ma c’è qualcosa su di lui?», chiede Beneforti. E Delfino: «Ma c’è…, c’è…, c’è e non c’è. è che lui lo deve capire!». I due chiudono la conversazione dopo una contrattazione sul luogo dell’incontro e la decisione di risentirsi al telefono il lunedì successivo.
Walter Beneforti è una vecchia conoscenza di chi ha qualche familiarità con le vicende nere d’Italia. Durante la guerra lavorò per i servizi speciali della polizia americana a Trieste, in quegli anni punto di convergenza dei servizi segreti di ogni parte del mondo. Nel 1956 fu inviato a Roma, all’Ufficio Affari Riservati. Fino al 1960, quando cadde il governo Tambroni, realizzò per la Cia azioni di spionaggio e controllo nei confronti dei politici italiani, democristiani in primo luogo. Poi fu trasferito a Frosinone, indi arrivò a Milano come capo della Criminalpol. Nel 1971 presentò ufficialmente le dimissioni, anche se di fatto rientrò negli Affari Riservati. Nel 1973 fu coinvolto nell’inchiesta delle intercettazioni telefoniche insieme a Tom Ponzi, fu arrestato e restò per mesi in carcere. Venne arrestato di nuovo nel 1976 e nel 1978, coinvolto in traffici e riciclaggio di denaro dei sequestri.
8. Laureato in sequestri: Sardegna, Brescia, Milano, ancora Brescia
Francesco Delfino sui sequestri di persona la sa davvero lunga. Non soltanto per la sua tesi di laurea. Ma per averli incontrati sul campo, prima in Sardegna nel 1970, poi a Brescia dal 1974, indi a Milano nel 1977, infine ancora a Brescia, nel 1998. Esperto in sequestri. Oggi, dopo ciò che è emerso sull’estorsione ai Soffiantini, qualcuno dentro l’Arma rivanga brutte dicerie e vecchi sospetti nati attorno alla gestione dei sequestri Lucchini, Gnutti, Pinti, avvenuti a Brescia negli anni Settanta: un furgone con 7 miliardi portato in Toscana, che la leggenda dice essere stato guidato da Delfino in persona; una Mercedes color aragosta regalata in seguito all’ufficiale. Forse solo maldicenze, che oggi però tornano in circolo a causa delle difficoltà in cui si trova Delfino.
Più solide invece le accuse sulla gestione dei sequestri a Milano, alla fine degli anni Settanta: una storia che era costata al generale un avviso di garanzia, ma che era poi stata archiviata dal giudice nel novembre 1994. Con una formula, però, che lascia aperti i dubbi e che oggi ripropone tutte le domande lasciate senza risposta allora.
Il via all’indagine lo aveva dato Saverio Morabito, ieri killer spietato della ’Ndrangheta al Nord, oggi collaboratore di giustizia considerato di «attendibilità pressocché assoluta». È lo stesso personaggio che ricorda i bei tempi in cui suo padre andava a trovare il giovane tenente Delfino a Luino prima di passare il confine svizzero carico di materiale di contrabbando. «Delfino ha raccolto le mie confidenze tanti anni fa», racconta Morabito, «e alla fine ha mostrato un piccolo registratore che aveva in una cartella e mi ha detto: vedi, io avrei potuto registrare tutto, ma non ho registrato niente. Se parlerai ai magistrati, raccontagli quello che vuoi, ma non firmare niente». Poi il generale, sibillino, aggiunge: «Ti prometto che ti farò avere gli arresti domiciliari». Morabito capisce, e tace. Solo tre anni dopo si decide a parlare con il sostituto procuratore di Milano Alberto Nobili: svelando i giochi pericolosi di Delfino, il suo slalom infinito tra guardie e ladri.
Dopo Morabito, molti altri calabresi decidono di parlare. Erano anni difficili. Mentre l’attenzione dell’opinione pubblica era calamitata dalle azioni eversive dei gruppi di estrema sinistra, la criminalità organizzata accumulava ricchezze e potere.
A Milano e in Lombardia tra il 1976 e il ’77 l’allarme sequestri aveva raggiunto il massimo grado. Delfino, allora capitano, era attivissimo. Nel ’76 riesce a penetrare nel covo dov’è tenuto prigioniero Carlo Alberghini pronunciando addirittura la parola d’ordine dei rapitori. Nel ’77 libera Erminio Rimoldi e arresta una trentina di persone. Come riesce a ottenere questi fulminei successi? «Avevo sei confidenti negli ambienti dei calabresi di Corsico e di Buccinasco», risponde Delfino. «Tra di noi c’è un infiltrato», si allarmano i calabresi.
Delfino inizia a pedinare e intercettare boss e soldati delle famiglie Sergi e Papalia. Sono i compaesani di Platì e San Luca trapiantati a Corsico e Buccinasco, nell’hinterland milanese. I controlli iniziano esattamente un mese prima che venga messa a segno una tripletta di sequestri in dieci giorni. Ma, stranamente, i rapimenti non sono evitati. Anzi, proprio nei giorni in cui avvengono i primi due (l’8 e il 16 maggio 1977) i servizi di pedinamento sono sospesi. Come mai? Delfino ha un suo uomo detro il gruppo che li organizza: è Antonio Nirta detto «Due Nasi», il nome che in Calabria si dà al fucile a canne mozze. Ma il capitano interviene solo a cose fatte: mette a segno «brillanti operazioni» che gli valgono encomi, fama e avanzamento di carriera. Più 300 milioni (una somma enorme, per quegli anni), che dice di dividere tra i suoi sei fantomatici confidenti. Racconta Mario Inzaghi, il killer della banda: «Come poi abbiamo potuto capire tutti chiaramente, siamo stati lasciati eseguire il sequestro Galli e soprattutto il sequestro Scalari».
Poi Nirta è finito in carcere. Non lo chiamano più «Due Nasi», ma «L’Esaurito». Fa il pazzo, cammina avanti e indietro nella gabbia degli imputati durante i processi, pronuncia discorsi complicati senza capo né coda. Conosce molti dei segreti di Delfino, ma non sembra volerli raccontare. Il generale, del resto, ha dichiarato di non conoscere nessuno della famiglia Nirta. «In questo modo», commenta Morabito, gli ha mandato a dire: stattene tranquillo che io non ti tradirò». Nella villa di Delfino a Meina, vicino a Novara, un grande muro e un pesante cancello custodivano i suoi segreti. Tra il giardino e la ferrovia ci sono addirittura vetri antiproiettile.
Tempo fa Morabito ha confessato a Nobili: «Guardi, dottore, i Sergi, i Papalia ci odieranno. Ma io di loro non ho paura. Ho paura solo del generale Delfino». Ora il generale che ha attraversato in silenzio tutti i luoghi oscuri della storia recente del Paese è un condannato definitivo. L’Italia ha un motivo in più per fare chiarezza sul suo passato.
(gb, da diario. Aggiornamento 31 gennaio 2001)
Anonimo
26 Ottobre 2010 @ 19:02
Caro Paolo,
avevo sentito la "notiziona" durante un giornale radio e, siccome è passata "liscia" attraversando tutto il regime mass-mediatico italico, la sera del 22 ottobre scorso, durante un incontro per la presentazione del libro "INTRIGO INTERNAZIONALE PERCHE' LA GUERRA IN ITALIA. LE VERITA' CHE NON SI SONO MAI POTUTE DIRE", ho fatto una domanda al Giudice-AUTORE Rosario Priore, il quale ha ammesso tranquillamente, in pubblico, l'esistenza di una Verità Storica (che Egli stesso si rammaricava di non essere riuscito ad "incastonare" con una Sentenza…) che lega tutte le "stragi" italiche rimaste senza responsabili e, nelle more, ha confermato TUTTI I FATTI DA TE RACCONTATI NELL'ULTIMO POST!
QUINDI, CIò CHE RACCONTI è ormai una Verità Storica ma NON già processuale, grazie al "colabrodo" che è la Ns. Giustizia penale!
Ti ringrazio per il Post tanto atteso: sai, per chi ha trascorso l'adolescenza durante quegli anni sentendo parlare SOLO di CATTIVI MAESTRI, DI COMPAGNI CHE SBAGLIANO, DI CAMERATI ALLO SBARAGLIO, DI STRAGI (unico Stato Occidentale che ha subito tali fatti!), MURI DI GOMMA, MILITARI SUICIDI IN GINOCCHIO, ecc. ecc., è come VEDERE LA LUCE, finalmente!
Grazie per la tua ricerca che continua ad aprirci gli occhi!
Antonio Di Lecce
Anonimo
26 Ottobre 2010 @ 19:06
Chiedere non è ottenere !
Così come rinviare a giudizio non è condannare.
Sono le odierne parole di un Pubblico Ministero.
Attendiamo !
Attenidmo fiduciosi che la Giustizia faccia il suo corso con la serenità d'animo.
Viviamo o no in uno Stato di Diritto ! Allora di che preoccuparci ?
Ma non anticipiamo sempre correndo ad approntare patiboli al primo accenno ….. !
La Gente non cambierà mai !
Nel medievo come oggi si gode solo se vi è qualcuno sulla forca !
Lo trovo un tantino squallido !
Parsifal
Anonimo
26 Ottobre 2010 @ 19:35
@Parsifal: come il Tuo solito, non hai capito il senso di ciò che hai letto e SENTENZI, dal Tuo SOLITO pulpito…
Galeazzo Gargiulo
26 Ottobre 2010 @ 20:54
La triste verità è che in un Paese di cialtroni, gli operativi – onesti o meno che siano – acquistano un vantaggio conoscitivo incolmabile.
Delfino era un operativo, uno sgobbone intelligente che – facendone parte – aveva accesso alle fonti di polizia e servizi segreti … e si è fatto trovare pronto.
Diciamo che è la febbre, non la malattia …
Anonimo
26 Ottobre 2010 @ 21:16
…. e allora perche' non sperare che questa richiesta diventi realmente una condanna? ergastolo…una parola che non si sentiva da anni
finalmente qualcuno che ha segnato tanta cupezza profonda nel nostro paese potrebbe pagare il prezzo della sua infamia.
lo spero davvero,come esempio almeno per altri infammi come lui.eppure un dubbio mi attanaglia: che non fosse giunto il momento per lui di essere scaricato da qualche potere occulto perche' non piu' utile,magari ingombrante o addirittura un nemico interno da eliminare secondo qualche potente dall'alto??
Anonimo
27 Ottobre 2010 @ 12:12
ta! ta! ta! ta! ta!
….sento – in lontananza – che lavorate alacremente …di legno e di chiodi…..bravi! martellate! martellate!
costruitelo questo patibolo….
erigetala sta forca !
…..eh! ma si sa che gira gira, in Italia, il cetriolo va sempre in quel posto all'ortolano …..
ta! ta! ta! ta! ta!
….. ma sappiate che quando si ergono le forche …prima o poi.. qualcuno finisce per salirci….e ci potremmo finire su anche noi…
ta! ta! ta! ta! ta!
Conte Senza Palazzo
27 Ottobre 2010 @ 14:12
Parsifal dice:
"Viviamo o no in uno Stato di Diritto?"
No
Anonimo
27 Ottobre 2010 @ 15:26
Innanzi tutto specificano: in via cimarosa
Forse qualche giornalista si diverte, inserisce poi controlla qui
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_ottobre_27/cassino-ucciso-arma-fuoco-1804041016091.shtml
Anonimo
27 Ottobre 2010 @ 22:11
via CimaRosa, 62 anni, sta a vedere che ha usato pure una cal 22…..
etienne
28 Ottobre 2010 @ 8:32
L'articiolo mi piace è alquanto esemplificativo di una parte oscura del nostro paese.
Non so come finiranno le cose, quanti e quali siano i colpevoli, veri, presunti o indiziati.
Abbiamo assistito a un tale caos creato, a tali artifici, depistaggi mediatici e operativi, obnubilamenti di fatti, coperture, infiltrazioni che oggi è veramente difficile risalire alla trama.
Il desiderio di verità e giustizia però rimane intatto, non si ferma e continua a chiedere con le nuove generazioni, domandare, esigere, e prima o poi anche da noi il secretato sarà dissepolto, ma temo dovremo lasciar trapassare i tanti oscuri protagonisti di quel tempo.
Io posso solo fare una considerazione, vissuta sulla mia esperienza personale, ho vissuto la mia giovinezza e adolescenza nella militanza politica, di quella destra neofascista, come si chiamava allora.
Ho creduto nelle mie idee, sono stato osteggiato, ho rivaleggiato sulle piazze e sulle strade con il nemico di allora, i "rossi", ma penso di poter affermare in tutta sincerità, che la stragrande maggioranza dei giovani di allora della "mia" parte non ha mai coltivato sogni stragisti, non stava nel nostro DNA, alcuni erano violenti, tutti molto ideologizzati, una frangia è finita malamente nell'eversione, un po' come è successo ai militanti comunisti.
Semmai posso dire a distanza di tempo che noi come i nostri rivali storici siamo stati usati, strumentalizzati, infiltrati da provocatori professionisti, messi in piedi per la bisogna del momento. Il sistema usurocratico mondiale ha giocato le carte, sparpagliando, confondendo, accendendo micce e detonatori, fornendo capri espiatori e colpevoli usa e getta…Io so solo che abbiamo avuto più di 30 giovani morti ammazzati nel proseguimento di una sporca guerra civile alimentata da odi e vulnus mediatico soffiato ad arte…
Oggi sono qui a chiedere e reclamare giustizia insieme agli avversari di un tempo(oggi non più
nemici) ciascuno nella propria posizione, giustizia per per i tanti, troppi morti civili, vittime innocenti di stragi, di menzogne, giustizia per gli onesti militanti politici di tutte le parti, giovani morti nel fiore degli anni per odio instillato, giustizia in primis che dobbiamo alle famiglie dei caduti e alla speranza del paese.
Andrea Parovèl
28 Ottobre 2010 @ 9:24
chiedere non è ottenere certo.
ma non credo che si possa chiedere l'ergastolo per una persona in base al nulla…certo se non lo si prova o meglio se un giudice non reputa le prove attendibili allora ok.Però…
Anche se un 1% fosse provato è comunque una bella tristezza…
Questo per il fatto giudiziario prove fatti dimostrazioni
>Poi ci sta l'altra faccia della storia.
Quella, sempre quella, ancora quella:
Io so! Ma non ho le prove. PPP
Grazie dei post interessanti.
Andrea
Anonimo
28 Ottobre 2010 @ 18:37
" non ho le prove….però….."
Però cosa?
E' qui il vostro problema !
Stiamo e, dobbiamo restarci, ( conviene a tutti…) in uso stato di Diritto ove l'ònere della prova è principio basilare per l'accusa…..e la condanna eventuale.
Conte senza palazzo !!!!
…..sempre poche idee ma confuse eh ?!
Mi dica : Se non stiamo in Stato di Diritto ( come lei afferma…) cosa m'impedisce di venire sotto casa sua e prendermi la sua macchina e mentre mi allontano di fargli pure marameo ? Mi dica !
Forse che sia lo stesso Diritto, che ne dice ?
Non si preoccupi che se qualcuno ha sbagliato pagherà e come se pagherà !
Purtroppo non tutti coloro che sbagliano vengono messi sul banco d'accusa…. e, ironia della sorte, son sempre quelli che gridano più degli altri sotto al patibolo….
….ipocriti e schifosi !!!
Dico solo di rispettare, appunto, il Diritto – pure quello di un imputato – !!!
Cordialmente
Parsifal
MDD
29 Ottobre 2010 @ 2:01
Interessante la storia …
Comunque non si scappa, massoneria nera, mafia operativa e formazioni di estrema destra come ordine nuovo e avanguardia nazionale, sono stati gli strumenti degli Illuminati x creare il kaos indotto che ha permesso anche al Piano di rinascita nazionale, di cristallizare il sistema e spostare il baricentro sempre piu' a destra e sempre piu' sul versante illiberale e clericale, in ultimo, attraverso 20 anni di regime fascista modernista berlusconiano …
Delfino e' solo uno di LORO, uno dei tanti che ha contribuito ad alimentare lo status quo x conto della CIA e della CONFRATERNITA' internazionale …
Non scordiamoci che siamo solo una colonia dell' impero, dipendiamo in toto dall' impero, siamo un suo distretto che, x funzionare, ha bisogno di imporre con la forza e la represssione l' autorita' …
IL POTERE MILITARE SERVE SOLO A QUESTO …
A MANTENERE O TRASFORMARE IL SISTEMA …
Anche le stragi di stato sono un grande rituale su vasta scala, funzionano concettualmente in grande, come in piccolo i vari omicidi seriali mediatici, hanno la stessa funzione di plagio di massa mentale …
Infatti sono ideati dalle stesse menti presenti in quel mondo, in un brodo primordiale fatto di massoneria, servizi segreti, destra eversiva, BR, militari e politici …
STRATEGIA DELLA TENSIONE …
RUOLI PRESTABILITI …
SISTEMA-SACERDOTE
OPERAZIONE TERRORISTICA DI STATO- RITO
POPOLAZIONE- FEDELI
HASTAS
democrito
29 Ottobre 2010 @ 9:05
ciao parsifal,
la tua fede nello stato di diritto è tanto ammirevole quanto, lo dico senza offesa, ingenua. tu parli di prove, ma qui il gioco è truccato, chi commette i crimini di cui si parla, ovvero mafia, rosa rossa, servizi segreti, sono gli esecutori del potere dello stato, saldamente in mano ai grandi gruppi finanziari ed industriali (leggi massoneria) ed al clero. il potere politico, ovvero legislativo, ampiamente corrotto, sforna leggi a protezione dello status-quo e di chi ha sponsorizzato e permesso la loro elezione. il potere esecutivo mette in atto ciò che il parlamento ha sfornato, nei tempi e nei modi consoni agli stessi interessi, mentre al potere giudiziario il compito far rispettare al popolo quanto deciso, ma anche qui nei tempi e nei modi consentiti. abbiamo perciò, nei processi che contano, una moria di testimoni, interi fascicoli che spariscono, cavilli formali che allungano i tempi fino alla prescrizione e nei paesi anglosassoni, anche il processo unico, pertanto o ti beccano con le mani nel sacco, oppure le indagini hanno tempi brevi per essere svolte e una volta emessa una sentenza assolutiva non si può riprocessare, nemmeno in caso di ammissione di colpa dell' ex imputato. i cavilli sono importanti perchè solo attraverso i cavilli gli "importanti" possono cavarsela e qui sta alla bravura dell'avvocato di riuscire attraverso i cavilli ad invalidare montagne di evidenze.
c'è chi pensa, come paolo che è avvocato, che il sistema vada riformato strutturalmente e reso onesto e chi, come me, pensa che il sistema sia stato creato proprio per i motivi di cui sopra, pertanto funzioni benissimo ed assolva egregiamente i suoi compiti di salvaguardia dei poteri forti e di asservimento delle persone. in ogni caso, rimanendo così come è non è degno di alcuna fiducia.
ritengo che l'incriminazione di delfino sia del tutto strumentale. i servi infedeli vanno puniti in modo esemplare, quindi se verrà condannato sarà di esempio a chi lo sostutuirà, mentre se tutto si risolvrà in una bolla di sapone, cosa che ritengo probabile, avrà ricevuto una lezione che ricorderà.
ma poi siamo così sicuri che i boss mafiosi in carcere, lo siano davvero? ogni tanto saltano fuori per dire qualcosa di inutile e poi spariscono di nuovo per anni. ritornano in carcere o sono in vacanza ai caraibi? non mi stupirei della seconda, in fondo io, comune cittadino, che ne so? buscetta parlò con falcone per vendetta e gli vennero uccisi i figli, questi taciono e chissà, forse non hanno perso nemmeno la libertà. bah, non ho prove, solo sospetti, ma come si fa ad avere delle prove in un gioco truccato?
Anonimo
29 Ottobre 2010 @ 9:19
TANA
per Andretta nascosto dietro
Parsifal!
Anonimo
29 Ottobre 2010 @ 9:37
Egregio PARSIFAL, si legga il post di MDD ed accenda l'interruttore della sua MENTE : pensi e mediti, mediti e pensi, SCEVRO dalle IDEOLOGIE che la ottenebrano e SOPRATTUTTO, ritorni al CENTRO della questione sollevata dal post, cioè LE ATTIVITA' ESERCITATE (DEVIATE O SEMPLICEMENTE ORDINATE?) DA UN PRESUNTO SERVITORE DELLO STATO, finalmente, AGGIUNGO IO, sottoposte all'esame di una PROCURA DELLA REPUBBLICA ITALIANA e non già "dimenticate" nel "porto delle nebbie".
E' chiaro a TUTTI che si tratta, ANCORA, della richiesta della Pubblica Accusa, ma ciò non toglie che ci sia stata un'INDAGINE durata anni, una fase PRLIMINARE e, di poi, dopo Ricorsi al Tribunale del Riesame ed in Cassazione, FINALMENTE, una fase Dibattimentale dove si dovrebbe essere formata la PROVA (o le PROVE) che hanno "obbligato" il PM a chiedere l'ERGASTOLO per il FEDELE Servitore dello Stato DELFINO: ora, aspettiamo la SENTENZA ed i successivi gradi di Giudizio, da Bravi e Buoni Cittadini garantisti.
N.B.: nel frattempo è stato rinviato a giudizio un collega di Delfino, tal Generale MORI…
Aspettiamo fiduciosi la VERITA'!
Antonio Di Lecce
Conte Senza Palazzo
29 Ottobre 2010 @ 9:42
Parsifal dice:
"Conte senza palazzo !!!!
…..sempre poche idee ma confuse eh ?!"
Il bue che dice cornuto all'asino.
Anonimo
29 Ottobre 2010 @ 10:01
Parsifal…. Davvero : ma ci sei o ci fai ?!
Anonimo
29 Ottobre 2010 @ 11:03
@Parsifal
Mi puo' fare un esempio in cui lo stato di diritto è stato AMPIAMENTE rispettato citando almeno un caso in cui un personaggio influente ci abbia rimesso le penne nei confronti di un singolo o comunque di una minoranza di persone al di sotto del suo stesso "ceto" sociale?
Anonimo
29 Ottobre 2010 @ 16:55
Signori io accetto il confronto, infatti non sto dicendo che ho ragione in assoluto…., probabilmente avrò anche torto !
Sto solo affermando che dovremmo smetterla di metter becco in ogni cosa, ergendoci a cultori del diritto ….
La cosa che mi infastidisce è la tendenza e il pressapochismo – tutto Italico – di scendere sempre a facili conclusioni !
Se si parla di calcio siamo 60 milioni di commissari tecnici….
Se si parla di mafia e siamo 60 milioni di eccelsi investigatori…
Si parla di un processo – ancora in alto mare – e siamo tutti li a insaponare la corda a cui appendere l'imputato….
Io, non so se questo signore ha fatto quello per cui è sul banco degli imputati, ma SONO CONVINTO del fatto che dovremmo attendere ! Attendere in rigoroso silezio che CHI DI DOVERE FACCIA IL SUO LAVORO E SI ESPRIMA CON GLI ATTI !!!
Deve farlo il Giudice !!!
E non 60 milioni di comizianti da Bar Sport come voi.
Poi, io non manco di rispetto a nessuno! Chi lo fa nel completo anonimato dovrebbe vergognarsi !
Cordialmente
Parsifal
Anonimo
29 Ottobre 2010 @ 17:01
L'unica paura che dobbiamo avere e quella di avere paura.
Non perdiamo la speranza nella GIUSTIZIA !
Badate ! Forse è proprio quello che qualcuno vuole !
Parsifal
Anonimo
29 Ottobre 2010 @ 18:36
Claudia Racciatti,
29 anni
si suicida
con un colpo al cuore
usando la pistola d'ordinanza (beretta 92/S cal 9 parabellum)
Anonimo
29 Ottobre 2010 @ 18:40
MDD e CONTE SENZA PALAZZO vanno in vacanza in Africa, su un’isola deserta, e vengono catturati da una tribù di indigeni.
II capo tribù interpella il primo ostaggio e gli propone: “ Tu, vuoi morire o fare bunga-bunga ?”. II primo sceglie: “Bunga-bunga”. E viene violentato.
II secondo prigioniero, davanti alla scelta, non indugia: “Voglio morire!”. E il capo tribù: Va bene, però prima un po di bunga-bunga “.
Parsifal
Gabriele Domenico
29 Ottobre 2010 @ 21:20
…io non dimenticherei però che Delfino era stato uno dei pochi a sostenere all'epoca che quello di Calvi non era affatto un suicidio…
Anonimo
29 Ottobre 2010 @ 21:30
Hastas ma non hai un tuo blog? ancora a rompere qui?
A NOI
Anonimo
30 Ottobre 2010 @ 8:52
Sto solo affermando che dovremmo smetterla di metter becco in ogni cosa, ergendoci a cultori del diritto ….
E' sacrosanto diritto di un cittadino mettere il becco su ogni cosa,dato che lei sostiene che esiste lo stato di diritto, ne fa parte il fatto che tutto dovrebbe essere limpido e comprensibile a tutti.
SONO CONVINTO del fatto che dovremmo attendere ! Attendere in rigoroso silezio che CHI DI DOVERE FACCIA IL SUO LAVORO E SI ESPRIMA CON GLI ATTI !!!
E qui casca l'asino caro Parsifal
1-Il rigoroso silenzio mi sa tanto di limitazione nel diritto di esprimere una propria opinione, degna di un regime
2-Come si fa ad avere ancora fiducia in una figura come un giudice che puo' essere: corrotta, collusa con la persona che deve giudicare,se super partes eliminato(gli esempi nella storia non mancano).
E non 60 milioni di comizianti da Bar Sport come voi.
Come cazzo è possibile che, se si esprime una propria opinione ci si trasforma automaticamente in comizianti da bar sport?Quindi dovrebbe parlare solo chi è autorizzato, in basi a quali credenziali mi scusi??
Poi, io non manco di rispetto a nessuno! Chi lo fa nel completo anonimato dovrebbe vergognarsi !
Non mi pare che nessuno le abbia mancato di rispetto io compreso nonostante mi nasconda dietro l'anonimato, si rilegga bene i post di risposta a lei rivolti,conferma del fatto che mi rivolgo a lei appunto e non a te.
Anonimo
30 Ottobre 2010 @ 11:27
parsifal !!!!!!!!!
punto uno hanno ragione democrito e conte senza palazzo (e altri)
punto due le tue barzellette minacciose quelle si te le puoi ficcare dove non batte il sole, nemmeno a me è simpatico mdd ma da qui a minacciare anche velatamente dimostra che non hai argomenti oltre che essere un pezzo di m…
punto tre non sei qui per dialogare ma sputi sentenze su chi frequenta il blog e basta (quindi non lamentarti se TUTTI faranno altrettanto con te)
punto quattro non hai capito una fava di come vanno le cose (o reciti la parte) lo stato di diritto esiste solo per i comuni mortali
punto cinque il signor delfino già durante il caso soffiantini fu messo così in cattiva luce (e ne sono passati di anni) che pensavo fosse da tempo nelle patrie galere, il solo fatto che non sia ancora stato processato anche solo per quello è già di per sè molto anomalo.
la tua fiducia, delirante fiducia nello stato è quasi commovente, degna del temino di terza elementare di pierino la peste, ma probabilmente credi ancora a santa klaus alla befana a santa lucia, credi probabilmente che al qaeda e bin laden e 4 straccioni beduini abbiano dirottato degli aerei e fatto crollare le due torri, sei magari anche convinto che i nostri baldi soldati esportino la democrazia e che l'onu salvi i bambini del terzo mondo con la fao e tutte le altre balle di fra luca, forse sei anche convinto che non esistano le scie chimiche e che la griglia che si vede ogni maledetto giorno che Dio manda in terra in tutta europa un po' qua e un po' là siano solo scie di condensazione, ma quel che è peggio è che probabilmente credi fermamente che l'inter vinca lo scudetto.
forse sei solo un provocatore, forse un debunker, ma di sicuro sei pirla !!!!!!!
questa notte è halloween so già che ti vestirai da puffo blu o da carabiniere delle nevi. si forse hai ragione siamo degli schifosi ipocriti giustizialisti ma sono quelli come te che hanno sempre avuto fiducia nello stato senza mai avere dubbi che hanno fatto in modo che a me a conte senza palazzo, democrito e mdd, stiano scippando la democrazia, ti risulta che con la tua fiducia del cazzo nelle istituzioni si sia potuto votare a un referendum sul trattato di lisbona ? questo cesso di paese non ce lo ha permesso, almeno francia e olanda ci hanno provato, l'irlanda persino due volte, ma si sa gli irlandesi sono cazzuti non pecore come te che stanno supine ad aspettare che lo stato provveda per loro, tu continua ad aspettare fiducioso, noi continueremo almeno qui a romperci i maroni per cercare di capire qualcosa di più. di sicuro non sei di quei napoletani che NON hanno avuto fiducia e con una SACROSANTA guerriglia urbana hanno ottenuto con il minimo necessario di violenza il diritto a non vivere nella merda. meglio vivere un giorno da ATTILA che cento da parsifal
jj
MDD
30 Ottobre 2010 @ 13:52
Ahhh … carina la barzelletta !!!
Ammetto che mi ha fatto ridere …
Ma non sarai gargiulo ???
Mi sembra un umorismo da carabiniere, o da prete …
🙁
Anonimo
30 Ottobre 2010 @ 13:57
@jj
Sottoscrivo ogni parola,ma ,se mi permetti,cerchiamo di tenere i toni piu' bassi possibile,lo dico anche a me stesso.Devo ammettere che, con persone quali il sig Parsifal,non è affatto facile per i motivi che tu stesso hai elencato.
L'anonimo senza rispetto
Conte Senza Palazzo
30 Ottobre 2010 @ 15:41
Parsifal dice:
"MDD e CONTE SENZA PALAZZO vanno in vacanza in Africa…ecc, ecc"
Guarda che la barzelletta e' vecchia. Non provare a "fare il simpatico" che tanto non ti riesce. Sei tu a farti fare volontariamente "bunga-bunga" dall Stato italiano, pensaci…
Anonimo
30 Ottobre 2010 @ 16:41
JJ Il vero ptovocatore e Lei !
Lo si evince dal fatto che vorrebbe a tutti i costi trascnarmi sul terreno infangato e illetamato ( …suo habitat..) dello scontro dialettico a base di offese reciproche !
Mi scusi, ma credo che dovrebbe vergognarsi !
Temo che lei sia solo un calunniatore senza scrupoli….
Ma poi DI QUALE MINACCIA PARLA ?
QUELLA DEL BUNGA BUNGA E' SOLO UNA BARZELLETTA CHE HO RIPROPOSTO….PARI PARI A QUELLA RACCONTATA DA BERLUSCONI TEMPO FA I TV.
La prego, sia più educato e si astenga da certi attegiamenti che non fanno onore ne a lei ne a sua madre e suo padre, poverini che l'hanno cresciuta magari cercando di fare il meglio…. !
Parsifal.
Galeazzo Gargiulo
30 Ottobre 2010 @ 19:20
"Ahhh … carina la barzelletta !!!
Ammetto che mi ha fatto ridere …
Ma non sarai gargiulo ???
Mi sembra un umorismo da carabiniere, o da prete …
:-("
Gargiulo non ha tempo per le barzellette, egli è impegnato a salvare l'umanità.
http://galeazzopomponiogargiulo.blogspot.com/2010/10/edizione-straordinaria-galeazzo.html
Anonimo
30 Ottobre 2010 @ 23:32
@ anonimo senza rispetto
hai ragione sul tenere i toni bassi, ma poi la mattina ti alzi apri la finestra e ci sono le scie ad attenderti invece che un bel sole, poi vai dal giornalaio e altro pugno nello stomaco leggi dell'ultimo omicidio sul giornale locale fai due conti leggi i nomi e ti rendi conto quanto li hai intorno, apri il blog e trovi gli interventi di un finto microcefalo che ripone fiducia nel boia pronto a fargli saltare la testa, vai a fare un paio di commesse incontri il poliziotto di quartiere che ti dice un giorno o l'altro voi sovversivi vi arrestiamo tutti, torni sul blog e trovi conte senza palazzo che ti dice "non fare il neutrale che sei di destra" a quel punto ti stanno scendendo i coglioni più di quanto facciano scendere la pressione le canne di mdd, allora vai in cucina e ti fai un caffè e trovi un testimone di geova che inavvertitamente ha fatto entrare tuo padre credendo fosse il piastrellista, lo prendi per il bavero e gli fai infilare la porta come la palla da bowling prende i birilli in uno strike, a questo punto aperta la porta ti trovi due ragazzoni biondi con il sorriso prestampato con lo zainetto nero e la camicia pulita che ti chiedono biascicando un italiano dall'accento dello utah se credi in Dio a questo punto credi sia finita e che per oggi la dose di sfiga sia sufficiente, invece dopo aver chiuso a 4 mandate e staccato definitivamente il campanello con un perfetto colpo di manico di scopa non fai a tempo a posarla che suona il telefono è tua cugina dell'opus dei che cerca di spiegarti che sei la pecora nera della famiglia e che devi convertirti per salvarti l'anima prima che sia tardi a quel punto ti tocchi le palle e pensi: tardi una sega che fino a 80 ci arrivo con il ciccio in forma, riapri internet dopo aver finito i files e ti trovi una mail della ex morosa col fratello gran minestro che ti racconta come abbia avuto successo a farsi aprire tutti i chakra e il terzo occhio per la modica cifra di 2400 euro, allora gli rispondi cortesemente che glieli avresti aperti tu per molto meno a legnate sulle piante dei piedi, fai per chiudere e andare a dormire ma ti accorgi che avendo usato winzozz visto che linux aveva problemi di connessione l'antivirus non ha fermato w32.conficker downadup, ma il portatile ti serve pulito domani per il lavoro e ti ricordi che il backup incrementale è troppo vecchio per essere utile allora prepari due moke di caffè perchè sai che finirai di risistemare il tutto appena in tempo per farti la doccia al mattino e ripartire. hai ragione anonimo attenderò con buddica pazienza che il nuovo attila attraversi le alpi dopodichè mi farò trovare già con il cavallo sellato l'arco kirghiso e la katana pronto per nuove entusiasmanti avventure, alla faccia dei mammiferi marini.
jj
Anonimo
31 Ottobre 2010 @ 12:27
questo messaggio è OT .
nel caso RUBY che attanaglia il nostro premier , vorrei ricordare che tale nome , RUBY , compare nella famosa FAMA FRATERNITATIS di memoria rosicruciana .
Anonimo
31 Ottobre 2010 @ 13:39
O.T. (fino ad un certo punto)
Scusate l'intrusione.
da alcuni giorni ho un dubbio e magari qualcuno può aiutarmi. Tante volte i personaggi legati a (o usati da) poteri occulti, vengono scaricati se il loro compito è finito, oppure se non lo compiono come previsto.
In questi giorni vediamo il sig 1816 che sta subendo l'attacco da più parti, compreso da alcuni fedelissimi del suo partito (si legge di defezioni ogni giorno e, persino, il gruppo giovanile siciliano si sta dissociando), dall'alleato di ferro, dalla chiesa, etc (escludo dal ragionamento gli "antagonisti" storici).
Tutto ha avuto inizio da uno scandalo "minore" (nel senso che con tutto quello che ha combinato, questa è una inezia, soprattutto considerato che già si sapeva "delle vergini che si offrono al drago"), in cui si parla di una certa Ruby. Appena si è sentito nominare quel nome, è scoppiato il putiferio.
Il rubino (Ruby), o pietra di sangue, è una varietà di corindone dal significato molto particolare: amore, passione, ardore, etc. Se si passa dal linguaggio delle pietre, a quello dei fiori, è evidente che con un certo fiore non ha in comune solo il colore, ma ne é il corrispettivo gemmologico.
è un caso, o dobbiamo presumere che sia un segnale preciso?
Grazie
D.
Anonimo
31 Ottobre 2010 @ 14:21
JJ ga scritto :
……allora vai in cucina e ti fai un caffè e trovi un testimone di geova che inavvertitamente ha fatto entrare tuo padre credendo fosse il piastrellista….
E lei sarebbe pronto a scommetterci la sua di VITA che colui il quale vi è entrato in casa – carpendo tanto facilmente la buona fede di suo padre – il quale ebbe a scambiarlo per piastrellista, sia stato – alla fine – UN VERO testimone di Geova oltre – ovviamente – a NON essere un piasrellista ?
Vedete, è propio qui il vostro grosso problema !
Ciacchiere – da bar sport – a uffa…. furbizia : assolutamente sotto il livello dello ZERO ASSOLUTO…siete degli icapaci !
Faccia bonificare gli ambienti da una ditta specialiizzata !!!
Mi creda, se le dico che potrà solo giovarle questo punto !
Le avranno microfonato pure la tazza del cesso !
E mi raccomando, se trova cimici, vada subito a far denuncia alle Autorità !
Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah!
Parsifal
Anonimo
31 Ottobre 2010 @ 19:15
C'è qualche furbetto che si firma Parsifal !!!
Credo che sia giunta l'ora di lsciar perdere tutta questa discussione….perchè è colma di provocatori… non ho ben capito con quali fini…
Certo, spiace, ma non si puù parlare seriamente e pacatamente in un simile ambiente.
Anonimo
31 Ottobre 2010 @ 20:34
@parsifal
Mi scusi,ma con il suo ultimo intervento voleva dire che..?
B.S.
31 Ottobre 2010 @ 21:53
"…io non dimenticherei però che Delfino era stato uno dei pochi a sostenere all'epoca che quello di Calvi non era affatto un suicidio…"
pensate! c'aveva creduto anche Scotland Yard!*) – dicono.
Anonimo
1 Novembre 2010 @ 7:33
Volevo dire appunto che c'è qualche furbetto che si firma Parsifal ma non lo è
Io – Parsifal – disconosco quel'intervento a firma Parsifal del 31 alle 15:21
Saluto tutti e ripeto passo, perchè è diventato una presa in giro….
Cordialmente
Parsifal
Anonimo
1 Novembre 2010 @ 21:26
la scorta che sventa attentato D'ambrosio è la stessa del recente caso Belpietro: c'entra poco, forse …
Giuseppe
Anonimo
2 Novembre 2010 @ 12:42
Saluto tutti e ripeto passo, perchè è diventato una presa in giro.
E' vero è diventata una presa in giro,ma non certo per le affermazioni fatte in risposta alle sue argomentazioni.
anonimo senza rispetto
Anonimo
3 Novembre 2010 @ 13:28
LE MIE SONO OPINIONI E, – IN QUANTO TALI – DEVONO ESSERE RISPETTATE !
VERGOGNA !
LA COSTITUZIONE E' ANCORA VALIDA IN QUESTO DI PAESE OPPURE NO ???
MA POI: DA CHE PULPITO ?
DANNO DEL FASCISTA A DESTRA ED A MANCA …QUANDO LORO I SEDICENTI "TARTASSATI….SINISTRORSI ALLA VOLEMOSEBENE "….LE INERMI "VITTIME DEL SISTEMA…." NON PERMETTONO NEMMENO AD UN POVERO STRONZO SU UN BLOG DI ESPRIMERE UNA SEMPLICE OPINIONE …SENZA ATTACCARLO, INSULTARLO, DENIGRARLO, OFFENDERLO…. !!!
MA VI RENDETE CONTO DEI CONTROSENSI CHE – CON TROPPA ED ESTREMA FACILITA' PALESATE ??? –
MI CHIEDO : NE SIETE COSCIENTI ?!
CAPITE CHE LE PAROLE SONO IMPORTANTI !?
SPERO SOLO CHE UN GIORNO – NON TROPPO AL DI LA DA QUESTI TEMPI BUI -, PRENDIATE FINALMENTE COSCIENZA DEL FATTO CHE SIETE SOLO ED ESCLUSIVAMENTE VOI LA CAUSA DI TUTTO QUANTO E' ACCADUTO ED ACCADRA' IN QUESTO POVERO E DISGRAZIATO PAESE .
E' LA VOSTRA SUPERFICIALITA', IL VOSTRO PRESSAPOCHISMO, LA VOSTRA COMPLETA E TOTALE INAFFIDABILITA' LA CAUSA DEI NOSTRI MALI !
E, SCUSATE ! NON SONO AVEZZO ALL'INSULTO ! MA MA CREDO CHE TROPPI DI VOI MERITANO PROPRIO IL PAESE IN CUI VIVONO !
IL DRAMMA E' CHE A CAUSA LORO SI VIVE MALE TUTTI !
Poveri noi !
p.s. il maiuscolo è voluto.
Parisfal
Anonimo
4 Novembre 2010 @ 12:57
Breve O.T (ouppure O.T.O.?)
Umorismo macabro:
Ruby altrimanti detta Ruby Rubacuori
(Rosae Rubae et Aureae Crucis).
Fra un pò ne uscirà una che si chiamerà Rosa Rossetti o Rosa Croci.
Anonimo
5 Novembre 2010 @ 11:44
La storia del supposto "sventato" attentato ad Ambrosoli, a cui sembra nenache lo stesso Ambrosoli, pare credesse) e' in se inquietante. Stesso agente (del caso Belpietro) stessa modalita',cioe' Nessun testimone, solo la parola dell'agente. Potrebbe essere stato – almeno per Ambrosoli – un avvertimento fatto pervenire tramite l'agente che infatti e' stato pure promosso ? O e' solo l'agente che e' un mitomane ? Ah, saperlo ! Perche' poi, quando e' arrivato il sicario "vero" Ambrosoli e' stato "fumato" tranquillamente.
Anonimo
8 Novembre 2010 @ 16:56
E' LA VOSTRA SUPERFICIALITA', IL VOSTRO PRESSAPOCHISMO, LA VOSTRA COMPLETA E TOTALE INAFFIDABILITA' LA CAUSA DEI NOSTRI MALI !
Ma beato teparsifal, che evidentemente sei: profondo
specifico fino al dettaglio
affidabile come un pastore tedesco
quindi salvaci dai noi stessi!!!!
ahahahaahahahaha
anonimo senza rispetto
Anonimo
16 Novembre 2010 @ 20:14
come diceva b. gracian
un uomo viene giudicato secondo gli amici che ha .
Conte Senza Palazzo
17 Novembre 2010 @ 9:55
E, tanto per cambiare, tutti assolti. E' andata sempre cosi' nella storia della Repubblica Italiana, perche' sperare in qualcosa di diverso?
Anonimo
17 Novembre 2010 @ 20:15
Un seguace rivolto a Gesù : Signore, ma io chi sono ?
Gesù al seguace : Dimmi con chi vai ti dirò chi sei.
Baldasar Gracian è arrivato qualche secolo dopo mi pare
anonimo del 900