La depressione.
Paolo Franceschetti Amore, Medicina non convenzionale, Spiritualità depressione, società, Spiritualità 103
Depressione, senso della realtà, e sistema in cui viviamo
(seguito ideale degli articoli sul sistema in cui viviamo)
1. La depressione. Premessa. 2. Cosa c’è di vero nella psicologia e nella psichiatria. 3. La depressione. Cosa è e cosa non è. 4. Brevi cenni sulla cosiddetta “mancanza di senso della realtà” del depresso. 5. Come si cura. 6. Il grande inganno di Freud e Jung. 7. In conclusione.
Paolo Franceschetti
1. La depressione. Premessa.
La depressione è una delle condizioni più comuni dell’uomo moderno (ma probabilmente anche di quello non moderno). E’ considerata una “malattia”, e si cura con la psicoterapia o con i farmaci. O con entrambe le cose.
In linea di massima si distingue una depressione endogena e una esogena. Quella endogena, come dice il nome, viene da dentro, è una sorta di predisposizione genetica. Quella esogena è invece creata a seguito di eventi esterni come lutti, separazioni, difficoltà varie.
Nella cura delle depressione ci sono due grosse scuole di pensiero: quella farmacologica, di cui uno degli esponenti più famosi è Cassano, che ha scritto il libro cult “E liberaci dal male oscuro”, e quella psicologica. La prima fa leva prevalentemente sulla cura con farmaci, e nelle sue massime aberrazioni arriva a sostenere che qualsiasi depressione dipende da uno squilibrio biochimico che può essere sistemato con dei farmaci.
La seconda fa leva prevalentemente sulla psicoterapia, in tutte le sue forme (scuola psicanalitica, comportamentale, cognitiva, umanistica, ecc.).
2. Cosa c’è di vero nella psicologia e nella psichiatria.
Le tecniche psicoterapeutiche proposte dalla scienza psicologica e psichiatrica ufficiali contengono molto di vero. Anzi, possiamo dire senza mezzi termini che sono entrambe vere.
Da una parte è vero che la depressione consiste in una reazione biochimica, e che può essere curata con farmaci. D’altronde è anche vero che qualsiasi cosa l’uomo faccia produce una reazione biochimica (anche bere un caffè o cambiare ambiente in cui stazionare), quindi la domanda corretta non è tanto quanto sia corretto l’approccio farmacologico, ma è: lo psichiatra riuscirà a trovare il farmaco giusto? Gli effetti collaterali saranno minori o maggiori degli effetti positivi? E soprattutto: è possibile trovare altre strade, senza effetti collaterali?
Le tecniche psicologiche, meno invasive e con effetti più resistenti nel tempo, sono nel vero quando sostengono che in fondo la causa prima dei nostri problemi sono il nostro comportamento e il nostro modo di pensare, e che cambiando il modo di pensare e conoscendo meglio se stessi si può migliorare la propria vita.
Il grosso limite delle scienze psicologiche però è quello di non intervenire a fornire una risposta alle domande più importanti che l’essere umano si pone (senso della vita, della morte, anima, esistenza di Dio).
E soprattutto a fronte di problemi karmici, la scienza psicologica è spesso impotente, non riconoscendo ufficialmente un karma che possa influire sulla nostra vita presente.
Le tecniche psicologiche, quindi, sono incomplete. E soprattutto mancano di una parte fondamentale: non favoriscono (anzi spesso contrastano) la scienza dello spirito e l’approccio spirituale alla vita (che anzi viene talvolta bollato come delirio mistico, e sintomo di disturbo mentale).
Sinteticamente può dirsi che le scienze psicologiche sono scienze della mente, ma per un corretto approccio alla vita e per la ricerca di una felicità personale occorre anche una scienza dello spirito, perché corpo, mente e spirito, sono un tutt’uno e l’uno non può esistere senza l’altro, e ciascuno di questi aspetti influenza l’altro.
Curiosamente poi la psicologia, che da tempo ha riconosciuto l’importanza di un’integrazione corpo-mente, e di una cura contemporanea del corpo e della mente, ancora non riconosce la necessità di un’integrazione tra corpo, mente e spirito.
La cosa poi è particolarmente paradossale perché il termine psicologia deriva dalla parola greca psiché, che significa anima. Quindi abbiamo, in sostanza, una scienza che si chiama “scienza dell’anima”, ma che anziché occuparsi dell’anima si occupa della mente.
3. La depressione. Cosa è e cosa NON è.
La depressione nasce sempre (e sottolineo sempre) senza eccezione, da un problema spirituale.
Se la causa scatenante è stata un lutto importante, in realtà, la causa ultima è la mancata comprensione del senso della morte e della vita.
Se la causa scatenante è stata la separazione dal partner, ancora una volta la causa ultima è in realtà la difficoltà di collocare, a livello karmico e di percorso di vita, il rapporto di coppia.
Spesso poi, nei soggetti più giovani, quello che viene bollato facilmente come “depressione” o “disagio giovanile” è nient’altro che una totale mancanza di un senso spirituale della vita.
Dobbiamo quindi chiarire alcuni punti, chiarendo cosa sia spesso la depressione, ma soprattutto cosa non sia.
Partiamo dalla premessa che siamo una società ove non vengono offerte risposte sul senso della vita e della morte, e dove i principali valori che emergono e che vengono quindi inculcati dai mass media e dalla cultura ufficiale sono il denaro e la notorietà; la nostra è quindi una società malata.
Vivendo in una società malata, la persona adattata alla società è necessariamente, per definizione, malata.
Quindi il depresso, la persona non adattata, e che sente la vita priva di senso, è spesso una persona sana, che non trova la strada per poter vivere sereno.
Gli attacchi di panico, il senso di inutilità, l’ansia, l’apatia, sono spesso reazioni assolutamente normali di un’anima evoluta che mal accetta il materialismo e le regole dominanti nella società.
In particolare gli attacchi di panico (con la paura di impazzire, la paura di morire, o altre paure che si scatenano in momenti particolari) derivano da una sensazione di perdita di controllo sulla realtà, assolutamente fisiologici per poter prima o poi evolvere e maturare; è infatti naturale che la falsa sensazione di aver tutto sotto controllo, di poter capire tutto, di poter spiegare tutto secondo canoni razionali, prima o poi provochi un corto circuito nella mente, che si ritrova a perdere completamente il senso della realtà. In altre parole, la persona normale, abituata a vivere secondo canoni di razionalità, è costretta a tenere sotto controllo, coscientemente o inconsapevolmente, delle sensazioni istintive e irrazionali, che prima o poi non possono che esplodere tutte insieme, generando quello che si definisce, appunto, attacco di panico, ma che può essere controllato con semplicissime tecniche (spirituali o non).
Il depresso è quindi spesso una persona che trova inutile la vita (e ha ragione, perché di fatto ce la presentano così), che trova senza senso le occupazioni della maggior parte delle persone, e ha difficoltà a trovare qualcosa che lo realizzi.
La depressione, insomma, nasce da una distonia tra ciò che la persona percepisce intuitivamente (la vita non ha senso) e ciò che la società cerca di imporgli (la vita ha senso: devi solo trovare un qualsiasi lavoro, possibilmente molto remunerativo; trovare una famiglia; e adeguarti alla regole).
Il depresso, in altre parole, intuisce che qualcosa non va nella società come gli viene presentata, ma non sa cosa sia questa cosa che non va.
“Sente” che la realtà non è esattamente quella che gli viene raccontata dai mass media, ma non ha mezzi per contrastare questa sensazione. Ed essendo il depresso spesso una persona sensibile e intelligente, giustamente mette in discussione se stesso prima della società, e pensa che la chiave di ciò che non va stia in lui, non nella società.
Ma il punto è questo: la realtà è veramente diversa da come ce la presentano. E’, in effetti, senza senso, o perlomeno, non ha il senso con cui ci viene presentata dalla cultura ufficiale. Di questo aspetto abbiamo parlato tante volte nel nostro blog e, anzi, possiamo dire che, in fondo, un po’ tutto il blog e il percorso fatto in questi anni è volto a cercare di capire la realtà come effettivamente è, e non come ce la presentano (www.paolofranceschetti.blogspot.com).
Quanto al senso di irrealtà che spesso il depresso sente, è quindi una sensazione dovuta spesso al fatto che in effetti molti aspetti della realtà in cui viviamo sono effettivamente irreali.
Il depresso (ma anche la persona che ha il classico disagio giovanile), possiamo concludere, è semplicemente una persona che ha delle sensazioni corrette, ha cioè una reazione sana ad una società non solo malata, ma basata su una sorta di realtà virtuale.
4. Brevi cenni sulla cosiddetta “mancanza di senso della realtà” del depresso.
Tutta la nostra società è costruita, in realtà per mandare in depressione le persone sensibili e intelligenti, e mandare avanti le persone maggiormente adattabili e allineate col sistema.
Molte cose le abbiamo già dette in alcuni articoli e quindi non le ripeterò (La manipolazione spirituale dei mass media; La magia, cos’è e perché viene utilizzata in segreto).
Qui mi limito solo ad alcune osservazioni.
In una società in cui il metro di valutazione del valore di una persona e della sua bravura è il guadagno, le persone che guadagnano di più sono i calciatori, i presentatori TV e alcuni attori di successo, nonché alcuni top manager di alcune grandi aziende.
Le persone che guadagnano di meno sono in genere gli artisti, i poeti, i mistici, i filosofi, gli insegnanti.
Il Dalai Lama, il capo di stato più saggio del pianeta, va in giro detronizzato, senza stato e con pochi soldi, vestito con dei sandali e una tonaca. I presidenti degli USA che, dopo l’eccezione costituita da Kennedy, rappresentano la punta più bassa dell’intelligenza umana, incapaci di esprimere un qualsiasi concetto originale e intelligente, sono a capo della nazione più potente del pianeta.
Nell’arte, le persone capaci e con talenti vengono messe da parte, e spesso da piccoli consigliate di cambiare lavoro, per trovarsi un “lavoro serio”. Mi è capitato spesso di vedere persone con grandi talenti artistici che quando, finalmente, non riuscendo a mantenersi altrimenti, trovavano un lavoro alle poste, o come magazziniere, si diceva di loro che “finalmente ha messo la testa a posto”.
In altre parole, la nostra società esalta i lavori più inutili e demenziali, e disincentiva quelli che elevano le persone spiritualmente.
Per giunta nell’ambito dei vari lavori, professioni e carriere, si può constatare come ai vertici ci siano spesso le persone più incompetenti.
In politica ai vertici dei vari ministeri vengono messe persone con competenze completamente diverse (quindi alla giustizia abbiamo trovato ingegneri, medici, o addirittura persone non laureate; alla sanità abbiamo laureati in tutto tranne che in medicina, ecc.).
I politici più famosi sono spesso incapaci di esprimere anche solo una frase di media intelligenza e si tratta di persone a cui uno non chiederebbe un consiglio neanche per comprare del pane.
Gli avvocati più famosi e più pagati sono spesso completamente incompetenti.
Parlando con professori universitari, spesso uno dentro di se si ritrova a dire “sarà pure un genio nella sua materia, per arrivare fin qui, ma certo a me sembra un cretino come persona”.
Ai vertici della polizia o dei carabinieri troviamo persone che non hanno mai fatto un’indagine in vita loro. Mentre i poliziotti e i carabinieri più in gamba vengono messi da parte, relegati in mansioni ove non possano fare fastidio.
Nel mondo dello spettacolo, tranne qualche eccezione come Fiorello (dotato di intelligenza e bravura), abbiamo spesso persone che a trovarsele come vicine di tavolo ad una cena ti farebbero addormentare dopo pochi minuti.
Nell’arte prevalgono i mediocri e si arriva a paradossi come quelli di Jeff Koons, uno degli scultori più famosi al mondo, il quale scolpisce falli rosa e altre amenità, o Arnaldo Pomodoro, le cui sculture fanno ridere più ancora del nome che porta, per non parlare di altri come Patrick Tuttofuoco, le cui sculture sarebbero fantastiche per abbellire un giardino, ma il mio amico Valerio me le farebbe meglio e a miglior prezzo (sono infatti sculture molto simili al Garpet di Aldo Giovanni e Giacomo).
Nella musica, scomparsi grandi gruppi come Pink Floyd e Genesis, vendono milioni di copie i dischi di Lady Gaga e Gangnam Style, mentre artisti come Edoardo De Angelis o Eugenio Bennato non se li fila nessuno.
Nella fotografia invece la foto più pagata al mondo (svariati milioni di euro) si intitola “99 cent”, e somiglia molto alle foto che io ho scattato nella mia vacanza in America (tant’è che l’ho inserita nelle foto su facebook che ho scattato in Florida, e nessuno si è accorto della differenza), mentre il mio amico Daniele Vita, che scatta foto che sembrano poesie, pur essendo considerato bravo e stimato in ambito locale, in certi periodi ha faticato a pagare l’affitto di casa.
Spesso quindi la depressione nasce, inconsciamente e inconsapevolmente, dal fatto che l’anima si pone questa domanda: ma cosa hanno queste persone che io non ho? Perché io non riesco in quello che faccio e lui sì? Quali sono DAVVERO le regole per potersi esprimere, per poter realizzare quello che uno vuole, perché la vita cominci a funzionare?
Abbiamo poi altre contraddizioni.
Le facoltà che offrono maggiori possibilità di lavoro sono – guarda caso – quelle tecniche.
Le facoltà che offrono meno sbocchi sono quelle artistiche, filosofiche e letterarie.
In altre parole, gli studi più remunerativi sono quelli ove meno contano la fantasia, l’intelligenza, la creatività e l’elevazione spirituale.
Le persone che danno qualcosa, che aiutano gli altri a crescere spiritualmente, che offrono loro un appoggio nella vita, o uno spunto di riflessione, o sono la causa scatenante di un cambiamento di prospettiva psicologica o spirituale, sono spesso psicologi, preti, docenti, insegnanti di discipline alternative, autori di libri filosofici, psicologici, spirituali.
Non mi è mai capitato di sentire qualcuno (amici, parenti, conoscenti) aver preso mai un qualsiasi spunto di riflessione, una massima, una regola, un concetto, un esempio di vita, da Gerry Scotti, Bruno Vespa, Maurizio Costanzo, o da un politico qualsiasi. Eppure sono questi i modelli di riferimento con cui ci si confronta quotidianamente. E quindi sono questi i modelli con cui inconsciamente molti giovani si confrontano e a cui poi, sempre inconsciamente, tenderanno.
Si sente spesso dire, ad esempio, “voglio diventare famoso”, “quando diventerò famoso”, come se l’essere famosi equivalesse al raggiungimento di un risultato, ad un appagamento, ad una meta. Senza tenere conto che la cosa importante dovrebbe essere il diventare famosi perché si è realizzata una cosa bella, che sia manifestazione della propria personalità, mentre la notorietà come fine in se stesso non assicura nulla (come accade per la maggior parte dei divi della TV, che sono famosi solo perché… sono famosi; e poi cadono in depressione quando perdono la notorietà).
Nella mia vita le persone che mi hanno aiutato a riflettere, a crescere, che mi hanno dato spunti, più o meno importanti, sono stati personaggi come Yogananda, Osho, Givaudan, Aivanhov, Kriyananda, un tempo Erickson, Schellembaum, Daco, Norwood; tra le persone che conosco personalmente posso citare Gabriella Carlizzi, Carpeoro, Cammerinesi, Carotenuto, padre Rolando (che non lo conosce nessuno perché vive in cima a un monte) e tanti altri.
Mai, e sottolineo mai, ho preso un solo spunto di riflessione da Liguori, Vespa, Costanzo, Santoro, Gerry Scotti o Paolo Bonolis, né ho mai preso un solo spunto da autori noti e pure coltissimi come Umberto Eco, incapace di esprimere il benché minimo pensiero spirituale per il progresso del lettore (anzi, le sue opere segnano spesso un regresso, perchè in genere sottilmente e con umorismo, nonchè con molta intelligenza smonta tutti i principali concetti spirituali e arriva a negare l’esistenza dei rosacroce, confraternita di cui invece lui fa parte, ovviamente nel ramo deviato).
Le persone che mi hanno dato qualcosa, insomma, sono sempre state e sono tuttora persone poco note e poco conosciute, spesso nullatenenti.
Nel nostro blog abbiamo in questi anni cercato di dimostrare due cose, tra le tante: che il denaro è creato dal nulla, dalle banche, per portare alla distruzione gli stati e sottomettere il cittadino; e che l’esoterismo è una materia fondamentale, ben conosciuta da chi sta al potere, tanto da essere tenuta segreta alle masse.
Tenendo presenti questi due presupposti, è singolare notare come chi fa del denaro una ragione di vita e pensi solo a guadagnare di più, viene stimato, talvolta considerato un po’ avaro e egoista, ma in fondo apprezzato; chi invece si occupa di esoterismo è considerato un mezzo matto, buono spesso per una clinica psichiatrica. Berlusconi è un esempio da imitare; Yogananda lo conoscono in pochi, ma soprattutto chi decidesse di imitarlo seguendone le orme verrebbe preso per matto.
Se un figlio a 18 anni dice “papà, ho deciso che vado a lavorare in una grande multinazionale di New York” (cioè decide di andare a vivere in una metropoli con ritmi di vita folli, a vivere avendo unicamente come fine il guadagno), la maggior parte dei genitori non avrebbe nulla da obiettare; se il figlio dicesse “ho deciso di andare a vivere in una comunità che aiuta i lebbrosi in Africa”, verrebbe preso a calci nel sedere.
La figlia che decide di andare in convento per seguire le orme di Gesù, diventa una tragedia familiare; se la stessa figlia diventasse l’amante di Berlusconi e in cambio questi le procurasse un posto in parlamento, probabilmente diverrebbe l’orgoglio di mamma e papà.
Stando così le cose, vivendo in una società che sembra funzionare al contrario di ciò che è logico e normale, è una conseguenza assolutamente naturale che la persona intelligente, con talenti, cada in depressione.
Riguardo alla depressione, allora, la domanda corretta non è “come mai è depresso?”. La domanda corretta è “come potrebbe non essere depresso?”.
Quando un giovane ha segni di malessere e sembra depresso, non bisognerebbe parlare di “disagio giovanile”, ma di disagio della società.
Quando Marco C., un ragazzo di sedici anni che mi scrive su facebook, mi dice che pensa al suicidio, non mi viene da pensare “poveraccio, quanto sta male”, ma “ecco un ragazzo intelligente e sano… speriamo che capisca presto che il problema non è in lui ma nella società”.
Al depresso non manca il senso della realtà; il depresso invece istintivamente percepisce che qualcosa non va, che la vita è un inganno, che le cose non stanno esattamente come ce le presentano. Ma non sa cosa fare e come uscirne.
5. Come si cura.
La cura della depressione, quindi, passa spesso per quattro vie:
1) una maggiore conoscenza della realtà in cui viviamo;
2) il ribaltamento di alcune prospettive che ci vengono inculcate fin da piccoli;
3) la trasformazione dell’esistenza da materiale in spirituale, cosa che la società attuale cerca di contrastare;
4) il potenziamento della volontà.
Occorre innanzitutto partire dalla conoscenza della realtà in cui viviamo. Occorre cioè capire come funziona esattamente il sistema in cui viviamo, e come e perché la realtà in cui viviamo sia una sorta di illusione, una vera e propria matrix.
Questo porta a ribaltare alcune prospettive, come quelle di considerare malato il depresso, e sana la persona adattata.
Successivamente occorre iniziare un cammino spirituale.
Fin da piccoli, infatti, veniamo privati di qualsiasi prospettiva spirituale, e non ci vengono fornite le risposte alle domande principali dell’esistenza: perché viviamo, perché muoriamo, che senso ha il mondo, l’esistenza di Dio.
Parallelamente occorre iniziare un percorso di sviluppo della propria forza di volontà. E’ la volontà infatti che ci permette di fare qualsiasi cosa, ma purtroppo viviamo in una società in cui si insegna di tutto (dal taglio e cucito, al cucinare, all’origami) ma non a dirigere la nostra volontà per ottenere nella vita i risultati che vogliamo.
Il percorso è reso poi particolarmente difficile per la carenza di centri, persone, guide, nelle principali città, quindi spesso si procede a caso, e senza un metodo ben preciso, nell’impossibilità di confrontarsi con amici e parenti.
Si tratta quindi di un percorso difficile, perché occorre colmare un vuoto formativo che parte dai primissimi anni di vita; ma affascinante, costruttivo, e necessario per poterci riappropriare del bene più prezioso che la società cerca di toglierci: la felicità, la serenità, il senso della vita e l’armonia tra noi e il mondo.
Ovviamente questo discorso non è volto ad escludere la terapie tradizionali, dalla cura farmacologica a quella psicanalitica, tuttavia queste strade sono da considerarsi alcune delle tante possibili, a seconda della personalità del soggetto, del problema scatenante, e delle problematiche karmiche.
Lo psicologo e lo psichiatra non dovrebbero essere i depositari della verità sulle cure della depressione, ma solo degli esperti settoriali, accanto ad altre possibili figure, quali il prete, il monaco, il coach, l’esperto di relazioni karmiche, lo yogi, il formatore, e altre figure che tradizionalmente si occupano di benessere dell’anima.
La chiave della cura delle depressione, in realtà, è detenuta solamente da noi stessi, dopo che ci saremo riappropriati della conoscenza di noi stessi, in un percorso individuale che non dovremmo mai delegare ad altri.
6. Il grande inganno di Freud e Jung.
La psicanalisi, avendo come punti di riferimento Jung e Freud, si basa su di un grandioso inganno. Entrambi infatti erano massoni, il primo pare fosse addirittura un rosacroce ed è considerato da molti l’ultimo grande alchimista; il secondo apparteneva quanto meno alla massoneria del B’nai B’rith, ma probabilmente anche ad altre obbedienze.
Questo significa che loro conoscevano bene il concetto di spiritualità e il concetto di via spirituale; la massoneria (quella non deviata, quindi oggi praticamente introvabile) è un percorso di perfezionamento dell’uomo che ingloba lo studio di diverse tradizioni spirituali.
Se Freud ha deliberatamente ingannato le masse e i suoi studenti, non altrettanto può dirsi per Jung, che entrò invece in conflitto con il primo proprio per la differenza di metodo, completamente privo di spiritualità l’uno, molto spirituale l’altro.
La privazione della parte spirituale dall’opera di Jung è avvenuta ad opera dei suoi successori, che hanno distrutto completamente il suo lavoro, cosicché attualmente tra una psicanalisi junghiana e una freudiana la differenza è quasi solo nominale, e meno accentuata rispetto a quello che dovrebbe e potrebbe essere.
La maggior parte degli studenti e degli operatori psicologici, però, non conoscono l’inganno e non sono in grado di rendersene conto da soli, essendo il sistema universitario strutturato per occultare certe verità e promuovere normalmente le persone più sottomesse al sistema; il risultato è che la maggior parte degli psicologi e degli psichiatri, anche junghiani, è completamente all’oscuro di tutta la parte spirituale del lavoro di Jung, e ignora persino cosa significhi il termine “rosacroce”.
Su questo argomento rimando a un mio precedente articolo:
http://paolofranceschetti.com/?p=571
Qui mi limito solo a sottolineare che, con queste premesse, non c’è da stupirsi che gli psicologi e gli psichiatri più in gamba, spesso abbandonino la strada ortodossa, e si dedichino a integrare il loro percorso di studi con la naturopatia, la bioenergetica, lo yoga, ecc. Cioè, in altre parole, integrino il loro percorso psicanalitico con altri studi, molto più vicini a quelli dello Jung originale. E trasformino la psicologia in quello che veramente dovrebbe essere: lo studio dell’anima.
7. In conclusione.
La depressione non è una malattia, ma spesso la reazione (sana) ad una società malata.
Le persone depresse sono in genere quelle più sensibili e intelligenti.
La depressione non deve essere necessariamente curata: spesso è necessario semplicemente riacquistare il senso della vita (propria e altrui).
La depressione non è una malattia della mente, ma una condizione (o meglio, uno stato) dell’anima.
La depressione, come ha scritto qualcuno, può anche essere un dono. Un’occasione della vita per permetterci di rialzarci riscoprendo finalmente la verità su noi stessi e sul senso della nostra esistenza.
Su spiritualità e depressione v. anche:
http://www.coscienza.org/_ArticoloDB1.asp?ID=975
http://www.jacquesvigne.com/JV/italiano/Depressione_e_Spiritualita.htm
http://www.libreriadelsanto.it/libri/9788839916792/percorsi-nella-depressione.html
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__il_dono_della_depressione.php
http://www.meditare.net/drupal/node/1481
Dedicato:
a Luca, che ha scatenato la stesura definitiva di questo articolo e mi ha scritto: “Il problema Paolo è quando la cosa diventa così invasiva a tal punto da farti avere paura d’impazzire, da non riuscire a trovare niente che ti dia serenità, continuamente assalito da queste nausee derealizzanti e depersonalizzanti che sono atroci…perdi i confini di te e non riconosci la realtà che ti circonda…! Tutto perde la sua vividità, come se ci fosse un velo percepibile che ti separa dal mondo lasciandoti da quest’altra parte”.
Un giorno capirà che perdere il confine di noi stessi è la normalità, e non riconoscere la realtà che ci circonda è la cosa più sana da fare per cominciare a guarire.
A MP, che mi diceva sempre: “ho come la paura di perdere il controllo, di capire che la realtà che vediamo è in realtà una finzione”. Dentro di me ho sempre sentito che aveva ragione lei, anche se all’inizio non la capivo completamente. Peccato solo che lei stessa non si sia mai data ragione veramente.
Al me stesso di tanti anni fa, perché avrei voluto qualcuno che certe cose me le spiegasse prima. Avrei risparmiato tempo e fatica.
A tutte le persone depresse che ho incontrato nella mia vita, perché ho sempre sentito istintivamente che non erano loro le persone malate.
A Kyo, che un giorno per caso mi ha insegnato il Daimoku, e da quel giorno, ormai sono sette anni, mi è scomparsa per sempre qualsiasi traccia delle profonda depressione che mi aveva sempre corroso fin da bambino. Da quel giorno ho avuto anche la definitiva conferma della tante mistificazioni della psicologia, ed è iniziato il percorso di studi dei mantra, della meditazione, e dei suoi effetti.
Anonimo
8 Aprile 2013 @ 13:39
La Nuova medicina di Hamer, che sono scoperte scientifiche al 100% senza statistiche ingannatrici di cui non si può parlare negli ambienti ufficiali, un po' come il signoraggio in economia e come l'argomento trattato in questo Blog nel sociale ecc, ha visto che le malattie sono tutt'altra cosa rispetto a ciò che comunemente si pensa.
Ne parlano in pochi; Franceschetti potresti dargli un'occhiata:
http://www.nuovamedicinagermanica.it/
Santaruina
8 Aprile 2013 @ 13:59
C'è una grandissima verità in questo articolo.
Spero che davvero possa essere d'aiuto per molte persone che si ritrovano con quel male dentro che si fa fatica a descrivere.
A presto
Blessed be
Anonimo
8 Aprile 2013 @ 14:47
Da "esperto" – psicoterapeuta a orientamento analitico (con analisi personale junghiana in cui non solo lo spirito ma neanche l'anima è stata mai menzionata)- condivido e concordo sostanzialmente con questo articolo. Unico appunto, e non da poco, quando affermi che la cura farmacologica è una delle possibili cure. Il massimo che si può ottenere da un trattamento farmacologico è una soppressione dei sintomi, peraltro momentanea, con tutta una serie di allarmanti effetti collaterali e, secondo me, pagando tutto questo con un prezzo altissimo: la perdita del contatto col proprio sè. Consiglio la lettura del blog di Pietro Bisanti per quanto riguarda le cure farmacologiche in campo psichiatrico.
Anonimo
8 Aprile 2013 @ 15:43
Articolo meraviglioso dovrebbero leggerlo in molti !!!
Paolo Franceschetti
8 Aprile 2013 @ 15:50
Mi riferisco all'anonimo, psicoterapeuta. lei ha ragione e concordo pienamente. Quando ho scritto l'articolo avrei volentieri definito "spazzatura" e "immani stronzate" il libro di Cassano, e tutta la farmacologia psichiatrica, ma nello scrivere ho dovuto tenere conto di chi legge, nel senso che mi sono immedesimato in loro, e ho voluto usare toni che non inducessero per reazione immediatamente alla fuga coloro che assumono farmaci. Va detto che spesso ho visto persone fortemente depresse stare meglio con i farmaci. ma in effetti ad un duro prezzo.
Maria AA
8 Aprile 2013 @ 16:02
Ecco in questo periodo io sono molto concentrata sulle donne, forse perche' appsrtengo alla categoria. Nel corso di questo eone sono state quelle che in termini psicologici e fisici e morali hanno sofferto maggiormente. Sono completamente dissociate perche' la societa' maschile e' mentale e razinale, mentre le donne sono emozionali, intuitive ed empatiche. Inoltre la dissociazione e' ulteriormente aumentata perche' se ti dedichi al lavoro e non sei madre, ti accusano di non essere completa. Se ti dedichi alla famiglia e non lavori, non sei emancipata e vi assicuro, ma proprio vi assicuro che dedicarsi a tutto equivale ad impazzire. Inoltre vorrei dire due parole sulla depressione post partum di cui io ho sofferto e di cui nessuno parla. La maternita' ci e' prrsentata dai media e' una disgustosa favola da mulino bianco. Ma la maternita' fa schifo e diventa l'inferno sulla terra se le donne vengono crocifisse sulla croce della solitudine ed accade continuamente. In passato le donne condividevano gli spazi, vivevano sull'uscio delle case e nei cortili con le madri e le numerose sorelle. Oggi lo stacco generazionale e' troppo ampio, le nonne sono troppo anziane e ti ritrovi idolata con un esserino che dipende da te per tutto. La depressione post partum e' diffusissima e non esistono sostegni, ne' da parte dei medici, ne' dei famigliari che pensano che un bimbo e' solo gioia per cui una puerpera dovrebbe avere il sorriso stampato da mattina a sera.
.
Maria AA
8 Aprile 2013 @ 16:13
Per cui io invito le donne innanzi tutto a confrontarsi e a parlare, a creare gruppi di discussione, a condividere gli spazi come le donne di un tempo, perche' la societa' attuale e' stata formulata per far impazzire innanzi tutto noi, e questo ha precise ragioni esoteriche. La depressione post partum e' vissuta come una vergogna, perche' l'unico modello di confronto che hai e' quello becero dei media, ed hai paura a dire cio' che ti accade. E la verita' e' che le donne possono aiutarsi solo fra di loro, perche' questa esperienza travolgente della maternita' agli uomini e' preclusa ed i medici e le ostetriche sono ignoranti.
Maria AA
8 Aprile 2013 @ 16:20
In ultimo due libri per la mente, il cuore e lo spirito:
"Il filo del rasoio" di w.Somerset Maugham ed. Adelphi
e
"Metagenealogia, la famiglia, un tesoro e un tranello" di Jodorowsky ed. Feltrinelli
Paolo Franceschetti
8 Aprile 2013 @ 16:24
Conosco la nuova medicina germanica. Ho anche provato diverse volte a leggere il libro "Grazie dottor Hamer", ma poi per chissà quali motivi lo metto sempre da parte ripromettendomi di leggerlo con attenzione in futuro.
Anonimo
8 Aprile 2013 @ 17:13
Ma, scusate, magari dico una cazzata: se il problema è la falsa omologazione a modelli che ci vengono proposti dappertutto, non potremmo cominciare a NON guardare più pubblicità e programmi che non sono confezionati se non per ingannarci?
Cominciamo da questi: io lo faccio da un anno e mi sento meglio…..
P.S.: qual'è la categoria di media più esecrabile? Dai che lo sapete anche Voi…….è quella che si vede sui canali di Mediaset
mariatere
8 Aprile 2013 @ 17:44
Il più bell'articolo di sempre
Giorgio Andretta
8 Aprile 2013 @ 18:22
Ho organizzato un corso sulla NMG condotto dal naturopata Adriano Buranello che si tiene presso la Biblioteca di Resana (TV), il terzo livello è in concomitanza con l'incontro organizzato dall'ass."Realtà allo specchio" domenica 14 aprile p.v., sempre a Resana, e di ciò ne sono dispiaciuto.
Niente potevo fare di diversamente perché detto corso si sviluppa in 5 livelli e quindi in 5 domeniche compatibilmente con la disposizione degli ambienti del centro culturale, le date sono state fissate dall'amministrazione comunale e dal sig. Buranello.
Sono particolarmente spiaciuto della concomitanza perché considero la Nuova Medicina Germanica un salto evolutivo per la società, superiore alla scoperta della ruota, se possibile, atta a far comprendere ognuno l'insorgenza delle proprie malattie.
Ad majora.
Juri
8 Aprile 2013 @ 18:38
http://www.youtube.com/watch?v=g8GWDDVS58A
Anna
8 Aprile 2013 @ 19:23
Questo articolo è veramente uno dei tuoi più belli e profondi di sempre, caro Paolo, e nella mia vita sono sempre fuggita a gambe levate da chi ride troppo, pensa poco e soprattutto crede che essere depressi significhi essere incapaci di godersi la vita o di amare. Stronzate, punto e basta.
Della mia "depressione" genetica e della mia totale e irreversibile repulsione verso il mondo e l'umanità di un certo tipo faccio ormai un vanto, alla faccia di chiunque abbia voglia di dar fiato alle ganasce dicendo che bisogna andare dal medico. Ma manco per sogno, alla mia avversione per la vita da zombie e gli elettroencefalogrammi piatti nonchè i cuori morti che mi circondano ci tengo troppo per privarmene e nessun medico potrebbe mai convincermi che vivo in un mondo fantastico dandomi la pillolina blu.
Se ho imparato a vivere davvero e mi godo la vita è perchè lo faccio completamente AL DI FUORI di ogni patetico schema precostituito e me ne fotto altamente di chiunque pensi male di me o mi consideri folle. Lo sono e ci tengo a restarci, poco ma sicuro.
A chi sta male consiglio come dice giustamente Paolo di non avere paura, ma anzi mollare qualunque certezza fasulla, qualunque finto controllo sulla vita che non esiste vivaddio!!
Perdersi è il primo passo per ritrovarsi, riconoscersi al di là delle solite apparenze e i soliti concetti ammuffiti che manco cito perchè mi repellono.
Non è la depressione che uccide le persone, sfatiamo di brutto anche questo mito, ma l'imbecillità di chi circonda colui che ne soffre dando consigli inutili non richiesti, e tormentandolo con minchiate sul come vivere una vita che nel loro caso si diverte di più una zucchina a ferragosto e di sicuro sa cosa vuol dire fare parte dell'Universo e vivere secondo natura.
Dipendesse da me farei in modo che gli imbecilli perdessero proprio la facoltà di sfondare i maroni con le loro idee moleste e radioattive.
Anonimo
8 Aprile 2013 @ 19:52
Questo bellissimo articolo io lo dedico ad una psicologa speciale che ho incontrato anni fa e che mi ha aiutato, con grande sapienza e sensibilità, a passare da un lavoro sulla personalità a un lavoro sull'anima. Mi ricordo che una delle prime volte mi ha detto "La depressione è una splendida occasione per rinascere".
Paolo, posso chiederti se hai un libro da consigliare per approfondire il discorso sulla volontà, che più volte hai nominato nei tuoi articoli?
Ascher
8 Aprile 2013 @ 20:07
Complimenti sinceri per l'articolo, anche se quando dici che il Dalai Lama è il capo di stato più saggio del mondo mi lasci un po' perplesso, ammesso pure che quelli di tutti gli altri stati facciano fortemente schifo, ma del resto non sono buddista, anche perché tale religione non mi pare dia una risposta sul senso della vita da te tanto agognato, anzi la condotta di cui si fa promotrice è secondo me addirittura in contrasto con tale senso della vita per come il mio indirizzo di gnostico lo concepisce. In oltre quando uno decide di aderire ad una religione deve comportarsi seguendone i dettami e sforzarsi di imitare in tutto e per tutto il suo "profeta": già ti immagino seduto a fiore di loto con un'espressione ibrida tra la beatitudine e quella Fantozziana a seguito di allucinazioni mistiche, mentre mediti dentro a un cerchio al cui esterno si trovano tante pizze e bistecche di ogni genere che ti tentano senza ottenere la minima considerazione.
Ma forse tu appartieni a quella branca più orientale che crede nel Budai, in questo caso sembra davvero che cerchi di somigliargli in tutto e per tutto.
Con ironia e simpatia che spero non ti dia fastidio,
Ascher
Seth Ankh
8 Aprile 2013 @ 20:25
Un bellissimo articolo, finalmente ho trovato scritte cose che pensavo da tempo. Vorrei portare il mio contributo di giovane docente, visto che questa categoria è stata menzionata nell'articolo. Insegno da quasi un anno, ma mi è bastato per capire cosa c'è di sbagliato nella scuola e perché: nella scuola spessissimo avrai i bastoni tra le ruote se cerchi di far maturare l'alunno umanamente e non solo con conoscenze mnemoniche; il sistema scolastico sta per essere distrutto da una miriade di concorsi assurdi (qualche tempo fa se ne è parlato anche su questo blog), leggi contorte, tagli e riforme che mettono al centro tutto ciò che meno servirebbe alla crescita umana degli studenti; gli insegnanti arrivano nella scuola dopo selezioni sempre più stressanti e complicate, fatte apposta per uccidere in loro ogni motivazione sincera; nel sistema scolastico si tende a premiare il furbo, il nullafacente, lo yes-man; i programmi sono sempre più vasti e sempre con meno ore, per evitare che si possano insegnare bene le cose importanti, ecc. ecc. All'interno di questo mondo una persona sensibile non può fare a meno di deprimersi rischiando o di fare male il proprio lavoro o di doverne cercare un altro totalmente dequalificato (che magari avrei fatto dall'inizio risparmiandomi anni di vane speranze). Insomma, il luogo dove più dovrebbero essere stimolate e sviluppate le qualità umane e spirituali dei giovani sta per essere distrutto. Dinnanzi a questo orrore non so quale potrebbe essere la soluzione, certo è necessario che ognuno di noi faccia il proprio dovere con coscienza, tuttavia quelli "come noi" sono sempre di meno, come una goccia bianca in un mare nero, purtroppo troppo poco per lasciare un segno.
Paolo Franceschetti
8 Aprile 2013 @ 20:26
Ascher, il problema è che le bistecche e le pizze mi tentano e gli do anche una discreta considerazione
Paolo Franceschetti
8 Aprile 2013 @ 20:34
A chi mi chiede un libro sulla forza di volontà
Per quanto riguarda la volontà non esiste un libro specifico, ce ne sono diversi, praticamente tutti quelli sulla legge dell'attrazione lo sono. E la pratica della meditazione è anche una pratica volta a rafforzare la volontà.
Poi esistono libri come volere è potere, delle edizioni vallardi e molti altri
Anonimo
8 Aprile 2013 @ 20:48
Sono l'anonimo che ti chiedeva sulla volontà. Grazie mille per la risposta!
Anonimo
8 Aprile 2013 @ 21:07
Ciao Paolo, cosa ne pensi, se ne sei al corrente, del movimento che sta nascendo su basi legali dell'oppt?
Nel caso tu ancora non ne fossi a conoscenza:
http://nuovoparadigma.org/oppt-1776-one-people-publi-trust/
Qui il video:
http://www.youtube.com/watch?v=C9edi8EwYLc
Mi piacerebbe molto che tu ne facessi un post sulle tue considerazioni.
V
8 Aprile 2013 @ 21:11
Semplicemente un grazie di cuore. Ma è possibile che un'analisi del problema "Depressione" così profonda, intelligente, lucida e colta, provenga da uno non addetto ai lavori ? Sono stato depresso per anni e salvato dalle letture della legge d'attrazione, senza le quali sarei stato forse ancora depresso, chi lo sa.. Chi meglio di chi è stato depresso può capire questo post ? Paolo Complimenti sinceri, questo articolo è da divulgare nelle scuole, giornali e TV. Ovviamente è utopistico, sia mai che ogni tanto per errore venga fuori qualche verità. Vorrei soltanto aggiungere qualcosa sugli psicofarmaci, purtroppo la depressione nella mia famiglia è congenita e ne soffrono anche alcuni miei parenti e anche qualche conoscente nell'ambiente dei TDG ( pare che siano statisticamente i più depressi in assoluto ), per farla breve ho fatto delle lotte per farli smettere spiegando loro la pericolosità sia per loro stessi ma anche per gli altri con tanto di documentazione, bugiardino incluso. Qualcuno mi ha ascoltato, ma tale è la dipendenza che hanno tutti ripreso dopo qualche giorno.
Roberto
8 Aprile 2013 @ 21:40
Veramente bello ed utile questo articolo,mi stupisce lo spaziare nelle conoscenze umane del Franceschetti,(avrei voluto scrivere Paolo).Proporrò l'articolo a qualche persona di mia conoscenza, spero di aiutarla nella comprensione del proprio problema.Ci tengo a sottolineare(senza alcuna presa in giro)che il Franceschetti(Paolo),ribatte continuamente sul concetto di Karma e di conoscenza del significato della vita e della morte,ma chi non crede(in Dio,non ho detto in un aldilà o in un proseguimento della vita in senso spirituale) come fa ad accedere a questi concetti se non per fede?Ci si può accedere a detti concetti per una via che non sia fideistica?
Fabio Dal Molin
8 Aprile 2013 @ 22:07
"L'atto di volontà" di Roberto Assagioli.
Gianfranco
8 Aprile 2013 @ 22:14
Grande articolo,condivido anche per esperienza personale
Gianfranco
8 Aprile 2013 @ 22:18
Bellissimo articolo,condivido anche perché' ho convissuto tantissimi anni col sole nero
samuele
8 Aprile 2013 @ 23:10
(sono Joel (Gioele) Samuele)
Bisogna anche tenere in considerazione, che chiunque entri in una università, viene "iniziato" a sua insaputa o anche no, a comportarsi in un certo modo, di fronte a "determinate" situazioni. Quindi se il soggetto "deve" rimanere depresso, di certo lo psicoterapeuta, non lo aiuterà (cioè avviene quello che succede quando invii i documenti a 5 procure e quelli se li perdono).
**************************************
Poi c'è anche il fatto, che c'è un solo psicologo che io conosco, che abbia trovato una cura efficacie, per le nevrosi comuni, come la depressione e l'ansia.
Se vai su http://www.giuliocesaregiacobbe.org/ troverai anche dei libri da scaricare gratuitamente.
Lui sostiene che nella società moderna ci viene impedito di essere adulti, cioè autonomi. E che il tipo di nevrosi che caratterizza la maggioranza delle persone è una nevrosi infantile.
Lui sostiene che siccome l'inconscio non fa distinzione tra realtà e immaginazione, che si possa attraverso un training, maturare una personalità adulta, in tempi più brevi di quelli naturali.
Ovviamente questa metodica, mette in pensione la maggior parte delle terapie basate sul dialogo. E di conseguenza tutti quelli che fanno psicologia, un po' per perdere tempo all'università, un po' perché anche loro hanno dei complessi ma non lo vogliono ammettere, un po' perché vogliono continuare a guadagnare con le terapie, si oppongono a questo tipo di metodiche.
E poi può far comodo al sistema, avere delle persone che sappiano i pensieri altrui, mentre non fa comodo, che le persone siano indipendenti ed autonome.
BEPPE-BOLOGNA
9 Aprile 2013 @ 0:01
JURI;Ultima Corvè e un gran film senza dubbio,pero sei una carogna nel senso buono,cose un pseudo tripudio a Paolone!?!?!?!?.
Mi sono sempre chiesto che cacchio volesse dire nam myo ho reng kyo, alla fine ho compreso, significa : dipende da te, tutto ciò che accade.
la Soka Gakkai è tutto fuorché buddismo, e lo dico con l'amarezza di chi ha buttato via un bel po di tempo con loro,parole di un amico,vero falso BOH, ma sincero.
ANM x l OPPT lascia perdere io ho promesso che non postero più niente sull argomento xche e una perdita di tempo parlare di questa faccenda,questo e quello che grosso modo mi e stato risposto,ed e probabile che abbiano ragione, chissà,sempre con un sopracciglio al in SU si deve ricevere qualsiasi cosa esca x noi.
V,io la medicina allopatica la divido in due parti quella che ti droga,e qua sei già fortunato diciamola cosi,poi ce quella che ti avvelena ed x questo sei fortunato nel primo caso.
Poi Paolone non e un addetto hai lavori,ma questo e solo un bene credimi,ma e stato lui stesso un depresso,detto in una puntata di
Border Nights, e qua si capisce la sua grande conoscenza del disagio provato ed elaborato con un altro stato di coscienza che si distacca dalla alienazione,delle briciole di vita quotidiane.
Io vedo il cambiamento x il genere umano come x la costruzione ti un ponte,quante persone possono costruire un ponte,100,1000forse,ma dopo quante persone attraverseranno quel ponte? MLN ho forse MLD,il gioco e tutto QUI.
GRAZIE & CIAO.
Grey Wolf
9 Aprile 2013 @ 0:27
Di nuovo signor Paolo sei al centro della questione. Argomentazioni tutte esemplari, senza sbavature o compromessi.
E' impossibile entrare nella "matrice" della realta' , passare il velo dei simulacri del sistema senza che l anima sia lacerata e sopraffatta dal dolore.
Come pensate possa essersi sentito l uomo urlante del quadro di Munch. L improvvisa presa di coscienza della realta, dopo l affolarsi nella mente di idee agghiccianti, intuizioni improvvise, orrori inerarabili che gli altri non vedono, non percepiscono. Il dubbio di essere pazzi puo ben condurre alla pazzia, sino a che non si incontra una guida.
Una guida karmika. Paolo lo e' per molti.
Non completamente appagante per tutti, con alcuni "vuoti" nella sua "dottrina", ma certamente una grande anima, un mahatma, il nostro Paolone.
God bless you and bless all of us
Grey Wolf
Grey Wolf
9 Aprile 2013 @ 0:34
Hai nominato Fiorello.
Che dire.
Un vero mostro di bravura. Colgo l occasione per salutarlo.
Buongiorno Fiorello. :-X
NHIR
Anonimo
9 Aprile 2013 @ 2:12
Ciao Paolo,
ti ringrazio per questo post, che descrive esattamente come mi sento…
Ho come un senso di distacco dal mondo materiale, apatia più assoluta (ho perso completamente la passione persino per i videogiochi… mio vecchio hobby). Sono una persona 1 po' idealista, forse troppo sensibile.
Il mio problema è che non riesco a fare quel salto spirituale che tu sei riuscito a fare, e anzi mi sembrano altrettanto illusorie.
Sono fondamentalmente scettico, ma non riesco a fare pace con me stesso perché è una realtà che non mi piace affatto (quella materialista).
In passato ho provato a pregare e fare meditazione…
Vorrei trovarne "prova" di ciò che dici…
Lucas18
Lucia
9 Aprile 2013 @ 6:58
Articolo splendido,ultimamente solo un'escaletion di chicche confezionate ad arte. Grazie Paolo di cuore. Aggiungo 1 consiglio provato personalmente: noi siamo anche ciò che mangiamo, e una dieta cruelty free giova tantissimo all'elevazione dello spirito! Mando tanto amore e tanta buona energia a tutti.
Giorgio Andretta
9 Aprile 2013 @ 7:09
Il Nostro scrive: "Al me stesso di tanti anni fa, perché avrei voluto qualcuno che certe cose me le spiegasse prima. Avrei risparmiato tempo e fatica.", questa è un'affermazione priva di ogni fondamento, infatti quando ho provato a farlo sono stato attaccato da lui e dalle sue "cagne da guardia"(affermazione metaforica, solo figurata, priva di alcun intendimento sminuitorio) che rispondono al nome di Solange Manfredi e Stefania Nicoletti. Tutto ciò che affermo può facilmente essere consultato sui commenti storici del blog COMEDONCHISCIOTTE e quindi verificare date ed indicazioni.
Ad majora.
Paolo Franceschetti
9 Aprile 2013 @ 7:15
rispondo in parte a Lucas e in parte a Roberto che si diceva stupito delle mie conoscenze umane.
In realtà le conoscenze sono sempre le stesse. Il mio percorso di conoscenza di omicidi rituali e depressione è proceduto parallelamente.
Mi spiego cercando di essere sintetico ma non so quanto ci riuscirò.
Fin da giovane mi sono interessato alla depressione e alla psicologia in genere. E fin qua ok.
Avevo notato che quando giocavo ai videogame la mia attenzione era completamente catturata e la mia depressione spariva. Mi immergevo in un mondo fantastico e virtuale, e in emozioni virtuali, e stavo bene.
Studiando il sistema degli omicidi rituali mi sono interrogato sul come sia possibile che persone come Vigna, Caselli, Spezi, possano uccidere le persone come mosche senza il minimo rimorso.
In effetti mi sono reso conto che queste persone non sono altro che depresse, cioè persone che hanno un buco nero dentro, che possono colmare solo con la conquista del potere a prezzo della morte degli altri.
In pratica trasformano la vita in un videogame, per mettere a tacere i loro demoni interiori.
Qui il discorso sarebbe lungo da fare. Bisognerebbe parlare della differenza tra uccidere un uomo e un animale. Sul vero valore della morte.
Sono giunto alla conclusione che non c'è differenza tra loro e coloro che coprono questo sistema, giornalisti, persone conniventi, persone che semplicemente si voltano dall'altra parte per comodità e persone che approfittano del potere di questi serial killer istituzionali solo per trarne vantaggio.
Mi sono detto spesso tra la morte di un animale e quella di uomo la differenza non la vedo poi tanta.
e quando mi ritrovo a mangiare con gusto un panino al prosciutto, non mi sento tanto diverso da Vigna, caselli, e spezi.
Mi dico solo che è una questione di proporzioni e di quantità.
Capisco che questo mio discorso non verrà compreso dalla maggioranza e ora fioccheranno gli insulti.
ma ritengo che la differenza tra un serial killer e la persona comune sia solo la quantità del vuoto che queste persone hanno dentro; inoltre mi domando quante, delle persone che non hanno mai ucciso nessuno (molte delle quali miei amiche, parenti, conoscenti), ucciderebbero qualcuno se gli fosse promessa in cambio immunità, potere, soldi.
Penso parecchi.
E quando analizzo la differenza tra me e i serial killer di cui mi occupo, trovo che la differenza sia minima.
Qualche incontro sbagliato in meno e qualche incontro giusto in più. qualche occasione in più per andare verso l'alto anzichè verso il basso. Qualche tortura in meno subita da piccolo, ma neanche tante in meno. Solo qualcuna.
Pare poi che nelle vite passate anche noi siamo stati tutti serial killer, o altro. Ancora.
quindi ciò che ci separa è qualche migliaio di anni di vite, forse.
Un nulla in confronto all'eternità.
Paolo Franceschetti
9 Aprile 2013 @ 7:20
Infine, a Lucas direi una cosa.
Se neanche i videgames ti danno più gusto allora la cosa è abbastanza profonda. Vuol dire che il grado di depressione è piuttosto altino e non sto scherzando.
La vita spirituale non può essere trattata in teoria, ma va sperimentata.
Per quanto mi riguarda pur avendo sempre frequentato ambienti spirituali la scossa vera e propria me l'ha data la recitazione dei daimoku per tre ore al giorno.
Dopo qualche giorno i cambiamenti nella mia vita erano così evidenti
che ho dovuto approfondire mantra, buddismo, religioni in generale, perchè ho capito che il distacco tra ciò che ci raccontano e ciò che invece la vita è, è immenso.
Prova anche tu come ho fatto io, non perchè la ritenga la via perfetta, ma perchè è quella più rapida che posso consigliarti in base all mia esperienza.
Paolo Franceschetti
9 Aprile 2013 @ 7:26
Andretta… a parte che quando parlo di tempo fa, parlo di venti anni fa quando io non la conoscevo.
Inoltre ha provato a spiegare, forse. Ma lei spiega così male che, mi creda, il cane di Solange, Baloo, al confronto si esprimeva meglio.
Lei si esprime in un modo così atroce, e ha un modo di fare talmente insopportabile, da indurre la gente a fare il contrario di quello che lei consiglia.
Maria AA
9 Aprile 2013 @ 7:42
La differenza sta nella capacita' di saper trasformare il dolore ed il vuoto in un atto creativo anziche' distruttivo, nella compassione, nel trovare nelle persone l'Altissimo che pervade il tutto e nel pensare che le persone meritano la verita'. Il karma terribile del silenzio sara' spezzato divulgando la verita',perche' volendo usare le parole di Jodoriwsky, anche la verita' piu' agghiacciante e' meglio del segreto.
Anonimo
9 Aprile 2013 @ 8:46
Ciao Paolo, ricordo che in una precedente conferenza hai toccato la questione depressione. A tal proposito dicesti anche che tra i depistatori post-junghiani c'era anche Hillman. La cosa mi ha lasciato un po' perplesso in quanto non ho riscontrato questo leggendo i suoi libri, ad esempio "il codice dell'anima" e' un libro decisamente spirituale.
Paolo Franceschetti
9 Aprile 2013 @ 9:08
Il codice dell'anima è un libro interessante, ma che ha gli stessi concetti che trovi in una qualsiasi libro new age, con l'aggravante che parla della sua teoria della ghianda, senza spiegare che allude alla ghiandola pineale, che è al sede dell'anima, dei ricordi e delle emozioni. Quindi lui sa bene cosa sia la ghiandola pineale, la sua funzione, e tutto, ma non lo dice. Lo lascia in codice per chi già sa queste cose.
Trai tu le conclusioni sulla figura di Hilmann.
Democrito
9 Aprile 2013 @ 9:16
Per quel che mi riguarda, l’articolo è in parte condivisibile, ma non nei punti che indicherò di seguito, sui quali invito l’autore ad una riflessione più approfondita.
In caso di depressione, il medico e lo psicoterapeuta sono come un presidio di pronto soccorso, senza il quale è davvero difficile che il malato possa reagire o addirittura sopravvivere. Negare questo significa non aver compreso di cosa stiamo parlando e gettare degli slogan ideologici su argomenti che non ne avrebbero certo bisogno.
Assicurata la sopravvivenza e la reazione del malato, certamente occorre iniziare un percorso di vita alternativo a quello che si sta conducendo. Occorrerebbe ribaltare la propria esistenza, ed è per questo che si rimane ingabbiati nei farmaci e nelle sedute di psicoterapia.
Pensare a terapie alternative, quali yoga ecc., è riduttivo e falso. Sarebbero solo sostituti del farmaco, ma non si centrerebbe il nocciolo del problema, cioè la spersonalizzazione dell’individuo dovuta a condizioni interne (convinzioni ideologiche, senso morale, visione distorta del mondo, ecc.) o esterne (pressioni di vario genere, soprattutto l’essere coinvolti in situazioni non desiderate veramente). Ma il cambiamento è molto difficile da attuare, perché di solito le persone non sanno bene cosa desiderare per se stessi e quindi rimangono in cura dallo psichiatra, il quale ha il grande merito, se non altro, di mantenerle in vita.
Purtroppo, spesso è proprio il senso di responsabilità, il senso morale, l’altruismo ideologico, a causare la depressione e la cura deve passare attraverso scelte dettate da un egoismo ancestrale, che non guarda in faccia nessuno, che spacchi relazioni consolidate e che ci mostri noi stessi in una chiave differente da quella di essere buono e generoso che ci siamo costruiti.
Si tratta di un percorso adolescenziale irrisolto, altro che persone migliori che interiorizzano i problemi della società in cui vivono. L’adolescenza andrebbe vissuta all’età giusta, ma se così non è, allora occorre viverla successivamente, costi quel che costi. Il senso di inutilità, quindi di morte, nasce nella maggior parte dei casi, dall’impedimento di diventare adulti, non dai problemi sociali e nel nostro immaginario la persona non diventata adulta è inutile agli altri e vene quindi espulsa dal contesto sociale.
Il sentirsi inadeguati, spesso a ragione, o il sentore di essere considerati inadeguati, ancora più spesso reale, causano la paura dell’espulsione.
Dobbiamo però considerare la società per quello che realmente è, non per quello che ci immaginiamo che sia. La società è mia moglie, i miei figli, i colleghi, gli amici, il panettiere che mi fa credito e che pago una volta al mese. Non stiamo parlando di entità metafisiche, ma di persone reali che si aspettano qualcosa da noi. Qualcosa che riusciamo a dare solo a prezzo di sacrificare noi stessi all’altare del consenso e della stima di costoro. O si manda tutti a quel paese e si risolve la propria adolescenza, occupandoci solo ed esclusivamente di noi stessi fino a maturazione avvenuta, oppure non c’è scampo, il destino del depresso è quello di curarsi farmacologicamente a vita.
Anonimo
9 Aprile 2013 @ 9:32
@Beppe bologna
Scusami ma mi manca un tantino di argomentazione nella tua risposta, perchè sarebbe una perdita di tempo?
Non ho seguito i tuoi post sull'argomento e di conseguenza non sono al corrente delle risposte; qualcuno puo' aggiornarmi?
Se mi date delle basi valide per poter affermare che sia una perdita di tempo evitero' anche io di sprecare energie in questa direzione, chiedo lumi in quanto non mi pare una meteora dato che sembra che la storia si stia allargando a macchia d'olio anche in altri paesi.
Anonimo
9 Aprile 2013 @ 10:37
Articolo a dir poco bellissimo e meraviglioso che dice delle stragrandi verità.
Purtroppo devo dire che sono problemi che non hanno soluzione…
wulfy
9 Aprile 2013 @ 12:06
Grazie Paoletto o Paolone come preferisci….;-) per le tue riflessioni sulla psiche..mi hanno molto illumiato.Il discorso depressione e'molto sentito in questi nostri tempi…Riguardo al daimoku anch'io ci sono giunta da pochissimo casualmente e poco ne so ma mi conforta il poter recitare questo mantra autosuggestivo sperando che la assiduita'della ripetizione mi dia piu'serenita'….E'vero che siamo sicuramente almeno "molti" se non tutti connessi 😉 grazie di esserci!
Giuseppe
9 Aprile 2013 @ 13:16
Ciao Paolo, sono Giuseppe(su facebook "Craven Road"), purtroppo con questo articolo e i commenti, mi sono accorto di essere depresso…
io credo che anche una persona molto spirituale riesce a star bene, solo perchè si distacca dai problemi di tutti i giorni, e anche se è una persona buona e cerca di aiutare il prossimo fondamentalmente è tranquillo anche se ottiene pochi risultati. A me questa cosa non piace. Io voglio sicuramente accrescere le mie conoscenze e magari riuscire a "influenzare" la realtà, ma vorrei conservare rabbia e frustrazione, almeno in parte, per poter contrastare i poteri occulti negativi…A causa di questi pensieri mi sento ancora peggio, perchè so che con questi sentimenti non sarò mai "illuminato"…
Anonimo
9 Aprile 2013 @ 13:27
Peccato che il libro di Trupiano langua sul comodino.
Parlare di depressione senza conoscere le scoperte di Hamer vuol dire dissertare più o meno argutamente del sesso degli angeli.
La depressione è solo un piatto della bilancia, manca l’altro che è la MANIA. Tutte le psicosi maniacali sono gemelle della depressione.
Poi. Hamer ha dimostrato chiaramente che l’Uomo è trino (Psiche–Cervello-Organo) il che vuol dire che se abbiamo una alterazione psichica contemporaneamente ne abbiamo matematicamente una cerebrale e una somatica. Cioè nella depressione anche un’area del cervello è alterata e anche una parte del corpo, ma che non si notano perché non si cercano. Ma ci sono (sempre), e si devono considerare.
Cosa significa depressione? Nella corteccia cerebrale abbiamo 2 emisferi ormonali distinti, uno femminile (sinistro) e uno maschile (destro). Quando l’emisfero maschile è “agitato”perché c’è un problema, si chiude e l’altro quello femminile diventa dominante. Ecco allora che depresso significa più femminile, perché la parte maschile è “castrata”. Per contro Maniacale significa più maschile perché la parte femminile è KO.
Non è quindi corretto dire che le persone depresse sono più “spirituali” perché anche la persona più terra-terra quando subisce un trauma e la parte maschile è KO va in depressione (o diventa maniacale).
Anzi molto spesso la “fuga” verso la spiritualità indica che la persona ha dei problemi “ molto quotidiani”….
Atomo
Anonimo
9 Aprile 2013 @ 13:58
GRAZIE e sinceri complimenti questo articolo racconta la nostra vita,mi riconosco nella visione della realtà che sto imparando a vedere grazie ad anime spirituali che stanno facendo una grande lavoro per il risveglio dell'umanità come fai tu grazie PAOLO SALUTI Salvatore
Anonimo
9 Aprile 2013 @ 14:39
Devo dire l'ho letto con gli occhi lucidi, forse perchè mi sono riconosciuto, se non per l'intelligenza, quantomeno per il disadattato quale sono e il non-senso che provo dalla mattina fino alla notte.
Anna
9 Aprile 2013 @ 14:58
@Democrito
Non hai mai sofferto di depressione, giusto? Perchè se ne avessi sofferto sapresti che l'interesse di medici e terapeuti non è sicuramente quello di far guarire il paziente facendogli scavare dentro se stesso e scardinare tutti quei substrati arrugginiti e ammuffiti che incrostano la sua/nostra psiche nonchè il suo/nostro spirito, bensì incanalarlo ancora di più in una rassicurante omologazione fatta anche di assunzione regolare e tossica di farmaci che a quanto pare fa figo in Occidente, e che da dipendenza a vita.
Figurati se vogliono, costoro, che uno superi la depressione mollando lavoro, famiglia e tutte le minchiate sociali da cui è perseguitato per andarsene chessò, finalmente in giro per il mondo per qualche anno !
In quanto al senso di inadeguatezza, non fa parte di conflitti adolescenziali irrisolti, parte da molto prima nella vita ed è qualcosa che se ce l'hai te lo porti dietro per tutta la vita, almeno fin quando non capisci che il punto non è adeguarsi o l'essere adeguato a qualcosa o qualcuno, ma anzi rivoltare proprio il concetto dell'adeguarsi a qualunque cosa. Le cose, le situazioni si creano e si disfano, non ci si adegua ad esse per quieto vivere, ma qualcuno a te l'ha mai insegnato? A me neanche, l'ho imparato molto dopo.
L'adolescenza è una fase della vita che quasi nessuno di noi ha mai vissuto nel modo giusto ed equilibrato che sogna o si illude di aver vissuto, perchè fin dall'infanzia ognuno di noi è bombardato di concetti aberranti tipo "non essere maleducato dicendo quello che pensi", oppure "non puoi mangiare il riso con la forchetta perchè si mangia col cucchiaio", o ancora "devi essere il più bravo a scuola", tanto per citarne alcuni.
Quindi caro Demo, qui più che risolvere conflitti adolescenziali, bisognerebbe risolvere davvero una volta per tutte l'annoso dilemma del perchè vogliamo stare su questa Terra e a quale prezzo.
BEPPE-BOLOGNA
9 Aprile 2013 @ 15:29
ANM MAR 09 aprile 2013 11:32.
Scusa hai ragione,qua ci sono gli scambi di opinione tra me e Stefania Nicoletti.
POST DI riferimento
MERCOLEDÌ 6 MARZO 2013
Border Nights – puntata 77.
BB:10 marzo 2013 08:12
SN:10 marzo 2013 11:41
BB:10 marzo 2013 13:14
SN:10 marzo 2013 13:37
BB:11 marzo 2013 08:51
BB:11 marzo 2013 09:11
Ed ecco quello che ho da dirti, secondo me fai bene ad approfondire,sopratutto documentati sulla Sovranità Individuale che corre a doppio filo con OPPT.
NOTIZIE-FLASH:
WAR GAMES CON HAARP
U.S.A: in arrivo gigantesca piattaforma H.A.A.R.P mobile in sud Corea
8 aprile 2013 – La marina militare degli Stati Uniti sta dislocando in sud Corea una gigantesca piattaforma H.A.A.R.P mobile.
Il sito x leggere l articolo con tanto di VIDEO, impressionate.
http://www.iconicon.it/blog/2013/04/war-games-con-haarp/
GRAZIE & CIAO.
Anonimo
9 Aprile 2013 @ 16:14
Vorrei tanto sapere se dopo un eventuale suicidio l'anima smetterebbe di soffrire o che continuerebbe a portarsi questo malessere anche nell'aldila'. Tony
Anonimo
9 Aprile 2013 @ 16:23
Peccato che il libro di Trupiano langua sul comodino.
Parlare di depressione senza conoscere le scoperte di Hamer vuol dire dissertare più o meno argutamente del sesso degli angeli.
La depressione è solo un piatto della bilancia, manca l’altro che è la MANIA. Tutte le psicosi maniacali sono gemelle della depressione.
Poi. Hamer ha dimostrato chiaramente che l’Uomo è trino (Psiche–Cervello-Organo) il che vuol dire che se abbiamo una alterazione psichica contemporaneamente ne abbiamo matematicamente una cerebrale e una somatica. Cioè nella depressione anche un’area del cervello è alterata e anche una parte del corpo, ma che non si notano perché non si cercano. Ma ci sono (sempre), e si devono considerare.
Cosa significa depressione? Nella corteccia cerebrale abbiamo 2 emisferi ormonali distinti, uno femminile (sinistro) e uno maschile (destro). Quando l’emisfero maschile è “agitato”perché c’è un problema, si chiude e l’altro quello femminile diventa dominante. Ecco allora che depresso significa più femminile, perché la parte maschile è “castrata”. Per contro Maniacale significa più maschile perché la parte femminile è KO.
Non è quindi corretto dire che le persone depresse sono più “spirituali” perché anche la persona più terra-terra quando subisce un trauma e la parte maschile è KO va in depressione (o diventa maniacale).
Anzi molto spesso la “fuga” verso la spiritualità indica che la persona ha dei problemi “ molto quotidiani”….
Atomo
Giorgio Andretta
9 Aprile 2013 @ 17:18
Giustamente!!!
E chi sono io per spiegare qualcosa a qualcuno?
E poi che dovrei spiegare?
Al massimo ci dovrebbe essere un confronto sullo stesso argomento.
In questo stallo è stato contestato perfino il teorema di Pitagora adducendo che i bonobo risolvono ogni questione con il sesso e tali commenti hanno trovato l'approvazione dell'admin di turno.
Alla luce, cosa dovrei spiegare di grazia?
Cristo ci ha esortato a cercare o ci ha spiegato il Cristianesimo esoterico?
Anonimo
9 Aprile 2013 @ 23:10
E' fantastico questo articolo, particolarmente delicato e pieno di umanità.
Da depresso posso dire che è esattamente come dici, questa è la senzazione, avere varcato una soglia nella percezione della realtà, involontariamente, per indole naturale e logica conseguenza del tipo di spirito che ci appartiene.
Personalmente ritengo delirante quasi tutto quello che mi circonda e talmente distorto da distorcere anche quanto di sano e allineato esista ancora in me.
Nel depresso si ammala il corpo in conseguenza della malattia dello spirito, di aspettative emotive inappagate e di delusioni reiterate conseguenti all'incredibile differenza fra gli sforzi profusi a livello cognitivo e la realizzazione del sè come appartenza alla sensibilità sociale con cui ti devi relazionare.
La depressione è un destinarsi alla solitudine esistenziale come ultimo rifugio, quando perdi la fede anche nella più banale forma di comunicazione.
E' purtroppo un segnale di resa, il quale arriva dopo avere lottato con tutti i mezzi, dopo avere cercato tutte le strade possibili per essere felici e sereni, in pace contrattuale con quello che abbiamo dentro, dopo aver cercato di trovare senso e pace nell'esistenza sebbene privi dell'adattamento o dell'integrazione nel sistema in cui non ti riconosci minimamente, dopo questo passaggio obbligato, arriva la resa, è una senzazione di sconfitta totale.
Nel mio caso è particolarmente duro il percorso che dovrò fare, poichè la volontà è stata una delle mie armi da battaglia e l'ho perduta, assiema alla speranza e al coraggio di provare empatia.
Oltre al male che ho dentro, sto inziando a diventare freddo, morto anzi tempo, come difesa estrema.
Le maccaniche che si sviluppano come difesa dalla soffernza sono credo il problema principale del depresso.
Non credo che il nostro spirito o la nostra mente siano fatti per essere imprigionati come fa il depresso,
Anonimo
10 Aprile 2013 @ 1:32
Atomo15:27
Splendido commento.
Grey Wolf
10 Aprile 2013 @ 5:31
Andretta bofonchi sempre sconnesse frasi pseudointellettuali.
Se non vuoi (come dici tu) insegnare niente a nessuno, visto anche che quello che scrivi o non e'intellegibile o e'un minestrone di paroloni che ti sbrodoli addosso, perhe' non ci fai il favore di andare a. … scrivere in un altro blog.
Grazie
GW
Anonimo
10 Aprile 2013 @ 5:48
@Anna
Parole sante!
halo1367
10 Aprile 2013 @ 6:32
Foto su "l'Huffington Post" di oggi del futuro presidente della repubblica italiota.
Forse c'è un qualche sottile messaggio, ma non lo so cogliere del tutto…
http://www.huffingtonpost.it/?ref=HRBH-1
BEPPE-BOLOGNA
10 Aprile 2013 @ 8:47
Grande ANNA hai tutta la mia approvazione x quel che può contare, e non dimentichiamoci che cosa e quel infame criminale Manuale Diagnostico Statistico
( DSM )la bibbia della psichiatria,
una RETE DIABOLICA x fulminare i cervelli e le anime della gente,che ora si proietta sempre più ferocemente verso i bambini fin dalla più tenera eta,ad dir poco disgustoso e mi fermo qua che e meglio VA.
GIAN:sottolinea lo strapotere mediatico assunto dal mezzo, del BLOG. In tutta la vicenda l'onnipresente BLOG casalingo costringe la popolazione a una ebete sudditanza nei confronti del PAOLONE. I libri, sovversivi per definizione, a meno che non siano come da normativa,costituiscono una possibile via di fuga verso nuovi BLOG,Fahrenheit 451;DOCET.
« Stammi a sentire GIAN: a tutti noi una volta nella carriera, viene la curiosità di sapere cosa c'è in questi libri; ci viene come una specie di smania, vero? Beh dai retta a me GIAN, non c'è niente lì, i libri non hanno niente da dire! »
(Paolone al BLOG-MAN modello GIAN).
Cosi può andare,GIAN,ho ce altro che tu abbia da aggiungere?.
GRAZIE & CIAO.
Mimì
10 Aprile 2013 @ 9:07
Ciao Paolo, l'articolo è molto intenso. Come molti, mi sono riconosciuta in ciò che scrivi. Ti seguo da anni e anche grazie al tuo blog mi sento risvegliata. Il difficile viene dopo: come ti reinventi quando "comprendi" e consapevolizzi? Come trovi un lavoro che esprima davvero chi sei senza sottostare a regole assurde e gerarchie? Come ti organizzi una vita quotidiana che abbia un giusto compromesso tra il sistema e ciò che sei veramente? In fondo, se parliamo di karma, abbiamo scelto noi di nascere in questo tempo….come si trova la propria strada? Io personalmente faccio sempre più fatica, mantengo con forzatura un lavoro part time e da qualche mese ho iniziato a praticare daimoku che è arrivato nella mia vita "per caso" e così l'ho accolto. Mi chiedo: ma riuscirò mai a trovare il mio giusto equilibrio tra spirito e materia?
A Luca e a tutti quelli che soffrono tanto e forse più di me dico che non sono soli, siamo in tanti. Non perdetevi, trovatevi e cominciate un percorso. Possiamo cambiare le cose, magari lentamente ma il processo è in corso. Domanda: mi piacerebbe esplorare il passato karmico, hai qualche suggerimento o un nome?
Grazie e un caro saluto
Anonimo
10 Aprile 2013 @ 9:14
@Beppe Bologna
Non c'è bisogno che ti scusi , figurati :-),anzi grazie per i riferimenti che leggero' appena ho un minuto di tempo.
BEPPE-BOLOGNA
10 Aprile 2013 @ 9:29
HALO 1367,si solo forse eh,non si sa mai che entriamo in paranoia, sei grande,pazzesco messaggio in codice molto chiaro.
GRAZIE & CIAO.
Anna
10 Aprile 2013 @ 11:53
@ Atomo
Basta DAVVERO con queste stupidaggini prese da improbabili manuali di psichiatria del 15-18, e Hamer o non Hamer cominciamo a fare dei necessari, anzi fondamentali distinguo:
1) La depressione è di vari tipi ma si manifesta molto spesso con uguali sintomi, che non necessariamente sfociano in determinati comportamenti in tutti coloro che ne soffrono.
2) La depressione NON è una malattia mentale e trovo SCANDALOSO associarla a patologie mentali che poi sfociano in paranoie e comportamenti maniacali. Non conosco nessuno che dalla depressione sia passato alla fase paranoide o maniacale.
3)La depressione non nasce necessariamente da lutti o traumi, ma dal non sentirsi bene in nessun posto del mondo, non sentirsi proprio parte di questo mondo. Parte da un disagio spirituale che diventa nella maggioranza sociale, visto che il depresso poi tende ad evitare ogni forma di socializzazione e comunicazione, come diceva giustamente l'anonimo delle 1:10 del 10 aprile, il quale ha tutta la mia solidarietà e simpatia.
Ovviamente ci sono eccezioni, la mente può cominciare ad interferire con lo spirito sovrastandolo e portando alla follia che è tutta un'altra cosa!!
4) Si crede che la depressione sia genetica..FALSO! Ciò che rende la depressione un malessere condiviso da più membri della stessa famiglia è il fatto di essere esposti fin da neonati a persone depresse o con comportamenti non equilibrati (e chi lo è alla fine?), il che porta il bambino ad assorbire come una spugna atteggiamenti, pensieri e abitudini tipiche del depresso che a sua volta non ha trovato la giusta via d'uscita dal "male oscuro".
Se pensate che tutto ciò che vivete da bambini sia facilmente risolvibile con della terapia psicologica siete veramente fuori di testa.
5)La depressione NON SI CURA CON FARMACI, ma con ciò che lo spirito chiede: una vita più consona al modo di essere dell'individuo, alla sua sensibilità. Vivere con animali, a contatto con la natura, avere accanto persone che non giudicano e non tentano a tutti i costi di cambiarci o farci tornare "nei ranghi", svolgere attività semplici che ridiano un senso al nostro stare al mondo possono essere buone soluzioni anche se non accessibili a tutti.
La soluzione NON è far diventare un individuo che soffre un drogato in cerca della dose temporanea di felicità edulcorata, ma aiutarlo a cambiare completamente il suo modo di vedere se stesso e il mondo esterno. Cosa che ovviamente nessuno fa, in genere, tantomeno i dottori che sanno solo far riempire questionari del cazzo e ricopiare disegnini chiedendo cosa ci si vede dentro (un bel vaffanculo, ci vedo io).
Anna
10 Aprile 2013 @ 12:11
Continua da post precedente
Sulla depressione si scrive e dice da fin troppo tempo tutto ed il contrario di tutto, e trovo disgustoso questo arrogarsi da parte di molti il diritto di sapere cosa sia senza neanche averne sofferto.
Quando uno si suicida ad esempio bisogna sempre stare lì a scomodare la depressione e la malattia mentale, ma facciamola finita! Negli ultimi tempi io vedo gente ammazzarsi per questioni ridicole tipo non avere soldi in tasca, non certo per questioni spirituali serie, per cui basta parlare a vanvera della depressione.
Il voler morire del depresso è un segno di risveglio cari miei, imparagonabile all'ottuso, ignorante e insulso "amore" per la vita che pensiamo tutti di avere solo perchè siamo schiavi della mente e delle convenzioni socio-psicologiche che ci vengono scodellate da un nanosecondo dopo la venuta al mondo!
L'amore VERO per l'esistenza nel suo totale si può costruire solo dopo un percorso SERIO di introspezione non scevro da dolore, solitudine e tutto ciò che fa parte appunto della depressione, non è certamente il regalino-contentino al quale dobbiamo adeguarci senza fiatare solo perchè ce l'ha detto il prete, mamma o papà.
La VITA è altro, non il panettiere, nè un lavoro dalle 9 alle 5, nè un mutuo nè una macchina nè la riproduzione post o pre matrimoniale tanto per ottemperare a doveri di specie e far contenti suoceri e genitori.
Partendo da noi possiamo arrivare al resto del mondo, ma solo DOPO, MOLTO DOPO aver compreso chi siamo noi e qual è il nostro senso profondo. Sennò accontentiamoci della merda quotidiana spacciata per pane, del nostro essere nulla, e basta finti discorsi da esperti della sagra della medicina di paese.
@Beppe-Bologna
Stima ampiamente ricambiata.
Anonimo
10 Aprile 2013 @ 13:17
Egregio Professor Franceschetti, in quest'articolo ci insegna che Freud era massone e che quindi "ha deliberatamente ingannato le masse e i suoi studenti". Io i libri di Freud li ho letti tutti e, tranne forse uno, li ho letti tutto d'un fiato. Devo dire che i concetti che ha espresso in questo articolo, specialmente nei primi paragrafi, sono sulla linea delle idee che Freud ha espresso nei suoi libri. Cosa intende esattamente con "ha deliberatamente ingannato le masse e i suoi studenti"? Scusi la franchezza ma, alternando perle -non inedite- di buon senso a concetti del tutto privi di fondamento, cosa ci assicura che tra gli ingannatori non ci possa essere anche lei?
andrea
10 Aprile 2013 @ 13:51
Ma perchè caro avvocato non legge i lavori di corrado malanga e sopratutto non prova a mettere in pratica il suo esercizio del simbad e le altre tecniche che propone?. Potrebbe scoprire che molto di quello che ha detto lei non corrisponde al vero. Troverà i lavori di malanga scaricabili dal sito http://www.corradomalanga.vacau.com
Anonimo
10 Aprile 2013 @ 14:24
http://www.youtube.com/watch?v=cRrK2MczHmk
Anonimo
10 Aprile 2013 @ 15:27
@Anna
2) qui si sbaglia: si chiamano Disturbi Bipolari ovvero Psicosi Maniaco-Depressive.
Atomo
Anonimo
10 Aprile 2013 @ 15:55
Si ma l'anima dopo la morte, che sia suicidio o altro poi e' finalmente libera o continua a soffrire ? Vale la pena di fare il gesto estremo ? Tony
Giorgio Andretta
10 Aprile 2013 @ 16:48
L'unica aggiunta, egr.BB, è di affondare le mani nella materia e tenersi lontano, per quanto possibile, dai libri.
Per il resto sono totalmente d'accordo.
Todo corde.
Anonimo
10 Aprile 2013 @ 17:00
Caro Paolo,
nell'articolo parli anche dei coch,allenatori mentali ecc.
Io ho seguito alcuni di questi,la mia domanda è (se puoi rispondermi),hanno veramente gli strumenti per aiutare le persone ad uscire dal marasma generale o anche loro adottano una sottile strategia (sono tutti allievi di Anthony Robbins) per fare business?
Grazie,Franco.
Espen Plomma
10 Aprile 2013 @ 17:15
Niente di quello che sento è per ora
vivo e presente, ed il mondo non gira
come vorrei, ma la vita già spera
d'essere altro, e gli strappi ripara.
Sento che sono, ma non so che dire
spesso non sento nemmeno quel mare
di derisione, di stupido avere
resto convinto però che so amare.
Non abbandono il dolore del vero
so che oltre questo sentire c'è il puro
mistico e sacro pensiero e l'amaro
di questa vita diventa respiro.
Anonimo
10 Aprile 2013 @ 18:01
@Anonimo 10aprile 15.17
capisco cosa intendi. Franceschetti probabilmente conosce poco Freud altrimenti non scriverebbe svarioni così evidenti. Gli rimprovera di non aver "sintetizzato" proprio le cose di cui Freud, a ben vedere, fu uno dei primi a parlare!
Anonimo, C'est la vie! Non possiamo pretendere la perfezione e l'onniscienza, e sopratutto così a buon mercato. Ma in fin dei conti, va bene così. L'importante è che non ci sia dietro volontarietà o mala fede, ma al massimo poca conoscenza degli argomenti…o conflitti interiori irrisolti.
Maialino genuino
Anonimo
10 Aprile 2013 @ 18:30
@Beppe Bologna
Grazie mille per i riferimenti e i vari post, letto tutto e mi sono accorto di quanto stia diventando sempre piu' sottile l'inganno, o forse, di quanto mi sto sempre piu' rincoglionendo.
Non ero al corrente della persecuzione riguardo all'argomento oppt, nei confronti di Paolo e Stefania per cui chiedo scusa se ho ripetuto cose gia' dette.
Alla prossima
Anna
10 Aprile 2013 @ 19:15
La psicosi maniaco-depressiva della depressione ha solo il nome, visto che nella depressione vera e propria non c'è alternanza ossessiva di stati d'animo e umore, passaggi da euforia esagerata ed estrema angoscia, mentre nella suddetta psicosi si. Quindi Atomo, veda di non confondere la patologia mentale che lei cita prendendo nozioni da vecchi manuali psichiatrici obsoleti e dannosi, con la depressione malattia spirituale che nessuno finora ha mai curato con i farmaci, si fidi, ulteriore dimostrazione di come la depressione non abbia nulla a che fare con squilibri ormonali ed emisferi cerebrali.
A proposito, lo sapeva che anche l'alcolismo è una malattia dello spirito che finisce per colpire la psiche e il corpo? Scommetto di no.
@Tony
Tutto quello che viviamo in ogni incarnazione, tutte le azioni che compiamo, incluso il suicidio, lasciano una "tacca" nell'anima, una sorta di ferita o come vuoi definirla. L'anima è libera nella misura in cui riesce, dopo aver lasciato il corpo, a rivisitare le sue ultime incarnazioni e le lezioni che ne ha tratto riuscendo a superare ostacoli e a non fare sempre gli stessi "errori" nelle prossime incarnazioni.
Qualunque sia il modo in cui il corpo fisico muore, l'anima non viene giudicata come piace tanto pensare ai fondamentalisti religiosi, ma viene lasciata tranquilla a rigenerarsi per tutto il tempo che le necessita, e può scegliere di non incarnarsi di nuovo per molto tempo.
Ci sarebbe talmente tanto da dire sull'argomento, ma spero di esserti stata d'aiuto almeno un pò.
Anonimo
10 Aprile 2013 @ 19:33
Grazie per l'articolo.
Ho iniziato da poco un percorso con una psicologa, ma a quanto pare non sarà sufficiente.
Dovrei affiancare anche un percorso spirituale, che però onestamente non saprei come e da che parte iniziare.
Grazie comunque, mi sento meno solo
Anonimo
11 Aprile 2013 @ 1:18
@Maialino Genuino
hai colto con intelligenza il punto!
Il volere a tutti i costi urlare "al complotto" e' dannoso per chi viene tacciato di ingannare deliberatamente il prossimo, ma e' anche dannoso per il complottista stesso.
Nei fatti, il considerare il "bicchiere mezzo vuoto" o "vuoto del tutto" quando non ne si conosce il contenuto e' indice di quel pessimismo che sfocia inevitabilmente in depressione. Il problema non e' non conoscere il contenuto del bicchiere, ma e' il dichiararlo "vuoto" a prescindere o -peggio ancora- pieno di veleno. Aizzare al complottismo cieco non puo' far altro che aumentare l'incidenza di persone che soffrono di depressione tra i complottisti, che peraltro e' altissima.
Anonimo
11 Aprile 2013 @ 6:54
http://www.youtube.com/watch?v=SadVFEnnKF8&feature=player_embedded
Anonimo
11 Aprile 2013 @ 7:21
@ Anna
Ti ringrazio di cuore. Tony.
Paolo P.
11 Aprile 2013 @ 8:58
Paolo Franceschetti potresti suggerire qualche testo per iniziare a interessarsi ad una visione più spirituale della vita, un piccolo percorso di 3-5 testi di Yogananda, etc?
Grazie mille, ottimo articolo che ho già fatto girare su Facebook.
Paolo P.
Isa Proisa
11 Aprile 2013 @ 13:54
Questo è l'Articolo. Finalmente trovo scritto nero su bianco ciò che ho sempre pensato,e che solo in pochi (depressi come me) comprendono.
E' bello avere delle conferme positive, mi da speranza.
Isa
Anonimo
12 Aprile 2013 @ 3:02
Intanto Paolo ti ringrazio immensamente per la tua risposta.
Volevo solo chiederti una precisazione: il mantra è possibile recitarlo mentalmente o andrebbe fatto ad alta voce?
Ti ringrazio,
lucas18
Anonimo
12 Aprile 2013 @ 7:04
@Anna
Crede veramente che né il cervello né gli ormoni siano coinvolti? E la depressione post-menopausa dove la mettiamo? E quelle post-cure ormonali, pillola ecc.?
Spiritualità: recitare un mantra, una preghiera senza sosta (filocalia) un ho’ponopono significa essere più spirituali? E che dire dei videogiochi? Sono spirituali? Eppure funzionano, aiutano. Sia gli uni che gli altri. Non le sembra che tutte queste attività ripetitive non siano un po’ maniacali? Non è forse per questo che aiutano ad uscire dall’apatia della depressione caricando il piatto della bilancia della MANIA fino a portare entrambi i piatti in pareggio? Certo, sono tutte occupazioni, attività, che non richiedono sforzo e forse per questo i depressi se ne sentono attratti perché chi è veramente depresso non è in grado di fare molti sforzi.
Atomo
Anonimo
12 Aprile 2013 @ 12:28
…[e forse per questo i depressi se ne sentono attratti perché chi è veramente depresso non è in grado di fare molti sforzi.]…
Forse non è una questione di essere in grado, quanto di sentire se ne vale la pena.
Paolo Franceschetti
12 Aprile 2013 @ 21:25
Ma
Paolo Franceschetti
12 Aprile 2013 @ 21:26
Franco, penso che le persone che dici tu non possano certamente risolvere tutti i problemi o avere le chiavi per risolverli, ma possono essere un aiuto.
Paolo Franceschetti
12 Aprile 2013 @ 21:27
Libri di spiritualità che io consglirei sono conversazioni con dio, il libro in tre volumi
poi yogananda, autobiografia di uno yogi
Paolo Franceschetti
13 Aprile 2013 @ 8:35
lucas il mantra dovresti recitarlo vocalmente.
Democrito
14 Aprile 2013 @ 11:22
Depressione è un termine generico rubato alla geografia. Come tutti i termini generici vuol dire tutto e niente allo stesso tempo.
Diciamo che è di moda sentirsi depressi e parlarne da grandi esperti, senza sapere bene di cosa si stia parlando, ovviamente universalizzando il proprio caso.
La cosa più scontata, da parte di tutti i commentatori, è che la depressione sia legata alla spiritualità, anche qui non spiegando bene cosa si intende per spiritualità. In compenso il fronte è diviso in 2. C’è chi, come l’articolista, pensa che la depressione sia una conseguenza di un atteggiamento interiore molto consapevole e spirituale, chi invece la snobba e pensa che sia la mancanza di consapevolezza e di spiritualità a condurci in lande oscure della nostra psiche.
Invece tutti d’accordo sulla condanna verso il medico e lo psicologo. Naturalmente non vi sono ne medici ne psicologi tra i commentatori.
Dal canto mio, non credo affatto che la depressione sia in relazione con la spiritualità, intendendo per spiritualità quello che di solito si intende, cioè avere delle convinzioni e delle idee di tipo metafisico e credere nell’immortalità dell’anima, nella vita dopo la morte, in un Dio creatore ed altre amenità del genere.
C’è anche chi, come Anna, pensa che la depressione sia una specie di malattia dello spirito, non curabile quindi con farmaci o con sedute psicoterapiche, ma solo con scelte di cambiamento nelle scelte di vita. Sarei in gran parte d’accordo, mantenendo una forte riserva sui farmaci, che invece spesso aiutano il malato a non morire e senza i quali, a volte, non si potrebbero nemmeno iniziare a concepire dei cambiamenti, ma subito dopo lei aggiunge:
****Il voler morire del depresso è un segno di risveglio cari miei, imparagonabile all'ottuso, ignorante e insulso "amore" per la vita che pensiamo tutti di avere solo perchè siamo schiavi della mente e delle convenzioni socio-psicologiche che ci vengono scodellate da un nanosecondo dopo la venuta al mondo!
L'amore VERO per l'esistenza nel suo totale si può costruire solo dopo un percorso SERIO di introspezione non scevro da dolore, solitudine e tutto ciò che fa parte appunto della depressione****
Ma insomma, i cosiddetti percorsi spirituali ti tolgono la depressione, o te la fanno venire?
(cont)
Democrito
14 Aprile 2013 @ 11:22
Dobbiamo prendere seriamente in considerazione il nostro punto di partenza, detto per inciso che è diverso per ognuno di noi, e da li procedere. Cosa vogliamo davvero? Certo il depresso ci direbbe che non vuole nulla e che questo è il suo problema, ma già in questa affermazione esprimerebbe una volontà, cioè vorrebbe desiderare qualcosa, avere la capacità di credere in qualcosa, qualunque cosa che gli dia una motivazione all’esistenza. L’amore per la vita è dunque implicito in chiunque e chi lo nega sta semplicemente mentendo a se stesso per calcolo ideologico. Siamo talmente stravaganti da negare ciò che è ovvio persino a chi si suicida. Non ha importanza alcuna la motivazione formale del suicidio, ma dietro ogni suicidio vi è la speranza e l’amore per la propria vita. Ci si trova in un vicolo cieco e si tenta un atto estremo per uscire da quella situazione. Se non ci fosse amore per la vita non ce ne fregherebbe niente di essere in un vicolo cieco.
Vi do un consiglio spassionato, spero mi perdonate la presunzione. Se siete depressi fatevi aiutare. Lo Psicologo, il Prete, il Guru, vanno benissimo,quello che aiuta è l’interazione, non la persona o l’ideologia.
Da ragazzo ebbi uno scambio con una ragazza di Londra. Era inglese, nata e cresciuta a Londra, ma da genitori yemeniti.
Un giorno lei mi guardò e mi disse: sai qual è la principale differenza tra l’Occidente e lo Yemen? È che nello Yemen non ci sono i depressi. Le grandi famiglie arabe, allargate ai parenti più stretti in modo da formare un vero e proprio clan familiare di 50 e più persone che vivono insieme, stimolano talmente l’interazione tra le persone da debellare totalmente qualunque tipo di malattia e disagio mentale. Nel mondo arabo tradizionale, aggiunse, non esiste nessuno che esercii la professione di psichiatra o di psicologo. Mi pare di ricordare che fosse una studentessa della facoltà di psicologia di Londra.
PS.
Grazie Atomo per la sentita e sincera testimonianza.
Giorgio Andretta
15 Aprile 2013 @ 10:21
Quando e dove ha letto che:"Invece tutti d’accordo sulla condanna verso il medico e lo psicologo.", sono sue parole egr. Democrito, ma io non le ho mai pronunciate e scritte.
Giorgio Andretta
15 Aprile 2013 @ 10:33
Condivido l'osservazione della sua amica yemenita, egr. Democrito.
Non sono uso spiare dal buco della serratura quindi non so cosa combinino in camera da letto dei genitori etero sessuali, alla luce del molto tempo che vi trascorrono, ma sono convinto che in una famiglia come descritta dalla sua amica, i figli di dette coppie che io conosco come omosessuali, certamente sarebbero stati seguiti e accettati per quello che veramente sono.
Ad majora.
Anonimo
15 Aprile 2013 @ 15:33
Amen!
BEPPE-BOLOGNA
15 Aprile 2013 @ 23:42
Gian te ne dico 2:
1)Io ho detto che sono dei Serial Killers gli accoliti delle BIG/PH-ARMA.
2)Che poco poco gli Yemeniti discendono dai BONOBO?.
GRAZIE & CIAO.
Democrito
16 Aprile 2013 @ 7:17
Andretta non fare il furbetto. Tu ti sei espresso varie volte, in passato, nei confronti della psichiatria, fino a dichiararla crimine contro l’umanità.
Se hai cambiato idea dovresti prima rendercelo noto e poi, eventualmente, esternare le tue rimostranze.
Beppe, la tua è un’ affermazione impossibile. La società bonobo è fondamentalmente una società matriarcale, mentre la società araba è radicalmente e convintamene patriarcale.
Piuttosto, voi di Bologna da che scimmia discendete?
BEPPE-BOLOGNA
16 Aprile 2013 @ 9:58
DEMO,ha Bologna non discendiamo dalle scimmie ma dalle torri degli Asinelli,a te la soluzione zoologica.
Gli animali sono sempre un passo, avanti ha NOI.
"La cucaracha, la cucaracha
Ya no puede caminar
Porque no tiene, porque le falta
Marihuana que fumar."
http://youtu.be/u0nQMgaJibc
GRAZIE & CIAO.
Anna
16 Aprile 2013 @ 13:21
@ Democrito
Non hai mai sofferto di depressione, non hai idea di cosa sia e questo è quanto.
Giorgio Andretta
16 Aprile 2013 @ 17:32
Se accetto la versione del sig.pietro villari, egr.BB, tutti discendono dai bonobo tranne il sottoscritto, se non altro perché sono stato l'unico a contestarlo; il resto è tutto esilarante, particolarmente la cucaracha, ma quella delle torri degli asinelli è insuperabile.
Complimenti!
Giorgio Andretta
16 Aprile 2013 @ 17:35
Non mi attribuisca paternità che non ho, egr.Democrito, ed invece di interpretare il qualunquista d'opportunità mi indichi le citazioni che avrei partorito.
In attesa la ossequio.
Anonimo
18 Aprile 2013 @ 11:04
Volevo anche io fare qualche domanda sul Daimoku. Premetto che ho già iniziato a recitarlo. Ho letto che bisognerebbe stare ad occhi aperti con le mani giunte, è corretto?
Poi consigli un'ora al giorno, ma dev'essere continua o può anche essere in diversi momenti della giornata?
Grazie!
Obiwan
lalla
18 Aprile 2013 @ 15:44
http://www.youtube.com/watch?v=WvabsJz4O40
R.D. Laing & D. Rosenhan attacco all'autorità medica e psichiatrica
BEPPE-BOLOGNA
19 Aprile 2013 @ 14:12
Grazie LaLLa, video che non fa una piega, emblematico il PC che fa diagnosi,da non credere,quanto un PC di regola no da giudizi,ma sai con questionari artefatti si fa miracoli,"Gli psichiatri si trovavano davanti persone che chiedevano di renderli NORMALI" ASSURDO.
E tutto ciò si può vedere in altre campi della nostra vita;il danaro con le banche, la nostra spiritualità con le religioni,il bene comune con la politica ECC….
la necessità dell’esistenza delle classi sacerdotali che traggono potere dalla loro opera di mediazione tra l’individuo e la fonte della vita.
In realtà non c’è alternativa, non possiamo che accettare la responsabilità di sapere chi siamo veramente. Siamo arrivati ormai al punto di rottura.
GRAZIE & CIAO.
Unknown
22 Aprile 2013 @ 15:36
Caro Paolo:
naturalmente come "addetto a lavori" sono d'accordo sul sodo del tuo discorso e non potrebbe essere altrimenti,essendo io un profondo estimatore di "Filosofia della Libertà" di Rudolf Steiner e quindi una di quelle persone che intendono lo spirituale nei termini più concreti di libertà e creatività dell'Io e tutto quello che consegue lungo una Via del Pensiero Vivente.
Tuttavia, personalmente,dissento nell'intravedere in Jung una qualche vera spiritualità: per questo non ritengo che la sua opera sia stata "tradita" o negata dai suoi continuatori: anzi credo che Ernst Bernhard fosse molto più "spirituale" di Jung e proprio perché non era, come il suo maestro, fuorviato da una equazione personale occultistico-medianica! Non c'è alcuna traccia di esoterismo in Jung che cerca con l'erudizione dei sensi di andare velleitariamente oltre i sensi ma in realtà cadendo nell'infrasensibile del suo inconscio collettivo! I suoi studi filologicamente eruditi sull'alchimia sono un suo "hobby" che non porta a niente come le sue risibilissime ricerche sull'astrologia sono il più positivistico approccio a questa disciplina del Logos che purtroppo viene perfino spacciata come sua validazione, data l'autorevolezza del poersonaggio.
Personalmente ritengo lo junghismo sia molto più fuorviante del freudismo perché spaccia per spiritualistico un approccio discorsivo e positivistico allo spirituale senza rendersi conto di farlo da un livello psicofisico totalmente impotente se non a generare una retorica dello spirito sostanzialmente antispirituale.
Lorenzo
12 Febbraio 2015 @ 12:06
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