Di Gianfranco Carpeoro
AVVERTENZA! :: questo stralcio su uno scritto di Carpeoro richiede un po’ di tempo per essere letto e … purtroppo sarebbe utile soprattutto a chi “non ha molto tempo” …
Il rapporto tra la velocità e il tempo è cambiato solo negli ultimi quattro secoli: alla velocità è stato assimilato un significato di efficacia, di efficienza, mentre alla lentezza viene attribuito un coefficiente simbolico di ritardo e inefficienza.
Una persona che ha dei problemi la chiamiamo “ritardata”: tendiamo a considerare poco efficiente chi, magari, una cosa la capisce dopo – chi risponde dopo, chi reagisce dopo. E’ un ritardo, che per noi oggi è automaticamente un’inefficienza, un’inabilità.
Quante volte usiamo l’espressione “perdere tempo”? I latini dicevano “festina lente”, cioè“affrettati lentamente”. Per circa due secoli è stato il motto di case nobiliari nonché del veneziano Aldo Manuzio, il primo editore del mondo. Già nella favola di Fedro, la tartaruga batte la lepre. Il “festina lente” lo ritroviamo nei testi più misteriosi, all’origine del rosacrocianesimo, e in Giordano Bruno, nel famoso dialogo de “La cena delle ceneri”. Manzoni, nei “Promessi sposi”, lo cambia in “adelante, cum judicio”: veloce, ma con prudenza.
La velocità percepita come virtù è un’acquisizione molto recente. Attribuire alla velocità un valore positivo e alla lentezza un valore negativo può non essere una cosa utile, in senso assoluto: chi ha detto che il boia che dice “domani” è peggio del boia che dice “subito”?
Nel film “Non ci resta che piangere”, con Benigni e Troisi, Leonardo è un ritardato. Leonardo era lento, molte commissioni gli sono state tolte perché non finiva in tempo i lavori: per fare le cose si prendeva i suoi tempi. Era lento, ma questo non gli ha impedito di scrivere 13.000 pagine di studi. Impegnava il tempo secondo i suoi principi. Il tempo è un bene collettivo, ma anche individuale. Il tempo è denaro, si dice, ma non è vero: il tempo non è denaro.
Il denaro è fungibile, il tempo no: se ti rubo 100 euro potrai sempre recuperarli, ma se ti rubo un’ora non te la ridarà nessuno. E questo è fondamentale per capire qual è la chiave di volta a cui siamo arrivati, nel nostro sviluppo evolutivo. Il sistema, l’intero sistema di potere mondiale, è fondato sulla sottrazione del nostro tempo.
Il tempo ci dev’essere sottratto, ci dev’essere tolto: perché, in quanto moneta infungibile, diventa la vera risorsa del sistema di potere. Quindi la vera risorsa non sono i nostri soldi, ma il nostro tempo.
La sottrazione del nostro tempo è mirata a trasformare l’uomo in consumatore: l’essere umano pensante deve essere trasformato in consumatore. Meno si pensa, e più si consuma. Il miglior consumatore è quello non pensante. Quindi, sottraendovi il tempo, voi non pensate. In tempi andati, fino a 70-80 anni fa, la gente teneva dei diari. Quella di racchiudere delle cose in un racconto è un’esigenza naturale dell’uomo, una narrazione destinata anche a se stessi. E quella stessa narrazione era un modo anche per pensare – perché non è che si pensa in compagnia, si pensa da soli. Il pensiero, l’introspezione, è individuale. Si può pregare in compagnia, ma non pensare. Il pensiero è veramente la radice della nostra essenza. Se un grande filosofo come Cartesio ha scritto “cogito ergo sum” (penso, dunque sono) ci sarà pure un motivo, no?
E quindi il sistema ci deve togliere il tempo per non farci pensare. Ma dato che noi abbiamo l’esigenza del racconto, ci dà Facebook – che è un modo di sottrarre il tempo, evitando però di pensare: chi è che si va a riguardare le scemate che ha scritto in precedenza?
Facebook non è un libro, un quaderno. E poi a un certo punto ti impedisce di andare indietro. E’ l’ennesimo sistema costruito ai fini del grande progetto: la sottrazione del tempo. Noi non pensiamo, perché il tempo ci viene sottratto. E siccome non pensiamo, non partecipiamo.
Chi di noi partecipa al sistema politico? Chi di noi si iscrive al partito che ha votato, andando a rompere i coglioni ai congressi e facendo causa per averli, i congressi? Certo,nessuno nega che anche Facebook abbia anche i suoi aspetti positivi, la capacità di veicolare idee. Del resto, nessuna cosa è mai interamente negativa. In una rivisitazione del “Dottor Jekyll”, Mister Hide deve fare un’azione malvagia, pesca un pesciolino dalla boccia e dice “adesso lo do al gatto”, ma poi ci ripensa: “No, così il gatto gode”. Avrebbero mai dato uno Stato a Israele senza i 6 milioni di ebrei sterminati da Hitler?
Resta però il fatto che, se facciamo la somma del tempo sottratto, a tutti quanti, scopriamo che tutti gli espedienti sono indirizzati alla sottrazione del tempo. La sottrazione del tempo opera attraverso un concetto che si chiama “astrazione del gesto”: è il modo in cui si sono fondate tutte le operazioni di business criminale dell’umanità.
Se ti convinco, una tantum, a fumarti un sigaro particolare, tu non diventi un fumatore. E non sei un fumatore se ti fumi quattro sigari all’anno, nelle ricorrenze. Quand’è che diventi un fumatore? Quando io ti fabbrico l’oggetto astratto – l’astrazione di un piacere – che è la sigaretta: te la fumi, senza più neppure accorgerti che stai fumando. Devi arrivare al gesto per cui tu compri senza pensare a quello che stai comprando. Mangi, senza sapere che stai mangiando. Devono toglierti quello che c’è dietro alle cose, ai gesti – mangiare, fumare. Non necessariamente sarebbero morte di cancro migliaia di persone. Una volta il tabacco non lo si fumava, lo si annusava. Nessuno sarebbe morto di cancro, ma non sarebbe neanche nata la Philip Morris.
Le cose devono funzionare in quel modo: la sottrazione del tempo significa astrazione del contenuto dei gesti, e quindi eliminazione della scelta. Non facciamo più le cose per scelta, ma perché le abbiamo fatte ieri e quindi le rifaremo domani. E’ stato costruito uno schema per cui la quantità dei nostri gesti automatici è oggi infinamente superiore a quella dell’uomo di 400 anni fa. Oggi, i nostri gesti automatici sono il 90% della giornata. L’uomo del ‘400 non ti diceva “ok, lo faccio subito”, ma “lo faccio dopo”: era la difesa del principio in base al quale lui sceglieva come destinare il proprio tempo. Su questo presupposto, il vero atto rivoluzionario è riappropriarsi del tempo. Ognuno di noi lo può fare. E’ semplice, ed è alla base di tutto: adottare un certo tipo di alimentazione, costruire un vissuto diverso. Alla base di tutto ci dev’essere la riappropriazione del tempo. E’ vero che lavoriamo 8 ore, ma poi tendiamo a perdere anche le altre. Il tempo non è perso se ho visto una cosa che non mi è piaciuta, se ho scelto di vederla, perché anche quella è un’esperienza. Il tempo è perso se sono a una conferenza noiosa e non l’ho deciso io, di andarci. E il tempo perso non è restituibile.
Anche all’interno dello schema della società odierna, noi potremmo riappropriarci di una serie di cose. Rispetto ai concetti più complicati di consapevolezza e rivoluzione personale, questa è una cosa più semplice da spiegare, da far capire. Se a un certo punto ognuno di noi, nel suo piccolo, fa questa operazione su se stesso e la stimola nelle persone che gli sono vicine, scopre che questo è l’unico modo – vero – per recuperare energie per poi rifare progetti e rimettersi in moto. Dalla fine del ‘900 stiamo vivendo nel picco più basso, a livello di consapevolezza. E’ il più alto tecnologicamente, ma non ci serve a nulla. Perché la tecnologia è stata sviluppata? Per fotterci il tempo. Esce il telefonino nuovo e te lo devi comprare, esce il computer nuovo che ti fa risparmiare del tempo, ma quel tempo lo perdi lavorando come un matto per trovare i soldi necessari a quegli acquisti. Quando dirigevo “Pc Magazine” scrissi un editoriale nel quale dicevo: non comprate l’ultimo modello, perché vi fa risparmiare un’ora di lavoro ma ve ne fa perdere dieci per pagarlo. Il direttore italiano di Cisco ci tolse la pubblicità e inviò una lettera di fuoco, di tre pagine. Risposi con due parole: “Sopravviveremo entrambi”.
Tutto è costruito per fotterci il tempo.
La macchina da 50 milioni di euro, che può essere il sogno della mia vita, convive col divieto di superare i 130 chilometri orari. Che me ne faccio, allora, di una Ferrari? Eppure la gente continua a comprare le Ferrari: l’automatismo è formidabile, è un sistema micidiale.
A chi non piacerebbe una bella casa, con parco e piscina? Ho un amico industriale che ne ha una così, vicino a Milano, ma è stata costruita su una vena radioattiva che risale all’evento di Chernobyl.
Un umanista come Leon Battista Alberti per prima cosa domanda: dove la fate, la casa? Chi si pone mai il problema del “dove”, dell’orientamento fatto in modo serio?
Il Feng Shui dell’80% degli architetti italiani è una truffa, ma il vero Feng Shui si fonda sullo stesso principio del Padre Nostro, “così in cielo così in terra”, in alto come in basso.
Ci sono energie che vengono da sopra e energie che vengono da sotto. Quelle che vengono da sotto vennero studiate a tutti i livelli: da egizi, persiani, alchimisti. E si chiama tellurismo. Ora, studiare la ragnatela del tellurismo, la ragnatela geo-magnetica, non è semplice. Se uno la conoscesse davvero, potrebbe prevenire i terremoti.
Io ho un caro amico, Giampaolo Giuliani, che i terremoti li prevede. Ci ha sempre azzeccato, perché rileva il radon, cioè l’espressione del tellurismo: è il gas che circola e viene liberato quando le vene, i canali in cui viaggia si rompono, e quindi sale.
Io ho un caro amico, Giampaolo Giuliani, che i terremoti li prevede. Ci ha sempre azzeccato, perché rileva il radon, cioè l’espressione del tellurismo: è il gas che circola e viene liberato quando le vene, i canali in cui viaggia si rompono, e quindi sale.
Ma non c’è pericolo che gli architetti “chic” ne sappiano qualcosa, di tellurismo: anche a loro hanno tolto il tempo. Le forze che vengono dall’alto, invece, sono alla base del simbolismo astrologico, il cui significato non è quello divinatorio, di stabilire i caratteri dei segni. Il simbolismo astrologico nasce come ancestrale collocazione in un ordine, da parte degli antichi, delle energie che provengono dalle stelle.
Il testo base della difesa dell’astrologia l’ha scritto Firmico Materno, è un romano del 100 dopo Cristo. La prima cosa che scrive è che l’astrologia non serve per divinare. Tralasciando i fabbricanti di oroscopi, se invece studiamo come questa simbologia ha cercato di raffigurare i potenziali energetici delle varie costellazioni, non dico che possa essere una cosa esatta, ma è una cosa storica, mentre l’astrologia di oggi è come il Reiki, che non è una disciplina tradizionale e nasce per fottere soldi alla gente, su invenzione di un americano del secolo scorso.
Le discipline tradizionali non necessariamente sono esatte, ma hanno una storia. Trovate molte differenze tra il rosario cristiano e il mantra degli indiani? La scansione dei tempi comporta un esercizio di respirazione. E’ la “novena della Vergine” o qualcos’altro?
Certo che è qualcos’altro: l’hanno teorizzato i benedettini, si chiama Esicasmo ed è lo Yoga dei cristiani.
E’ uguale: serve a regolare la respirazione per raggiungere un determinato stato di meditazione, solo che i preti si guardano bene dallo spiegare una cosa del genere.
C’è nel Cristianesimo qualcosa che andrebbe approfondito, ma non te lo dicono, perché per loro non è questo il business.
Idem per la massoneria: la dottrina massonica non è un business, mentre l’organizzazione massonica lo è. Se voglio fare il business mi interessa l’organizzazione, non la teoria. Poi, certo, mi serve qualcosa di appiccicaticcio per convincere la gente che è una cosa seria – ma come fumo negli occhi, non come materia da approfondire.
Il problema è che la sottrazione del tempo è innanzitutto è un’operazione di consapevolezza individuale: ci ha reso aggressivi e vendicativi. Noi abbiamo un altissimo coefficiente di aggressività, vendicatività e incapacità di subire un torto.
Alla fine, subire un piccolo torto non è la fine del mondo: se uno ti passa davanti nella coda, e tu non hai fretta, che te ne importa? Noi litighiamo anche quando non abbiamo fretta: perché? Perché la sottrazione del tempo ci ha reso ipersensibili anche in questo senso. Siamo convinti che non dobbiamo essere fregati. E non capiamo che, in una vita sociale, un poco dobbiamo essere fottuti tutti quanti. Siamo esseri sociali, dopotutto. E allora è molto meglio stabilire un limite entro il quale sopportare, e reagire solo quando quel limite è oltrepassato. Invece, la maggior parte di noi reagisce sempre. Succede quando ti tolgono il tempo, quando non hai più il tempo di pensare a quello che stai facendo, il tempo di contare fino a dieci.
Se tu potessi contare fino a dieci, se fossi abituato a prenderti il tempo, non t’incazzeresti. Ma siccome non sei più abituato a prenderti il tempo, t’incazzi. Questo è il meccanismo. I primi che si fottono il tempo da soli siamo noi. Se al posto di Facebook avessimo un diario serio, lo scopriremmo che ci fottiamo il tempo. Il problema vero, centrale, è che rispetto a tutte le scelte – alimentazione, qualità della vita, piccole rivoluzioni personali – la prima cosa che dobbiamo fare è riprenderci il tempo. L’alta velocità? Assurda. Cos’era il senso del viaggio, 500 anni fa? Se Marco Polo fosse potuto andare da Venezia in Cina in aereo, avrebbe mai scritto il “Milione”? Il senso del viaggio qual è? Chi si organizza le vacanze lo fa, il ragionamento sul senso del viaggio? No, certo, perché gli hanno fottuto il tempo. La sottrazione del tempo coinvolge ogni aspetto della vita. “L’ozio e il negozio” dei latini si colloca perfettamente in questo quadro: tutte le cose in cui bisognava pensare erano delegate all’“otium”, non al “negotium”. Seneca dice che, se non fai un buon “otium”, ti va male il “negotium”: se non pensi le cose giuste, mentre fai l’“otium” con calma, poi nel “negotium” ti prendi le mazzate.
In realtà c’è questo respiro, tra le cose che devi fare entro certi schemi e le cose che devi fare fuori dagli schemi. Se tu questo equilibrio lo alteri, e fai tutto dentro gli schemi, la tua creatività è morta. Le nostre energie sociali, la capacità di avere progetti, di scoprire cose, di scoprire nuovi modi di vivere, sono zero. Diventiamo degli ottimi consumatori: alla Coop, all’Esselunga. Da anni, altri ci fanno fare quello che vogliono loro, e noi non ce ne preoccupiamo.
Anche Sant’Agostino diceva “fa’ quel che vuoi”. La gente lo fraintendeva, e pensava che fosse epicureo. Poi nella “Città di Dio” l’ha spiegato: “fa’ quello che vuoi” significa che devi fare quel che vuoi veramente, non quello che ti spingono a fare. “Fa’ quel che vuoi” non significa andare a cercare tutti i piaceri del mondo, perché potresti scoprire che non è quel che vuoi, se ci pensi bene.
Era anche quello che diceva Epicuro: «La felicità è semplice, basta inseguire il piacere; però è quasi impossibile, perché bisogna capire qual è il piacere».
Anonimo
14 Maggio 2015 @ 9:32
Scusa l'off topic, poi mi leggo anche l'articolo, ma ricorrono i venti anni dalla morte di Mia Martini.
E' stata uccisa anche lei, vuoi la prova? Questo è l'articolo del corriere due giorni dopo la sua morte. Adesso non mettono più le rose rosse nei necrologi, si è sparsa la voce (l'ultimo chiaro riferimento alla rosa rossa nell'articolo sulla morte di Seymour Hoffman che fece repubblica il giorno dopo).
ecco l'articolo:
DAL NOSTRO INVIATO CARDANO AL CAMPO (Varese) . "Stava sul letto, con la cuffia del walkman sulla testa. Era in tuta, senza scarpe. Ascoltava la musica, aveva il volto sereno. Non parlate di suicidio o di droga, per carita' . Quella roba lei non la usava. Era felice. Dovevamo partire oggi per un concerto vicino a Salerno". L' ha trovato lui, Antonio Palladi, il corpo esanime di Mia Martini nella sua casa di Cardano al Campo, vicino all' aeroporto di Malpensa: "Sono il suo road manager, ero passato a prenderla. Venerdi' mi ha telefonato. L' ho richiamata, ma non rispondeva. Sabato le ho lasciato diversi messaggi sulla segreteria. Nulla. Stamattina alle undici sono venuto qui. Ho suonato quel citofono come un pazzo. Poi ho cominciato a urlare dalla strada. Solo allora ho avuto paura. Ho chiamato i carabinieri, siamo entrati dalla finestra. Lei era la' , con il braccio penzoloni verso il telefono. Credo sia stato un infarto". E morta sola, Domenica Berte' , in questa casa anonima: una villetta a due piani con le tapparelle di plastica piu' triste delle sue canzoni. Aveva preso in affitto l' appartamento del secondo piano due mesi fa per stare vicino al padre che vive a Cavaria, a pochi chilometri da qui. La sua auto, una Citroen XM targata Milano, e' parcheggiata sul marciapiede di fronte. Sul parabrezza una donna ha appoggiato una rosa rossa. Oltre l' auto, dietro il nastro bicolore teso dagli agenti, c' e' tutto il paese. Ammutolito. Un silenzio rotto da un applauso senza fine quando, alle quattro in punto, dalla villetta di via Liguria 2 escono gli uomini delle pompe funebri con la bara bianca sulle spalle. Dietro di loro il padre di Domenica e di Loredana Berte' , Giuseppe, accompagnato dalla seconda moglie, Virginia Milani. Si infilano in auto e seguono il carro funebre fino alla camera mortuaria dell' ospedale di Busto Arsizio. Dall' obitorio il signor Giuseppe, ex preside del liceo classico di Busto, esce mezz' ora dopo. Non sfugge ai fotografi. Fissa le telecamere e dice: "Giovedi' sera era a cena da noi. Credo sia morta venerdi' . Nulla fa pensare al suicidio, sul corpo non aveva buchi, ne' segni sospetti. Era serena, mia figlia. Finalmente aveva preso la strada giusta. Aveva deciso di vivere vicino a noi. E stato lo stress, il suo cuore non ha retto. No, non era malata, stava benissimo. Era solo stanca". Stanca di vivere? O solo del lavoro? "Morte naturale . dice il magistrato Luca Villa ., ne riparliamo martedi' , dopo l' autopsia". Il funerale si svolgera' giovedi' mattina, nella chiesa di San Giuseppe, a Busto. Il portone dell' obitorio si riapre per una ragazzina con i capelli rossi che ha sulla spalla un porta abiti griffato "Giorgio Armani". Dentro c' e' un tailleur nero. "Era il suo vestito preferito", dice la giovane amica di famiglia. Cosi' esce di scena Mia Martini. Un tailleur nero, la rosa rossa di un' ammiratrice e quell' ultimo applauso di un paesino del Varesotto, una platea troppo piccola per una delle migliori voci italiane.
Cavadini Federica
Pagina 13
(15 maggio 1995) – Corriere della Sera
P.S. poi è venuto fuori che la morte è ufficialmente overdose di Cocaina, anche se lei nemmeno ne faceva uso, come Pantani, del resto).
Adriano
15 Maggio 2015 @ 10:50
Quale sarebbe il movente dell'omicidio?
Monica Falcetta
15 Maggio 2015 @ 9:41
Grazie… Con te ho "guadagnato" del tempo…
Monica
15 Maggio 2015 @ 9:44
Grazie a te oggi ho "guadagnato del tempo"?
Monica
15 Maggio 2015 @ 9:45
Grazie per avermi fatto"guadagnare" del tempo ?
Anonimo
16 Maggio 2015 @ 21:37
@Adriano
per:
– movente
– prova dna
– Luminol
– alibi
– dinamica
citofonare Bruzzone
1°piano int. 8
Anonimo
17 Maggio 2015 @ 10:15
Non vorrei risultare prensuntuosa, ma io tutto questo clamore per questi concetti non lo capisco.
Sarò forse stata fortunata io, ma che il tempo è il nostro bene più prezioso e che bisogna cercare di evitare di farcelo spendere come vogliono altri, e che non bisogna credere ai maghi (e in generale a chi ci vorrebbe far fare ciò che vuole) ma avere atteggiamento critico, me lo son sentito dire diverse volte. A me e mio fratello ce lo spiegavano in maniera molto semplice e naturale i nostri genitori ed i nostri nonni. Ma come se fosse una cosa ovvia, una cosa che per gli adulti è normale e che i ragazzini devono iniziare a capire assieme ad altre cose della vita. Così come diverse volte a scuola ce lo dicevano dei professori, a me ed ai miei compagni.
In realtà penso che questo di esserselo sentito dire è successo a tanti, ma spesso a ciò che abbiamo vicino non si presta attenzione. Si ha bisogno del fascino della fonte distante, sconosciuta ammantata di sapienza. Il banale "nemo profeta in patria".
Anonimo
17 Maggio 2015 @ 12:18
Fai quel che vuoi è il motto del famoso satanista. S. Agostino diceva "AMA E FAI QUEL CHE VUOI". C'é una bella differenza.
Anonimo
17 Maggio 2015 @ 17:51
uno che fuma 3 o 4 sigarette all'anno, è, un fumatore. Sostenere l'opposto è come dire che un uomo sposato che 3 o 4 volte all'anno va con gli uomini è eterosessuale. Un nonfumatore fuma zero sigarette all'anno.
Roberto Martinelli
18 Maggio 2015 @ 14:09
bellissima e azzeccatissima l'immagine di "Momo". Ho letto il libro non molto tempo fa e, pur essendo una favola per bambini, mi è piaciuto molto.
Anna
19 Maggio 2015 @ 9:33
Il tempo, il tempo…qualcosa che quando non si ha si desidera ardentemente, e quando si ha non si sa apprezzare o si sputtana in sciocchezze che non servono ad evolvere.
Pur apprezzando l'articolo di Carpeoro, la penso diversamente da lui, che sembra dimenticare, e invece e' cosa fondamentale, che a questo mondo vivono attualmente 7 miliardi di individui con un livello evolutivo spirituale assai diverso e variegato gli uni dagli altri, e pertanto il discorso tempo cosi' strutturato non significa granche'.
Mi spiego meglio: non tutti lo vogliono, il tempo. La maggioranza della gente AMA non pensare, perche' li mette in difficolta'. Ci sono pensionati che piangono anni per aver smesso di andare a fare gli schiavi sul posto di lavoro, poiche' non sanno che farsene del tempo libero, non ci sono abituati e li fa sentire inutili e fancazzisti.
Il tempo e' un dono prezioso che va dato a chi sa valorizzarlo, non a tutti quindi. Se al mondo vi sono persone che vogliono lavorare fino al giorno della morte, lasciateglielo fare dico io, in questo modo aiuteranno chi il tempo lo utilizza per bearsi di esistere e godersi la vita nel senso piu' pieno, ovvero senza dover lavorare. Il lavoro non nobilita affatto, schiavizza, e' stato inventato per questo, e quando piace fare un'attivita' che rende felici non e' un lavoro ma la felicita' stessa perche' libera da costrizioni.
Sapete qual e' il problema qui? Non avete ancora compreso del tutto, il che e' grave, che il sistema conosce perfettamente l'essere umano e quindi sa sempre come muoversi, ecco perche' ogni cosa vi suona ingiusta ed incomprensibile. Ma se per una volta nella vita faceste come Socrate, che chiedeva all'uomo di conoscere se stesso, in modo serio e disciplinato, capireste che tutto cio' che accade e' perche' siete voi a volerlo e nessun altro, poiche' e' nella vostra natura umana.
Il tempo non si puo' elargire a tutti come fosse un pacco di caramelle. Troppo fa male e fa persino morire.
Anonimo
19 Maggio 2015 @ 11:37
una precisazione
più sopra ho scritto sigarette invece di sigari ma il concetto rimane invariato
Anonimo
25 Maggio 2015 @ 17:00
@ Anna
finalmente il nocciolo del tutto, ma a volte dirlo troppo chiaramente si rischia di essere derisi. Mi sembra che per questo "eretico" pensiero ci siano state molti sparizioni e omicidi in tutte le epoche anteriori a quella attuale. Finisco con la frase "conosci te stesso e conoscerai l'universo": peccato che sia stato bruciato sul rogo in una nota pèiazza di Firenze.
Anonimo
30 Maggio 2015 @ 9:42
Ma chi?? Savonarola??
Paola
30 Dicembre 2015 @ 16:32
Vorrei rispondere ad Anna, la quale afferma che il tempo va dato a chi sa valorizzarlo, che non ha capito niente dell'articolo di Carpeoro.
Proprio usando il suo esempio, e cioe' i "pensionati che piangono anni per aver smesso di andare a fare gli schiavi sul posto di lavoro, poiche' non sanno che farsene del tempo libero…", ebbene si puo' affermare che proprio loro sono le prime vere vittime dell'appropriazione del tempo da parte del Sistema.
Anni di lavoro e poco, o niente, tempo libero, hanno impedito loro di cercarsi un'attivita' che aggiunga piacere alla loro vita, e arrivati alla fatidica pensione…hanno scoperto la morte cerebrale.
Amen.
Anonimo
15 Luglio 2017 @ 19:37
Grazie per la bellissima riflessione che il tuo articolo mi ha spinto a fare