Davide Cervia, ex militare esperto in guerra elettronica, scompare nel nulla da Velletri, in provincia di Roma, il 12 settembre 1990. Da allora la sua famiglia si batte per la ricerca della verità, sostenendo fin dall’inizio che Davide è stato rapito e non si è allontanato volontariamente, come invece sostennero gli inquirenti.
Ora però accade un fatto molto importante: una sentenza del Tribunale di Roma dà ragione alla famiglia Cervia, in particolare per quanto riguarda i depistaggi messi in atto dalla Marina Militare. Infatti qualche giorno fa, il 23 gennaio 2018, il Ministero della Difesa è stato condannato per comportamenti omissivi e reticenti nella ricerca della verità.
Nel 2012 la moglie Marisa e i figli Erika e Daniele avevano citato in giudizio i Ministeri della Difesa e della Giustizia. Il processo civile è iniziato nel maggio 2016 e si è concluso nell’ottobre dello stesso anno, ma ci sono voluti un anno e quattro mesi per arrivare alla sentenza.
Il Ministero della Difesa è stato condannato al pagamento di 1 euro a titolo di risarcimento danni: una cifra simbolica chiesta dalla famiglia Cervia, che aveva rinunciato al risarcimento economico, avendo come unico scopo la ricerca della verità. E proprio il diritto alla verità è stato affermato nel testo della sentenza; diritto violato dal Ministero, che per questo è stato condannato: per non aver fornito informazioni esatte e tempestive ai fini della ricerca di Davide Cervia.
Si tratta di una sentenza molto importante, perché stabilisce ufficialmente ciò che la famiglia e alcuni giornalisti e ricercatori hanno sempre sostenuto in questi 28 anni: che per lungo tempo si sono protratte omissioni e negligenze da parte della Marina Militare, che con il suo comportamento ha ostacolato la ricerca della verità sulla scomparsa di Davide Cervia. Ora questa non è più un’ipotesi, ma è stata accertata e scritta nero su bianco dal giudice Maria Rosaria Covelli.
Infatti, se si approfondisce il caso, si può ben vedere come fin dall’inizio gli inquirenti e le istituzioni hanno messo in atto depistaggi e insabbiamenti, perché quella dell’ex militare non è una scomparsa qualsiasi, ma un vero e proprio sequestro di Stato in cui troviamo la presenza costante degli apparati militari e dei servizi segreti. Un intreccio di interessi e di poteri nazionali e internazionali che per 28 anni hanno occultato la verità. In questo articolo ripercorriamo l’intera vicenda.
Davide Cervia è un perito elettronico che lavora all’Enertecnel Sud di Ariccia, una ditta di componenti elettronici a pochi km da casa sua. Apparentemente ha una vita normale: ha 30 anni, è sposato con Marisa Gentile, è originario di Sanremo, si è trasferito a Velletri dopo il matrimonio, ha due figli di 6 e 4 anni.
È un ex militare: si era arruolato come volontario in Marina dopo la scuola, ma dopo alcuni anni ha lasciato la carriera militare per dedicarsi alla famiglia. Lascia la Marina con il grado di Sergente.
Apparentemente Davide fa la vita di un ex militare come tanti altri, e questo è ciò che pensavano sua moglie e i suoi familiari.
Improvvisamente, il 12 settembre 1990, non fa ritorno dal lavoro nel pomeriggio, e da quel momento non si hanno più notizie di lui.
La stampa e gli inquirenti parlano subito di allontanamento volontario e non vogliono indagare nella direzione del rapimento. Ipotizzano che Davide volesse cambiare vita: voleva lasciare la moglie, i figli, la famiglia, la vita normale che aveva, per andare altrove, probabilmente con un’altra donna. Ma la famiglia e altri conoscenti raccontano dei particolari che fanno ben capire come Davide non volesse affatto lasciare la moglie e i figli, e che invece stava benissimo con loro ed era felice. Ad esempio, Marisa racconta di alcuni lavori che Davide stava facendo a casa nei giorni prima precedenti alla scomparsa. Inoltre c’è la testimonianza del fotografo del loro matrimonio, che racconta che pochi giorni prima del 12 settembre Davide lo aveva contattato per farsi fare una gigantografia di una foto del matrimonio che lo ritrae insieme alla moglie. Comportamenti che non fanno certo pensare a una volontà di allontanamento.
Vi sono invece degli episodi sospetti, avvenuti pochi giorni prima della scomparsa. Un buco nella recinzione dietro la casa, proprio nel punto esatto in cui Davide era solito parcheggiare la sua auto. Un incendio improvviso dell’auto, dovuto a un corto circuito dell’impianto elettrico: Davide ha una reazione esagerata, come se già capisse o temesse qualcosa. Appostamenti di automobili nei pressi del viale che porta all’abitazione dei Cervia. Da una di queste auto scendono due persone, che giustificano la loro presenza dicendo che stanno effettuando un censimento dei vigneti nella zona.
Tutti episodi che, presi singolarmente, potrebbero sembrare irrilevanti; ma che, messi insieme, danno un quadro sospetto, soprattutto dopo la scomparsa di Davide. Infatti la famiglia comincia a mettere insieme tutti questi elementi e a informarne gli inquirenti; i quali, invece, non li prendono in considerazione e continuano a seguire la pista dell’allontanamento volontario.
Per mesi le ricerche non danno alcun risultato, mentre Marisa e la famiglia ricevono continue telefonate mute. Poi spunta un testimone che potrebbe dare una svolta alle indagini: è il vicino di casa Mario Cavagnero, che dichiara di aver visto Davide Cervia mentre veniva caricato a forza su un’auto verde scuro da diverse persone, che dopo averlo picchiato gli hanno messo un fazzoletto sulla bocca. Davide urlava, faceva resistenza, tentava di difendersi; probabilmente aveva visto Mario, e dall’auto lo chiamava come per chiedere aiuto.
Cavagnero è il primo testimone oculare, ma non viene creduto dai carabinieri: dicono che non è attendibile, che non è in grado di intendere e di volere, e che ha problemi di vista.
Il contenuto del suo racconto, però, viene confermato da un altro testimone: un autista dell’Acotral (ora Cotral, l’azienda di trasporto pubblico del Lazio) racconta che due auto, una Golf bianca (la macchina di Davide) e un’altra vettura verde scuro, gli hanno tagliato la strada procedendo ad alta velocità. Anche in questo caso, gli inquirenti non prendono in considerazione la testimonianza, sostenendo che l’autista avesse sbagliato la data.
In seguito, la famiglia Cervia scopre qualcosa di cui non sospettava minimamente: Davide, quando era in Marina, aveva frequentato dei corsi di specializzazione a livelli molti alti ed era diventato un esperto di guerra elettronica. Era in grado di gestire apparecchiature altamente sofisticate che permettono di individuare il bersaglio (un aereo o un altro obiettivo militare) nel momento in cui accende i motori.
Si tratta di Teseo Otomat: un sistema di guerra elettronica che la Marina stava installando sulle navi da guerra. Tale sistema era talmente all’avanguardia che l’Italia l’aveva venduto a molti paesi stranieri. Davide Cervia era stato istruito a utilizzarlo ed era uno dei massimi esperti a livello non solo italiano, ma anche europeo. Questo è il punto cruciale di tutta la vicenda ed è il motivo per cui il suo rapimento è stato occultato e depistato.
Esiste un vincolo di segretezza della NATO: Davide deve mantenere il segreto su queste sue specializzazioni. Si tratta, infatti, di un tema delicatissimo, specialmente all’inizio degli anni ’90: era la vigilia della Guerra del Golfo, che fu appunto la prima guerra combattuta con sistemi elettronici altamente sofisticati. Il sequestro di Davide Cervia, data la sua alta specializzazione, va inserito in questo contesto. Spesso si parla di traffico d’armi, ma non si parla mai di traffico di tecnici specializzati: le potenze straniere comprano le apparecchiature, ma non hanno tecnici abbastanza qualificati per farle funzionare; occorre quindi avere anche dei tecnici specializzati, come era appunto Davide Cervia.
Ma le specializzazioni di Davide erano ignote alla famiglia, fino al momento della sua scomparsa. Nel corso degli anni, la Marina Militare consegnò 5 fogli matricolari diversi. E qui ritorniamo al motivo della condanna del Ministero della Difesa.
I fogli matricolari attestano il curriculum professionale dei militari, perciò era molto importante, nel periodo successivo alla scomparsa di Davide, sapere quali competenze aveva acquisito da militare. Nel primo foglio matricolare, fornito dalla Marina su insistenza della moglie, non solo non compare alcuna specializzazione particolare, ma Davide Cervia è presentato addirittura come un semplice elettricista. In seguito, la Marina fornisce ogni volta dei fogli matricolari diversi e dissonanti: per questo motivo Marisa continua a chiedere notizie, e solo nel 1994, dopo un’occupazione di 9 ore del Ministero della Difesa, ottiene finalmente il foglio matricolare vero, che riporta la qualifica “ETE/GE”. In questo – ma non solo – si possono inquadrare le reticenze e le omissioni del Ministero della Difesa.
Sempre in questo contesto, un ex collega di Davide, specializzato come lui in guerra elettronica, ipotizza che la scomparsa sia da mettere in relazione con le conoscenze sulle armi elettroniche che aveva acquisito. Ma questa testimonianza non viene presa in considerazione dalla magistratura.
La Procura di Velletri non prende in considerazione i testimoni e le prove che vengono portate dalla famiglia Cervia e da alcuni giornalisti. I carabinieri credono, invece, a un testimone assolutamente inattendibile, che conferma la tesi degli inquirenti dell’allontanamento volontario. Inoltre, la Procura convoca Marisa Gentile per la prima volta solo dopo sei mesi dalla scomparsa di Davide.
Nel marzo 1991 viene recapitata una lettera anonima alla redazione della trasmissione tv “Chi l’ha visto?”. Questo permette di ritrovare l’auto di Davide, parcheggiata in via Marsala a Roma, nei pressi della stazione Termini. Gli agenti che entrano nella macchina sono privi di guanti, dunque le eventuali impronte all’interno del veicolo possono essere state alterate: una mossa davvero incredibile, ma che ritroviamo anche in altri casi di cui ci siamo occupati.
All’interno dell’auto, Marisa trova quattro rose rosse ormai secche. Nel verbale della Digos, però, questo elemento non compare, mentre compaiono altri oggetti più piccoli, come un elastico fermacapelli e un bottone. Si tratta invece di un particolare importante, perché conferma la tesi del rapimento: se Davide avesse voluto allontanarsi dalla famiglia, non avrebbe comprato quei fiori come regalo per la moglie. Dunque perché non menzionare le rose nel verbale? Perché, appunto, smentirebbero la tesi dell’allontanamento volontario, sostenuta invece alacremente dagli inquirenti e dalla stampa (soprattutto locale) dell’epoca.
Inoltre, chi legge questo sito e ha seguito le nostre ricerche sulle organizzazioni occulte come la Rosa Rossa, avrà forse intuito che può trattarsi anche di un messaggio in codice e di una firma. Sicuramente quelle rose sono state comprate da Davide per la moglie, dato che era solito regalarle dei fiori; ma è probabile che siano state volutamente lasciate in auto (e non menzionate nel verbale) come avvertimento per chi si occupava del caso: forse un invito a non indagare oltre e a insabbiare tutto (come poi è stato fatto), perché si tratta di un caso firmato Rosa Rossa.
Nel frattempo, dopo il ritrovamento della macchina di Davide, continuano le intimidazioni alla famiglia Cervia, anzi diventano sempre più frequenti. In quel periodo avviene anche uno degli episodi più gravi in tutta questa vicenda: a Marisa viene offerto un miliardo di lire, in cambio del suo silenzio. La proposta viene da un funzionario dello Stato. Soldi ovviamente rifiutati da Marisa, che infatti negli anni successivi ha sempre continuato a battersi per la verità, e anche a denunciare il comportamento indegno da parte dello Stato; ma l’episodio fa ben capire la portata del caso Cervia e il modo di agire dei servizi segreti e delle istituzioni statali.
Potremmo andare avanti ancora per molto elencando tutti i depistaggi messi in atto dagli inquirenti, dalla stampa, dalle istituzioni; e tutte le minacce, le intimidazioni, le pressioni subìte dalla famiglia Cervia in questi 28 anni. Per un approfondimento, rimandiamo ai link in fondo all’articolo. Uno degli ultimi atti intimidatori gravi risale al 2012, quando ci fu una strana esplosione nella casa di Velletri, proprio nel periodo in cui era in preparazione il film documentario “Fuoco Amico – La storia di Davide Cervia”, scritto e diretto da Francesco Del Grosso, che ricostruisce nei dettagli l’intera vicenda. Ma gli episodi come questo sono tanti e hanno purtroppo caratterizzato l’intera vita dei membri della famiglia Cervia in questi anni. Una famiglia che però non si è mai arresa né piegata al sistema. E che ora finalmente vede riconosciuta in una sentenza la verità sui depistaggi di Stato.
Durante il processo sono stati ascoltati alti ufficiali della Marina Militare, che hanno confermato che i tecnici specializzati in guerra elettronica sono pochi in Italia. È stato sentito anche un ex generale dei Carabinieri oggi in pensione, che all’epoca del rapimento di Davide Cervia era un funzionario del SIOS della Marina, ovvero il servizio segreto interno. Questa udienza è stata molto importante perché, come abbiamo visto prima, ci furono depistaggi e reticenze sul foglio matricolare di Davide. Il SIOS mandava delle informative ai carabinieri o alla Procura della Repubblica nei primi anni della vicenda, dove si diceva che la competenza di Davide non era affatto specialistica, ma che era di normale routine per un addetto alle trasmissioni, e che egli non svolgeva alcuna operazione particolare, ma al massimo “cambiava dei fusibili bruciati”. Per questo era importante la testimonianza di chi in quegli anni lavorava proprio negli apparati dello Stato, della Marina e dei servizi segreti. Ma l’ex generale – come era prevedibile – è stato vago e si è avvalso di molti “non ricordo”.
Sempre nel corso del processo, l’Avvocatura dello Stato ha sostenuto che le indagini non sono andate come avrebbero dovuto perché in questi anni la famiglia Cervia è stata di intralcio alle indagini. Una tesi che ha veramente dell’incredibile, dato che è accaduto proprio il contrario: se si è arrivati a una qualche verità su questo caso, lo si deve proprio alla tenacia della famiglia di Davide.
Inoltre l’Avvocatura dello Stato ha costretto i Cervia a sottoscrivere una rinuncia ad eventuali altre azioni civili nei confronti delle amministrazioni pubbliche. Se non avessero firmato questa rinuncia, l’Avvocatura non avrebbe ritirato l’accezione della prescrizione. In pratica, è stato un vero e proprio ricatto: se i familiari di Davide volevano arrivare a una sentenza (che è il motivo per cui avevano intentato questo processo, avendo rinunciato al risarcimento economico), dovevano rinunciare ad eventuali altre azioni legali; in caso contrario, l’Avvocatura dello Stato avrebbe continuato a chiedere di applicare la prescrizione e non si sarebbe arrivati nemmeno a una sentenza.
Tutto ciò fa ben capire quale sia stato – e sia ancora – il modus operandi delle istituzioni in questi anni: una serie di azioni volte a occultare e insabbiare l’intera vicenda. È evidente che il caso Cervia è ancora attuale e scomodo, e che le mosse della famiglia di Davide vengono costantemente attenzionate e monitorate, anche ora, dopo 28 anni.
Noi continueremo a seguire il caso di Davide Cervia e gli eventuali sviluppi dopo questa sentenza, sostenendo Marisa Gentile e la sua famiglia nella loro ricerca della verità. Questo articolo è dedicato a loro. E a Davide, ovunque lui sia.
Ascolta “Forme d’ Onda – Davide Cervia: Rapimento Di Stato” su Spreaker.
Per approfondire:
Nella trasmissione Forme d’Onda, insieme a Marisa Gentile, Erika Cervia e Paolo Franceschetti, commentiamo la sentenza e la sua importanza giuridica: http://petalidiloto.com/2018/02/forme-donda-puntata-16-davide-cervia-rapimento-marisa-gentile-erika-cervia-paolo-franceschetti.html
Puntata di Forme d’Onda sul caso di Davide Cervia, con ospite Marisa Gentile: http://petalidiloto.com/2015/03/forme-donda-puntata-22-il-caso-davide.html
Un ulteriore approfondimento nella trasmissione Forme d’Onda: http://petalidiloto.com/2015/06/forme-donda-puntata-34-i-casi-di-davide.html
Intervista a Marisa Gentile nella trasmissione Border Nights: http://petalidiloto.com/2015/09/border-nights-puntata-166-pima-puntata.html
Seconda intervista a Marisa Gentile su Border Nights, con approfondimento sul processo: http://petalidiloto.com/2016/11/border-nights-puntata-212-massimo.html
Inoltre consigliamo i libri:
“Un mistero di Stato. Inchiesta sul rapimento di Davide Cervia, tecnico di guerre elettroniche” di Gianluca Cicinelli e Laura Rosati
“A.A.A. vendesi esperto di guerre elettroniche” di Valentino Maimone
e il film documentario “Fuoco amico – La storia di Davide Cervia” di Francesco Del Grosso
jenseits
1 Febbraio 2018 @ 11:16
Non conoscevo la vicenda. Grazie infinite.
Frances
3 Febbraio 2018 @ 13:39
ma, alla Luce di tutto quanto avete e, Paolo Franceschetti ha, pubblicato finora, relativo ai vostri intelligenti Interrogativi e, alle Scoperte interessanti, venenti dalle vostre Ricerche:
c’è forse una Modalità possibile per cui, non avvengano più Fatti [così] turpi, e specialmente, perché [dovessero avvenire] vengano trattati in Modo integro, onesto,
e questo, volendo considerare anche Cosa o Chi sta a monte di questi [possibili] Fatti, e Come si manifestano questi Fenomeni [le Modalità di Influenzamento degli uni e degli altri Attori, date da Situazioni esistenti oppure, previste (ciascun Panorama causato, volontariamente o meno, da p. Es. Persone, e meglio, dalla loro Modalità d’Azione, sia fisica, che psichica v. Sentimenti e Emozioni, che mentale v. Pensieri e Parole)],
mentre [mi] chiedo Cosa significhi la Frase proferita da Paolo Franceschetti relativamente a certi Fatti [di Cronaca] ”tutti li vedono a parte gli Inquirenti” [ovvero: chi sarebbero questi ”tutti” che li vedono; se ciascuno li vedesse, sarebbe inutile stare a porsi Interrogativi e sviluppare Ricerche (v. sopra), poiché se gli Eventi avvengono in Modo consapevole, eventualmente, l’unica Modalità di Azione, utile al Cambiamento in Meglio, sarebbe ”lavorare sul Risveglio delle Coscienze individuali” sicché quei Fatti e simili, viziosi, non abbiano mai più ad accadere (perché le Coscienze risvegliate, di ”tutti” impedirebbe loro di architettarli, implementarli):
quindi solo il Lavoro a quel Livello, p. Es. di Paolo Franceschetti ed altri prima e assieme a lui, sarebbe sensato (Senso = Direzione e Significato)],
e mi chiedo anche se [io] sia l’unica o fra le uniche Persone che ancora devono comprendere che la Realtà distopica rappresentata in certi Romanzi è in Realtà già implementata, nelle nostre Quotidianità, [ed in tal Senso ringrazio di buon Cuore Paolo Franceschetti, e Stefania Nicoletti e tutti gli altri e altre così, per il loro Lavoro di Sensibilizzazione (più che delle Coscienze) degli Intelletti, utile a far capire a chi ancora deve e può, le Modalità di Funzionamento della Matrix o grande Rete interattiva in cui ci si trova, e meglio o tanto per cominciare, dell’Esistenza di quella];
in Attesa che ”il piccolo Prinicpe” ritorni [ cfr. Panorama intravvisto da Antoine de saint-Exupéry, coincidente con la Venuta di esso (rappresentativo della Coscienza che siamo, o, Ologramma della Luce che è Dio, e che siamo) http://www.allmywebs.com/lp/index.htm ],
Saluti solari e terreni a voi, e Felicità interiore-esteriore a ciascuno.
Antonino Arconte
11 Settembre 2019 @ 20:18
La Libia aveva acquistato Caccia torpediniere classe Lupo dallo Stato che doveva fornire assistenza e manutenzione ma non poteva farlo quando fu ordinato l’embargo. Io trasportai come scorta in segreto su navi traghetto sistemi di puntamento elettronico della Otomelara di La Spezia e li consegnai a Tripoli, erano gli anni ’80.