Ricapitolando la questione di Trump e Gerusalemme, la riassumerei cosi:
- Sono circa 100 anni che qualcuno ha voluto creare un focolaio di guerra permanente in Medioriente; periodicamente si alternano appelli alla pace (mai concretizzati) e azioni di guerra generalmente su provocazioni fittizie di una o dell’altra delle parti.
- Trump fa un gesto politicamente forte, ma dal punto di vista pratico assolutamente inutile e prevedibile: riconosce Gerusalemme come capitale di Israele, cioè riconosce, di fatto, quello che già è da decenni.
- I palestinesi (come era prevedibile) si indignano e scattano disordini (come era prevedibile). Trump fa (a quanto dice l’ANSA) un prevedibile appello alla pace, che prevedibilmente nessuno accoglierà.
- Dal mondo, arrivano prevedibili critiche: da parte di Obama, e da parte del Papa, solo per dirne alcune.
- Prevedibilmente tutto continuerà come prima.
Significativa la dichiarazione del Papa: “Gerusalemme è una città unica, sacra per gli ebrei, i cristiani e i musulmani, che in essa venerano i Luoghi Santi delle rispettive religioni, ed ha una vocazione speciale alla pace”.
Colpisce quella “vocazione speciale alla pace”, per una città e un territorio che sono quelli che hanno visto più guerre e morti di qualsiasi altro territorio, da oltre 2000 anni. Il nome stesso, Gerusalemme, significa “città della pace”; un nome apparentemente contraddittorio, per la città più insanguinata e contesa del mondo.
Il problema di Gerusalemme non è politico o finanziario, ma esoterico-spirituale. Gerusalemme è, da sempre, la meta di templari (che volevano restaurare la stirpe di David mettendo sul trono di Gerusalemme l’erede legittimo della stirpe), massoni (la cui meta è la ricostruzione della Gerusalemme celeste), cristiani, ebrei e musulmani. E’ il simbolo in terra della Gerusalemme celeste, che verrà realizzata solo quando, sulla terra, sarà creata la pace; pace che, ovviamente, deve essere realizzata prima di tutto dentro ogni essere umano. Ed è questa la ragione per cui una città che porta un nome di pace, è quella che ha conosciuto più guerre e devastazioni rispetto ad ogni altra.
Gerusalemme è, insomma, lo specchio in terra della lotta tra bene e male che c’è in cielo, secondo il principio esoterico “come in alto, così in basso”.
Sulla questione ebraica:
http://petalidiloto.com/2010/12/questione-ebraica-complotto-giudaico.html
http://petalidiloto.com/2011/01/alcune-precisazioni-in-merito.html
Luigi Menta
9 Dicembre 2017 @ 17:19
Gerusalemme è un luogo pieno di ipocrisia. Si dice santa, ed è sporca. Si dice pacifica, e venera il Dio degli Eserciti. Lo stesso saluto è ipocritamente arabo: shalom/salaam pare più un cattivo augurio che un arrivederci dato con affetto sincero.
La stessa ipocrisia è condivisa con le altre parole dello stesso etimo: islam e musulmano. Ossia “pace nell’obbedienza” “pacificato perché sottomesso”. Utopie: come possa rimanere pacifico chi è costretto alla fedeltà, all’obbedienza, alla sottomissione, rimane un mistero.
Molto poco spirituale.
Vate La Pesca
9 Dicembre 2017 @ 23:26
In questo scenario giocherei la carta “I palestinesi sono ingenui come lo furono i nativi americani”.
Andrea
10 Dicembre 2017 @ 11:27
Quindi, lo specchio del fallimento della ricerca della pace dentro di noi e mi spingerei a dire che e’ lo specchio del tormento tra bene e male che coltiviamo dentro noi stessi indivudualmente. Percio’, meglio oltrepassare la condizione umana seguendo i principi dell’oltreindividualismo di Nietzsche e Evola.