In un momento di forte tensione tra Islam e Occidente, spero questo sia un piccolo contributo per far conoscere quello che l’Islam è davvero, al di là dei pregiudizi. Un piccolo contributo ad un mondo di pace e armonia, e per rivalutare una religione che non merita di essere infangata da un manipolo di fanatici estremisti che nulla avevano capito del messaggio di Maometto, e che stanno in rapporto col messaggio islamico come gli inquisitori cattolici erano in rapporto col messaggio di Cristo: all’antitesi.
Capitolo VI
L’Islam
Hanno detto: Da ogni parte c’è la luce di Dio.
Ma gridano gli uomini tutti: Dov’è quella luce?
L’ignaro guarda a ogni parte, a destra, a sinistra; ma dice una Voce:
Guarda soltanto, senza destra e sinistra!
Ma gridano gli uomini tutti: Dov’è quella luce?
L’ignaro guarda a ogni parte, a destra, a sinistra; ma dice una Voce:
Guarda soltanto, senza destra e sinistra!
Rumi
1. Premessa. 2. In cosa credono. 3. I principali concetti. 3.1. Dio. 3.2. Il creato. 3.3. L’uomo e l’anima. 3.4. L’amore. 3.5. La gratitudine. 3.6. La sottomissione. 3.7. Il giudizio universale. 3.8. Paradiso e inferno. 3.9. Gesù. 3.10. Il demonio. 3.11. La sharia. 3.12. La jihad. 3.13. La magia. 4. I riti. I cinque pilastri. 4.1. La professione di fede nell’Islam. 4.2. La preghiera. 4.3. La carità. 4.4. Il ramandan. 4.5. Il pellegrinaggio alla Mecca. 5. Il fondatore. 6. Le correnti. 7. I testi. 7.1. Il Corano. 7.2. Gli hadit. 8. Il sufismo. 8.1. Premessa. 8.2. In cosa consiste il sufismo. 8.3. Rapporti con le altre religioni. 8.4. Il segreto dei sufi, il segreto dei Rosacroce e il segreto delle religioni. 8.5. Nascita del sufismo.
1. Premessa
Scrive Gabriele Mandel che “L’islam pare, a tutta prima, la religione dei grandi contrasti. Vi è la corrente del determinismo e quella della predestinazione, del libero arbitrio e dell’impossibilità di sottrarsi al destino già definito; vi sono contrade ove le donne vanno velate da capo a piedi, asserendo che ciò è un obbligo coranico e molte contrade dove le donne vanno senza velo affermando che nel Corano non c’è nulla di simile. Vi sono integralisti fanatici, intransigenti, che pescano nel Corano chissà mai quale passo per avvalorare azioni che il buon musulmano ha in orrore, e i Sufi che predicano la tolleranza, l’apertura massima della mente, come il Corano stesso predica di continuo”.
Dell’Islam viene spesso fornita in occidente la sola distorta immagine di un mondo di fanatici, intolleranti verso gli altri culti, adoratori di un dio chiamato Allah, e di un profeta chiamato Maometto.
Come vedremo, questa prospettiva è falsa.
Islam significa sottomissione, o resa. Ovviamente, si sottintende, la sottomissione è a Dio. La radice del termine islam, slm, significa anche pace. In senso largo quindi il termine Islam significa anche “pace che nasce quando ci si abbandona a Dio” (Smith). Nel Corano talvolta la parola Islam indica uno stato interiore che si acquisisce grazie all’abbandono a Dio:
►Dicendo che Islam significa sottomissione a Dio, si disconosce l’intima essenza della parola. Islam viene dal verbo salm o salama, che significa riposo, distensione dopo il dovere compiuto, tranquilla esistenza. Il sostantivo verbale Islam significa quindi anche pace, protezione, salvezza. Sulla bocca di Maometto aveva il significato di sforzo verso una pace superiore verso la pietà divina.
Quanto ad Allah, non è un Dio particolare, il Dio degli islamici, diverso dagli altri.
Allah è, in realtà, Dio, senza attributi; è il dio degli ebrei, dei cristiani, degli induisti, e di tutte le religioni della terra, tant’è che la parola allah è formata dall’articolo Al e dal termine Lah che significa Il Dio. Ovviamente Maometto non conosceva l’induismo e il buddismo, e si limita a dichiarare che Allah è il Dio degli ebrei, dei cristiani, e dei politeisti di allora.
Il dio che adorano gli islamici, per loro stessa ammissione e – come è scritto chiaramente nel Corano – è quindi il Dio di tutte le altre religioni.
Già questo primo presupposto è idoneo a far capire che la qualificazione di intolleranza attribuita alla religione islamica è falsa.
Quanto a Maometto, non è un Dio, né è il figlio di Dio, come potrebbe essere Krisna per gli induisti o Gesù per i Cristiani, ma un profeta.
L’altra cosa da chiarire e che molti non sanno è che la religione islamica non ha il Corano come unico libro sacro; il Corano è il principale libro sacro dell’islam, ma vengono considerati tali anche la Bibbia e i Vangeli. Nel Corano stesso vengono più volte citati i vangeli e la Torah, come libri precursori del Corano.
La grossa differenza tra Islamismo, Cristianesimo, ed ebraismo è da ricercare anzitutto nell’importanza data al Corano, che per gli islamici è il libro sacro per eccellenza (superiore quindi alla Bibbia e al Vangelo); in secondo luogo nel ruolo di Gesù: per i cristiani egli è elevato al rango di un Dio vero e proprio essendo considerato figlio diretto di Dio, e quindi divinità egli stesso. per gli islamici è un profeta al pari di altri-
Ovviamente poi esistono alcune differenza di fondo nei riti, nelle preghiere, e nelle regole da seguire, ma come vedremo si tratta di differenze marginali, essendo le principali regole del buon islamico molto simili a quelle del buon cristiano, del buon induista, e del buon ebreo, ecc.
2. In cosa credono
Volendo riassumere il credo islamico, può dirsi che essi credono in un Dio unico, creatore del cielo e della terra. La volontà di Dio è stata rivelata agli uomini per mezzo di Mosè, che ha dato all’umanità i dieci comandamenti, successivamente per mezzo di gesù, che però non ha fatto in tempo a fissare la volontà di Dio in un testo unico e organico. Fu Maometto, l’ultimo e più importante profeta dell’Islam, che ha fissato la volontà di Dio in un libro sacro che contiene tutti i principali precetti della vita sia individuale, che sociale, che politica. Sul Corano su basa infatti non solo tutta una serie di regole della vita quotidiana, ma anche la legge islamica.
Da questo punto di vista le differenze tra la religione Cristiana ebraica, e islamica, è sostanzialmente questa: che la Bibbia per l’Islam non è un libro su cui fondare regole di vita e regole sociali (e da questo punto di vista non si può che dar loro ragione, essendo il vecchio testamento, come abbiamo visto, essenzialmente la narrazione della nascita dell’umanità e della storia del popolo di Israele, mentre le massime della vita quotidiana sono poche e anche contraddittorie).
Quanto al Nuovo Testamento esso è considerato la storia di un grande profeta, ma raccontata da altri, e quindi senza che possa dare la garanzia di un libro scritto direttamente sotto ispirazione di Dio, come invece è il Corano.
A questo punto possiamo porci la domanda cruciale: qual è il messaggio di fondo dell’islamismo? Se tale messaggio nel Cristianesimo (e come abbiamo visto anche dell’induismo e del Buddismo) è l’amore, per l’Islam tale concetto non è espresso in modo diretto.
Probabilmente è corretto invece dire che l’essenza dell’islamismo è la sottomissione a Dio, donarsi a Dio, improntare la vita a Dio, fondersi con lui; questo potrebbe essere il messaggio, espresso in modo chiaro nel nome stesso di questa religione (il significato di Islam è ricordiamolo, sottomissione a Dio).
Scrisse Edwin Arnol che “l’anima dell’islam sta nella sua dichiarazione dell’unità di Dio e il suo cuore nell’inculcare un’assoluta sottomissione alla sua volontà”.
Un Hadit narra che uno dei principi della Mecca fu convocato dall’imperatore Eraclio che gli chiese in cosa consisteva la fede proclamata da Maometto, e questi rispose: Egli insegna ad adorare solo Dio e a non adorare nessun altro, a pregare ad essere compassionevoli e sinceri, e a trattare il prossimo con carità”.
In un altro Hadit si narra che un gruppo di arabi si recarono da Maometto e questi gli chiese: “Siete musulmani?” Essi risposero di si, ma esitarono un poco, e allora il profeta domandò: “In cosa consiste il vostro essere musulmani?”. Questi risposero: “ Ringraziamo per le cose belle, accettiamo con pazienza le cose brutte, accogliamo con gratitudine tutto ciò che accade”. Allora Maometto disse: “si, questi sono veri musulmani”.
►La legge assoluta, l’unica legge dell’Islam, è questa: non c’è altro Dio che Dio. Gli esseri umani non riescono a resistere alla tentazione di conformare l’ineffabile alla loro modesta misura e quindi hanno bisogno di figurarsi un Dio a dimensione umana, perché l’assoluto li spaventa, li chiama a un confronto troppo impegnativo.
Nell’islam si dice inoltre di non aggiungere divinità a Dio, non c’è altro Dio che Dio, ovvero non adorare qualche cosa d’altro come Dio: denaro, gloria, fama, soprattutto la prevaricazione individuale, il proprio sé.
Gabriele Mandel.
Se però teniamo presente che Allah, nel Corano, è il misericordioso, il compassionevole, il santo, il buono, il caritatevole, ecc. forse non è sbagliato dire che, in ultima analisi, il messaggio di fondo dell’islamismo è sempre l’amore (prima di tutto per Dio, ma poi per se stessi e per l’altro).
Non a caso il sufismo, che è la vetta del misticismo islamico, è stato anche definito “il credo dell’amore” (Idries Shah) e la via del sufi è anche detta “Via dell’amore”.
►Un giorno dopo aver pregato, allo spuntare dell’alba Maometto volse lo sguardo verso i suoi uomini e domandò loro: qual è l’opera migliore da compiere al cospetto di Allah?
Alcuni risposero: la preghiera.
Maometto: la preghiera allontana il musulmano dal peccato, ma non è l’opera migliore da compiere al cospetto dell’altissimo.
Altri ribatterono. L’elemosina.
Maometto: l’elemosina rischiara le tenebre e fa risplendere la luce del bene, ma neppure questa è l’opera migliore.
Altri: il pellegrinaggio.
Maometto: il pellegrinaggio è un grande dono che conduce verso la purezza ma neanche questo è l’opera migliore.
Altri incalzarono: ti riferisci forse al Jihad?
Maometto: lo sforzo per liberarsi dal male è la via maestra che conduce al paradiso, ma la migliore opera che l’uomo possa compiere è amare Dio ed evitare di seminare odio.
Hafez Haidar: Maometto e i diamanti del Corano
3. I principali concetti
Dio.
Dio, per i musulmani, è indefinibile. La sura 112 dice che:
Allah è unico, è l’assoluto, non ha generato, non è stato generato, e nessuno è uguale a lui.
Egli è il primo e l’ultimo, il palese e l’occulto, egli è l’onniscente
Dio, per i musulmani, è il corrispondente del Dio Cristiano. Essendo poi un popolo semitico, discendente di Abramo, il loro Dio è lo stesso degli ebrei.
C’è però una differenza cruciale rispetto a queste altre due religioni: gli ebrei commettono l’errore di considerarsi “popolo eletto” e di considerare il loro Dio come “il Dio di Israele” mentre, secondo l’Islam, Allah non può che essere di tutti, anche degli infedeli.
Rispetto ai Cristiani loro sostengono che questi ultimi abbiano, in sostanza, divinizzato la figura di Cristo, tanto è vero che la loro religione prende il nome proprio da questa figura. A loro parere quindi nell’islamismo Dio, o Allah, riprende il suo giusto posto, la sua centralità come Dio unico di tutti.
Agli occidentali il Dio islamico viene presentato spesso come vendicatore, incitante alla lotta agli infedeli, grandioso e terrificante. Tutto ciò ha sicuramente riferimenti testuali precisi; il versetto 7,143 racconta che Mosè chiese di vedere Dio, che gli si manifestò, mandando in polvere un monte e facendo cadere fulminato Mosè.
Ma, come nota Houston Smith, nel corano sono solo 17 i riferimenti all’ira e alla vendetta di Allah, mentre sono 192 quelli alla sua compassione e misericordia.
Occorre poi ricordare che Dio per gli islamici ha 99 nomi e la maggior parte fanno riferimenti a concetti di amore pace e misericordia.
Sarebbe però probabilmente errato affermare tout court che Allah è lo stesso Dio di Israele. Allah infatti è il Dio unico, senza altri aggettivi e discendenze, e il monoteismo islamico risente, secondo alcuni studiosi, anche di altre tradizioni come il mitraismo e il mazdeismo.
La sura 18, cioè la sura della caverna, narra se letta ad un primo livello, di sette giovani che credevano in un Dio unico, e si rifugiano in una caverna per 309 anni per sfuggire al mondo esterno, e al risveglio mandano uno di loro a comprare del pane; ad un livello di profondità ulteriore a quello letterale la figura dei 7 giovani dormienti potrebbe alludere ai sette gradi dell’iniziazione mitraica, il cane può fare riferimento al cane presente nei dipinti del culto mitraico, mentre la caverna, oltre ad alludere al luogo dove si svolgevano i culti mitraici, può simboleggiare l’impossibilità di coltivare alla luce il culto mitraico fino a che l’umanità non avrà cambiato la sua cultura e la sua società.
Dio è dunque inconoscibile, onnipresente, onnipervasivo. Proprio per questi presupposti di base, non esiste in Islam una vera e propria teologia nel senso inteso da noi in Occidente, dove si possono scrivere 1000 pagine su Dio, e dove si possono fissare dei dogmi come la trinità, la divinità di Cristo, ecc.
Non esiste quindi la possibilità di essere considerati “eretici” in senso tecnico.
Il musulmano si arrabbia se si offendono volutamente Dio o Maometto, ma è molto più tollerante (nonostante le cronache quotidiane di Tv e giornali ci dicano il contrario) dell’occidente su tutto il resto. I sufi ad esempio riuscirono a stabilire un principio, che fu accolto anche dalla legislazione islamica per cui le affermazioni apparentemente irriverenti fatte in stato di estasi mistica non potevano essere perseguitate per il loro significato apparente. “Se un cespuglio può dire io sono la verità così può dire anche un uomo” recita un detto Sufi, probabilmente alludendo al famoso episodio di Mosè e del roveto ardente[1].
►Ovunque vi vogliate, lì è il volto di Dio.
Corano, 2,115.
►Dio l’altissimo dice: io sono la luce del cielo e della terra. Tutto ciò che vedete sulla terra, nel cielo, le tenebre, la luce, la vita, la bellezza, considerate che tutto questo viene da me. In realtà tutti questi beni sono me stesso. Poiché il vostro sguardo non è abbastanza puro per vedere la mia bellezza senza intermediario, ve la mostro tramite forme e veli.
Sultan Valad, figlio di Rumi.
►Sappi che il mondo intero è uno specchio,
in ogni atomo vi sono cento soli fiammeggianti,
se tu spezzi il cuore di ogni singola goccia d’acqua,
ne emergono cento pur oceani.
Se esamini ogni granello di polvere
Vi si possono scoprire mille Adami…
In un granello di miglio si cela un universo
Tutto è raccolto nel punto presente.
Mahamud Shabestari.
►Nel cuore dell’uomo che prega, Dio dice queste parole. Io sono l’udito con cui odi, la vista con cui vedi, la mano con cui afferri
Da un Hadit del profeta[2].
►Dio diventa lo specchio in cui l’uomo spirituale contempla la sua stessa realtà, e che a sua volta diviene lo specchio in cui Dio contempla i suoi nomi e le sue qualità.
Al Arabi.
►Quando cerchi Dio,
Dio è lo sguardo dei tuoi occhi.
Rumi
►Una volta un discepolo interrogò il maestro sufi Al Hallaj sull’identità di Dio.
Il maestro rispose:
Con uno spirito libero da preoccupazioni
Ho visto Dio con gli occhi del cuore
Gli ho chiesto: Chi sei?
E Dio ha risposto: te stesso.
Aneddoto citato in: Ruedigher Schache, Il segreto di Dio.
Per trenta anni ho cercato Dio.
Ma quando ho contemplato con cura
Ho scoperto che in realtà Dio era colui che cercava
E io colui che era cercato.
Rumi, Mahatnavi.
Il creato.
Allah ha creato tutte le cose materiali. “Ha creato i cieli e la terra”, dice la Sura 16.3, concetto analogo a quello che troviamo nella concezione ebraica e cristiana.
Da questo deriva che tutto ciò che è materiale non può che essere buono, e il creato ha una sua perfezione. La materia quindi discende direttamente da Dio, e proprio per questo l’arte islamica in molte manifestazioni raggiunge vette di bellezza difficilmente rinvenibili in altre culture.
Sempre per lo stesso motivo l’Islam non condanna i piaceri materiali e della carne, limitandosi a incitare alla moderazione.
►Dio disse: essere. E questo fu.
Corano, 36,82.
►Sai chi sei?
Sei un manoscritto di una lettera divina
Sei uno specchio che riflette un nobile viso
Questo universo non è fuori di te
Guarda dentro di te
Ogni cosa che vuoi tu già sei.
Rumi.
►Ero un tesoro nascosto. Ho voluto conoscermi. Così il mondo divenne esistente.
Da un Hadit del profeta.
L’uomo e l’anima.
Alla sura 16.4 si dice che Allah creò l’uomo nella “migliore dirittura di forme” (95.4). Non viene detto esplicitamente “a immagine somiglianza di Dio” (come scritto nella genesi) né che è un dio egli stesso (voi siete dei, dice il vangelo di Giovanni), ma troviamo comunque un concetto simile. L’uomo infatti, in quanto creato da Dio direttamente, essendo una sua manifestazione, ha natura divina, ma se ne dimentica, entrando in una forma di oblio. Questo errore fondamentale (simile al peccato originale) va corretto.
►L’inviato di Dio disse: La creazione di ciascuno avviene nel ventre della madre in un periodo di 40 giorni, poi diventa un grumo di sangue, in un intervallo come quello, e in altri 40 giorni diventa un pezzo di carne. Dio poi manda un angelo, al quale ordina di scrivere quattro cose: Gli dice: scrivi quali saranno le sue opere, il suo sostentamento, la data della sua morte, e se sarà felice o infelice.
Infine gli soffia dentro lo spirito.
Così uno di voi compie buone azioni fino a che la distanza di un cubito lo separa dal paradiso, ma poi quel che è stato scritto per lui prende il sopravvento, e prende a comportarsi come uno destinato all’inferno. Un altro compie cattive azioni fino a che la distanza di un cubito lo separa dall’inferno ma poi quel che è stato scritto per lui prende il sopravvento, e si comporta come uno destinato al paradiso.
Vita e detti di Maometto, a cura di Alberto Ventura.
Si dice spesso che l’Islam, dal punto di vista religioso, non ha una vera e propria teoria dell’anima. Il che è vero, ma non perché l’uomo sia fatto solo di corpo; Maometto dava per scontato l’esistenza dell’anima e, anzi, i suoi precetti e le sue regole sono un modo per avvicinare l’anima a Dio, ma essendo prevalentemente un uomo pratico, un condottiero, si preoccupava più delle regole di vita che dei principi dogmatici.
Il Corano quindi fa solo qualche accenno all’anima: Nessuno muore, perché l’anima porta in sé i segni della sua eternità (75,38)
In realtà scrutando attentamente il testo sacro si trovano addirittura cenni alla reincarnazione. La Sura 93, 1 dice: Per il mattino. Per la notte quando si stende buia. Il tuo Signore non ti ha abbandonato, non ti odia. Per te l’ultima vita sarà migliore della prima. Dio ti farà dei doni e tu ne sarai felice. Non ti ha trovato orfano e poi ti ha raccolto? Non ti ha trovato perduto e poi ti ha guidato? Non ti ha trovato povero e poi ti ha arricchito?
Anzi, secondo Maometto anche gli animali avrebbero un’anima innalzando a comandamento religioso anche il rispetto per gli animali: Sarete compensati se trattate bene le bestie se le nutrite e spegnete loro la sete, perché non vi è nessuna bestia sulla terra e nell’aria che non ritorni a Dio[3].
Anima e reincarnazione sono, poi, concetti dati assolutamente per scontati nel misticismo islamico. Per Rumi l’anima è eterna, e preesiste alla creazione. Egli scrive che l’anima “non ha inizio perché è esistita prima dell’eternità, non ha fine perché ha sempre avuto la natura dell’eternità. In verità essa è simile all’acqua, ogni goccia ne è a un tempo inizio e fine”. Mentre, quanto alla reincarnazione, egli scrive che la nostra vita è come un uomo che si addormenta nella città in cui da sempre ha vissuto e sogna che sta vivendo in un’altra città, credendo sia reale la città del sogno. “Il mondo è quel tipo di sonno, la polvere di tante città sgretolate si deposita su di noi, come l’oblio di un breve sonno, ma noi siamo più vecchi di quelle città. Abbiamo iniziato come minerali, siamo poi diventati piante, e poi animali e come esseri umani abbiamo dimenticato le nostre vite precedenti”. E nonostante questa dimenticanza “c’è dentro di noi un’essenza risvegliante, che dirige il sogno e ci farà scoprire la verità di ciò che veramente siamo”.
►Fosti dapprima sasso, poi pianta
E ancora animale. Come ciò ti è nascosto?
Poi divenisti uomo con scienza mente e fede.
Guarda come ora è un tutto quel corpo, già parte di terra!
Dopo uomo diventerai angelo, certo
Oltre questa terra, dopo; il tuo luogo è nei cieli
E oltre l’angelo in quel mare ti immergerai
Così tu, goccia, sarai mare immenso e oceano.
Rumi, Poesie mistiche.
►Siamo già stati nei cieli
E là conscemmo gli angeli
Torniamo là maestro
Perché quella è la nostra terra
Quando siamo veramente partiti?
Rumi, L’amore è uno straniero.
L’amore.
Abbiamo già accennato, e lo vedremo meglio più avanti, che la via dei sufi, ovverosia del ramo mistico dell’Islam, è chiamata anche la via dell’amore.
Ma sbaglierebbe chi mettesse l’amore, per l’Islam, in un ruolo secondario. In realtà nella maggior parte dei casi Maometto dimostrava un amore compassionevole anche per i nemici, e amore, carità, tolleranza, sono spesso al centro dei suoi discorsi. Pur non arrivando a esprimere concetti forti in tal senso come quello del “porgi l’altra guancia” cristiano, si ritrovano però spesso hadit e racconti il cui contenuto è simile a quell’”ama il prossimo tuo come te stesso” che ritroviamo nei Vangeli.
Secondo Houston Smith riguardo alle relazioni interpersonali l’Islam ha lo stesso obiettivo fondamentale che ebbero Gesù e gli altri profeti: l’amore reciproco tra fratelli e sorelle.
Per Rumi, il mistico fondatore della setta sufica dei dervisci rotanti, l’amore è l’essenza di tutte le cose. “Noi siamo anime, create da Dio per amore. La verità risiede nel cuore perché Dio si trova nel cuore di ogni uomo. Egli è presente in ogni creatura, come in tutto l’universo. L’universo è Dio stesso. L’universo risponde ai nostri interrogativi e, se impariamo il suo linguaggio, possiamo comprenderne le risposte e riconoscere che le leggi da cui è regolato sono le stesse della musica e dei numeri[4]”.
►Uno dei primi discorsi del profeta non ebbe per oggetto la guerra che egli conduceva, ma l’amore per il prossimo. Egli disse:
“Quando l’uomo se ne va, gli eredi domanderanno allora “che patrimonio ha lasciato?” ma gli angeli domanderanno “quali azioni buone ha compiuto?”. E una buona azione è tutto ciò che trae un sorriso dal volto dell’altro uomo, e questo è l’amore per il prossimo.
►Dimmi le regole fondamentali del vivere pio, domandò un neofita al Profeta. E questi rispose: Non dir male di nessuno.
E come posso onorare la memoria di mia madre? Domandò un altro. “Scava un pozzo e dà da bere agli assetati”, rispose Maometto.
Essad Bay, Maometto, il profeta dell’Islam
►Là ci sono le tavole di Mosè
Il Corano e i Veda
I sutra e i vangeli
L’amore è la religione in me
Qualunque strada scelga il cammello dell’amore
Quella via diviene la mia fede
La fonte della bellezza e una luce
Di sacralità sopra ogni cosa.
Al Arabi.
►Nella pagoda andai, nel tempio antico dei monaci andai:
nessun colore, colà m’apprve di lui
le redini della ricerca volsi allora alla ka ‘ba ma là
in quella meta di giovani e vecchi, nulla vi era
E l’occhio mio, capace solo di Dio, non vedeva dovunque altro
Che qualità e forme dell’Eterno
E infine mi fissai lo sguardo nel cuore ed ecco, là io lo vidi
In nessun altro luogo che là egli era.
Rumi, poesie mistiche.
La gratitudine
Tale concetto implica non solo gratitudine per la vita ricevuta ma anche per le cose materiali ricevute, che sono sempre manifestazione dell’esistenza di Dio; per questo motivo, non essendo i beni materiali un merito dell’uomo, ma un dono divino, uno dei cinque pilastri dell’Islam come vedremo è la carità.
Il temine infedele, come viene tradotto in occidente, significa non tanto “non fedele al dio islamico” quanto “non grato a Dio”.
L’ultimo hadit di una delle raccolte più importanti, quella di Bukhari, recita: Il profeta disse: ci sono due espressioni care al misericordioso, leggere sulla lingua e pesanti sulla bilancia: Gloria a Dio, e per la sua lode Gloria a Dio l’immenso, quasi a suggellare con questo concetto tutti gli altri precedenti.
Si racconta che Gesù disse: O Dio, come posso ringraziarti, quando anche i miei ringraziamenti sono un dono, concesso da te, e di cui rendere grazie?
Dio rispose: Se sai questo, mi hai già ringraziato.
Tarif khalidi, Un musulmano di nome Gesù, Il vangelo Musulmano.
La sottomissione
La sottomissione (ed è bene ricordare che il termine Islam significa resa, o sottomissione a Dio) appare agli occidentali come un concetto negativo.
Ma su questo valgano due considerazioni.
Intanto occorre dire che, pur non esplicitato, anche l’occidente Cristiano e la cultura ebraica hanno l’idea di obbedire alle leggi divine, in alcuni casi con la minaccia esplicita dell’inferno.
In secondo luogo la sottomissione a Dio non deve essere vista come un atto di sudditanza o schiavitù; si parte dall’idea che l’uomo è schiavo di molte altre cose, del sesso, del denaro, del cibo, o di qualsiasi altra forma di materialità (molti sono, semplicemente, schiavi delle loro ansie, o del loro ego). La sottomissione ad Allah è quindi in realtà una liberazione. Nella sottomissione a Dio, sottolineata anche dalla posizione che i musulmani assumono quando pregano, c’è in realtà “un profondo raccoglimento e una concentrazione spirituale” (Staguhn).
Se è vero che siamo stato creati da Dio, e che tutto è creato da lui, allora la forma più elevata di vita, il modo migliore di vivere è quello di essere in armonia con la sua volontà, perché solo in tal modo la nostra vita sarà armonizzata con quella degli altri, degli animali e delle cose che ci circondano. Né più né meno che quello che dicono tutti i santi cristiani, i rabbini, gli induisti e, sia pure con forme leggermente diverse, i buddisti (che non tendono all’armonia con Dio ma con il creato, o il cosmo).
Per Houston Smith il termine sottomissione dovrebbe meglio rendersi con quello di “impegno”; nel senso che una totale sottomissione a Dio, con la totale coincidenza della nostra vita con la sua volontà, è forse impossibile, se non in rari casi; ma l’uomo deve comunque prendersi questo impegno, se vuole tendere alla felicità.
Che la sottomissione a Dio sia la forma più alta di libertà e di beatitudine è confermato da una sura del Corano in cui si dice che “il messia e gli angeli più ravvicinati non troveranno mai indegno di essere gli schiavi di Allah” (4, 172).
Il giudizio universale.
Anche nell’Islam troviamo il concetto di giudizio universale (Yawm al-Din), ove le anime delle persone saranno giudicate per quello che hanno fatto in vita.
Secondo Smith il giudizio in questione non è un giudizio implacabile, da parte di un Dio vendicativo e punitivo; saranno invece le singole anime che si giudicheranno da sole, perché non avendo la maschera che indossavano in vita, non potranno fingere, e saranno sole di fronte a loro stesse e alla loro vita passata.
Per questo giorno gli islamici individuano anche un luogo geografico preciso, che sarebbe Gerusalemme.
In questo giorno gli uomini verranno instradati a camminare allora lungo una “strada” (sirāṭ) che passerà al di sopra dei luoghi infernali, dove i malvagi saranno sottoposti a torture fisiche e psicologiche.
Durante il cammino, i malvagi precipiteranno dal ponte (jisr) mentre i beati arriveranno fino alla fine senza correre pericoli. Coloro che saranno arrivati alla fine, troveranno una “fontana” (ḥawḍ) dove essi si abbevereranno per non soffrire mai più di sete. Entreranno quindi attraverso la porta del paradiso, dipinto come un giardino lussureggiante, solcato – (sura 55 e 56 del Corano) – da fiumi di latte, miele e vino, costellato da fontane aromatizzate di canfora e zenzero.
►Il profeta narrò:
Dio radunerà gli uomini nel giorno del Giudizio Universale. Essi, tremanti, e impauriti, diranno: “imploriamo il perdono dell’Altissimo, l’onnipotente, il misericordioso, perché ci liberi dal castigo eterno”.
Detto ciò, si recheranno da Adamo e così si rivolgeranno a lui: “Tu sei il padre di tutte le creature, sei stato creato dalle mani di Dio, che ha soffiato nelle sue narici il suo spirito. Chiedi a dio di perdonarci e di liberarci da questo luogo, sottraendoci al castigo eterno”.
Egli ribatterà: Non sono in grado di compiere tale opera perché ho commesso un peccato dinnanzi agli occhi dell’eccelso. Andate da Noè, poiché egli è il primo inviato da Dio.
Essi andranno da Noè supplicandolo di salvarli ed egli dirà: Non sono in grado di soddisfarvi, perché anche io ho commesso un peccato e mi vergogno di turbare l’Altissimo. Andate da Abramo, perché egli è stato considerato da Dio un fedele compagno.
Essi si affretteranno a incontrare Abramo che dirà loro: Anche io ho commesso un peccato perciò non posso chiedere a Dio di perdonarvi. Andate da Mosè, Dio ha parlato con lui ed è a lui che ha dato la Torah.
Essi andranno da Mosè ma egli spiegherà loro di aver commesso un grave peccato e che quindi dovranno andare da Gesù.
Gesù risponderà: “Io non ho commesso alcun peccato, ma andate da Maometto, al quale Dio ha perdonato le colpe passate e presenti”.
Essi correranno da me e io, dopo aver ascoltato le loro petizioni, mi affretterò a chiedere il permesso di apparire al cospetto dell’Eccelso, mi prostrerò ai suoi piedi. Iddio mi dirà: “Perdona!” e io perdonerò.
Solleverò il capo intimorito, inneggiando canti di lode a Dio, poi dirò: Mio creatore perdona la mia comunità.
Egli risponderà: va e cerca chi nella tua comunità ha nel cuore una fede corrispondente al peso di un chicco di grano e fallo uscire dall’inferno.
Al mio ritorno Dio mi chiederà: Chi è rimasto nell’inferno?
Ed io: E’ rimasto nel fuoco rovente solo colui che ha decretato di chiudere in eterno il corano.
Hafez Haidar, Maometto e i diamanti del Corano.
►Si racconta che Gesù arrivò in un villaggio le cui fortificazioni erano crollate, i ruscelli asciutti e gli alberi secchi. Gesù allora domandò: O rovine, dov’è il vostro popolo?
Una voce rispose: Sono morti e la terra li tiene ora. Le loro azioni dono divenute collane attorno ai loro colli, in attesa del giorno del giudizio.
Tarif khalidi, Un musulmano di nome Gesù, Il vangelo Musulmano.
Paradiso e inferno.
L’inferno viene descritto come un luogo di dolore e tormenti, a forma di cono, invaso dalle fiamme. Sette porte custodite da demoni orrendi ne costituiscono la porta d’entrata. Dal punto di vista strutturale è diviso in 7 cerchi, che scendono via via verso il basso, dal più alto e più grande, che è la Geenna, fino al più piccolo in basso. Dante Alighieri trae da qui la struttura del suo inferno.
Il paradiso è dipinto con “giardini in cui scorrono ruscelli, dove rimarranno in perpetuo, splendide dimore nel giardini dell’Eden” (9, 72). Alla sura 50 tali giardini vengono descritti meglio: fresche fronde, due specie di ogni frutto (il che ricorda il “primavera sempre ed ogni frutto, con cui Dante descrive i giardini dell’Eden) divani di broccato, e fanciulle che nessun uomo o demone ha mai toccato.
Anche nell’islamismo c’è una disputa, identica nei suoi termini a quella occidentale, sulla natura metaforica o letterale di questa descrizione del paradiso dell’inferno.
A favore di quest’ultima interpretazione un versetto del Corano in cui si specifica che il paradiso è bellissimo ma “il compiacimento di Allah vale ancora di più e questa è l’immensa beatitudine”.
Nella prefazione a Maometto, le parole del profeta” scritta da Abdullah al mamun Al Surawardy, l’autore scrive: Nei tempi moderni, nessun musulmano dotato di una media intelligenza e discreta cultura interpreta le descrizioni del corano nel loro senso letterale e rifiuterebbe nella maniera più categorica che qualche musulmano, non importa quanto ottusa e ignorante sia la sua mente, possa pensare all’altro mondo come a un mero godimento sensuale.
Nell’islam non esiste però un’idea, come quella del Cristianesimo Cattolico, del peccato e della punizione divina. Un detto del profeta infatti dice esplicitamente “non tormentare te stesso con la paura che Allah ti punisca”.
►L’inviato di Dio, disse: L’inferno si lamentò con il Signore dicendo: o Signore, una parte di me divora l’altra. Egli allora gli concesse di respirare due volte, una in inverno e una in estate, il caldo più forte e il freddo più intenso che possiate trovare.
Vita e detti di Maometto, a cura di Alberto Ventura.
►Il mio cuore si è aperto ad ogni forma. E’ pascolo per le gazzelle, un chiostro per i monaci cristiani, un tempio per gli idoli, la Ka’ba del pellegrino, le tavolette della Torah e il libro del Corano. Io pratico la religione dell’amore, in qualsiasi direzione avanzino le carovane, la religione dell’amore sarà la mia religione e la mia fede.
Ibn Arabi.
Gesù.
Gesù riveste un’importanza fondamentale nel Corano, tanto da essere definito “verbo di
verità” (Cor 19,33).
L’idea di fondo del Corano e del pensiero di Maometto è che Gesù fosse il più grande essere vivente apparso sulla terra, ma che non fece in tempo a organizzare in modo sistematico i suoi insegnamenti. La sua opera rimase così incompiuta, non venne capito dai suoi contemporanei, e quindi il Corano rappresenta la rivelazione finale divina, che completa l’opera cristiana.
Alla Sura 2, 135 e 136 è scritto esplicitamente “siate giudei o nazareni sarete sulla retta via” e “Crediate in Allah e in quello che è stato fatto scendere su Abramo, ismaele, isacco, Giacobbe, e sulle tribù, e in quello che è stato dato a Mosè e a Gesù…” e alla sura 5, 68: non avrete basi sicure finchè non obbedirete alla torah e al Vangelo.
Si narrano in molte parti del libro i suoi miracoli, la sua nascita e il suo messaggio. Si accusano gli ebrei di non averlo riconosciuto come il Messia. E si critica apertamente la teoria secondo cui egli sarebbe figlio diretto di Dio. Infine, si parla anche di una seconda venuta del Cristo sulla terra.
5, 72: Sono certamente miscredenti quelli che dicono Allah è il messia, figlio di Maria. Mentre il messia disse: O figli di Israele, adorate Allah, mio signore e vostro signore”.
“Il Messia figlio di Maria, non era che un messaggero. Altri messaggeri erano venuti prima di lui”.
Una critica aperta c’è anche alla teoria delle Trinità (che, ricordiamolo, non esiste nel vangelo): sono certamente miscredenti quelli che dicono: in verità Allah è il terzo di tre”.
Una profonda rottura col pensiero della Chiesa Cattolica (ma non, ricordiamolo, di molti Cristiani, nonché di Templari e Rosacroce) è relativa alla resurrezione. Secondo il Corano infatti Cristo non fu né ucciso né crocifisso, anche se non è chiaro (per dei disguidi sulla traduzione, e sulla conseguente interpretazione) se perché sopravvisse alla crocifissione, o perché venne ucciso un altro al posto suo. Quale che sia la versione corretta, la Sura 4 dice:
“dissero: abbiamo ucciso il Messia Gesù figlio di Maria, il messaggero di Allah! Invece non l’hanno né ucciso né crocifisso ma così parve loro. Coloro che sono in discordia a questo proposito restano nel dubbio, non hanno altra scienza e non seguono altro che la congettura. Per certo non l’hanno ucciso.
Ma Allah lo ha elevato fino a sé.
Non vi è alcuno della gente della scrittura che non crederà in lui prima di morire”.
E’ ovvio che questo punto segna la più forte rottura con il Cristianesimo che, in linea di massima, ha il suo fulcro nel fatto della morte di Cristo e della sua resurrezione, nonché nel dogma della trinità e della divinità di Cristo.
Simile invece al Vangelo di Luca è la parte dedicata alla nascita (sura 3, 45-47):
o Maria, Allah ti annuncia la lieta novella di una parola da lui proveniente: il suo nome è il Messia, Gesù figlio di Maria, eminente in questo mondo e nell’altro, uno dei più vicini. Dalla culla parlerà alla genti e nella sua età adulta sarà tra agli uomini devoti. Ella disse: come potrò avere un bambino se nessun uomo mai mi ha toccato? Egli disse: è così ce allah crea ciò che vuole. Quando vuole una cosa dice solo “sii” ed essa è.
Uno dei passaggi più drammatici, che contiene la critica più forte al Cristianesimo è la sura 5,116:
E quando Dio disse: O Gesù figlio di Maria! Sei tu che hai detto agli uomini: “prendete me e mia madre come dei oltre Dio?” rispose Gesù: Gloria a te! Come mai potrai dire ciò che non ho il diritto di dire? Se lo avessi detto, tu lo avresti saputo. Tu conosci ciò che è nell’animo mio, e io non conosco invece ciò che è nell’imtimo tuo. Tu solo sei il profondo conoscitore degli arcani!
Il messaggio di Maometto, del resto, è spesso in profonda sintonia con quello di Gesù, tanto da usare spesso le stesse parole. Ecco alcuni esempi di Hadit[5]:
“Nessuno di voi è veramente un credente se non ama il prossimo suo come se stesso”.
“Sii misericordioso con chi è sulla terra, e avrà misericordia di te colui che è in cielo”.
”Non invidiatevi gli uni gli altri, non odiatevi, non guardate ai difetti degli altri, non gonfiate i prezzi e siate fratelli o servi di Dio”.
Tra le ultime parole che pronunciò furono udite queste: “Perdonate coloro che operano per il male, invoco il perdono di Dio su di me e su di loro”.
Gabriele Mandel scrive che “il Corano accenna spesso ad un Vangelo Perduto dal quale i cristiani si sarebbero allontanati e che li avrebbe dovuti condurre alla conoscenza della verità divina. Non è escluso che si tratto di un vangelo gnostico e di questa opinione dovettero essere quei sufi che facevano balenare davanti agli occhi degli allievi la figura di Gesù per mostrare loro come la verità dei teologi ortodossi fosse una verità limitata nel migliore dei casi, o del tutto opinabile una volta capita l’insussistenza delle barriera dogmatiche”[6].
►Quando nacque Gesù i diavoli vennero da Satana e dissero: “Gli idoli hanno oggi chinato la testa”. E Satana: Allora è successo qualcosa nel vostro mondo.
Satana allora volò per la terra cercando di capire cosa fosse successo, finchè non trovo Gesù circondato dagli angeli, che era appena nato. Allora tornò dai diavoli e disse: Ieri è nato un profeta. Nessuna femmina ha mai concepito o partorito senza che io fossi presente, tranne questa volta. Quindi, dopo questa notte, abbandonate ogni speranza che gli uomini tornino agli idoli. D’ora in poi seduceteli sfruttando la loro avvedutezza e superficialità”.
Tarif khalidi, Un musulmano di nome Gesù, Il vangelo Musulmano.
Il demonio.
Simile al concetto Cristiano che vede la contrapposizione tra bene (Dio) e male (Satana) anche il Corano ha il demonio, detto Iblis, che è un angelo che ha disobbedito a Dio, e una serie di spiriti malvagi detti Djinn. Questi ultimi sono più simili ai nostri folletti, e possono essere buoni o cattivi; spesso fanno dispetti agli umani, li tentano, e possono apparire in forma umana per sviare le persone.
E’ da queste figure che deriva, con una traslitterazione, il termine “genio”, e quindi le leggende del genio della lampada che può esaudire i desideri del padrone.
Quanto al demonio, Dio, vedendo che egli non obbediva al suo ordine, dato agli angeli, di protrarsi davanti all’uomo per servirlo, dice a Satana (sura 7, 12 e ss):
► “Che cosa ti impedisce di prosternarti quando io te lo ordino?”
Disse satana: Io sono migliore dell’uomo, tu hai creato me di fuoco mentre lui lo hai creato d’argilla”.
Disse Allah: “Scendi da qui, non devi inorgoglirti. Esci, eccoti tra gli spregevoli.
Disse: Accordami una proroga fino al giorno in cui verranno resuscitati.
Disse: Certo, tu sei tra quelli cui io ho dato una proroga.
Disse: perché tu mi hai indotto in errore io li insidierò lungo la retta via poi li assalirà davanti, dietro, a destra e a sinistra. La maggior parte tu non li troverai riconoscenti.
Il rapporto tra Allah e Iblis è visto, trattato e considerato più o meno come nel Cristianesimo viene visto il rapporto tra Dio e Satana. A fronte di persone e teologi che prendono alla lettera questo rapporto e personificano il demonio, esistono correnti che ritengono solo simbolica tale figura (o che la ritengono sussistente solo in quanto proveniente dall’uomo stesso, come una sua proiezione).
►L’inviato di Dio disse: Satana verrà da uno di voi e chiederà: chi ha creato questo? E chi ha creato quest’altro? Fino a fare questa domanda: chi ha creato il tuo Signore?
Quando arriverà a quel punto, dovrete cercare rifugio in dio e smettere di ascoltare.
Vita e detti di Maometto, a cura di Alberto Ventura.
► Gesù incontrò Satana e gli chiese: Ti chiedo nel nome di Dio, cos’è veramente che ti spezza la schiena.
Egli disse: Il nitrire dei cavalli per la causa di Dio.
Egli disse: Il nitrire dei cavalli per la causa di Dio.
Tarif khalidi, Un musulmano di nome Gesù, Il vangelo Musulmano.
La Sharia.
Per capire l’Islam è fondamentale il concetto di Sharia (retta via). Sharia sarebbe la legge islamica derivante dal Corano. Il termine è citato una sola volta nel Corano alla sura 45,18: poi abbiamo designato te per una retta via. Seguila e non seguire le passioni di coloro che non sanno.
Nell’islam la vita religiosa e la vita sociale e politica sono intimamente connesse, a differenza di quanto avviene in occidente, dove i due aspetti sono separati. L’islamico vive una quasi totale compenetrazione tra vita sociale, politica, giuridica, e religiosa, perché le principali leggi vengono adeguate al corano o prese direttamente da esse (ad esempio, nel corano, vige il divieto di prestiti a interesse, quindi le banche islamiche funzionano secondo un sistema completamente diverso rispetto alle anche occidentali; anziché prestare il denaro alle aziende, ad esempio, entrano in società pportando direttamente capitali; anziché prestare il denaro ai privati comprano direttamente il bene richiesto – ad esempio la casa – facendosi pagare un canone di locazione).
Tra i doveri più importanti del musulmano ci sono i cinque pilastri (che vedremo tra poco), il divieto di mangiare carne di maiale, di bere e drogarsi, di praticare il gioco d’azzardo.
Oltre ai doversi civili ci sono quelli giuridici, che sono oggetto di studio da parte dei giuristi islamici (chiamati muftì), divisi in varie scuole.
Quello che è importante precisare è che la Sharia non è uguale per tutti i paesi, ed è cambiata nel corso del tempo in base alle personali e opinabili interpretazioni coraniche.
Basti pensare all’obbligo della lapidazione per gli adulteri. Intanto non è un divieto sancito dal corano, che parla invece in un unico caso della fustigazione, ma con il dovere di perdonare gli adulteri se si pentono; tale obbligo, vigente solo in alcune zone dell’Islam, è diventato tale solo a seguito dell’applicazione di alcuni Hadit. Hadit molto specifici al riguardo, espliciti e in effetti univoci nella loro interpretazione, ma pur sempre fuori dal testo coranico.
Stesso discorso per l’obbligo della pena di morte per coloro che lasciano la religione Islamica. Il Corano non ne fa cenno (anzi, contiene esplicite frasi in senso opposto come vedremo), in compenso però si sono presi degli Hadit in senso contrario e si sono assolutizzati (in particolare si è preso un hadit, che fu narrato da un ragazzo che alla morte del profeta aveva tredici anni, il quale dice “chi cambia religione uccidetelo”), peraltro dimenticando che esiste un Hadit che narra di come il profeta, infuriatosi perché alcuni sudditi volevano abbracciare il cristianesimo, comandò di arrestarli. Ma fu allora che Allah gli rivelò il versetto “non ci sia costrizione in fatto di religione”.
Così come non c’è cenno nel Corano di un divieto per i non musulmani di costruire templi e chiese, ma tale divieto, vigente in alcuni paesi musulmani, viene fondato su un unico Hadit, per giunta considerato non autentico.
Per giunta, alcune regole vigenti oggi (come la lapidazione per gli adulteri e il taglio delle mani per i ladri) furono assunte solo negli ultimi decenni da alcuni estremisti islamici, ma non esiste traccia storica dell’applicazione di queste leggi nei secoli precedenti.
Oltre alla lapidazione, un altro esempio eclatante valga per tutti: la pena di morte per gli eretici. L’unico caso di condanna a morte per eresia fino al diciannovesimo secolo riguarda il caso di Al Hallaj, crocifisso nel 922; non fu ucciso però per aver detto frasi eretiche (furono infatti molti i mistici, specie sufi, che dissero cose molto estremiste ma furono sempre ben tollerati) ma perché con la sua mistica stava creando un suo seguito particolare, e – come molti grandi maestri dell’umanità – dava fastidio alle autorità religiose e politiche dell’epoca. Egli fu ucciso, insomma, non perché eretico, ma perché troppo grande era la sua figura perché fosse sopportata dalle elite al potere. E per giungere alla sua condanna occorse molto tempo, perché tra le autorità non c’era un consenso unanime sulla sua condanna.
Si narra che quando le autorità decisero di condannare a morte Al Hallaj, ricevette un supplizio particolarmente atroce e crudele. Egli però accettò la sua condanna, come un ulteriore modo per testimoniare il suo amore per Dio agli altri. Mentre veniva portato in giudizio, un sufi gli chiese: “Cos’è l’amore?” ed egli rispose: “Lo vedrai oggi, domani e dopodomani”. Fu quel giorno appeso a una croce, gli furono amputati mani e piedi e lasciato lì tutta la notte, bruciato e decapitato il giorno seguente, e le sue ceneri furono disperse nel vento il giorno dopo ancora”.
“Questo è l’amore” scrisse il poeta e mistico sufi Attar, raccontando la sia morte.
Per finire, applicando alla lettera il Corano, occorrerebbe applicare anche la regola del perdono, più volte raccomandata da Maometto sia nel Corano che in alcuni Hadit.
La cosiddetta intolleranza islamica, quindi, non deriva dal Corano, ma dalla sua interpretazione, ad opera solo di alcuni estremisti, secondo un fenomeno tipico di tutte le religioni.
Tale intolleranza è arrivata in alcuni casi a mettere a morte in epoca moderna teologi che si limitavano ad asserire quanto abbiamo detto adesso; Mohamed Taha, teologo arabo, fu impiccato nel 1985 per aver affermato la relatività delle sure medinesi, e la necessità di interpretare lo stesso Corano in chiave storica e relativa.
La Jihad.
L’Islam, in occidente, è spesso associato al concetto di guerra santa agli infedeli che viene chiamata col termine di Jihad.
La parte più intollerante dell’Islam ha trovato un facile punto di aggancio per l’odio verso gli occidentali, nei versetti coranici “uccidente i miscredenti ovunque li incontrate” (9,5); secondo alcuni interpreti coranici tali versetti avrebbero addirittura abrogato in blocco tutti quelli che esortano alla pace e alla tolleranza.
Il Corano usa però il termine Jihad solo quattro volte in tutto, e in nessuna di esse il significato è quello di guerra agli infedeli.
In realtà il termine si riferisce alla lotta interiore per unirsi al divino.
Quanto alla guerra, il Corano è preciso sull’atteggiamento che il musulmano deve tenere:
– combattete contro coloro che vi combattono, ma senza eccessi, Se vi assalgono uccideteli, se però cessano, allora Allah è per donatore, combatteteli finchè non ci sia più persecuzione (2,190)
– Quando poi siano trascorsi i mesi sacri, uccidete questi associatori ovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati. Se poi si pentono, eseguono l’orazione e pagano la decima, lasciateli andare per la loro strada. Allah è perdonatore, misericordioso (9,5)
– Combattete coloro che non credono in Allah e nell’Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati (9,29)
– Esiste addirittura un Hadit secondo cui Maometto disse: “La guerra è un raggiro”[7].
Né risulta nel Corano l’incitamento a compiere atti terroristici o di altro tipo. Anzi, esiste una prescrizione precisa in senso contrario:
– Chiunque deliberatamente si getti da una montagna uccidendosi, starà nel Fuoco, eternamente cascandovi dentro e rimanendovi in perpetuo; e chiunque beva veleno per uccidersi lo porterà con sé e lo berrà nel Fuoco, dove rimarrà per sempre; e chiunque si uccida col ferro porterà con sé quell’arma e con essa si pugnalerà l’addome nel Fuoco dove rimarrà in eterno (7,670)
– Chiunque uccida una persona – a meno che essa non stia per uccidere una persona o per creare disordine sulla terra – sarà come se uccidesse l’intera umanità; e chiunque salvi una vita, sarà come se avrà salvato la vita di tutta l’umanità (5,32)
La verità è completamente diversa da come ce la raccontano.
Il concetto di guerra santa fu inventato dalla Cia, come scrive Tim Weiner nel suo libro sulla storia di questa istituzione. Scrive l’autore che “Il presidente Eisenhower sosteneva di voler promuovere l’idea di una jihad islamica che si opponesse al comunismo senza Dio. “Dovremo fare tutto il possibile per porre l’accento sull’aspetto di “guerra santa”” disse nel settembre del
1957 a una riunione alla Casa Bianca a cui partecipavano Frank Wisner, Forest Dulles, il sottosegretario di Stato per il medio oriente William Rountree e i membri dello stato maggiore.
1957 a una riunione alla Casa Bianca a cui partecipavano Frank Wisner, Forest Dulles, il sottosegretario di Stato per il medio oriente William Rountree e i membri dello stato maggiore.
Foster Dulles propose di creare una task force segreta sotto i cui auspici della C.I.A. avrebbe fornito armi, denaro e Intelligence americani a re Sud d’Arabia, a re Hussein di Giordania, al presidente del Libano Camille Chamoun e al presidente dell’Iraq Nuri Said[8].
In conclusione. Nel corano non esiste il concetto di Jihad, che è stato creato ad arte dalla propaganda occidentale per fomentare gli scontri di civiltà.
Questo non significa che non possano esistere islamici convinti che sia giusto immolarsi per far esplodere in aria degli infedeli, ma a parte il fatto che si tratta di una minoranza, tale concetto è comunque estraneo al Corano e alla dottrina di Maometto, non meno di quanto il concetto di inquisizione per combattere l’eresia lo fosse nel pensiero di Cristo, o di quanto l’arte della guerra dei samurai non fosse estranea al pensiero del Budda.
In un Hadit si racconta che al profeta un fedele chiese quale sia la migliore Jihad, e questi rispose: “una parola di giustizia davanti ad un capo politico ingiusto”.
Un divertente episodio citato da Hoopper nel suo libro è utile per illustrare il problema. “ho un punto a mio favore ed è una conoscenza discreta di ciò che l’Islam è effettivamente, in contrapposizione alla montatura giornalistica che vediamo nei notiziari ogni giorno. L’Islam non è una religione fatta di terroristi pronti a sacrificare la loro vita per uccidere qualcuno che secondo loro ha insultato l’unica vera fede. Di fatto la maggior parte dei musulmani che conosco è estremamente gentile, persone dignitose che non direbbero merda neanche se ne avessero la bocca piena. Dei molti musulmani che ho conosciuto, ne ho incontrato soltanto uno che potrebbe essere davvero tanto svitato da essere un kamikaze. E’ importante capire comunque che dopo che mi avevano presentato al tipo in questione l’altro musulmano presente nella stanza si è piegato su di me e ha sussurrato “questo ragazzo è fuori di testa”.
►Oh re abbiamo ucciso il nostro nemico esterno, ma in noi dimora un nemico peggiore di lui.
Uccidere questo nemico non è opera della ragione e dell’intelligenza: il leone interno non è vinto dal leprotto.
Questo io carnale è l’inferno, e l’inferno è un drago il cui fuoco non viene smorzato dagli oceani.
Beve i sette mari, e tuttavia il fuoco ardente di quel divoratore di tutte le creature non diminuisce.
Quando sono tornato dalla guerra esterna, mi sono volto verso la guerra interna.
Siamo ritornati dal piccolo jihad e ci siamo impegnati, col profeta, nel grande jihad.
Prego Dio di darmi la forza e l’aiuto e il diritto di essere fiero, per poter sradicare, con deboli mezzi, questo monte Qaf.
Considera di poco valore il leone che distrugge le schiere dei nemici. Leone vero è colui che vince se stesso.
Rumi, Matnavi, Commento della sunna: Siamo tornati dal piccolo jihad (sforzo difensionale) al grande Jihad (sforzo per vincere le proprie passioni terrene).
Il rapporto con le altre religioni.
A differenza di quello che credono gli occidentali, quindi, Allah non incita alla guerra di religione.
Non solo, ma vi è più volte la precisazione che ogni religione va rispettata perché proviene da Dio[9]: in particolare la Sura 5, 48 esprime un concetto molto elevato, che indica molto bene l’ideale di tolleranza e di amore contenuto nella rivelazione che Maometto ricevette: “A ognuno di voi abbiamo assegnato un rito e una via, ma se Dio avesse voluto avrebbe fatto di noi un’unica comunità e se non l’ha fatto è per mettervi alla prova in quel che vi ha donato. Fate a casa nelle cose buone, tutti ritornerete a Dio ed egli vi informerà su ciò di cui discordate”.
Mentre la Sura II, 62, dice: Nonostante musulmani, ebrei, cristiani o sabei, chiunque creda in Dio e nel giorno del giudizio e fa del bene agli altri avrà la sua ricompensa dal signore. Per lui non ci saranno orrori, o tormenti, o sofferenze”.
E la sura 10,99: Se Allah avesse voluto fare di tutti gli uomini dei credenti, lo avrebbe fatto lui.
E nella sura 5,68: “Voi gente del libro (quindi cristiani ed ebrei) non valete niente finchè non seguite la Bibbia e il vangelo” e “ogni popolo verrà convocato davanti al proprio libro” (45, 28).
Non per niente la spagna islamica fu il luogo dove potè più di ogni altra epoca e di ogni altro luogo fiorire la cultura, e l’integrazione tra cabalisti, cristiani, e musulmani, permettendo poi che queste interazioni influenzassero la cultura europea e americana per tutti i secoli fino ad oggi.
Per capire la profonda integrazione che esistesse tra musulmani ebrei e cristiani all’epoca di Maometto basti pensare che egli si sposò con la moglie Kadija con rito cristiano, da un sacerdote cristiano noto per aver tradotto il vangelo in arabo, e che pare fosse suo parente e che il Corano cita la Palestina come terra santa degli ebrei[10].
►Un corteo di ebrei invitò il profeta di Allah ad incontrarlo e gli dissero: Uno di noi ha commesso adulterio con una donna giudea.
Poi porsero al Profeta un cuscino per sedersi.
Egli chiese allora di portargli la sacra Bibbia e quando essi obbedirono, egli invece di sedersi sul cuscino, depose la Torah su di esso e disse: Credo in te e in colui che ti ha rivelato agli uomini.
Detto ciò ordinò: Conducetemi il peccatore. Essi accompagnarono da lui il giovane e Maometto lesse la storia della lapidazione, in cui Gesù dice “chi è senza peccato scagli la prima pietra”.
►Un giorno, all’alba, il profeta di Allah iniziò la preghiera mattutina recitando la sura dei profeti. Al termine della preghiera rituale i suoi compagni gli si avvicinarono e chiesero perché si fosse prostrato a lungo e con ossequio quando aveva pronunciato i nomi di Mosè e di Gesù.
Maometto rispose: “essi sono stati eletti dall’altissimo e guidati da lui, inoltre a ognuno di loro Dio ha rivelato il suo libro”.
I musulmani ribatterono: Dobbiamo credere anche in loro? Sei tu l’unico profeta.
“Chi non crede in loro e nei loro libri, non è un vero musulmano, poiché io sono l’ultimo dei profeti, il sigillo di tutti gli inviati”.
Poi aggiunse: “Dio sia lodato il tuo nome che ha riempito d’amore il cielo e la terra. Dio, purificami con la neve, la grandine, l’acqua gelida e cristallina. Dio purificami da tutti i peccati come mondi l’abito bianco dalla sporcizia”.
►Disse il profeta: ebrei, cristiani, sabei, chiunque creda in Dio e compia opere buone avrà la sua ricompensa presso il signore.
Tutti discendiamo da un unico Dio onnipotente e Compassionevole, tutti siamo figli di Adamo e di Abramo. Nell’Islam non c’è differenza tra gli uomini, qualsiasi sia il colore della pelle. Tutti siamo uguali, abbiamo gli stessi diritti e doveri e siamo liberi al cospetto di Dio. Fratelli, la violenza genera l’odio, e l’odio genera la morte. Come può crescere e germogliare una pianta in un deserto arido e senza acqua né amore? Come può pascolare un agnello in mezzo ai lupi? Una colomba in mezzo alle aquile? Maometto ci ha proibito di uccidere donne, anziani, e bambini, o di tagliare un albero senza sano motivo.
Egli ci ha chiamato a difenderci dai pagani, non a uccidere gli ebrei o i cristiani inermi. Egli ci ha ordinato di rispettare e onorare tutti gli uomini che indossano un abito religioso e portano tra le mani un libro sacro. Prima di accomiatarmi da voi, vi racconterò il viaggio notturno di Maometto, per farvi capire che egli amava e venerava tutti i profeti di Dio. Vi rammento inoltre, che una delle sue mogli, di nome Maria, era cristiana, mentre un’altra era ebrea”.
Hafez Haidar, Maometto e i diamanti del Corano.
►Un uomo che stava per morire si trovò con l’anima a volare oltre le galassie. Quando giunse nel punto in cui la luce splendeva di più, rivolgendosi a lei, disse: Quale religione preferisci sulla terra?
Nessuna, rispose la luce.
Rumi.
La magia.
Secondo Gabriele Mandel “possiamo facilmente renderci conto che il Corano parla a lungo della magia, e offre quanto è necessario per preservarsi e premunirsi dalle azioni magiche negative. Anzi. In se stesso il Corano è il talismano migliore che il musulmano possa avere. Infatti non è raro il caso di edizioni minuscole del testo, portate dentro astucci a mò di protezione”
Le ultime due sure del Corano, la 113 e 114, le preservatrici perché la loro recitazione preserva dai sortilegi.
Nella prima sura, invece, dal titolo “l’aprente”, sono contenute tutte le lettere dell’alfabeto arabo tranne 7, e i fabbricanti di talismani considerando quelle mancanti ricche di virtù magiche, le usano nei loro amuleti.
E’ però condannata apertamente la magia nera.
Anche quella miracolistica è una dimensione assolutamente familiare per il musulmano anche se, scrive Shah: “ non c’è nessuno a parte il sufi maturo, che sappia distinguere la vera interpretazione di un miracolo. Questo vale sia per un miracolo inspiegabile sia per un miracolo accaduto ma non percepibile. Ci sono miracoli che operano in continuazione e che l’umanità non percepisce con i sensi perché non colpiscono eccessivamente. Un esempio è il processo grazie al quale contro ogni probabilità un uomo può perdere o guadagnare cose morali o materiali in rapida successione. A volte tutto ciò viene chiamato coincidenza. Ogni miracolo è in realtà una coincidenza, una serie di cose che accadono essendo in relazione l’una all’altra”.
Secondo Naqshband i miracoli hanno un impatto diverso su ogni persona (paura, scetticismo, eccitazione) ma “in ogni modo, il miracolo è uno strumento sia per influenzare che per valutare le persone su cui si agisce”.
Maometto, in particolare, operò alcuni miracoli (alcuni, come vedremo meglio in seguito, molto simili a quelli che si raccontano per Cristo), ma non è questa la parte considerata più importante della sua vita.
I miracoli non andavano a genio al profeta. Il mondo attorno a lui era pieno di miracoli. Non si sapeva quali derivassero da Dio e quali dalla magia. Maometto non aveva mai affermato di poter fare miracoli. “Dio non mi ha mandato per operare meraviglie”, rispondeva egli ai Coreisciti “io sono qui solo per annunciare la verità; non tengo tra le mie mani i tesori di Allah, né dispongo di forze segrete né sono un angelo. Io non so trarmi d’impaccio da solo e non posso aver fede se Dio non vuole, sono un uomo come gli altri”.
Se non fai dei miracoli, non possiamo credere alle tue parole, dicevano.
E lui rispondeva: Gesù ha fatto dei miracoli, e anche a lui non si è voluto prestar fede.
Essad Bay, Maometto, il profeta dell’Islam.
4. I riti
I cinque pilastri.
Le regole più importanti della fede islamica sono 5, e per questo motivo sono dette i cinque pilastri e sono:
1) la professione di fede nell’Islam;
2) la preghiera
3) la carità
4) il ramadan
5) il pellegrinaggio alla Mecca.
La professione di fede nell’Islam (detta Shabada).
Almeno una volta nella vita (più volte coloro che si ritengono molto devoti) il musulmano deve ripetere la frase “non c’è dio se non Dio, e Maometto è il suo profeta”: La ilaha illa ‘lla. I musulmani più devoti la pronunciano sempre, nei momenti difficili, nei momenti intensi, o semplicemente durante la giornata. Alcuni gruppi recitano la frase a mò di mantra, in canzoni, o preghiere di gruppo.
Si può dire che questa sia la caratteristica fondamentale dell’essere islamico, e forse addirittura l’unica.
L’islam infatti è normalmente più tollerante del Cristianesimo cattolico per una ragione in fondo molto semplice: non ha dogmi particolari, sottili disquisizioni teologiche, e confini tra ciò che è eretico e ciò che non lo è.
Mentre condizione essenziale del Cristianesimo cattolico è credere nella divinità di Gesù, nella trinità, ecc., e viene considerato eretico chi non adotta certi dogmi, al contrario nell’Islam non si sono stabiliti dei principi teologici troppo precisi sulle singole questioni di fede.
Per questo motivo i sufi, che nei loro insegnamenti hanno influssi cabalistici, rosacrociani, buddisti e induisti, non sono considerati eretici e possono convivere tranquillamente con i fondamentalisti più convinti.
In sintesi, per essere considerati musulmani è sufficiente la professione di fede in Allah, e il credere nei 5 pilastri dell’Islam.
►Un giorno il profeta ricevette la visita di Gabriele che gli disse: Cos’è la fede?
Egli rispose: la fede è credere in Dio e nei suoi angeli, nell’incontro con lui, nei suoi inviati, e nella resurrezione.
Gli chiese poi: cos’è l’Islam?
Gli rispose: l’Islam è adorare Dio, non associargli nessuna alcuno, compiere la preghiera rituale, pagare l’elemosina obbligatoria e digiunare durante il Ramadan.
Gli domandò ancora: Cos’è la condotta retta?
Rispose: E’ adorare Dio come se lo vedessi, poiché anche se tu non lo vedi lui ti osserva.
Vita e detti di Maometto, a cura di Alberto Ventura.
La preghiera.
I musulmani pregano 5 volte al giorno: all’alba, a mezzogiorno, allo zenith, al tramonto, e prima di coricarsi. In quel momento di rivolgono verso la Mecca e si rannicchiano in posizione fetale; posizione che ha un duplice significato: da una parte il fedele dimostra, facendosi piccolo, la sua sottomissione a Dio; la posizione fetale poi sottolinea il rinascere a nuova vita che è proprio del fedele rispetto a chi non conosce Dio. I musulmani, scrive Stagunh, pregano non solo con le parole ma con tutto il corpo: “nel loro dialogo con Dio si percepisce una partecipazione autentica e profonda. Si cercherebbe invano questa devozione in una funzione religiosa cristiana di oggi”.
►Un servo di Maometto narrò:
Abitavo con il profeta di Allah e gli portavo l’acqua per l’abluzione, i sandali, la tunica e tutto ciò che gli occorreva per pregare.
Un giorno mi guardò e mi disse: Puoi chiedermi tutto ciò che desideri.
Risposi: Ti chiedo di accompagnarmi in paradiso.
Forse desideri anche un’altra cosa? Mi domandò il Profeta.
No vorrei solo salite con te in paradiso. Risposi.
E lui mi disse: Allora ricordati di genufletterti spesso.
Hafez Haidar, Maometto e i diamanti del Corano.
Alla stessa ora, in diverse parti del mondo, migliaia di fedeli compiono quindi lo stesso rito, con le stesse forme, rivolgendosi alla Mecca, tutti insieme verso la medesima direzione. Questo fa sentire il musulmano parte di una comunità mondiale, anche quando prega da solo, perché compiendo questi gesti, sa che in quel momento milioni di fedeli in tutto il mondo stanno facendo lo stesso.
Pregando, si interrompe la propria occupazione, e ci si ricorda di Dio e di se stessi.
Il credente, in piedi, nel silenzio della propria stanza, porta le mani ad ogni lato del volto e recita la formula “Allah akbar”. Dopodichè, recita la prima sura del Corano: nel nome di Allah, benefattore misericordioso, lode ad Allah, signore dei mondi benefattore misericordioso, sovrano del giorno del giudizio. Ti adoriamo e ti domandiamo aiuto. Conduci noi sulla retta via, la via di coloro ai quali hai dato i tuoi benefici.
Chiunque può pregare in qualsiasi luogo, purchè il luogo di preghiera sia delimitato da un tappeto. Ma il luogo di preghiera per eccellenza è, ovviamente, la Moschea, dove tutta la comunità si ritrova il veneri per la preghiera di mezzogiorno. All’esterno della moschea si trovano le fontane per l’abluzione, e il minareto, una sorta di campanile con una terrazza sulla quale si affaccia il Muezzin, che ha il compito di chiamare a raccolta i fedeli (cinque volte al giorno, con la recitazione di sette o otto frasi); mentre all’interno c’è l’abside che indica la direzione della Mecca.
Non essendo possibile raffigurare Maometto o Allah, le moschee sono in genere adornate da versi del Corano, scritti con grafie bellissime e artistiche, che fanno diventare le moschee vere e proprie opere d’arte.
►Il profeta disse: Nella sublime notte del viaggio notturno sono entrato in Paradiso, ho visto un’abbagliante terra deserta e ho scorto gli angeli edificare un maestoso castello d’oro e d’argento. Mi sono fermato a guardarli e ho notato che un’ora lavoravano e un’altra ora si fermavano. Mi sono accostato ad uno di loro e ho chiesto: Perché lavorate con dedizione un’ora e vi riposate nell’altra?
Gli angeli risposero: noi lavoriamo quando arrivano i materiali necessari per la costruzione.
Stupefatto ho domandato: e in cosa consistono? Io non vedo arnesi, né fango, né paglia, per impastare i mattoni.
Gli angeli hanno risposto: noi lavoriamo quando un credente, in qualsiasi parte del globo, loda il nome dell’eccelso.
Hafez Haidar, Maometto e di diamanti del Corano.
►Un uomo saggio e devoto a Dio aveva consacrato la propria vita alla preghiera e al silenzio.
Un mattino venne a trovarlo un giovane nel fiore degli anni che gli disse: Venerando uomo di dio, insegnami a pregare.
L’uomo non sollevò nemmeno gli occhi, perciò il giovane ripetè: Sceicco, ti scongiuro, insegnami a pregare.
Il saggio rimase ancora in silenzio e la sua richiesta si disperse nuovamente tra i monti.
Il giovane ritornò il terzo giorno e implorò: Venerando sceicco, insegnami a pregare.
Di fronte al silenzio dell’uomo allora domandò: La mia domanda non ti interessa? Perché non mi ascolti?
A questo punto il saggio disse: Non ti ho risposto perché volevo sapere se il tuo desiderio era grande, infatti il desiderio è una preghiera. Dio non attende altro se non che lo si cerchi. Egli è l’unico, il compassionevole, il misericordioso.
►Il profeta disse: il desiderio è preghiera.
E nessuno di voi è un vero credente, se non desidera per suo fratello ciò che desidera per gli stesso.
Hafez Haidar, Maometto e i diamanti del Corano.
►Una leggende islamica narra che Maometto, una volta arrivato al settimo cielo, nella notte in cui potè comparire ad Allah, ricevette da Dio il comandamento che l’uomo dovesse recitare almeni 50 preghiere al giorno. Maometto si inchinò e promise di obbligare gli uomini in tal senso, lasciando il palazzo del Signore del Mondo.
Giunto al sesto cielo vi trovò Mosè che gli chiese cosa Dio gli avesse prescritto. Udita la risposta, disse a Maometto: io sono un vecchio profeta, incanutito fra gli onori, e conosco gli uomini a fondo. Non reciteranno mai 50 preghiere.
Allora Maometto, per rispetto alla figura del suo predecessore, tornò da Dio, gli spiegò il problema e Dio concesse 25 preghiere.
Tornò allora da Mosè, che però si mostrò dubbioso anche su 25 preghiere, ritenendole troppe. Allora Maometto tornò da Dio, che le ridusse a quindi, ma anche queste sembrarono troppe a Mosè. Infine Dio gliene concesso 5 e Mosè ritenne che questo numero poteva bastare.
Essad Bay, Maometto, il profeta dell’Islam.
La carità.
Una delle più belle regole dell’Islam è quella secondo cui chi ha di più deve aiutare chi ha di meno. Questo a livello sociale si traduce in una tassazione progressiva in aumento per le classi più abbienti. Il principio a noi occidentali sembra ovvio, ma occorre considerare che in Europa esso è stato introdotto solo nel XX secolo, mentre nell’Islam esiste fin dal settimo secolo.
I meno abbienti devono distribuire annualmente un quarantesimo di tutto ciò che hanno.
Questo obbligo come abbiamo detto si ricollega alla gratitudine che l’uomo deve a Dio e ai suoi doni; Dice il Corano che l’ingrato copre o nasconde le benedizioni di dio ma così facendo non gode del legame come il creatore (Smith).
L’obbligo di fare la carità è talmente importante per i musulmani che nel Corano si afferma anche che il vero credente non è colui che professa fede in Allah, ma “coloro che si abbandonano con tutto il cuore a Dio e danno l’elemosina ai poveri, e agiscono con correttezza” (2, 157 e 8, 2-4).
Per questo motivo non è inusuale vedere negozianti musulmani fare forti sconti, o piccoli omaggi, a chi compra nei propri negozi, fino ad arrivare a regalare la propria merce quando ci si accorge del fatto che il cliente è in stato di bisogno.
Ricordo un episodio in cui il gestore di un negozio di Kebab, rispondendo ad un cliente in evidente stato di indigenza che chiedeva cosa potesse comprare con un euro (il Kebab costava 4 euro, la pizza 1,50 al pezzo), rispose: “costa tutto un euro”, e porgendo il kebab al cliente aggiunse anche una lattina aggiungendo “e con il kebab c’è una lattina in omaggio”.
Un episodio cui sarebbe impossibile assistere in un negozio europeo.
►Domandarono: Profeta di Allah, se qualcuno non ha niente da dare, come si deve comportare?
Deve lavorare manualmente, in modo che possa beneficiarne lui stesso e possa donare agli altri.
Gli astanti chiesero allora: e se non trova lavoro?
Deve aiutare un bisognoso che stenta a vivere
E se non può fare nemmeno questo?
Deve fare del bene, e abbandonare ogni male. La sua condotta sarà un atto di elemosina.
►Il profeta disse: Fedeli, fate la carità, poiché verrà un giorno in cui l’uomo camminerà portando la sua elemosina e non troverà nessuno che la accetterà. Nell’aldilò allora incontrerà un uomo che obietterà: Se me l’avesse portata ieri, l’avrei accettata, però oggi non ho alcun bisogno di essa.
Hafez Haidar, Maometto e i diamanti del Corano.
►Gesù disse: Quando qualcuno caccia via un medicante a mani vuote, gli angeli non visiteranno la sua casa per 7 giorni.
Tarif khalidi, Un musulmano di nome Gesù, Il vangelo Musulmano.
Il ramadan.
Il ramandan sarebbe il decimo mese del calendario islamico (un mese che si posta di volta in volta potendo cadere in qualsiasi stagione, quindi anche in inverno o estate), quello in cui Maometto ebbe la prima rivelazione. In questo mese si digiuna e non si beve dall’alba al tramonto e non si fuma. Solo dopo il tramonto è ammesso bere e mangiare in misura moderata. Da questa prescrizione sono escluse le persone malate o con problemi fisici.
I motivi di questo digiuno sono nobili: intanto abituandosi a digiunare si sviluppa la compassione verso chi soffre e deve digiunare forzatamente a causa delle propria condizione economica o personale; inoltre in tal modo il fedele diventa più umile, ricordandosi della propri fragilità; in ultimo ci si abitua all’autodisciplina.
Come avviene spesso per molti aspetti della vita religiosa, il digiuno non fu imposto come un obbligo; furono le interpretazioni coraniche successive che lo resero tali[11].
La stessa cosa dicasi per il divieto di bere alcolici, in alcuni paesi la violazione del quale è sanzionato addirittura con frustate. In realtà non esiste nel Corano un divieto esplicito in tal senso, anzi, alcuni Hadit raccontano di come Maometto “raccomandasse” di non bere, ma non lo ritenesse un obbligo assoluto.
►L’inviato di Dio disse; quando arriva il mese di Ramadan, le porte del paradiso vengono aperte, le porte dell’inferno vengono chiuse, e i diavoli vengono messi in catene.
Vita e detti di Maometto, a cura di Alberto Ventura.
►La notte kadir è la gran notte del miracolo. La notte kadir ricorre nel mese di Ramadan, il mese del digiuno e della penitenza. Trenta notti ha questo mese ma nessuno sa dire quale sia la notte kadir. Nella notte kadir la natura si addormenta. I fiumi non scorrono più, tace il vento, gli spiriti maligni si scordano di suscitar la meraviglia del mondo. In quella notte si può sentire crescere l’erba e parlare agli alberi. Le ninfe emergono dai fiumi addormentati, in profondo assopimento giace la sabbia del deserto. I mortali che avvertono la notte di kabir divengono sapienti o santi perché in quella notte l’uomo vede attraverso le dita del Signore.
Nella notte Kadir, il mese di Ramadan scese su Maometto la parola di Dio.
Essad Bay, Maometto, il profeta dell’Islam.
Il pellegrinaggio alla Mecca.
Almeno una volta nella vita il musulmano deve fare un pellegrinaggio alla Mecca. Una volta arrivato si sveste dei suoi abiti e indossa una tunica, uguale a quella degli altri.
Tale gesto ha la funzione di avvicinare l’uomo a Dio, ma anche di ricordargli la sua uguaglianza davanti a Dio, indipendentemente dalla sua condizione sociale (questo è il significato simbolico del vestire una tunica identica a quella degli altri, svestendo i propri abiti, avvicinandosi a Dio in condizioni di uguaglianza).
Il pellegrinaggio però assolve anche indirettamente ad un’altra funzione; accomunando persone di diverse nazionalità, induce alla fratellanza che trascende quella della singola nazionalità. Il musulmano americano si sentirà quindi fratello del musulmano europeo, o asiatico, accomunato solo dalla fede in Dio.
5. Il fondatore
5.1. La storia di Maometto.
Maometto (che significa “grandemente lodato”) nasce nel 570 a La Mecca dalla principale delle 5 tribù arabe che in quel periodo erano insediate nel territorio: i coreisciti. In quel periodo la maggior parte della gente era politeista, e il mondo era perlopiù un territorio di violenze, saccheggi, ruberie continue, corruzione. A La Mecca dilagavano orge, ubriachezza e gioco d’azzardo e le istituzioni era inefficienti.
La sua infanzia fu triste e costellata di lutti; il padre morì pochi giorni prima della sua nascita, la madre dopo pochi anni e a otto anni morì il nonno che si prendeva cura di lui.
Nella maturità divenne un mercante e a 25 si sposò con Khadija, una ricca vedova di cui era entrato a servizio.
Maometto era di indole gentile intelligente e buono.
Si recava spesso presso una montagna (il monte Hira) a meditare.
A 40 anni ricevette le rivelazione direttamente da Dio, per mezzo dell’arcangelo Gabriele che gli si manifestò.
►Maometto giaceva all’entrata della grande caverna sul monte Hira. Era tutto assorto nei suoi pensieri, quando improvvisamente vide una grande figura che veniva a lui. Le sue forme erano evanescenti. Un uomo? Un demone? Un essere. Gli apreva che due occhi della grandezza del cielo scendessero su di lui e improvvisamente udì una voce chiara e distinta che disse: “Ikra, sii l’annunciatore”. E Maometto rispose “io nulla posso annunciare”. Allora delle mani invisibili lo agguantarono, lo prostrarono a terra, lo serrarono così che egli credette di soffocare e la voce comandò di nuovo: Sii l’annunziatore.
Allora Maometto disse “cosa devo annunziare?”
L’angelo spiegò allora davanti a lui un gran panno di seta con impresse a fuoco le prime frasi del Corano: Annunzia nel nome del tuo Signore, il quale creò l’uomo da un grumo di sangue. Annunzia! Il Signore è il dispensatore di tutte le grazie; egli ha con la penna insegnato agli uomini ciò che l’uomo ignorava”. Subito la forma disparve e si fece silenzio attorno a Maometto. La tenebra si stendeva su di lui, e mondo e deserto dormivano nella notte di kadir. Di nuovo giunse all’orecchio una voce, questa volta simile al più lieve alito di vento del deserto e disse: “Tu sei l’inviato da Dio, o Maometto, e il sono Gabriele, il tuo arcangelo”.
Maometto tornò allora a casa, seguito dall’arcangelo, e chiamò Hadiscia, raccontandole quanto accaduto e disse “non so se sia uno spirito benevolo o un diavolo che mi perseguita”. Hadiscia, che era una donna saggia, sapevo cosa fare e disse al marito: “Siediti sulle mie gambe. Lo vedi ancora?”
Si, rispose lui.
Allora Hadiscia si scoprì i capelli e lo circondò con la sua folta capigliatura. “E ora?”
Se ne è andato, rispose Maometto.
“Allora è uno spirito buono”, rispose Hadiscia “perché un spirito maligno sarebbe rimasto a godersi lo spettacolo, mentre uno spirito buono, per rispetto, se ne sarebbe andato”.
Da quel momento le rivelazioni continuano per anni, ma solo dopo tre anni Maometto inizia a divulgarle.
Nella sua vita Maometto non fece miracoli veri e propri, come quelli di Gesù; tuttavia c’è chi ha sottolineato che il fatto stesso di aver scritto il Corano è un miracolo di per sé, perché egli era privo di istruzione, e un’opera così perfetta da punto di vista letterario non potrebbe che essere ispirata da Dio.
D’altronde, diceva lo stesso Maometto, non c’è bisogno di miracoli per credere in Dio, perché basta aprire gli occhi e ammirare la natura, gli astri, la pioggia o il vento, per capire che tutto ciò non può essere opera né del caso, né di dei di pietra.
D’altronde, diceva lo stesso Maometto, non c’è bisogno di miracoli per credere in Dio, perché basta aprire gli occhi e ammirare la natura, gli astri, la pioggia o il vento, per capire che tutto ciò non può essere opera né del caso, né di dei di pietra.
Dapprima, nei tre anni successivi alla rivelazione del 610, convertì solo la moglie e alcuni parenti. Ma negli anni successivi acquistò sempre più fama e onori, e un numero sempre crescente di persone si lasciarono trascinare dalla sua rivelazione, cosicchè egli fu posto inizialmente a capo della città di Medina, poi anche a La Mecca e in pochi anni aveva riunificato un vasto territorio.
Fu nel 622 che Maometto lasciò La Mecca per recarsi a Medina, per sfuggire chi lo perseguitava a causa del suo messaggio, considerato pericoloso; il suo trasferimento, fu chiamato Hjira (egira in italiano) ed è da questa data che gli islamici conteggiano gli anni del loro calendario.
Lì Maometto fonda la Umma, la prima comunità dei credenti.
Egli fu uno statista eccezionale e un amministratore efficiente, buono e giusto. Fortificò la polizia, e sotto la sua guida le città della Mecca e di Medina prosperarono e divennero un’oasi di pace e tranquillità e i suoi meriti furono riconosciuti anche dai suoi nemici (che furono molti, e anche agguerriti).
Maometto quindi aveva intenzione di creare un’oasi di pace, serenità e giustizia. Basti pensare che il Corano istituisce l’obbligo delle consultazioni per prendere decisioni relative alla vita politica (sura 42,38; la sura si intitola infatti “le consultazioni”), e questo con secoli di anticipo rispetto all’occidente, che la democrazia l’avrebbe conosciuta solo molto tempo dopo.
In particolare, egli stabilì che per le questioni non decise nel Corano, si dovesse ricorrere ad una consultazione a maggioranza.
Un’altra innovazione eccezionale che costituisce un traguardo e baluardo di civiltà mai raggiunto neanche attualmente dalla civiltà occidentale, è che una gran parte delle imposte andava regolarmente ai poveri, venendo redistribuite immediatamente dopo il prelievo, sicchè in tutte le zone controllate dal Profeta non esistevano persone che morivano di fame o di stenti.
L’intera Arabia alla sua morte, nel 632 era sotto il suo controllo.
Dopodichè, prima della fine del secolo, i suoi seguaci avrebbero fatto una cosa che non era certamente nelle sue intenzioni: avrebbero cioè conquistato Armenia, Persia, Siria Palestina, Iraq, Nordafrica, Spagna, per poi essere fermati da Carlo Martello. Subito dopo la sua morte il suo successore, Abu Bakr, regnò per due anni e riuscì a sedare tutti i dissidi interni; ma nel 634, salito al potere Omar, l’islam inizia la sua avanzata alla conquista dei territori stranieri. Il tutto partendo da un’errata interpretazione del Corano (8,17): non siete certo voi che li avete uccisi, è Allah che li ha uccisi. Quando tiravi non eri tu che tiravi, ma era Allah che tirava, per provare i credenti con una bella prova.
Dal punto di vista dei rapporti con le altre religioni, furono espulsi ebrei e cristiani dalla penisola arabica e gli edifici di culto vennero dati alle fiamme.
Scrive Al tabari, nella più famosa vita di Maometto mai redatta, che “il corpo del profeta non era ancora stato lavato che già la discordia regnava a Medina”.
Maometto, sostengono gli islamici, è stato l’ultimo profeta, e nessuno dopo di lui verrà altrettanto grande. Questa affermazione, ovviamente, a molti non suona come vera, perché appartengono ad altre religioni, hanno altre fedi, credenze, o non credenze. Eppure, se si guarda la cosa senza preconcetti, si potrò constatare un dato di fatto che è sotto gli occhi di tutti: l’Islam è l’ultima grande religione della terra, fondata in tempi relativamente recenti rispetto alle più anziane religioni buddiste, induista, cristiana ed ebraica. Dopo Maometto non fu creata nessuna nuova religione, e nessun profeta o uomo religioso ebbe sul mondo l’impatto che ebbe “Il profeta”.
L’affermazione dei musulmani, quindi, non è del tutto infondata, se vista da questo punto di vista.
Una precisazione poi va fatta, in conclusione di questi brevi cenni sulla vita di Maometto. Egli si considerava un profeta, ma non si riteneva perfetto, inviato direttamente da Dio. Spesso, nella sua biografia, egli non ricorda esattamente cosa gli abbia detto l’arcangelo Gabriele, che torna a correggerlo, costringendo il profeta a ritrattare una cosa detta qualche tempo prima; e Maometto stesso, paragonandosi a Gesù, diceva che costui era senza peccato, a differenza di lui, a cui erano stati rimessi i peccati.
Egli, quindi, si dimostra uomo consapevole dei suoi limiti, e in questo, anche, dimostra la sua effettiva grandezza.
5.2. Le controversie sulla figura di Maometto.
Alcuni critici dell’Islam sottolineano il fatto che Maometto avesse molte donne, e che si distinse anche come condottiero, uccidendo o facendo uccidere migliaia di nemici.
Questo è senz’altro vero, ma occorre calare questi fatti nel contesto storico e sociale in cui avvennero; Maometto non era, come Cristo, una sorta di maestro, ma era un capo di stato, e quindi un uomo normale, che però “canalizzava” (diremmo in gergo moderno) le parole di Dio, senza atteggiarsi a superuomo o a divinità.
Pare che lui stesso, prima della rivelazione, avesse detto “Tre cose amo di più su questa terra, le donne, i profumi e la preghiera”[12], dimostrando con questa frase tutta la sua umanità, oltre che la sua devozione religiosa.
Era, però, come capo di stato, profondamente equo e giusto. Ricorrono spesso, nei racconti della sua vita, episodi in cui compra schiavi solo per affrancarli, o in perdona chi gli fa del male e lo insulta pesantemente aggredendolo con sassi e bastoni, e altri ancora. In un episodio della sua vita, ad esempio, si narra che acquistò uno schiavo, proveniente dall’africa e vecchio e a chi gliene domandò il perché rispose “perché siamo tutti uguali davanti a Dio, neri e bianchi, vecchi e giovani, di qualsiasi religione”.
Dovendo fare un parallelo con un altro personaggio religioso, lo si potrebbe paragonare ad Arjuna, che nel dialogo con Krishna gli chiede che senso abbia l’andare in guerra, e Krishna stesso gli risponde che, in quanto capo dell’esercito, non può esimersi dal farlo, spiegandogli quale sia l’atteggiamento giusto per essere lo stesso in sintonia con la volontà di Dio.
Egli era inoltre profondamente umile, tanto che, pur essendo un capo di stato rispettato e amato, spazzava la sua casa da solo, mungeva le sue mucche, e si rammendava da solo scarpe e vestiti, mangiava accanto ai servi e faceva da solo la spesa al mercato.
Lo stesso discorso vale per le molte mogli di Maometto. Egli praticava solo un’usanza tipica di quell’epoca, e da capo di stato e condottiero quindi, era normale che avesse più di una moglie.
Leggendo il testo più importante sulla vita di Maometto, quella narrata da Al Tabari, nel IX secolo, emerge una figura affascinante e per certi versi, agli occhi di noi occidentali, contraddittoria ma tutta da scoprire: egli è un condottiero abilissimo, un uomo giusto e misericordioso, ma che è capace anche di vendicarsi dei suoi nemici, di uccidere ferocemente, di rimanere gravemente ferito in battaglia, di soffrire di gelosia per Aisha (nell’episodio in cui alcune malelingue diffondono la voce del tradimento della moglie); i suoi seguaci sono capaci di atrocità notevoli (particolarmente cruento è l’omicidio di Ka ab e sua moglie, che si era reso colpevole di fare continuamente della satira contro il Profeta e i suoi seguaci[13]) e di omicidi anche ordinati da Maometto stesso, ma al tempo stesso emerge la profonda umanità del Profeta, che spesso, potendo, perdona i suoi nemici (in un episodio chiede di scegliere ad un suo avversario tra la conversione o la morte, e quando questi gli concede due mesi di tempo riflettere, Maometto gliene dà addirittura quattro); in un passo piange dopo una sconfitta in battaglia in cui i suoi erano stati massacrati e lui stesso è ferito gravemente; ed emerge allo stesso tempo un reticolo di tradimenti attorno a lui, doppi giochi, gelosie e colpi bassi tra mogli, ma anche episodi di umanità ed umorismo, come quello in cui Maometto, morente, dice ad Aisha di non piangere, perché non c’è nulla di male a seppellire il proprio amato nella tomba e lei risponde ironicamente: “certo, ti piacerebbe seppellirmi, così potresti risposarti!”. Il profeta sorrise e si addormentò.
Maometto, insomma, non pretese mai, anche se lo pretesero coloro che gli stavano attorno, di essere considerato come un essere perfetto, esente da manchevolezze e contraddizioni
La sua morte, come quella di molti altri grandi profeti o maestri dell’umanità, avviene per avvelenamento (identica morte hanno Budda, Steiner, e altri grandi maestri); avvelenamento descritto con molti particolari da Al Tabari[14].
5.3 Un inedito parallelo tra Gesù e Maometto.
Chiunque, nel campo della comparazione religiosa, voglia paragonare le due figure di Gesù e di Maometto, sottolineando le morti di cui si rese responsabile quest’ultimo a fronte dell’amore predicato, ma anche praticato da Gesù, commette quindi un errore di fondo grossolano.
Cristo era un maestro spirituale, un essere umano altamente evoluto, in contatto diretto con Dio. Da qui anche la sua natura di “figlio di Dio”.
Maometto era invece – e tale si riteneva – un “inviato” da Dio; nel senso che riceveva i messaggi (peraltro dall’arcangelo Gabriele, e non da Dio stesso) e li trasmetteva agli altri, ma nella sua vita quotidiana era un essere umano ordinario, anche se valente condottiero, e di carattere nobile e giusto.
Non solo. Ma Maometto era capo di stato e un guerriero, quindi una guida politica e militare, che quindi, per questa sua particolare posizione, era ben diverso dall’essere un maestro spirituale illuminato, come invece era Gesù.
La cosa che nessuno si premura poi di sottolineare era che Maometto stesso riteneva Gesù “senza peccato”, esempio vivente di perfezione, mentre egli stesso ammetteva di essere un “peccatore perdonato”.
Maometto è quindi un capo militare e politico, che innesta la religione a le fede nella politica creando una nuova religione e volendola imporre, per il bene del suo popolo e dello stato che voleva creare; Gesù era un maestro spirituale, che non vuole imporre alcuna religione, e soprattutto che non aveva alcuna intenzione di diventare un leader politico.
Dovendo quindi tracciarsi una distinzione tra le due figure religiose, potremmo dire che Gesù è l’esempio di maestro spirituale perfetto, cui dovrebbe aspirare qualunque essere umano come meta finale, mentre Maometto è l’esempio del leader politico perfetto (mentre Budda, volendo innestare anche questa figura nel paragone, è l’esempio del monaco perfetto).
Altresì errati sono i paragoni tra il Corano, libro sacro dell’Islam, e il vangelo, come libro sacro del cristianesimo.
Infatti i vangeli contengono la vita di Gesù, raccontata da terzi estranei, ma non contengono un corpus di insegnamenti chiari e completi, anche se inevitabilmente alcune tracce del suo insegnamento sono rinvenibili nelle varie parabole e nei discorsi raccontati.
Il Corano invece contiene solo gli insegnamenti di Maometto, così come vennero dettati dal profeta stesso (anche se con tutte le inevitabili manomissioni successive).
Il paragone tra le due figure, quindi, dal punto di vista spirituale non può essere tracciato.
►Se il Cristianesimo è fondamentalmente l’accettazione e l’imitazione di Cristo, più che l’accettazione della Bibbia, in maniera opposta l’Islam è l’accettazione del Corano più che l’imitazione del Profeta.
Claudio Basetti Sani, Muhammad, Il profeta.
Se proprio vuole tracciarsi un paragone con i vangeli, il raffronto va fatto con la vita di Maometto, in particolare quella raccontata da al-Tabari, scritto nel IX secolo, peraltro due secoli dopo la morte di Maometto, più o meno quindi con la tempistica con cui furono redatti i vangeli dopo la morte di Gesù.
A questo punto invece il raffronto si fa interessante e meriterebbe ben altre riflessioni. Infatti:
– l’annuncio della venuta del messia alla Madonna venne fatta dall’arcangelo Gabriele; è l’arcangelo Gabriele che annuncia a Maometto la sua missione futura, e poi gli detterà il Corano;
– in un episodio, Maometto moltiplicherà l’agnello e la farina (anziché i pani e i pesci del vangelo);
– in un altro Maometto riempie delle botti vuote, colmandole con acqua (a differenza del vino di gesù).
– un giorno portano a Maometto un adultero e costui invece di punirlo legge il passo del Vangelo in cui Gesù evita la lapidazione di una donna dicendo “chi è senza peccato scagli la prima pietre”.
– in un hadit si narra del rapporto di Maometto con i bambini; un bambino fa la pipì sul mantello di Maometto e ai presenti che increduli domandano “perché non hai tolto il mantello ma l’hai solo bagnato con acqua?” lui risponde “perché tutti i bambini sono angeli e sono puri”.
– Gesù disse che chi ha fede come un granello di senape può smuovere le montagne; Maometto disse che chi ha fede come un chicco di riso verrà salvato dagli inferi.
– Gesù resuscita Lazzaro dai morti; Maometto risuscitò due bambini.
I paralleli potrebbero continuare, specie per quanto riguarda il contenuto spirituale di molti messaggi del Profeta. Ma lasciamo al lettore la riflessione su questo aspetto.
►Un uomo invitò il profeta a casa sua e sgozzò un montone.
I figli piccoli, vedendo la scena si misero a giocare e ripetendo la scena, per sbaglio, uno dei due uccise il fratello, così per il dolore l’altro cadde dal balcone morendo anche lui.
L’uomo e la moglie, non volendo turbare il profeta con questo fatto, fecero finta di niente e apparecchiarono la tavola. Maometto allora disse “e i tuoi figli? Perché non sono qui con noi?”
“non sono a casa rispose” l’uomo.
“Allah mi ha detto di non iniziare a mangiare se non ci sono anche i tuoi bambini”.
Allora la coppia, in lacrime, raccontò l’accaduto. Maometto disse “portate i due bambini davanti a me”.
I genitori portarono i bambini avvolti in un sudario; Maometto alzò le mani al cielo e pregò Allah, finchè i due piccoli, circondati dall’amore di Dio, si alzarono e non si sedettero a mangiare col Profeta.
I genitori increduli si inginocchiarono davanti a Maometto ma egli disse: Non dovete genuflettervi davanti a me, ma solo al cospetto di Dio”.
Hafez Haidar, Maometto e i diamanti del Corano.
6. Le correnti
Le principali correnti sono quella sciita e quella sunnita, che rappresenta la maggioranza. Tali correnti sono poi suddivise a loro volta in altre sottocorrenti, a loro volta suddivise in altre fazioni.
Gli sciiti sarebbero i discendenti di Ali, il cugino di Maometto. Secondo la tradizione sciita Maometto prima di morire avrebbe rivelato i suoi segreti ad Ali, che li avrebbe poi trasmessi ai suoi successori, chiamati Imam, ovvero guide, e custodi di questa sapienza segreta. A partire al 878 però, con la morte del 12esimo Imam non esiste una tale figura in forma fisica; in sua vece ci sono però gli Ayatollah che custodiscono la carica in attesa del ritorno fisico del tredicesimo Imam. Gli Imam alla guida delle comunità hanno invece solo il potere religioso.
Gli sciiti hanno introdotto nella religione islamica elementi di altre religioni, compreso lo zoroastrismo e lo gnosticismo, ed ha quindi una teologia molto più sofisticata.
La differenza più importante tra sciiti e sunniti riguarda quindi l’interpretazione del corano e il riconoscimento dell’autorità per interpretarlo.
I sunniti traggono l’interpretazione del corano da un gruppo di giureconsulti appartenenti a scuole metodologiche e giuridiche (sono 4 le principali scuole che divergono per metodo e contenuti dell’insegnamento).
Anche i sunniti hanno delle figure chiamate Imam scelte tra persone che conoscano bene sia il Corano sia la Sharia, che funge da mediatore tra la comunità religiosa e le istituzioni politiche.
►Secondo la tradizione la divisione in Sciiti e Sunniti nasce da un episodio che coinvolse Aisha, la moglie preferita di Maometto, imparentata con Abu Bakr, e il cugino di costui Ali.
Ali fu uno dei primi a convertirsi alla nuova religione e a seguire Maometto, ma era di una famiglia diversa rispetto a quella di Abu Bakr, quella dei Monaficum.
Molto tempo dopo, quando la potenza di Maometto era giù ben consolidata, accadde che durante una campagna di guerra in cui l’esercito Islamico attraversava il deserto, Aisha, che seguiva il profeta in una carrozza, dimenticò una collana sulla riva di un fiume.
Scese quindi dalla carrozza prima che l’esercito riprendesse la marcia al mattino, e si diresse al fiume per cercare la collana.
Nel frattempo i servitori, che non si erano accorti dell’assenza di Aisha, partirono e quando la donna tornò all’accampamento, lo trovò deserto.
Ella quindi aspettò che qualcuno si accorgesse della sua scomparsa e attese per ore, finchè non passò da quelle parte un giovane e bellissimo guerriero, Sawfan ibn Moatal, che la caricò sul cammello e la riportò alla carovana del profeta.
Si sparse quindi la voce che Aisha era stata su un cammello con un giovane guerriero, e questo provocò ovunque la convinzione che ella avesse tradito il Profeta.
Maometto sconfortato e triste, raffreddò i suoi rapporti con la moglie e chiese consiglio ad Alì, il quale consigliò di ripudiarla.
Egli dopo molti dubbi e tormenti si decise a chiedere consiglio ad Allah, il quale lo rassicurò sulla buona fede di Aisha. Egli quindi si riconciliò con la moglie e dichiarò “Coloro i quali avranno sparso il falso riceveranno quello che, peccando, avranno meritato. E colui che ha avuto in ciò la parte principale dovrà subire una più grave pena” (Cor, 24,2).
Alla morte di Maometto, quindi, si crearono due fazioni, una fedele ad Aisha e ad Abu Bakr, che fu il suo successore immediato (i sunniti); e uno fedele ad Alì (gli Sciiti).
Essad Bay, Maometto, il profeta dell’Islam.
C’è poi la corrente del sufismo, che tratteremo a parte, in chiusura di questo capitolo, e come sintesi finale delle cinque grandi religioni mondiali, per i motivi che spiegheremo in seguito.
7. I testi
Il Corano.
Il principale testo della religione islamica è il Corano, che significa “messaggio trasmesso per mezzo della parola”. 6200 versetti, per un totale di 6616 termini, organizzati in 114 sure, in ordine decrescente dalla più grande alla più piccola.
Inizia con la lettera B (Bishi), come la prima lettera della Bibbia (Bereshit) perché quella sarebbe, secondo gli islamici, la lettera con cui Dio avrebbe creato tutte le cose.
Il Corano fu rivelato dall’Arcangelo Gabriele a Maometto sul monte Harim nell’arco di 23 anni.
Maometto poi dettava ciò che gli era stato rivelato ai suoi segretari che, quindi, ne mettevano per iscritto versioni che in alcuni punti potevano essere leggermente divergenti tra loro.
Alla sua morte nel 632 il suo segretario Zayr bn Tabid la mise per iscritto completamente e successivamente furono create delle versioni che assemblavano le varie scritturazioni dei vari segretari.
Nei primi due secoli dopo la morte di Maometto si sono avute migliaia di varianti del testo coranico; una recente ricerca pubblicata dall’università del Kuwait in otto volumi ha raccolto ben 10243 varianti.
Questo punto è fondamentale per capire non solo l’Islam, ma il problema religioso nel suo complesso. Maometto non aveva alcuna intenzione di creare una nuova religione, né di elevarsi al rango di ultimo profeta; egli, semplicemente, dettava le sue rivelazioni ai suoi segretari che le mettevano per iscritto né più né meno come, ad un corso di spiritualità o di teologia, gli studenti mettono per iscritto sotto forma di appunti il contenuto delle lezioni. Logico quindi che questi appunti divergessero tra loro. Ma è altrettanto evidente che se Maometto avesse voluto creare una nuova religione avrebbe curato personalmente la stesura del libro sacro, senza demandare ad altri il compito, cosa che invece non fece mai.
Addirittura narrano le cronache che, quando i primi califfi decisero di redigere una versione ufficiale del corano, Zayd Thabit che era stato lo scriba del profeta disse: “voi volete fare una cosa che lo stesso inviato di Dio non volle fare”.
E il compagno di Maometto Abdullah Umar disse: Nessuno possiede il testo coranico nella sua integrità, dal momento che molte parti del Corano sono andate perdute per sempre”.
Nonostante ciò, si cominciò a divinizzare il Corano, tanto che nel IX secolo un califfo proclamò il dogma della natura increata del Corano, coeterna a Dio, e venuta direttamente da Dio.
►Un giorno il profeta mi disse: “ti insegnerò la sura più sublime del Corano”. E mi prese per mano e recitò: “Sia lodato Dio, il Signore dei mondi; sono i sette versetti ripetuti, la sublime recitazione che mi è stata rivelata.
Vita e detti di Maometto, a cura di Alberto Ventura-
L’islam, quindi, come il Cristianesimo, come il buddismo, nasce da una clamorosa, non voluta, e arbitraria, interpretazione del pensiero del suo (presunto) fondatore.
L’ordine con cui furono messe insieme le sure non era quello della rivelazione. Il Corano ha infatti le sure ordinate in ordine decrescente, per lunghezza, mentre a Maometto furono rivelate in un ordine completamente differente; la prima sura rivelata fu ad esempio la 69.
►Disse Aisha: Il profeta recitò questo versetto: egli è colui che ti ha rivelato il libro, il quale contiene versetti solidi, che sono la madre del libro, e altri che sono allegorici. Ma coloro che hanno il cuore traviato seguono ciò che vi è di allegorico, bramosi di portare scisma e di interpretare fantasiosamente, mentre la vera interpretazione di quei passi la conosce solo Dio,
Invece gli uomini di scienza solida diranno: Crediamo in questo libro, esso viene interamente dal nostro signore. Ma su questo meditano solo gli uomini dotati di intelletto (Cor. 3, 7).
Poi l’inviato da Dio disse: Se vedrai qualcuno che segue i versetti allegorici, allora si tratterà di quelle persone citate da Dio. Guardatevi da loro.
Vita e detti di Maometto, a cura di Alberto Ventura.
Prima di approfondire, sia pure nei limiti della presente trattazione, il contenuto del Corano occorre precisare una cosa, che questo libro sacro, come del resto tutti i libri sacri del mondo, non ha solo un significato letterale. Lo stesso Maometto disse che il Corano ha un senso esoterico e un senso essoterico; e questo senso esoterico ha, a sua volta, sette livelli di interpretazione (né più né meno che quello che succede per i Vangeli e per la Bibbia).
Inoltre alcune parti del Corano sono tuttora misteriose e inspiegate. Ben 29 sure, ad esempio, iniziano con delle sigle, che, ad oggi, rimangono un mistero inspiegato perché non se ne capisce il significato.
Per i sufi, invece, il Corano è il libro in codice che contiene gli insegnamenti sufici.
L’interprete, quindi, lo studioso, il religioso, dovrebbero, quando parlano parla del Corano, sempre tenere presente che ogni discorso sarà sempre limitato alla propria personale (e imperfetta) conoscenza di questo testo.
Per quanto ci riguarda, gli accenni che stiamo per fare sono, ovviamente, solo quelli possibili da una lettura letterale.
Si può dire che l’essenza del Corano sia l’unicità di Dio.
Vi sono poi le prescrizioni dei riti, i cinque pilastri, regole di vita individuale e sociale, nonché contenuti teologici (angeli, diavoli, origini e fine del mondo, resurrezione) nonché cenni alla vita di gesù, Maria, Giovanni, e profeti e personaggi dell’antico testamento.
Per capire il Corano occorre calarlo nel contesto del tempo in cui fu redatto. Siamo nel 600 dc, in un’epoca in cui il brigantaggio, l’omicidio e l’anarchia erano la regola.
Il Corano introduce i concetti del rispetto reciproco, della carità, del rispetto delle altre religioni, del libero arbitrio (“non c’è costruzione nella religione”, recita una sura), e fornisce una serie di prescrizioni che serviranno per portare ordine in una zona in cui, sostanzialmente, regnava il caos.
Era poi straordinariamente avanti coi tempi da diversi punti di vista:
– innanzitutto si poneva come un tentativo di unificare e pacificare Cristiani ed Ebrei dando loro un credo comune ed unificante
– nei rapporti tra uomo e donna il Corano introduce l’idea che la donna debba provare piacere nell’atto sessuale e che il sesso sia una gioia
– soprattutto, per i rapporti politici, vengono introdotte regole che noi definiremmo “democratiche”.
Il Corano insomma, è un libro secoli avanti e più moderno rispetto alle tradizioni e ai costumi occidentali che introduce concetti che saranno inesistenti per secoli da altre parti.
Sarà la propaganda occidentale in seguito, e l’erronea e rigida applicazione di certi principi a situazioni del tutto diverse rispetto a quelle per cui il Corano era nato, che renderanno, agli occhi occidentali l’islam come un mondo arretrato, illiberale, e irrispettoso delle altre religioni.
Soprattutto, come capita per tutte le religioni e per tutte le “fedi” ciò che costituisce il più grande limite dell’Islam (che è però il limite di tutte le altre religioni) è quella di credere che Maometto fosse stato l’ultimo profeta di Dio; in altre parole, i musulmani riconoscono l’esistenza di più profeti, ma Maometto sarebbe comunque l’ultimo e il più importante.
Di qui, dunque, l’intolleranza di una parte dell’Islam: nell’interpretazione (sbagliata) del pensiero di Maometto, che certo non aveva (non potendo averle anche per limiti culturali propri e dell’epoca) alcun progetto di creare una nuova religione, che si sentisse superiore a tutte le altre della terra.
Tanto poco Maometto aveva in mente di creare una nuova religione che non ordinò mai di mettere per iscritto la sua rivelazione, che si deve, come abbiamo detto, ai suoi segretari e ai suoi successori. Il che, tra l’altro renderebbe lecita la domanda su quanto, del contenuto del Corano sia effettivamente proveniente da Maometto e quanto sia un’interpolazione successiva. Né più né meno che lo stesso problema che ritroviamo per il Vecchio Testamento, il Nuovo Testamento, e per i testi buddisti.
Un esempio valga per tutti; nel racconto di Al Tabari, si narra che alla morte di Mometto Abu Bakr andò da Omar, che non voleva darsi pace della morte del profeta e continuava a ripetere “Questi ipocriti dicono che il profeta è morto, ma egli non è morto. Il profeta è andato visitare Dio e tornerà, come Gesù che salì al cielo e riapparve al suo popolo, così tornerà il nostro profeta”; Abu bakr gli disse allora “Non parlare in questo modo Omar, poiché Dio ha detto al profeta “certo tu dovrai morire, ed essi pure dovranno morire”, e allora Omar rispose “mi sembra di non aver mai sentito questo versetto”. Questo versetto divenne il 3 della Sura XXXIX, e già la dice lunga sulla concordia che regnava, in merito agli insegnamento di Maometto, nella cerchia dei suoi fedelissimi.
►Il Corano è come una novella sposa. Anche se cerchi di toglierle il velo ella non si mostrerà. Se discuti il Corano non scoprirai nulla e non ti toccherà alcuna gioia. Se tenti di togliergli il velo, il Corano si nega a te.
Rumi. Citazione tratta da: Cesare Boni, il libro dei misteri sublimi.
►Il Corano racchiude tutta la scienza. E’ una sequenza ordinata di lettere la cui origine si trova nella linea mediana, la quale ha radici salde e rami alti nel cielo, E’ il pilastro attorno al quale gravita la proclamazione dell’unità di Dio.
Hal Allaj, in: Louis Massignon, Notizie su Hal Allaj.
►Il Corano è la resurrezione e questo mondo è il segno del paradiso e dell’inferno. Beati coloro che la conoscenza del creatore distoglie dalla conoscenza del creato.
Hal Allaj, Scritti mistici.
Gli Hadit.
Subito dopo il Corano il testo più importante e lo Hadit, contenente i detti del profeta. Il libro contiene atti, parole, detti, del profeta, raccolti dai suoi segretari durante la sua vita. Talvolta lo Hadit risulta fondamentale per interpretare i passi più oscuri del Corano.
Come avvenne coi Vangeli, però, negli anni successivi alla morte di Maometto molte sette, gruppi, o singoli personaggi, inventarono di sana pianta aneddoti o detti. Nacque quindi una scienza degli Hadit il cui compito era quello di distinguere il vero dal falso; cosicchè, ad oggi, come esistono molti vangeli, di diverso contenuto, esistono diverse raccolte di Hadit.
Quelle ritenute più attendibili sono generalmente sei, di cui due risalenti al VII secolo: quella di Muslim e quella di un anonimo che viene chiamato Al Bakari.
Va comunque tenuto presente che Maometto stesso proibì di mettere per iscritto quello che egli diceva, e disse di prendere come legge divina il solo Corano: “Non trascrivere ciò che dico, e chiunque di voi abbia trascritto qualcosa da me lo cancelli”.
Ad un certo punto il giurista Ah-Shafi’i, fece molto di più: dichiarò che gli Hadit hanno lo stesso valore profetico del Corano, e che Maometto era infallibile in tutte le sue parole ed azioni.
Con questo passo, la distruzione dell’opera spirituale di Maometto fu definitiva.
Umar Aziz scrisse ad Abu bakr: Esamina le tradizioni dell’inviato da Dio, che sono in circolazione, e mettile per iscritto, poichè temo la scomparsa della conoscenza, e la fine dei sapienti. Non accettare altro se non le tradizioni del profeta. Diffondete la conoscenza e riunitevi in assemblea, affinchè chi conosce sia istruito, poiché la conoscenza soccomberà solo quando sarà tenuta segreta.
Vita e detti di Maometto, a cura di Alberto Ventura.
8. Il sufismo
Premessa.
Non si può capire l’Islam, e non si può capire il rapporto tre la religioni, senza parlare del sufismo che, secondo alcuni, è la forma di Islam più coerente con il genuino messaggio spirituale del Corano[15].
Sufi significa “la gente della lana” dal tipo di abito in lana di pelle di cammello indossato dai primi seguaci di questa corrente, ma pare che il nome contenga, in codice anche la parola “amore”.
I sufi sono la componente mistica e più elevata della religiosità islamica.
Sorprendentemente, allora, chi non li conosce scopre che i sufi condividono da secoli molte conoscenze con rosacroce, templari, cabalisti, induisti e buddisti.
Tanto per rendere l’idea, Dante ebbe contatti con i sufi, e la sua divina commedia risente molto del poema della scala di Maometto, da cui egli probabilmente trasse lo spunto.
I Fedeli d’amore trassero ispirazione dall’amore cantato dai poeti sufi per nascondere il percorso spirituale che effettuavano all’interno della loro confraternita. Anche i sufi mascheravano infatti sotto la veste dell’amore sensuale alcune verità iniziatiche, come lo stupendo racconto di Rumi che segue:
Uno si recò alla porta dell’amata e bussò. Una voce rispose “chi è là?”. Egli rispose “sono io”. La voce disse “non c’è posto qui per te e per me. La porta restò chiusa ancora un anno, dopodiché egli tornò e bussò. “Chi è là?” L’uomo disse: “sei tu”. La porta si aprì.
San Francesco come abbiamo detto prese dai sufi il disegno della veste per l’ordine francescano.
Templari e sufi condividevano le stesse conoscenze e si cambiarono informazioni.
Molti rosacroce di ieri e di oggi erano, allo stesso tempo sufi e rosacroce.
I primi cabalisti ebrei vennero influenzati dai sufi, che si avvalsero della grammatica araba per il sistema di manipolazione delle parole e delle lettere che viene utilizzato nella loro disciplina[16].
In cosa consiste il sufismo.
Secondo Si Hamza Boubakeur (che fu rettore dell’Università islamica di Parigi, rettore della Moschea di Parigi, discendente diretto del primo “califfo ben diretto” Âbû Bakr) «il Sufismo in se stesso non è né una Scuola teologico-giuridica, né uno scisma, né una setta, anche se si pone di sopra da ogni obbedienza. È innanzi tutto un metodo islamico di perfezionamento interiore, d’equilibrio, una fonte di fervore profondamente vissuto e gradualmente ascendente. Lungi dall’essere una innovazione o una via divergente parallela alle pratiche canoniche, è anzitutto una marcia risoluta d’una categoria di anime privilegiate, prese, assetate di Dio mosse dalla scossa della Sua grazia per vivere solo per Lui e grazie a Lui nel quadro della Sua legge meditata, interiorizzata, sperimentata».
I Sufi si dividono in Confraternite, ma non sono monaci in senso stretto, non nel senso cristiano perlomeno, perché si sposano e vivono nel mondo, o, come essi dicono:. «Nel mondo, ma non del mondo, nulla possedendo e da nulla essendo posseduti.» E si noti come questa espressione tipicamente sufi ricorda la frase di Cristo “il mio regno non è di questo mondo”.
Dire in cosa consista il sufismo esattamente è difficile, ed è usuale, quando si tratta il fenomeno, affermare che la via del Sufi non può essere compresa con l’intelletto o con i libri. Il sufismo è una via, una scuola di perfezionamento, per permettere all’uomo di congiungersi a Dio e di vivere in armonia con lui.
Scriva Shah che “il sufismo è qualcosa che accade ad una persona, non qualcosa che le viene dato”.
Cercare di esprimere in parole razione cosa sia un sufi è secondo un detto sufi . come mandare un bacio tramite un messaggero.
Molti sufi sono santi e dotati di poteri straordinari; altri di una conscenza fuori dal comune. MA talvolta essi appaiono come uomini comuni e sono indistinguibili dalle persone ordinarie. Un poeta come Omar Kayam, ad esempio, è stato per molto tempo misconosciuto e scambiato per un banale poeta ordinario.
Gabriele Mandel, nel suo “il sufismo vertice della piramide esoterica”, riporta le seguenti definizioni fatte da autori sufi:
– il sufismo è eliminare dalla mente quanto vi si trova, verità immaginarie, opinioni, condizionamenti, ed affrontare così tutto ciò che ci potrà accadere.
– Sufismo significa distaccarsi dalle idee e dai preconcetti fissi senza tuttavia evitare ciò che ci accade ed è anche abbandono del superfluo, e nulla è più superfluo dell’Io,
– Il sufi è uno che fa ciò che gli altri fanno, se è necessario. Ma quando è necessario fa anche quello che gli altri non possono fare.
I dieci precetti fondamentali del sufismo, per Inayat Kanh, sono:
1) Vi è un solo Dio, eterno, unico, e non esiste altro Dio che lui
2) Vi è un solo maestro, lo spirito guida di tutte le anime, che costantemente orienta verso la luce tutti i suoi fedeli;
3) Vi è un solo libro, il sacro manoscritto della natura, l’unica scrittura che possa illuminare chi legge
4) Vi è una sola religione, il diretto avanzamento verso l’ideale che costituisce il vero scopo della vita di ogni anima:
5) Vi è una sola legge, la legge della reciprocità alla quale obbedisce l’anima, scevra di egoismo, con vigile senso di giustizia:
6) Vi è una sola fratellanza, la fratellanza umana, che unisce nella paternità di Dio tutti i figli della terra, senza distinzioni;
7) Vi è una sola morale, l’amore che nato dalla abnegazione sboccia in opere di bene;
8) Vi è un solo oggetto di lode, la bellezza che attraverso le forme eleva il cuore di chi l’adora dal visibile all’invisibile
9) Vi è una sola verità, l’effettiva conoscenza del nostro essere interiore ed esteriore, che è l’essenza di tutta la saggezza.
10) Vi è una sola via, annientare il falso ego a favore dell’io vero, per cui l’essere mortale si eleva all’immortalità nelle quale risiede ogni perfezione.
►Un soldato mongolo catturò il poeta mistico sufi Attar e, avendo scoperto chi egli fosse, lo voleva condurre dal suo ufficiale superiore quando si presentò un uomo, offrendo denaro per comprare il prigioniero. Il soldato stava per accettare ma ʿAṭṭār disse al soldato che valeva molto di più di quanto pattuito. Continuarono il tragitto e poco dopo si presentò un altro uomo che offrì una somma maggiore per comprarlo, ma egli convinse il soldato a rifiutare poiché valeva molto di più anche di quella cifra proposta. Poco dopo un vecchio si presentò offrendo, in cambio di Aṭṭār, un fascio di legna. Il poeta, in genuino spirito sufi, disse al soldato di accettare l’offerta poiché Non c’è nulla che valga più di questo. Il soldato s’infuriò e uccise Aṭṭār all’istante.
Da: Wikipedia.
Le Confraternite dei Sufi si sono avute lungo il corso dei secoli, e in tutta la storia della cultura islamica; come è accaduto per l’occidente, dove se si cita una grande uomo questi è stato sicuramente un rosacroce o un massone, se si cita un grande scienziato, un grande poeta, un grande musicista, o architetto, o pittore islamico, si cita quasi sicuramente un sufi.
I veri Sufi seguono questi principi base:
– rispetto per le persone;
– rispetto per tutte le religioni;
– amore per la pace;
– comportamento corretto sulla base dell’etica.
Con il dhikr i sufi possono giungere a stati estatici, percepire la realtà divina, acquisire consapevolezze non altrimenti raggiungibili; e all’atto pratico possono anche infondere serenità, pace e benessere tramite alcuni aspetti precipui di quelle conoscenze sciamaniche che il Sufismo condivide con il Buddhismo e con certo hinduismo. Non è da tralasciare una conoscenza specifica del Sufismo, la Musicoterapia, dovuta anche al fatto che i più grandi Medici dell’Îslâm, il turco Avicenna ad esempio, erano sufi. La Musicoterapia dei Sufi è utile per la guarigione di malattie fisiche e di devianze psichiche, e anche per infondere nei cuori un senso di pace.
Fârisî (891 c.-980) disse: «Le condizioni fondamentali del Sufismo sono dieci.» Riassumendo, esse sono: Credere nell’unicità di Dio, imparare, frequentare i confratelli, pregare, viaggiare, aver pazienza, fare voto di povertà, essere umili, pentirsi degli errori commessi, rinunciare.» Questi furono i valori dei sufi nei primi secoli della loro storia.
Rapporti tra Sufi, Rosacroce, Cabalisti, e altre religioni.
Rabicah âlcAdawiyya (?-801), una grande mistica sufi dell’VIII° secolo, scrisse di Dio:
«Mio Dio: se ti adoro per paura dell’inferno bruciami nell’inferno;
se Ti adoro nella speranza del Paradiso, escludimi dal Paradiso;
ma se Ti adoro unicamente per Te stesso, non mi privare della Tua bellezza eterna.»
Molto simile una frase di santa Teresa d’Avila (1515-1582): Ciò che mi spinge ad amarti non è il cielo che mi prometti, e non è l’inferno temuto da farmi trattenere a causa sua dall’offenderti.
C’è un intreccio strettissimo tra sufi, rosacroce, cabalisti che in un libro come questo è impossibile trattare. Basti pensare che oltre ad avere influenzato figure come San Francesco o Dante Alighieri, l’alchimia venne introdotta in Europa da Roberto di Chester, un inglese che studiò nella spagna saracena, con un libro che era la traduzione di un’opera araba: il Liber de compositione alchimiae. Secondo Richard Burton, massone, sufi, orientalista e ricercatore inglese, “il sufismo è stato il genitore orientale della massoneria”.
Il simbolismo della Rosa, che era già di Dante e dei Fedeli d’amore, e poi fu ripreso dai Rosacroce e da tutte le organizzazioni misteriche connesse ad essi, era tipico dell’islam; in particolare un ordine derviscio è formato intorno al simbolismo della rosa tanto che il suo fondatore viene chiamato “La rosa di Baghdad”.
Si ritrovano tracce di sufismo anche nei rituali della Wicca e di alcune organizzazioni esoteriche. Le feste delle streghe cadevano il 2 febbraio (candelora), il primo maggio (la notte di Walpurga), il primo agosto, la notte tra il 31 ottobre eil 1 novembre e il primo dicembre, che non seguono né le stagioni né i solstizi, ma sono le date celebrate da alcuni arabi nell’area del Golfo persico come le date dei cambiamenti di stagione di quella regione. Anche l’abitudine di compiere giri in senso antiorario è propria della tradizione dei sufi e degli altri musulmani.
Tutto ciò viene espresso in questo modo:
Il seme del sufismo
Venne piantato ai tempi di Adamo
Germogliò ai tempi di Noè
Sbocciò al tempo di Abramo
Iniziò a svilupparsi ai tempi di Mosè
Raggiunse la maturità ai tempi di gesù
Produsse del puro vino ai tempi di Maometto
Il segreto dei sufi, il segreto dei rosacroce, il segreto delle religioni.
Scrive Shah: “il libro segreto Saggezza dell’illuminazione afferma che la filosofia è identica agli insegnamenti interiori di tutti gli antichi – greci persiani ed egiziani – ed è la scienza della luce e una profondissima verità attraverso il cui esercizio l’uomo può raggiungere uno stato di cui normalmente riesce soltano a sognare. Questa conoscenza, dice Bacone, era nota a Noè e Abramo, ai maestri caldei ed egiziani, a Zarathustra ed Hermes e a greci come Pitagosa, Anassagora e Socrate, e ai sufi.
I sufi riconoscono una conoscenza unica per tutti i popoli, per tutto il mondo, in ogni epoca. Esiste quindi un segreto, che è stato tramandato nei secoli, e che i sufi conservano.
Questa idea è simile a quella che troviamo nello studio dei rosacroce, della massoneria, e di tutte le religioni o le pratiche misteriche: il segreto.
C’è la possibilità di accedere a questo segreto?
Differentemente dai rosacroce, dalla massoneria, e da altre società misteriche e iniziatiche, si sente spesso dire nei testi sufi che “il segreto si protegge da solo. Viene trovato solo nello spirito e nella pratica del lavoro”.
E, sempre differentemente dalle altre organizzazioni misteriche che troviamo in occidente, o nel passato, il sufi prova a mettere a disposizione di tutti questa conoscenza.
Tale conoscenza, però non può essere meramente intellettuale, e si ritiene che il sufismo germogli solo all’interno del cuore del fedele, indipendentemente dalla sua fede esteriore.
Secondo Shah non è possibile svolgere alcune analisi della realtà del sufismo completamente dal di fuori, perché esso comporta la partecipazione, l’addestramento e l’esperienza.
Quello che, da osservatore esterno, a me è sembrato di capire, è che per i sufi questo segreto è identico in tutte le religioni.
Scrive infatti Shah che il sufi mostra ai viaggiatori come in effetti le basi delle religioni sono le stesse.
E “i seguaci del sufismo credono che sia la tecnica interna l’insegnamento segreto di ogni religione, perché le sue basi si trovano già all’interno di ogni mente umana”.
Ecco quindi come un poeta sufi potè scrivere:
Faccio parte dei pagani, adoro l’altare degli ebrei, sono l’idolo dello Yemen, il vero tempio dell’adoratore del fuoco, il sacerdote dei magi; la realtà interiore del bhramino che medita a gambe incrociate, il pennello e il colore dell’artista, la repressa e forte personalità dello schernitore. Uno non sostituisce l’altro: quando una fiamma viene aggiunta ad un’altra fiamma essa si riunisce nel fiammeggiante. Aggiungi una torcia ad una candela e poi dici 2guarda, ho annichilito la fiamma della candela”.
Rumi, invece, il più grande poeta sufi, scrive:
Se dovesse esserci un amante nel mondo, o musulmani, quello sono io.
Se dovesse esserci un credente o eremita cristiano, quello sono io.
I fondi di vino, il coppiere il menestrello, l’arpa, la musica l’amato, la candela la bevanda e la gioia dell’ubriaco, questo sono io.
Le 277 credenze e sette del mondo non esistono perché ogni credo e ogni setta sono io.
La terra l’aria l’acqua il fuoco il corpo l’anima questo sono io.
Il vero il falso il bene il male la facilità e gli ostacoli dall’inizio alla fine, la conoscenza, l’apprendimento l’ascetismo, la pietà e la fede, questo sono io.
Il fuoco dell’inferno con i suoi limbi fiammeggianti, il paradiso, l’Eden e le Uri, questo sono io.
La terra il cielo con tutto quello che contiene, Angeli, fate, geni, umanità… questo sono io.
L’idea dell’unità delle religioni è negata da molti (il teologo Hans Kung ad esempio scrive che questa affermazione è dovuta ad ignoranza).
In realtà secondo i sufi l’essenziale unità di tutte le religioni non viene accettata perché la maggior parte dei credenti non è consapevole di quello che la religione realmente è.
Per i sufi, chi difende la religione e chi la schernisce sono come una persona che crede nella terra piatta e un’altra che sostiene abbia una forma cilindrica: nessuna delle due ne ha avuto un’esperienza diretta (Shah).
Al Yasavi, fondatore di un ordine sufi, nel 1100 scrive: In tutta la letteratura sufica troverete che spesso asseriamo di non essere interessati alla religione e nemmeno alla sua mancanza. Lo scopo, infatti è il perfezionamento dell’uomo e l’intimo insegnamento di tutte le religioni mira a questo. Per conseguirlo esiste sempre una tradizione, tramandata da una catena vivente di adepti che selezionano i candidati cui impartire l’insegnamento. Questo insegnamento è stato tramandato tra uomini di tutti i generi. Per la nostra devozione all’essenza noi abbiamo raccolto nella via del sufismo tutti coloro che sono meno interessati ai fatti esteriori; cosicchè abbiamo conservata intatta e segreta la nostra capacità di continuare la successione. Nelle religioni dogmatiche degli ebrei, dei cristiani, dei zoroastriani, degli indù, dei musulmani, che badano alla lettera, questo fatto prezioso è andato perduto. Noi restituiamo a tutte le religioni questo principio vitale; ed ecco perché vedete tanti ebrei, cristiani, e altri fra i miei seguaci. Gli ebrei dicono che noi siamo veri ebrei; i cristiani ci considerano cristiani. Solo quando si conosce il fatto massimo si capisce la situazione delle religioni attuali, e anche della mancanza di fede, poiché mancare di fede è un tipo di religione con una sua fede particolare”.
Nascita del sufismo.
Il sufismo non nasce in un momento particolare. Non ha, cioè, come il cristianesimo, una data di nascita convenzionale.
Un poeta sufi scrisse “bevemmo al nome del nostro Amico inebbriandoci ancor prima che la vigna fosse creata”
Trascriviamo qui le bellissime parole di Shah, per descrivere l’atteggiamento del sufismo rispetto alle date convenzionali: “Quando e dove ebbe origine il modo di pensare dei sufi? Ciò per la maggior parte dei sufi rappresenta certo una questione irrilevante ai fini della loro opera. Il luogo del sufismo è all’interno dell’umanità. Il luogo del tappeto di casa tua è il salotto, non l’oriente dove è stato composto. La pratica dei sufi è troppo sublime per avere un inizio ufficiale. Dice il testo “Segreti del passato e del futuro”.
Il periodo storico dell’insegnamento inizia con l’esplosione dell’Islam dal deserto fino alle statiche società del vicino oriente.
Ma già dai tempi precedenti, dall’anno 0 dell’era Cristiana giravano confraternite di arabi mistici, chiamati “quelli vicini” (muqaribbum) che credevano ci fosse una unità tra gli insegnamenti segreti di tutte le religioni e vestivano di pelli di cammello.
Proprio come Giovanni Battista.
II racconto delle sabbie
Nato da remote montagne, un fiume solcò molte regioni per raggiungere finalmente le sabbie del deserto. Provò a superare questo ostacolo così come aveva fatto con gli altri, ma si accorse che, man mano che scorreva nella sabbia, le sue acque sparivano.
Era convinto, tuttavia, che era suo destino attraversare quel deserto, eppure non ci riusciva … Fu allora che una voce nascosta, proveniente dal deserto stesso, mormorò: “II vento attraversa il deserto; il fiume può fare altrettanto”.
Era convinto, tuttavia, che era suo destino attraversare quel deserto, eppure non ci riusciva … Fu allora che una voce nascosta, proveniente dal deserto stesso, mormorò: “II vento attraversa il deserto; il fiume può fare altrettanto”.
Il fiume obiettò che, sebbene si lanciasse contro la sabbia, l’unico risultato era di essere assorbito, mentre il vento poteva volare e, quindi, attraversare il deserto.
“Lanciandoti nel tuo solito modo, il deserto non ti permetterà di attraversarlo. Potrai solo sparire o diventare una palude. Devi permettere al vento di trasportarti fino a destinazione”. “Ma com’è possibile?”.
“Lanciandoti nel tuo solito modo, il deserto non ti permetterà di attraversarlo. Potrai solo sparire o diventare una palude. Devi permettere al vento di trasportarti fino a destinazione”. “Ma com’è possibile?”.
“Lasciandoti assorbire dal vento”.
Era un’idea inaccettabile per il fiume. In fin dei conti, non era mai stato assorbito prima d’ora. Non voleva perdere la sua individualità: una volta persa, come essere sicuri di poterla ritrovare?
La sabbia rispose: “II vento svolge questa funzione: assorbe l’acqua, la trasporta al di sopra del deserto, poi la lascia ricadere. Cadendo sotto forma di pioggia, l’acqua ridiventa fiume”.
“Come posso sapere che è la verità?”.
“Come posso sapere che è la verità?”.
“È così. Se non ci credi, potrai solo diventare una palude, e anche per questo ci vorranno anni e anni; e, comunque, non sarai più un fiume”.
“Ma non posso rimanere lo stesso fiume?”.
“In entrambi i casi non puoi rimanere lo stesso fiume”, rispose il mormorio, “la parte essenziale di tè viene portata via e forma di nuovo un fiume. Oggi porti questo nome perché non sai quale parte di tè è quella essenziale”.
Queste parole risvegliarono certi echi nella memoria del fiume. Si ricordò vagamente di uno stato in cui egli – o forse una parte di sé? – era stato tra le braccia del vento. Si ricordò anche – ma era veramente un ricordo? – che questa era la cosa giusta, e non necessariamente la cosa più ovvia, da fare. Allora il fiume innalzò i suoi vapori verso le braccia accoglienti del vento. Questi, dolcemente e senza sforzo, li sollevò e li portò lontano, lasciandoli ricadere delicatamente non appena raggiunsero la cima di una montagna molto, molto lontana. Ed è proprio perché aveva dubitato, che il fiume poté ricordare e imprimere con più forza nella sua mente i dettagli della sua esperienza. “Sì, ora conosco la mia vera identità”, si disse. Il fiume stava imparando. Ma le sabbie mormoravano: “Noi sappiamo, perché lo vediamo accadere giorno dopo giorno e perché noi, le sabbie, ci estendiamo dal fiume alla montagna”.
Ecco perché si dice che la via che permette al fiume della vita di proseguire il suo viaggio è scritta nelle sabbie.
[1] Shah, I sufi, Mediterranee, pag. 42
[2] Citazioni tratte da Alberto e Dag Tessore, Dialogo sull’Islam tra un padre e un figlio, pag. 343.
[3] Essad Bay, Maometto, il profeta dell’Islam, pag. 56.
[4] Giuliana Colella, Rumi dialogo con l’universo, Mediterranee., pag. 14.
[5] Alberto e Dag Tessore, Dialogo sull’Islam tra un padre e un figlio, pag. 60.
[6] Gabriele Mandel, Il sufismo vertice della piramide esoterica, pag. 80.
[7] Vita e detti di Maometto, a cura di Alberto Ventura, Mondadori, pag. 729.
[8](Memorandum di Goodpaster sulla conferenza con il presidente del 7 settembre 1957, DDEL- Dwight D. Eisennhower Presidential Library, Abilene Kansas ).
Le speranze espresse da Eisenhower di un’azione militare per proteggere l’Islam dall’ateismo militante e i suoi incontri con Rountree per orchestrare un’assistenza militare segreta all’Arabia Saudita, alla Giordania, all’Iraq, e al Libano furono registrate dal segretario del suo staff, il generale Andrew J. Goodpaster, in appunti datati 23 e 28 agosto 1957, DDEL – Dwight D. Eisennhower Presidential Library, Abilene Kansas).
[9] Così Mandel, Islam, pag. 60.
[10] Alberto e Dag Tessore, Dialogo sull’Islam tra un padre e un figlio, pag. 283.
[11] Alberto e Dag Tessore, Dialogo sull’Islam tra un padre e un figlio, pag. 69.
[12] Essad Bey, Maometto, il profeta dell’Islam, pag. 33.
[13]Al Tabari, vita di Maometto, pag 195 e ss., ed Bur.
[14] Al Tabari, vita di Maometto, pag. 281-282, ed Bur.
[15] Alberto e Dag Tessore, Dialogo sull’Islam tra un padre e un figlio, pag. 358.
[16] Idries Shah, i Sufi, pag. 306.
Anonimo
16 Gennaio 2015 @ 16:07
grazie Paolo
spero che il tuo articolo sia utile a depotenziare l'odio perchè si inizia a tagliare l'aria col coltello
jj
Anonimo
16 Gennaio 2015 @ 21:47
segnalo qui, poi semmai spostiamo articolo.
Censura contro la nicoletti.
http://www.grandeoriente-democratico.com/Intervista_di_Gioele_Magaldi_per_TRS_The_Radio_Station_con_censura_postuma.html
taldeitali. (non son troll solo che critico destra sinistra, allora non entro negli schema settari di partiti, pronti a scannarsi. fuck jacobins
Anonimo
16 Gennaio 2015 @ 22:35
Paolo sei in grande andresti tradotto in tutte le lingue e invitato a tutte le TV per far conoscere la pace dell' islam e di tutte e le religioni………..ah forse è x questo che ti ribucheranno le gomme della moto e rimetteranno in agenda la tua eliminazione.
Anonimo
17 Gennaio 2015 @ 2:35
Che bel lavoro hai fatto. Aspetto che qualcuno ti pubblichi il resto del libro. Complimenti
Anonimo
17 Gennaio 2015 @ 11:38
"Il musulmano deve battersi con l’intenzione di sostenere la religione di Allah … e di distruggere ogni altra religione che ad essa si opponga “onde farla prevalere su ogni altra religione, anche se ciò dispiace agli infedeli” (Corano, Sura 9, 33)….non faccio sconti a nessun monoteismo…giudicate voi se è o non è anche un problema di religione, magari pure sti versi del corano sono un invenzione del mossad.
Atanor Venice
17 Gennaio 2015 @ 18:44
Complimenti Paolo grazie
Luca
18 Gennaio 2015 @ 0:29
@ 17 gennaio 2015 12:38
Ma non corrisponde al 'nostro' primo comandamento?
Anonimo
18 Gennaio 2015 @ 14:43
@ anonimo del 17 gennaio 2015 12:38
allora mi dovresti spiegare come mai fino ad almeno il 1948 la convivenza fra ebrei e musulmani nei paesi del nordafrica e in turchia è stata prevalentemente pacifica e dura tuttora ed invece in europa ci sono le cacciate storiche da spagna germania inghilterra e persino dalla sicilia dove l'immigrazione degli ebrei è antichissima, tanto che le coltivazioni di limoni ed arance nel bel mezzo del mediterraneo sono proprio state inventate da loro, per favorire la navigazione marittima, come più tardi il famoso pomodoro "pachino". la realtà vera è che le religioni sono sempre la degenerazione di conoscenze più elevate non accessibili a tutti per via del grado di evoluzione spirituale diverso di ognuno, come tali quando le conoscenze diventano precetti e catechismi dei quali si pretende solo la cieca obbedienza e non la comprensione allora spuntano le strumentalizzazioni di quel potere che da sempre le religioni rappresentano. quindi anche se esiste quel versetto non è detto che la semplice comprensione letterale sia esatta, perchè la prima legge spirituale ben conosciuta da tutti i saggi di ogni credo è non nuocere agli altri, o almeno provare a farlo.
durante l'occupazione moresca della spagna sia i cristiani sia gli ebrei furono liberi di professare la loro religione, quando vennero cacciati durante la "reconquista" cristiana gli ebrei furono costretti o ad abiurare o ad andarsene e divennero i marrani o i conversos sefarditi che da pochi giorni possono dopo più di 500 anni riottenere di diritto la cittadinanza spagnola, solo nella musulmana turchia sono più di centomila.
jj
yessica
18 Gennaio 2015 @ 18:03
grazie, in questo clima pieno di odio e intolleranza le tue parole sono come un balsamo sul mio cuore.
Anonimo
18 Gennaio 2015 @ 19:20
BANDO ALLE CHIACCHIERE: ti rispetto se fai altrettanto, se no c'è scontro!
Un ESSERE umano HA il diritto e DEVE battersi, se non ha altra via d' uscita ( e se gli è rimasto un po' di cervello non contaminato ), quando si tratta di DIFENDERSI o di difendere ciò che gli appartiene per DIRITTO NATURALE. E non certo UMILIARSI e ARRENDERSI porgendo l'altra guancia, perché così facendo non mostra NESSUNA "superiorità" ma avvia un degradante, deviato e MOSTRUOSO rapporto SADO-MASOCHISTA!
Fintantoché gli esseri umani vivranno come BESTIE, sottomettendo se stessi alla "legge della giungla", lo scontro è NECESSARIO- DEVE ESSERE COSI'!
Far finta di essere "elevati" e di aver superato questo stadio è un' ILLUSIONE che pochi FURBI-CRIMINALI, con l' utilizzo di FALSI concetti religiosi, filosofici e con la FORZA FISICA ( ma guarda che strano….NON ERA cosa INFIMA e PROIBITA??? ) hanno fatto credere ai più, per continuare così ad AMMAZZARE, DERUBARE e VIOLENTARE questi ultimi…..INDISTURBATI.
C'è arrivato persino papa Francesco…che volete di PIU'?..:-))
Lilith
Anonimo
19 Gennaio 2015 @ 4:43
BANDO ALLE CHIACCHIERE: ti rispetto se fai altrettanto, se no c'è scontro!
bentornata stronza
jj
Anonimo
19 Gennaio 2015 @ 5:03
a proposito lilith (che pseudonimo di merda)se mi dici in che città vivi ti posso far avere tutte le dritte necessarie per qualsiasi centro di reclutamento della legione in italia, così dopo che avrai perso qualche chilo in addestramenti durissimi ti daranno un coltello uno schioppetto e potrai finalmente andare a sparare ai musulmani di merda ! ti faranno anche un bel tatuaggio di riconoscimento sul torace, in genere è un'ancora azzurra, ma per le donne magari è diverso
però ricordati che dovrai assolutamente sottomettere il tuo orgoglio al gruppo perchè nella legione non è ammesso alcun atto di egocentrismo e la mancanza di empatia nei confronti dei camerati.
https://www.youtube.com/watch?v=5IRZTKHM-Sk
se la guerra l'avessero vinta rommel e canaris l'europa non sarebbe la fogna che è in mano a 4 criminali l'islam non sarebbe un nemico e gli ebrei liberi non sarebbero sotto scacco del sionismo.
a lilith parti, datte da fà che poi te veniamo dietro ar culo ahahhaah
jj
Anonimo
10 Gennaio 2017 @ 12:50
Hai le idee molto confuse.
Informati meglio sulla Legione (donne non ammesse).
Informati sul connubio nazismo ed islam durante la seconda guerra mondiale.
Non accettare informazioni senza controllare le fonti. Non ripetere "per sentito dire". Verifica e controlla ed usa il cervello ed il buon senso per farti un'opinione sensata e difendibile. Vai alle fonti. Leggi Corano e capiscilo.
Anonimo
19 Gennaio 2015 @ 13:47
@jj
Sei una BESTIOLINA VOLGARE, IGNORANTE e MISERABILE con cui non vale nemmeno la pena discutere.
Insomma, sei la prova lampante di ciò che ho scritto sopra, ossia un INUTILE verme che trascina STRISCIANDO, tra bave di RISENTIMENTO e VENDETTA, la sua esistenza….il che prova che t' è andata male, punito GIUSTAMENTE in questa incarnazione.
Datti pace, fattene una ragione e…. chissà…..!
Lilith
Luca
20 Gennaio 2015 @ 21:23
@jj
> allora mi dovresti spiegare
ok, jj, però mi prendo tempo, che messa così per me è un po' difficile…
Grazie
Overdrive Godot
18 Agosto 2015 @ 13:18
Peccato che i sufi sono visti come eretici nella comunità musulmana
Anonimo
19 Ottobre 2016 @ 15:21
il Corano, come la Bibbia e la Torah, contiene passi sia inneggianti alla violenza che all'amore,ma dei 3 e' quello che contiene piu' violenza e odio, questo e' un fatto non un opinione, cosi comei fatti sono gli effetti delle religioni.
Poi cmq il fatto di credere e dichiararsi religioso non significa automaticamente esserlo, molti musulmani e molti cristiani non conoscono i versi violenti della loro religione per questo abbiamo stupide distinzioni tra religiosi fondamentalisti e moderati.
I moderati sono gli ignoranti o quelli che scelgono le parti a cui credere , i fondamentalisti sono quelli che credono a tutto, come in teoria dovrebbe essere. Il punto fondamentale e' cmq che nessuna religione e' meglio delle altre, che nessuno dei libri contiene la verita' sulla vita, ma sono stati usati per accrescere il potere di pochi sulla vita e liberta' di molti. Poi per fortuna in occidente, dove non esiste la Sharia, ognuno e' libero di credere in quel che vuole, anche di essere stupido.
– I musulmani devono essere “brutali con gli infedeli” [Sura 48:29] – Solo un cretino puo' non capire che non e' una religione d'Amore.
Anonimo
10 Gennaio 2017 @ 12:52
Leggete il Corano! E tenete SEMPRE sottomano la lista delle sure meccane e medinesi per inquadrare i versetti abrogati ed abroganti.