Rito Simbolico Italiano
La Massoneria di Piazza del Gesù (Gran Loggia Nazionale d’Italia, di rito scozzese, separatasi dal Grande Oriente nel 1908), guidata in quegli anni da Raoul Vittorio Palermi, appoggiò l’ascesa del fascismo. Ma anche l’allora Gran Maestro del GOI Domizio Torrigiani augurò il successo al governo di Mussolini dopo la Marcia su Roma. In seguito, Palermi continuò ad appoggiare il fascismo, arrivando a conferire a Mussolini la sciarpa e il brevetto di 33esimo grado[v]. Palermi figurò anche tra gli informatori dell’OVRA[vi], la polizia politica fascista. Torrigiani invece se ne discostò, pur continuando a mantenere presenze massoniche del GOI nei gangli finanziari dello Stato[vii] (emblematico il caso del massone Beneduce a capo dell’IRI).
Se è vero ciò che diceva Antonio Gramsci, che la Massoneria fu il vero e autentico partito della borghesia italiana[viii], non si fa fatica a capire come mai appoggiò l’ascesa al potere del fascismo. Il movimento di Mussolini, infatti, si presentava sia come anticapitalista (pur ricevendo finanziamenti dai più grandi gruppi industriali e bancari esteri, soprattutto francesi, inglesi e americani; ma, si sa, pecunia non olet), sia come antibolscevico, anticomunista e antiproletario. Mussolini, nei suoi discorsi demagogici, attaccava sia i grandi industriali sia i proletari. Si presentava quindi come il difensore della piccola e media borghesia, che fu infatti il maggiore sostenitore del fascismo, vedendo in pericolo i propri interessi economici dopo l’occupazione delle fabbriche nel cosiddetto “biennio rosso”. Si unirono così gli industriali del Nord e i latifondisti del Sud, che minacciati dalle lotte degli operai e dei braccianti, trovarono nel fascismo un naturale alleato. Nel blocco confluirono elementi dell’esercito e della burocrazia: quindi una parte non indifferente della base massonica italiana.
Nel febbraio del 1923, Mussolini dette però il via a una campagna antimassonica, impartendo agli iscritti del Partito Fascista la direttiva di sciogliere ogni vincolo con le logge. Nel 1925 presentò una legge contro le associazioni segrete, la cosiddetta “Legge contro la massoneria”, che in realtà non cita mai esplicitamente la massoneria, ma parla solo di “associazioni segrete ed operanti anche solo in parte in modo clandestino od occulto e i cui soci sono comunque vincolati da segreto”. Infatti Antonio Gramsci, che in quell’occasione tenne il suo unico discorso alla Camera, ebbe a dire: «La realtà dunque è che la legge contro la massoneria non è prevalentemente contro la massoneria; coi massoni il fascismo arriverà facilmente ad un compromesso. […] Poiché la massoneria passerà in massa al Partito Fascista e ne costituirà una tendenza.»[ix]
Nel discorso alla Camera del 16 maggio 1925, Mussolini affermava che la società italiana era dominata da un manipolo di uomini mediocri, divenuti potenti solo perché massoni[x]. Ma in un’intervista tessé le lodi della massoneria tedesca, inglese e americana[xi]. Tre giorni dopo la legge fu approvata dalla Camera, con 289 sì e solo 4 no. Fra gli assenti al voto, i massoni Aldo Finzi e Dino Grandi. Lo stesso Dino Grandi che il 25 luglio 1943, spinto dai massoni americani (che ebbero un ruolo fondamentale nello sbarco degli Alleati in Sicilia), orchestrò la caduta di Mussolini presentando l’ordine del giorno che lo sfiduciò.
E, a proposito di Gran Consiglio del Fascismo, c’è da sottolineare che i quattro quinti del Gran Consiglio che dichiarò fuori legge la massoneria erano formati da massoni[xii]. Mussolini sembrava irriducibile nei confronti della libera muratoria: era uno dei pochi socialisti a non aver indossato il grembiulino. Tuttavia affidava i destini finanziari e industriali del Paese a figure come Alberto Beneduce (suocero di Enrico Cuccia), socialista e massone, che il Duce scelse per creare l’IRI, l’Istituto per la Ricostruzione Industriale, e in seguito per riorganizzare la Banca d’Italia.
Dopo la legge del ’25, oltre ai massoni apertamente antifascisti, ci fu anche chi scelse la via della moderazione e del tiepidismo, rinunciando a esprimere qualsiasi forma di dissenso: così facendo, alcuni massoni continuarono a godere nella società italiana di posizioni anche altamente prestigiose. Questo è il caso, per esempio, oltre che del già citato Beneduce, anche del favorito di Giovanni Agnelli: Vittorio Valletta, direttore generale e amministratore delegato della Fiat dal 1929 al 1946, quando ne divenne presidente.
Ma se il Duce, almeno a parole e negli atti pubblici e ufficiali, si scagliava contro la massoneria, non fu così duro nei confronti dei Rosa Croce. Una figura chiave nei rapporti tra Rosa Croce e Mussolini fu Giuseppe Cambareri. Teosofo, rosacruciano ed esoterista, si presentò quale antimassone, giacché i massoni erano ormai troppo invischiati nella politica e quindi contro-iniziati. Fu lui a proporre a Mussolini di utilizzare la “Fraternitas Rosicruciana Antiqua” quale strumento per attenuare l’isolamento dell’Italia, o quantomeno aggirare l’ostacolo delle sanzioni economiche deliberate dalla massonica Società delle Nazioni dopo l’aggressione italiana all’Etiopia[xiii]. L’Italia era accusata di aver bombardato obiettivi civili, di aver fatto uso di gas asfissianti e di aver colpito bersagli protetti dalla (massonica) Croce Rossa. Il tentativo andò avanti per alcuni anni, almeno fino al 1938. Il 5 marzo 1937 Mussolini ricevette a Palazzo Venezia 120 rosacroce statunitensi dell’AMORC di Harvey Spencer Lewis[xiv]. Attraverso la mediazione e l’attivismo di Cambareri molti antichi massoni tornarono a ronzare attorno ai poteri forti. Un percorso culminato nella massonica Conferenza di Monaco.
Uno sguardo all’estero: il regime fascista di Mussolini fu sostenuto dagli anglo-americani fino a quando l’Italia entrò in guerra a fianco di Hitler (anch’egli finanziato da capitali esteri). Essere sostenuto dagli anglo-americani significa sostanzialmente essere sostenuto dalla massoneria anglo-americana, che è il vero governo-ombra. Solo per fare alcuni esempi: si sa già tutto sull’ “intensa simpatia” che il massone Winston Churchill nutriva nei confronti di Mussolini. Inoltre l’ambasciatore americano in Italia, William Philips, disse che Mussolini aveva “portato ordine dove c’era il caos”[xv]. Frase non casuale, dato che ricalca il motto massonico “ordo ab chao” (=“ordine dal caos”).
Infine, i simboli. Fondamentali per capire sia la massoneria che il fascismo. Solo per fare un esempio, il sigillo del Rito Simbolico Italiano (formatosi ufficialmente a Milano nel 1876), oltre a contenere i soliti simboli massonici (stella, squadra, compasso), è costituito da un aquila che sovrasta un fascio littorio ( http://www.ritosimbolico.net/attivita/attivita_017.gif ). Molto simile allo stemma della Repubblica Romana del 1848-49, e identico all’aquila con il fascio littorio che si trova al centro della bandiera della Repubblica Sociale Italiana ( http://www.ilduce.net/foto%20gadgets/tricolore.jpg ), lo Stato fantoccio creato dai nazisti e da Mussolini a Salò, all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943. Un caso? Tra l’altro: “Rito Simbolico Italiano”=RSI. “Repubblica Sociale Italiana”=RSI. Ma questa sarà sicuramente una coincidenza…
– Gianfranco de Turris (a cura di), Esoterismo e fascismo. Storia, interpretazioni, documenti, Edizioni Mediterranee, Roma, 2006
– Michele Terzaghi, Fascismo e massoneria, Arktos, Milano, 2000
– Gianni Vannoni, Massoneria, fascismo e Chiesa cattolica, Laterza, Roma-Bari, 1980
Oltre ai fondamentali:
– Antonella Randazzo, Dittature. La storia occulta, Il Nuovo Mondo Edizioni, Padova, 2006
– Ferruccio Pinotti, Fratelli d’Italia, BUR-Rizzoli, Milano, 2007
[i] Ferruccio Pinotti, Fratelli d’Italia, BUR-Rizzoli, Milano, 2007, p. 328
[ii] Ferruccio Pinotti, Fratelli d’Italia, BUR-Rizzoli, Milano, 2007, p. 329
[iii] Ferruccio Pinotti, Fratelli d’Italia, BUR-Rizzoli, Milano, 2007, pp. 110-114
[iv] Ferruccio Pinotti, Fratelli d’Italia, BUR-Rizzoli, Milano, 2007, p. 114
[v] Ferruccio Pinotti, Fratelli d’Italia, BUR-Rizzoli, Milano, 2007, p. 328
[vi] Aldo Alessandro Mola, Massoni e “rosacruciani”… a regime, in Gianfranco de Turris (a cura di), Esoterismo e fascismo. Storia, interpretazioni, documenti, Edizioni Mediterranee, 2006, p. 44
[vii] Ferruccio Pinotti, Fratelli d’Italia, BUR-Rizzoli, Milano, 2007, p. 327
[viii] Antonio Gramsci, Scritti politici, L’Unità-Editori Riuniti, Roma, 1967
[ix] Antonio Gramsci, Contro la legge sulle associazioni segrete, Manifestolibri, Roma, 1997
[x] Benito Mussolini, Scritti e discorsi, La Fenice, Firenze, 1983
[xi] Aldo Alessandro Mola, La legge contro la massoneria, in Gianfranco de Turris (a cura di), Esoterismo e fascismo. Storia, interpretazioni, documenti, Edizioni Mediterranee, 2006, p. 39
[xii] Ferruccio Pinotti, Fratelli d’Italia, BUR-Rizzoli, Milano, 2007, p. 326
[xiii] Aldo Alessandro Mola, Massoni e “rosacruciani”… a regime, in Gianfranco de Turris (a cura di), Esoterismo e fascismo. Storia, interpretazioni, documenti, Edizioni Mediterranee, 2006, p. 46
[xiv] Aldo Alessandro Mola, Massoni e “rosacruciani”… a regime, in Gianfranco de Turris (a cura di), Esoterismo e fascismo. Storia, interpretazioni, documenti, Edizioni Mediterranee, 2006, p. 46
[xv] Noam Chomsky, Egemonia o sopravvivenza. I rischi del dominio globale americano, Marco Tropea Editore, Milano, 2005, p.75; cit. in Antonella Randazzo, Dittature. La storia occulta, Il Nuovo Mondo Edizioni, Padova, 2006, p. 247
Anonimo
26 Marzo 2008 @ 14:27
AH le Edizioni mediteranee tra un Atlantide e Mu, tra i poltergeistest e le origini del sumo parlano di Massoneria e Fascismo…diciamo che manco De Felice…Cmq la storia della bandiera della R.S.I. è una baggianata perché è chiaramente l’aquila imperiale con sotto il fascio littorio(non dedichiamoci ad onanismi mentali). Ok anche se c’è stata una legge illiberale(come vorrebbe questo blog), qualche massone ha fatto il collaborazionista, embhe? l’ha fatto praticamente tutta la nazione! Ma da ciò a dire che il fascismo è espressione della Massoneria, ce ne vuole! Sarabbe troppo semplice… troppo semplice
Marco Bove
26 Marzo 2008 @ 14:49
Interessante articolo, ma avrei qualche domanda in più.
La cosa che mi interessa di più però è il rapporto tra Socalisti (PSI) e Logge Massoniche.
Mi spiego meglio.
Mussolini, da quanto ho letto, non fu mai massone, ma fu aiutato da massoni.
Ok. In un regime il più forte gode di appoggi da parte di una ristretta cerchia di persone.
Perchè bandire chi ti ha aiutato?
La legge fascistissima, secondo il mio professore di Storia della Istituzioni Politiche serviva a far “ripudiare” l’arte muratoria e giurare fedeltà al fascismo (se non lo facevi, licenziamento).
Gli alti esponenti del GOI, spediti in esilio e la creazione nel 1937 di questi ultimi dell’Allenaza delle Massonerie Perseguitate mi fa pensare. Perchè creare una tale alleanza?
Contro chi? Mussolini?
Bah non credo.
Dott. Franceschetti, Dott. Manfredi la mia è solo una teoria quindi prendetela come tale.
Leggendo molti libri sull’argomento ritengo che nell’attuale Massoneria ci sia una specie di faida interna.
Dove i veri valori massonici sono messi a dura prova da parte di un piccolo gruppo di “uomini nuovi” che cercano sempre più potere.
Se non sbaglio il ruolo della Massoneria è guidare il mondo dietro le quinte. Portando avanti i loro ideali, per poi rivelarsi quando l’umanità sarà pronta.
Ora invece questo manipolo di “uomini nuovi” sta cercando di eliminare i vecchi e gettare la propria egemonia su tutto quello che può.
IMHO è solo una teoria.
E anche campata in aria.
Non credete?
Stefania Nicoletti
26 Marzo 2008 @ 14:53
Caro anonimo,
primo: non ho detto che il fascismo è espressione della massoneria;
secondo: non ho detto che qualche massone ha fatto il collaborazionista (e comunque il “collaborazionismo” è un’altra cosa e qui non c’entra nulla);
terzo: grazie per la PREZIOSISSIMA notizia che mi ha dato. Non immaginavo proprio che la bandiera della RSI fosse l’aquila imperiale con il fascio littorio! 🙂
Anonimo
26 Marzo 2008 @ 15:14
Sarebbe interessante approfondire l’intervento del PNF sulla diatriba Evola-Reghini dopo l’uscita di quest’ultimo dal gruppo di Ur
Stefania Nicoletti
26 Marzo 2008 @ 15:24
Caro Marco,
Mussolini probabilmente attaccò la massoneria non per una questione ideologica o “etica”, ma per una mera questione di potere pratico.
Infatti la sua non fu una legge propriamente contro la massoneria, ma per il controllo di tutte le associazioni.
Stefania Nicoletti
26 Marzo 2008 @ 15:27
Sì anonimo,
sarebbe interessante approfondire quel tema.
Anche perché con Evola, Reghini e il Gruppo di Ur si apre tutto il discorso sull’esoterismo.
Anonimo
26 Marzo 2008 @ 16:57
ah Stefanì! allora se lo sai no lo mettere a fianco all’egida del Rito Simbolico Italiano perché non centrano nulla e solo fuorvii il lettore. Ho detto collaborazionista, perché intendevo quello…spero tu comprenda.
@Marco Bove
il mondo è una lotta di potere. Ci sono diverse Massonerie, sai quanti ordini Massonici o proto Massonici esistono in Italia e nel Mondo? almeno le basi nozionistiche, suvvia!
@ Stefania
continui legge contro le associazioni e non conotro la massoneria- quasi che non fosse intenzione colpire l’Istituzione- invece era proprio quella l’intenzione.
Non capisco il significato del tuo mini saggio, a parte il fatto che tu sai leggere e citare libri più o meno dubbi.
Abate Vella
26 Marzo 2008 @ 18:48
Quella tra Mussolini e la massoneria é una semplice lotta di potere.
Illo poteva anche gonfiarsi il petto e dire che la massoneria da ora in poi era fuorilegge. Bisogna poi avere la forza di applicare la legge.
Evidentemente Mussolini questa forza, questo 100%, non l’aveva e quindi la massoneria tenne il campo.
Come la mafia 😉
Un momento, cosa disse Gramsci…
“Poiché la massoneria passerà in massa al Partito Fascista e ne costituirà una tendenza”
…uhm… mi ricorda qualcosa…
Stefania Nicoletti
26 Marzo 2008 @ 18:51
Anonimo,
che quei libri siano più o meno dubbi lo dici tu.
Non so chi tu sia per dirlo, ma è un tuo parere e non discuto.
La legge non è affatto contro la SOLA massoneria, come dimostra il fatto che nel testo della legge non è citata nemmeno una volta la parola massoneria.
Per quanto riguarda il simbolo, chi ha detto che non c’entrano nulla? Io non ho detto che il simbolo della RSI deriva da quello del rito simbolico. Ho solo osservato che i due simboli sono identici. Il che, se non vuoi che dica che è strano, quantomeno salta all’occhio.
Ma se tu hai la certezza scientifica e assoluta che non abbiano nulla a che fare l’uno con l’altro…
Stefania Nicoletti
26 Marzo 2008 @ 19:05
Vero Abate,
quella tra Mussolini e la massoneria è stata sostanzialmente una lotta di potere.
Mussolini la forza non l’aveva anche perché la maggior parte dei suoi uomini erano massoni. Anche i 4/5 del Gran Consiglio lo erano. E tutti quelli nei posti chiave dell’economia e dell’amministrazione, nonostante lui dicesse che soprattutto l’amministrazione pubblica andasse “ripulita”. Ma, ammesso che lo volesse veramente, non poteva farlo.
Anonimo
26 Marzo 2008 @ 21:11
articolo interessante, che non mi stupisce. del resto pure oggi c’è molta gente di destra nella massoneria…
Anonimo
27 Marzo 2008 @ 0:14
nelle bibliografia manca un vero testo fondamentale:
“La Massoneria” in Storia d’Italia Einaudi, Gli annali vol 21
Questi Signori sanno come fare ricerca storica: testo documentatissimo, riporta le fonti originali, buona separazione fra il commento dell’autore e la narrazione.
Credo che una tesi di laurea dovrebbe partire da testi come questi…
Stefania Nicoletti
27 Marzo 2008 @ 8:49
Se è per questo, nella bibliografia mancano molti testi fondamentali. E anzi, se è per questo, quella non era nemmeno un bibliografia. Erano solo dei testi che io ho letto e che consiglio di leggere.
Il testo era solo un abbozzo per una risposta sul blog.
E poi, per favore, discutiamo di massoneria o della mia tesi di laurea? Non mi pare proprio questa la sede.
Anonimo
28 Marzo 2008 @ 13:11
Non sono d’accordo con la tesi esposta, e non lo sono, in verità,né molti autorevoli storici del fascismo né gli stessi documenti, ad esempio il carteggio fra Arnaldo e Benito Mussolini. Durante il ventennio la storia di mafia e massoneria è spesso intrecciata e “le due M” subirono spesso la stessa sorte.
Mi permetto di postare l’incipit di un piccolo contributo sull’argomento, riservandomi di inserirne il resto qualora dovesse interessare i gestori e i fruitori di questo spazio.
Cordialmente
Giuseppe Provenzale
Mafia, massoneria e politica
Note, incomplete, sulla gestione oscura del potere, in Sicilia e non solo, dal dopoguerra ai giorni nostri
Chiunque si accosti allo scabroso argomento si accorge inevitabilmente che gli intrecci sono strettissimi e “storici”: inchieste, studi, atti delle commissioni parlamentari, fascicoli processuali (con importanti rivelazioni di pentiti), numerose e significative doppie affiliazioni, dal dopoguerra fino a questi ultimi mesi, ne forniscono un’evidente testimonianza.
Eppure, secondo la logica perversa del “si sa, ma non si dice”, il terreno su cui fioriscono questi rapporti continua ad essere impraticabile: omicidi, attentati, “incidenti” misteriosi, trasferimenti di processi importanti e di magistrati costituiscono le conferme di quanto sosteniamo. Conferme su cui è necessario concentrare l’attenzione di chi volesse avvicinarsi alla verità.
Il terreno è quindi minato, e l’uso delle figure retoriche non c’entra niente; mancano, clamorosamente, le condanne e manca, al vertice, la decisa volontà politica di riconoscere il problema per dipanare l’intricata matassa che lega massoneria, politica e mafia.
*******
La storia delle relazioni fra le “Due M” risale agli anni immediatamente precedenti lo sbarco americano in Sicilia ed è spesso una storia in comune, così come lo fu la guerra dichiarata dal fascismo a queste due facce complementari del potere oscuro.
A questo proposito è significativo quanto affermato dal pentito Antonino Calderone: “…I mafiosi erano usciti impoveriti dal fascismo. Dopo la guerra non c’era quasi più mafia. La mafia era una pianta che non si coltivava più. Mio zio Luigi, un capo, un’autorità, si era ridotto al punto di fare il ladro per sopravvivere…”. Molto simile fu ciò che accadde alle logge, dopo lo scioglimento del 1925, gli affiliati si ritirarono nell’ombra. Inoltre, massoni e mafiosi vennero accomunati dall’identico destino del confino che li allontanava inesorabilmente dai propri affari. Già all’inizio del ’45, invece, relativamente alla sola obbedienza di palazzo Giustiniani, si contano in Sicilia ben 42 “officine”.
Il nome che alle origini dei rapporti tra mafia e obbedienze massoniche fa da gran catalizzatore è quello di Frank Gigliotti, membro influente della massoneria statunitense e consigliere capo della Cia di allora (Oss), il quale ha stretti legami con Cosa nostra. Uno dei primi atti dell’Oss è costituito, infatti, dalla liberazione armata di circa cinquecento mafiosi al confino presso l’isola di Favignana.
Gigliotti, pastore metodista, è figura di primo piano nella preparazione dello sbarco e, nel dopoguerra, viene fatto presidente del Comitato dei massoni Usa che tenterà di condurre in porto la riunificazione della massoneria italiana sotto il controllo di quella statunitense. Tentativo che mira soprattutto a fondere il Grande Oriente d’Italia con il Supremo Consiglio della Serenissima Gran Loggia del principe siciliano Alliata di Monreale, legata all’obbedienza di piazza del Gesù. Il pastore protestante sarà il vero protagonista della rinascita massonica in Italia, adoperandosi anche affinché la massoneria italiana del Grande Oriente ritornasse in possesso della storica sede di Palazzo Giustiniani a Roma. L’atto di transazione fu infine sottoscritto, il 7 luglio del 1960 negli ultimi giorni del governo Tambroni, dal ministro delle finanze Trabucchi e, per conto del G.O.I, da Publio Cortini, vedendo presenti tra gli altri, al tavolo della firma di una stipula che avrebbe dovuto riguardare solo l’Italia, l’ambasciatore americano Zellerbak, anch’egli noto massone, e il suddetto Frank Gigliotti. Quest’atto “notarile” rappresenta di fatto il riconoscimento ufficiale della massoneria da parte del governo ed avviene sotto il patrocinio americano. Gigliotti, verosimilmente, cura anche gli interessi di quella mafia senza l’ aiuto della quale lo sbarco difficilmente avrebbe potuto essere realizzato, se non addirittura progettato. Come afferma anche il giornalista Ferruccio Pinotti, nel suo recente studio “Fratelli d’Italia”, “non è un mistero che la massoneria siciliana sia stata fondamentale, insieme a elementi della mafia, nel preparare lo sbarco degli Alleati in Sicilia”. Solo dopo la caduta del regime fascista, infatti, gli Alleati ridonarono vigore sia ai mafiosi che alle vecchie classi dirigenti liberali e massoniche, si guardi all’esempio eclatante dei vari sindaci mafiosi nominati dall’Amgot, da questa indiscutibile simbiosi nasce il sistema di illegalità permanente al potere nella nostra regione.
Stefania Nicoletti
28 Marzo 2008 @ 13:34
La ringrazio per il puntualissimo commento.
Di Frank Gigliotti e dei legami tra OSS, mafia, massoneria americana e siciliana (che il libro di Pinotti espone molto bene), avevo precedentemente accennato in un post di questo blog, e mi riproponevo di parlarne più diffusamente. L’intenzione era quella di scrivere un eventuale futuro articolo.
Ogni suo contributo sarà prezioso.
La ringrazio nuovamente.
Anonimo
28 Marzo 2008 @ 22:32
Ringrazio per i gentili apprezzamenti e inserisco la seconda parte.
G.P.
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Questi rapporti, già ben avviati fin dal ’43, continuarono nel tempo e si consolidarono nei decenni successivi nel quadro di un intricato scenario internazionale che in Italia registra l’ascesa di personaggi come Michele Sindona e Licio Gelli, quest’ultimo incaricato dall’allora Gran Maestro Gamberini (in carica dal luglio ’61 al marzo ’70) di proseguire l’opera di Gigliotti nel mantenere le relazioni con le logge USA. E’opportuno notare, a proposito di logge nordamericane, che la famosa loggia Garibaldi è definita da uno che se ne intende, l’ex Gran Maestro Giuliano Di Bernardo, “un concentrato di esponenti dell’area grigia tra massoneria e malavita”.
Quest’area grigia trova in Sicilia l’importante collegamento costituito dal già ricordato principe Alliata. Parla di lui un importante collaboratore di giustizia Gioacchino Pennino, uomo d’onore riservato e medico specialista che fin dagli anni ’60 diventa “libero muratore”. Il suo percorso iniziatico lo porta a far parte prima dell’obbedienza di piazza del Gesù e poi di quella di palazzo Giustiniani. Della prima è Gran Sovrano il principe Giovanni Francesco Alliata. Lo zio di Pennino, suo omonimo, era capo mandamento di Brancaccio-Ciaculli e alla famiglia di Brancaccio apparteneva Alliata, rivestendo nello stesso tempo la più alta carica della Gran Loggia d’Italia. L’uno massone ed uomo d’onore riservato, nipote di un capo mandamento, l’altro altissimo dignitario massonico e mafioso. Pennino, nel corso degli anni, parla di molte fra queste doppie appartenenze e racconta della presentazione, fatta da Alliata, di Sindona al boss Stefano Bontade.
Nella requisitoria del p.m. nel processo per l’omicidio Calvi, il magistrato sottolinea che il medico mafioso e massone “non era a conoscenza dell’esistenza di una regola per la quale l’appartenenza a Cosa nostra era incompatibile con quella alla massoneria e nessuno gli aveva mai detto nulla in merito. Giuseppe Ciaccio era un suo amico ed era massone ed uomo d’onore della famiglia dell’agrigentino, Villafranca Zepola. Del pari, Gianfranco Alliata, uomo d’onore della famiglia di Brancaccio e massone, come del resto Stefano Bontade”. “Pennino è uno di quei colletti bianchi, appartenente al mondo delle professioni, con esperienza politica, che ha messo a disposizione dell’organizzazione la propria posizione sociale e l’appartenenza alla massoneria; e ha permesso di navigare nell’area grigia delle relazioni esterne che gli appartenenti all’organizzazione hanno allacciato con i detentori del potere finanziario. Il suo contributo è rilevante soprattutto in riferimento agli investimenti di denaro del gruppo dei “perdenti” nelle holding di Sindona, poi fatti transitare in parte nel Banco Ambrosiano, e al ruolo del massone Giacomo Vitale (cognato di Bontade n.d.r.), il quale ha tentato di recuperare i soldi tramite Licio Gelli. Si tratta di circostanze che consentono di capire come gli interessi di Cosa nostra siano passati, dapprima attraverso Sindona e, successivamente, tramite Calvi, senza che vi sia stata una frattura”.
Dunque, in Sicilia, i soldi di Cosa nostra, frutto dello scempio edilizio noto col nome di “sacco di Palermo” e di ingenti quantitativi di droga che passando per le raffinerie dell’isola erano destinati agli Stati Uniti, venivano riciclati dal mafioso e massone Michele Sindona, noto per aver mosso i primi passi proprio all’epoca dello sbarco americano, quando i sindaci si chiamavano Calogero Vizzini e Genco Russo, insediati dal massone Poletti “governatore” americano dell’isola. E’ fra gli anni ’60 e ’70, gli anni d’oro della D.C. di Gioia, Lima e Ciancimino e dei primi delitti eccellenti, che una parte della mafia, quella facente capo a Stefano Bontade, cementò ulteriormente le relazioni con la massoneria, sino a creare una superloggia (la loggia dei trecento, poi sciolta da Bernardo Provenzano) nella quale erano presenti esponenti delle principali famiglie mafiose. Il pentito Rosario Spatola seppe infatti che Bontade “stava cercando di modernizzare Cosa nostra. Vedeva più in là, vedeva la potenza della massoneria, e magari riteneva di poter usare Cosa nostra in subordine, come una sorta di manovalanza”. Anche gli atti del processo Dell’Utri forniscono indicazioni e testimonianze in merito al rapporto tra mafia e massoneria, i p.m. scrivono: “Il tema della massoneria è centrale […]. E’ fondamentale per l’associazione mafiosa, e specie per Bontade, che voleva svezzare Cosa nostra ed introdurla ancora di più negli ambienti che contano. Tramite la massoneria viene acquisita una serie di contatti […]. La massoneria, ed in particolare proprio Licio Gelli, fondatore della loggia massonica coperta Propaganda 2, in quel periodo si trova al centro di una serie di interessi, che avevano come propri terminali associati mafiosi”.
La Commissione parlamentare antimafia presieduta da Violante ci presenta questo quadro: ” Il terreno fondamentale sul quale si costituiscono e si rafforzano i rapporti di Cosa nostra con esponenti dei pubblici poteri e delle professioni private è rappresentato dalle logge massoniche. Il vincolo della solidarietà massonica serve a stabilire rapporti organici e continuativi”. “L’ingresso nelle logge di esponenti di Cosa nostra, anche di alto livello, non è un fatto episodico ed occasionale ma corrisponde ad una scelta strategica […] Le affiliazioni massoniche offrono all’organizzazione mafiosa uno strumento formidabile per estendere il proprio potere, per ottenere favori e privilegi in ogni campo; sia per conclusione di grandi affari sia per l’ “aggiustamento”dei processi […]. Tanto più che gli uomini d’onore nascondono l’identità dei “fratelli” massonici ma questi ultimi possono anche non conoscere la qualità di mafioso del nuovo entrato”.
Lo scrittore e giornalista Antonio Nicaso, studioso delle diverse organizzazioni criminali, conferma e rilancia: “Bontade non fu l’unico mafioso ad aderire alla massoneria. Il divieto per gli uomini di Cosa nostra a far parte della massoneria rimase solo e sempre sulla carta. Il pentito Angelo Siino (procacciatore di voti per Totò Cuffaro, n.d.r.) racconta che le regole in materia erano elastiche, un po’come la norma secondo cui i mafiosi non potevano avere relazioni extraconiugali. Erano stati soprattutto i boss della vecchia mafia Stefano Bontade e Salvatore Inzerillo ad avere intuito l’utilità di aderire alle logge”. Forse proprio l’enorme potere così accumulato fu la causa dell’uccisione del primo boss.
Le relazioni pericolose emergono anche nell’ambito dei lavori di altre due commissioni parlamentari d’inchiesta: quella sul caso Sindona e quella sulla famigerata loggia P2, che già avevano approfondito la vicenda del finto rapimento del finanziere e della sua permanenza in Sicilia dal 10 agosto al 10 ottobre del 1979. Agli atti dei due organismi parlamentari, le indagini della magistratura milanese e di quella palermitana che avevano svelato i collegamenti di Sindona con esponenti mafiosi e con appartenenti alla massoneria. Il finanziere era stato aiutato da Giacomo Vitale (cognato di Bontade e protagonista nel contesto del delitto Ambrosoli (1979), commissario liquidatore delle banche, dedite al riciclaggio, di Sindona) capomafia della famiglia di Santa Maria di Gesù e da Joseph Miceli Crimi: entrambi aderenti ad una comunione di piazza del Gesù, la Camea (Centro attività massoniche esoteriche accettate), di origine ligure e presente in Sicilia, soprattutto a Palermo.
Sindona, Gelli, Calvi; siamo al centro dei misteri d’Italia del recente passato e le relazioni tra massoneria, mafia, finanza e mondo politico sono, come abbiamo visto, sempre al centro di tutto. Nessuna delle due principali obbedienze massoniche (il Grande Oriente di palazzo Giustiniani e la Gran Loggia di piazza del Gesù) sembra essere esente da interessi condivisi con quelle degli affari più loschi attorno a cui si consumano omicidi e corruzione diffusa.
Il 1985 è l’anno della strage di Pizzolungo, nel trapanese, in cui, lo ricordiamo, morirono una madre con i suoi due figli gemelli. Il giudice Carlo Palermo, sopravvissuto, indagava sui noti intrecci in una zona fra le più interessate in Sicilia. Nel 1986, Giovanni Falcone scopre a Palermo la loggia Armando Diaz (Centro sociologico italiano), meglio conosciuta come loggia di via Roma 361. Gran Maestro era Pietro Calcione, direttore sanitario dell’Ospedale Civico feudo elettorale di Salvo Lima e fonte di ingenti guadagni legati alla gestione parassitaria della Sanità pubblica che in Sicilia permette in ogni epoca di ottenere un peso politico fondamentale, basti guardare alla parabola politico-giudiziaria di Cuffaro che proprio a questo settore è strettamente collegata nella buona e nella cattiva sorte. Alla loggia di via Roma sono iscritti mafiosi di primo piano come i Greco e il già menzionato Giacomo Vitale. Nello stesso anno a Trapani un’altra inchiesta giudiziaria porta al sequestro di documenti importanti presso un altro “Centro studi” che serve da copertura per le logge. Il Centro studi Scontrino è sede di sette logge(Iside1, Iside2, Ciullo d’Alcamo etc.) a cui sono iscritti numerosi capimafia di Mazara, Alcamo e Campobello di Mazara. Alle logge trapanasi, e alla segretissima loggia C in particolare, erano affiliati imprenditori, banchieri, commercialisti, amministratori pubblici, pubblici dipendenti e uomini politici (la già citata Commissione antimafia ricorderà come l’onorevole democristiano Canino, nell’estate del ’98 arrestato per collusioni con Cosa nostra, abbia ammesso l’appartenenza a quella loggia, pur non figurando il suo nome negli elenchi sequestrati. Nel relativo processo di Trapani e in quello successivamente celebrato a Palermo nel’95 contro Pino Mandalari (il commercialista di Totò Riina che eliminando Bontade lo ha sostituito ai vertici di Cosa nostra) vengono confermate le connivenze fra le consorterie mafiose e massoniche delle due città siciliane. Mandalari, Gran Maestro dell’Ordine e Gran Sovrano del rito scozzese antico e accettato, avrebbe concesso il riconoscimento “ufficiale” alle logge trapanasi che facevano capo a Grimaudo, responsabile del Centro studi Scontrino. Lo stesso Grimaudo sottolineò in Corte d’Assise le analogie tra il giuramento massonico e quello mafioso. Infine, Mandalari fu uno dei pochi a finire in carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso. Il commercialista palermitano, inoltre, si mosse per sostenere le campagne elettorali di candidati di Forza Italia e Alleanza Nazionale.
Nonostante l’inevitabile incompletezza del quadro tracciato, si può senz’altro concludere che nel decennio fra gli anni ’70 e ’80 il rapporto tra cosche e logge diviene sempre più stretto: Cosa nostra offre la propria potenza militare e la straordinaria capacità di incidere sulla politica, attraverso il controllo di ingenti quantitativi di voti, i massoni forniscono ai boss i mezzi per il riciclaggio del denaro proveniente dall’attività criminale, preziosi contatti politici, magistrati in grado di aggiustare i processi e strategie di potere di più ampio respiro, in grado di incidere anche sulla politica nazionale. Negli anni ’80, solo in Sicilia, si contano più di 170 logge massoniche. Per i mafiosi, l’ingresso in loggia rappresenta anche un notevole salto di qualità, una sorta di investitura sociale; il pentito Vincenzo Calcara, che pochi mesi prima della strage di via D’Amelio iniziò a collaborare con Paolo Borsellino, rivelandogli che aveva ricevuto l’incarico di ucciderlo, riferisce in un’intervista quanto gli venne confidato dal mafioso e massone del trapanese Tonino Vaccarino (che aveva piacere che anche il Calcara fosse iniziato): “ La massoneria è una cosa grande, più grande di noi”.
E davvero ci pare, per usare un eufemismo, estremamente plausibile che tra le due organizzazioni l’una svolga un ruolo superiore, un ruolo gestionale, “cortocircuiti”a parte, nei confronti dell’altra.
Del resto, una mafia che si nutre di cicoria sarebbe tutto sommato facile da sconfiggere per uno Stato che ne avesse l’intenzione, per uno Stato che, almeno, rinunciasse a servirsene. Ma indubbiamente questo non è accaduto, né pare possa, in un prossimo futuro accadere. Non ne vediamo i necessari presupposti, visto e considerato che, dal dopoguerra ad oggi, poco si è ottenuto in questo senso, nonostante il sacrificio di uomini coraggiosi, sempre isolati e abbandonati da uno Stato, presente troppo spesso solo in occasione di funerali e retoriche commemorazioni.
Continua…
Abate Vella
29 Marzo 2008 @ 18:05
“si guardi all’esempio eclatante dei vari sindaci mafiosi nominati dall’Amgot, da questa indiscutibile simbiosi nasce il sistema di illegalità permanente al potere nella nostra regione”
In realtà non avete alcuna prova di quello che dite. La fandonia sella mafia che prepara lo sbarco in Sicilia degli alleati serve solo a vendere l’immensa bugia del siciliano mafioso (oltre che a coprire chi aiutò gli americani, che comunque vedo che voi sapete bene)
Tutto quello che viene detto è la solita cavolata dei sindaci mafiosi.
“i sindaci si chiamavano Calogero Vizzini e Genco Russo”
Me ne sapete nominare almeno un terzo? Rispondo io, no perchè un terzo non c’è.
E di quali paesi erano sindaci questi due? Palermo? Messina?
Vedete, molti di voi fanno finta di scavare a fondo nella storia. Perchè poi, quando non vi conviene evitate di scavare.
Tutto il resto potrebbe essere vero, anche se c’è un altro clamoroso errore. Questo proprio da far ridere: Sindona non era mafioso. E l’unico motivo che ve lo fa credere è perchè era siciliano.
Aggiungo ancora qualcosa sul libro di Pinotti che tanto citate. Ne ho letto pochissimo passi: il suo è interessante come riferimento, ma mi sembra che il nostro lascia parecchio a desiderare su una cosa fondamentale. Pinotti la Sicilia non sa nenache dove si trova. E quando si parla di massoneria e mafia se uno non sa dove si trova la Sicilia dovrebbe avere la decenza di stare zitto.
Anonimo
29 Marzo 2008 @ 22:30
Io sono siciliano, caro Abate.
G.P.
Anonimo
29 Marzo 2008 @ 22:48
La mafia non preparò lo sbarco americano in Sicilia? Abate, a lei l’onere della prova.
G.P.
Abate Vella
30 Marzo 2008 @ 5:27
Non é vero che la regina d’Inghilterra si trasforma in lucertolone e mangia bambini?
G.P., a lei l’onere della prova…
Sicuramente avrá capito quello che intendo, ma meglio spiegare: le prove le deve fornire l’ “accusa”, non la “difesa”. Io posso al massimo confutare le tesi dell’ “accusa”.
Un’altra cosa, visto che ci siamo: cosa avrebbe fatto la mafia per aiutare gli alleati?
Abate Vella
30 Marzo 2008 @ 6:13
X anonimo siciliano,
caro anonimo, se lei é siciliano ha un motivo in piú per non prendere tutto quello che viene scritto sui libri di storia (falsa) come oro colato.
Come si fa a sostenere che in Sicilia come sindaci furono messi dei mafiosi (generalizzazione) in base al fatto che due delle migliaia di sindaci dei paesi siciliani erano molto probabilmente affiliati alla mafia?
Sarebbe come dire che Saddam Hussein era alleato degli americani durante la guerra in Iraq in base alla constatazione che gli americani hanno lasciato alcuni membri del suo partito in posti di comando.
L’accordo tra lo stato e la mafia avvenne dopo, quando lo stato capí che non sarebbe riuscito a tenere l’ordine in Sicilia senza usare la violenza. Ed il patto fu suggellato (probabilmente) a Portella delle Ginestre (lo stato poi tentó di mettere tutto a tacere con l’assassinio di Giuliano, che al massimo aveva fornito la manovalanza).
Ora che le cose vanno male si accusano (anche a ragione, per caritá…) mafia e massoneria di questo e di quello. Ma quando le caose andavano bene, allora di chi era il merito? non é che ora possiamo tornare indietro e dire che negli anni 80 andava tutto male…
Mafia e massoneria sono elementi costitutivi essenziali di QUESTO stato. Se solo uno di loro fosse venuto a mancare non ci sarebbe stata l’Italia unita sino al 1992.
Nel 1992 l’Italia é finita: nel 1992 uno degli elementi costitutivi é venuto a mancare, e cioé la mafia. E con questo non voglio dire che in Sicilia nel 1992 é finita la criminalitá organizzata o che non ci siano piú mafiosi in libertá. E nemmeno che la mafia non possa piú tornare a comandare, se si ricreano le condizioni politiche necessarie.
Anonimo
30 Marzo 2008 @ 9:33
x Abate Vella
il terzo nome
indipendentemente dalle posizioni, consiglio a tutti di vedersi l’intera serie video
Plot
Abate Vella
30 Marzo 2008 @ 10:33
Plot,
non ho ancora guardato il video, lo faró piú tardi appena avró un pó di tempo libero.
Lucarelli e Blu notte comunque non potrebbero mai dire certe cose, altrimenti il programma non verrebbe trasmesso.
Se non ricordo male, Lucarelli parlando di Calvi ci mette in mezzo la mafia e dei soldi che Calvi doveva a Caló. Non ricordo se poi avvalorava questa tesi, ma un giornalista che pretende di trattare con rigore argomenti scottanti le baggianate non dovrebbe nemmeno citarle. Allora perché non parlare della regina che si trasforma in rettile?
Detto questo, voglio ancora di piú precisare che non intendo dire che non ci fossero i rapporti che c’erano tra mafia, massoneria, Stati Uniti ed ITALIA.
Mi riferisco ad un fatto ben preciso: quello dei sindaci mafiosi. Un tarocco sul quale si poggiano molte altre falsitá che servono a coprire la veritá sulla mafia. Che é molto piú grave di quello che sembra.
Abate Vella
30 Marzo 2008 @ 17:53
Riguardo al video di Lucarelli:
Beh… certo sindaco di Villalba… un posto di responsabilitá!
Ancora non si capisce come i mafiosi abbiano aiutato gli americani… spero che qualcuno mi voglia illuminare.
Comunque ve lo dico io: i mafiosi non hanno aiutato gli americani nello sbarco, hanno aiutato lo stato dopo a tenere il paese unito.
Una differenza che sembra di poco conto… ma che invece é fondamentale per capire cosa sia la mafia.
Anonimo
30 Marzo 2008 @ 21:26
Caro abate, Lei afferma semplicemente che le cose non stanno come io e altri sosteniamo, senza argomentare.
In che modo, poi, lei faccia le parti della “difesa” non mi è chiaro. Chi difende e perché?
I sindaci. Lei sottovaluta il ruolo di capimafia del calibro di Vizzini, il paesino amministrato non qualifica il ruolo direzionale svolto in qualità di boss. Vizzini e Genco Russo erano gabellieri del latifondista e massone Lanza di Trabia nei due immensi feudi che la sua famiglia possedeva in provincia di Caltanissetta e la conquista di quella provincia fu determinante per l’esito finale dell’intera operazione militare. La storia dei sindaci mafiosi e di quelli collusi è certa e articolata. Non bisogna dimenticare che la collusione e la frequente doppia affiliazione mafia massoneria rende i due ambienti contigui e a volte i soggetti si spendono in modo alternativo in entrambi i ruoli. Del resto, la mafia già allora stringeva rapporti con colletti bianchi d’ogni genere. Qualche nome? Il sindaco di Agrigento Gaetano Sapio, il Prefetto nisseno Arcangelo Cammarata…
Infine,
una domanda: come facevano gli Alleati a conoscere tutti i nomi di ufficiali e sottufficiali che operavano nelle linee difensive dell’isola?
Avrà letto i testi di Caruso, Costanzo, Bartolone…Senza la mafia e la massoneria lo sbarco in Sicilia non sarebbe stato neanche progettabile. Rivolgersi alla mafia siciliana attraverso quella USA era per gli alleati un passo obbligato. Molti boss, perseguitati dal fascismo, avevano dovuto abbandonare la Sicilia, da loro sarebbe stato fornito l’aiuto necessario al buon esito dello sbarco.
Mi permetto comunque, attendendo l’arringa della “difesa”, di inserire anche l’ultima parte del mio articolo, ringraziando per la pazienza chi lo avesse letto fino ad ora.
G.P.
E veniamo, anche a dimostrazione di quanto sostenuto in precedenza, ad un altro documento importante che testimonia delle relazioni pericolose oggetto di quest’analisi.
Si tratta dell’inchiesta che il procuratore di Palmi, Agostino Cordova, avvia nel 1992, lo stesso anno in cui esplode la prima Tangentopoli, richiedendo gli elenchi dei massoni calabresi al Gran Maestro del Grande Oriente di allora, Giuliano Di Bernardo. Di fronte alla vasta evidenza empirica dei fatti esposti dal magistrato, il Gran Maestro mette da parte il segreto a cui è vincolato e decide di collaborare. Le indagini di Cordova si basavano su denunce provenienti da liberi muratori che, in buona fede, erano allarmati dal dilagare dei comitati d’affari e dalle evidenti commistioni con le organizzazioni criminali. Lo stesso Di Bernardo rivela ad amici la volontà di dimettersi, perché non si sente in grado di controllare le infiltrazioni mafiose, le minacce alla sua famiglia e perché ritiene che la massoneria sia da rifondare, concetti che ripeterà nel testo della sua lettera d’addio del 16 aprile del ’93. La guerra interna al GOI è aperta (antagonista di Di Bernardo fu il suo predecessore Corona appoggiato da tre accusatori ufficiali del Gran Maestro, tre “Grandi Architetti Revisori” tra cui si distinguono un avvocato messinese ed un commerciante palermitano), lo stesso non può dirsi, nonostante il clima favorevole, della guerra senza quartiere che lo Stato avrebbe dovuto fare contro le commistioni mafio-massoniche che lo stesso Di Bernardo invocava per il bene della massoneria. Piuttosto articolati gli ambiti su cui indagava il Procuratore di Palmi: la Sanità, l’import export di armi e droga, il commercio e lo smaltimento dei rifiuti…Ambiti che, superfluo rilevarlo, sono anche oggi al centro di interessi che vedono come protagonisti, in tutto il Sud, massoni, politici d’ogni colore, mafiosi e pubblici amministratori.
L ‘inchiesta di Cordova proseguì fra mille attacchi e mille ostacoli, famosi quelli di Cossiga (da sempre paladino delle logge e degli interessi di casta e sprezzante nei confronti di coraggiosi magistrati, quali lo stesso Cordova e il compianto Rosario Livatino) ma fu costretta a fermarsi e l’inchiesta, trasferita infine presso “il porto delle nebbie” della Procura di Roma, venne archiviata nel dicembre del 2000, nonostante gli 800 faldoni e i 61 indagati dalla Sicilia al Piemonte.
Le commistioni affaristico-criminali e la difesa armata di questi interessi, specie in una fase in cui sembrano ridisegnarsi gli equilibri politici, conducono le masso-mafie a decretare condanne a morte in ogni direzione. Spesso, giornalisti coraggiosi avevano pagato a caro prezzo, da Mauro De Mauro a Pippo Fava, la propria onestà e la propria intelligenza investigativa; qualità indispensabili in un giornalista di razza che oggi, purtroppo, latitano all’interno di una categoria che troppo spesso svolge la squallida funzione di megafono degli uomini di potere, salvo poi attaccarli quando forti non sono più. Ci occupiamo qui dell’omicidio di Beppe Alfano, episodio solo apparentemente “minore” ma altamente significativo nel quadro della presente analisi. L’assassinio viene eseguito l’8 gennaio del 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto; dopo un tormentato iter processuale, le rivelazioni del sicario di Cosa nostra Maurizio Avola (reo confesso di ben 80 omicidi, fra cui quello del già ricordato Pippo Fava) aprono piste prima non battute.
Avola dichiara ai magistrati catanesi che “il vero mandante dell’omicidio si chiama Sindoni, ed è un grosso massone”. Giovanni Sindoni è un potente massone, imprenditore pluri-inquisito del settore agrumicolo, distintosi per numerose truffe ai danni dell’ Aima e della Comunità europea. E’ legato ad esponenti massonici della magistratura messinese e vanta numerose amicizie influenti anche a Roma. Nell’estate del 2002, Avola viene intervistato in carcere, confermando una volta di più la subordinazione di Cosa nostra ad altri poteri. Nel periodo dell’omicidio Alfano, infatti, Barcellona era il rifugio del boss catanese latitante Nitto Santapaola e un omicidio di quel genere avrebbe messo a rischio per ovvie ragioni la sicurezza della sua latitanza. Nonostante ciò la famiglia santapaola non può che piegarsi alle richieste di un personaggio potente. Dichiara Avola nella citata intervista (che abbiamo ripreso dal sito dell’Ordine dei giornalisti di Milano): “ La verità su Alfano? Gli inquirenti hanno puntato tutto sulla gestione dell’Aias (associazione di assistenza ai disabili, n.d.r.), sbagliando. Lo dico perché in un primo tempo dovevo preparare proprio io il suo omicidio e quello di Claudio Fava. Marcello D’Agata mi bloccò dicendomi che, per Alfano, ci avrebbero pensato i barcellonesi, Pippo Gullotti e Giovanni Sindoni. Anche i killers sono del luogo. Due.[…] La “famiglia” Santapaola ha dato l’assenso. Ho svelato solo ora i nomi dei veri mandanti del delitto Alfano perché prima era pericoloso…Prendete i mandanti esterni alle stragi. Si corre il rischio che ti prendano per pazzo. Esiste una ‘superloggia’, una sorta di nuova P2 che ha deciso certe cose in Italia. Non ho raccontato questa verità ai giudici di Messina, proprio perché sapevo che Giovanni Sindoni è amico di alcuni magistrati corrotti. […]”. Di una superloggia parla anche Vincenzo Calcara, un killer pentito le cui rivelazioni erano annotate sull’agenda rossa di Paolo Borsellino, misteriosamente scomparsa il giorno della strage di via D’Amelio, dopo che la borsa in cui era contenuta era stata fotografata nelle mani di un ufficiale delle forze dell’ordine [per l’agenda rossa, rimandiamo alla lettera aperta di Salvatore Borsellino che riproduciamo in appendice]. Lo stesso Calcara ha sostenuto che gli argomenti trattati con il magistrato riguardavano i rapporti tra Cosa nostra, la massoneria e le istituzioni.
Il giornalista assassinato aveva capito che le attività agrumicole di Sindoni conducevano alla frode sulle sovvenzioni erogate dalla Comunità europea e che, inoltre, sui camion adibiti al trasporto delle arance viaggiava anche la droga. Il punto di raccordo di questi traffici era costituito dall’associazione di antica tradizione simil massonica “Corda fratres” di cui erano soci, oltre al mandante operativo Gullotti, magistrati, imprenditori e professionisti barcellonesi. Non ha pace anche oggi la cittadina del messinese. Nonostante una relazione prefettizia molto dettagliata, che illustrava l’infiltrazione criminale nell’amministrazione del Comune, di recente il ministro dell’Interno Amato non ha ritenuto necessario commissariarla, sciogliendo l’intero Consiglio comunale. Per la cronaca, il comune di Barcellona è diretto dal sindaco Candeloro Nania, cugino del più celebre Domenico senatore di Alleanza Nazionale. Ci risulta, che il noto uomo politico sia stato determinante, insieme a tutte le forze politiche barcellonesi, nell’archiviazione della pratica di commissariamento, intervenendo con un infuocato comizio (14 gennaio 2006) a difesa del proprio feudo elettorale. Da quando amministra suo cugino le cose sarebbero cambiate…
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Ancora gli anni ’90. Gli anni delle stragi, dell’omicidio Alfano, di Tangentopoli…La cronaca politico-giudiziaria e quella più direttamente collegata all’attività criminale di Cosa nostra si intersecano, scorrendo in una crescente contiguità. Cambiano i boss, emergono i politici di una seconda repubblica identica alla prima, non si squarcia il velo sui misteri d’Italia (Ustica e Bologna su tutti)…Questi anni, che si erano aperti a Palermo, nel 1988, con l’omicidio dell’ex sindaco Insalaco, vedono Cosa nostra agire, con i suoi metodi, per partecipare senza remore ad un momento storico determinante per archiviare i vecchi equilibri ed inaugurare nuove stagioni. Seguiamo il dottor Tescaroli, Sostituto Procuratore presso il tribunale di Roma, che delinea, sulla base delle risultanze processuali, il seguente quadro: “ Cosa nostra […] si propose tre obiettivi: uccidere gli avversari e gli “amici” ormai inservibili, tutti i politici colpevoli di non aver rispettato i patti (maxi processi e leggi speciali, passate e future, n.d.r.); giungere, a suon di bombe, all’eliminazione dell’ergastolo, della normativa sui collaboratori di giustizia, sul sequestro dei beni e sul regime carcerario previsti dall’ art. 41 bis dell’ordinamento penitenziario, attraverso una trattativa con lo Stato; propiziare un nuovo assetto politico-istituzionale del Paese, più sicuro e affidabile per l’organizzazione , attraverso la creazione di un movimento indipendentista (o più movimenti autonomisti? n.d.r.) e/o l’appoggio a nascenti realtà politiche. Con queste prospettive, sviluppò rapporti con referenti istituzionali nel quadro di un aperto progetto criminale che attuò nel biennio 1992-93. Una strategia unitaria che ha visto l’organizzazione impegnata anche fuori del territorio siciliano e verso obiettivi inediti: musei e chiese, oltre a politici, magistrati, poliziotti, ufficiali dei carabinieri, giornalisti, collaboratori di giustizia”. Sembra proprio di rivivere la drammatica storia di quegli anni…
Nel contesto di una normalizzazione che seguì a questa fase, conducendoci agli eventi più recenti, e che tutti gli analisti del fenomeno criminale sembrano rilevare; in campo politico, il ruolo della vecchia D.C. e del P.S.I fu assunto nella Sicilia degli ultimi quindici anni, nonché in gran parte dell’Italia meridionale, oltre che da chi ne ha ereditato più direttamente uomini e clientele (Forza Italia, Udc, Udeur, Margherita) anche da chi aveva cavalcato Tangentopoli, dai Ds al fu M.S.I, uomini di questi partiti, a vario titolo, sono stati e sono coinvolti, nelle regioni meridionali, in diverse inchieste giudiziarie e molti di loro sono con insistenza “chiacchierati”. Un ruolo significativo viene svolto da una schiera di Partiti pseudo autonomisti che, costituitisi in breve tempo dopo il crollo dei vecchi punti di riferimento, ben presto hanno conquistato il ruolo di vero e proprio ago della bilancia della politica locale. Il caso giudiziario più eclatante, che ha riportato, di recente, alla luce i consueti intrecci, riguarda, in Sicilia, ancora una volta, Trapani e la sua provincia. Nei primi giorni di aprile del 2007, viene arrestato il leader e fondatore di uno dei più influenti partiti neo autonomisti: Bartolo Pellegrino padrone incontrastato di Nuova Sicilia.
Pellegrino è un ex socialista, è stato vice presidente della Regione e, dal 2001 al 2003 assessore al Territorio e Ambiente in una giunta presieduta da Cuffaro. Secondo gli inquirenti, l’esperto politicante costituiva il collegamento diretto fra mafia e partiti, facendo “mercimonio delle proprie funzioni di assessore”. In occasione di quell’arresto, che suscitò alla vigilia delle elezioni amministrative, un autentico terremoto e che coinvolse anche il candidato sindaco del centro sinistra a Trapani, Buscaino (Margherita), registrammo le dichiarazioni a margine rilasciate alla stampa dal Procuratore Aggiunto di Palermo, Roberto Scarpinato. Il magistrato si sfogò con i giornalisti affermando, in buona sostanza, quello che da sempre come forzanovisti siciliani pensiamo, e che costituisce, come si è detto, il filo rosso che lega fra loro le vicende oggetto del presente modesto lavoro; disse Scarpinato: “Nel sistema di potere il boss mafioso è solo una piccola parte del sistema che si regge grazie al coinvolgimento di una parte della borghesia, di una parte della politica, di una parte dello Stato. Di coloro che hanno fatto le nostre stesse scuole e frequentano i nostri stessi salotti”. E ancora: “ Certo se la mafia fosse costituita soltanto da personaggi come Riina e Provenzano, lo Stato se ne sarebbe liberato già da molti decenni”. Colletti bianchi, medici, pubblici funzionari, professionisti, amministratori degli enti locali… Personaggi “rispettabili” e rispettati che frequentano gli ambienti giusti, che sono iscritti ai circoli che contano e alle logge più o meno coperte. Non per niente, proprio l’anno scorso, il Vescovo di Trapani ammonì, nel corso di una coraggiosa omelia d’altri tempi, i fedeli; ribadendo che chi è massone è fuori dalla Chiesa, non potendosi servire nello stesso tempo Dio e mammona, la Chiesa e l’antichiesa, lo Stato e un suo surrogato, la comunità e i suoi parassiti. E lo fece da un pulpito di Alcamo, nel cuore di quella provincia trapanese che, pur essendo relegata agli ultimi posti delle graduatorie sul reddito, è fornita del più alto numero di sportelli bancari e di finanziarie.
Arriviamo adesso alle ultime vicende che, in ordine di tempo, riguardano l’oggetto principale del presente scritto.
Il 27 marzo del 2007, il Sostituto Procuratore di Catanzaro Luigi De Magistris avvia un’inchiesta ad ampio raggio che affronta per l’ennesima volta il nodo gordiano dei rapporti tra politica, massoneria, lobbyes affaristiche e criminalità organizzata. L’inchiesta si collega ad altre già avviate, a Potenza, Trapani e Roma, sulle relazioni intercorrenti fra quelle che abbiamo chiamato “Due M”.
Si profila una vera e propria “Tangentopoli massonica del Sud” che, partendo dalla Calabria come già avvenuto per le indagini condotte da Cordova, si allarga a tutto il Paese con al centro, quale cuore massonico-finanziario, la repubblica di San Marino, sede operativa di Piero Scalpellini, consulente di Romano Prodi. Il 25 giugno si parla di un avviso di garanzia per l’allora presidente del Consiglio, funzionari pubblici ed amministratori di tutti i partiti sono coinvolti e come già avvenuto negli altri casi, la gestione del denaro pubblico è al centro delle accuse. Tutti sono coinvolti dagli sviluppi dell’inchiesta calabrese, e non è un modo di dire: dal recentissimo caso della signora Mastella, posta dal marito alla presidenza del Consiglio regionale della Campania, a politici e funzionari legati a Maurizio Gasparri di A.N e al segretario dell’Udc Cesa, il cui partito sembra detenere il record di esponenti politici inquisiti, passando per i DS calabresi fino a giungere ad Agazio Loiero, presidente della regione Calabria e uomo di punta del neonato partito democratico. Magistrati come De Magistris non possono essere accusati di voler perseguire interessi di parte, né politica né di categoria. Il Sostituto dichiarò infatti ad un’emittente calabrese: “ Per poter affrontare il tema della giustizia in modo serio bisogna essere anzitutto non corporativi e molto critici al proprio interno. Ritengo che la Magistratura abbia fatto parte molto spesso, in alcune sue componenti, di un sistema non trasparente”. Il magistrato ha lavorato con il supporto specialistico del consulente tecnico Piero Sagona, ex ispettore della Banca d’Italia e dell’Ufficio italiano cambi come esperto di antiriciclaggio. E’ interessante leggere quel che scrive il dottor Sagona nell’Ordinanza De Magistris relativa alle perquisizioni richieste: “Le indagini effettuate dalla procura della Repubblica di Catanzaro hanno fatto emergere anche che, per offrire un apparente schermo di legalità ed anche per consolidare i rapporti, di tipo pure massonico, fra i soggetti, venivano costituite associazioni e fondazioni operanti con l’Estero. E’ questo il caso dell’Osservatorio del Mediterraneo, in cui si è ricostruito un solido legame tra Fabio Schettini (ex segretario particolare di Frattini, n.d.r.) e l’ex ministro Franco Frattini, attuale Commissario europeo a Bruxelles, ed in cui è confluito denaro illecito nella disponibilità del predetto Schettini (persona incaricata di raccogliere denaro, per conto di Forza Italia […] ). Legame di tipo anche affaristico che si consolida attraverso la costituzione […] dell’Istituto per il Turismo del Sud, avente il dichiarato obiettivo di perseguire attività turistiche e imprenditoriali nel Sud Italia, attraverso la Nuova Merchant Spa con il supporto della Banca Nuova Spa, con sede in Palermo, che ha un ruolo, guarda caso, proprio nell’Osservatorio del Mediterraneo. E’ questo il caso della Free Foundation For Research on European Economy in cui assume un ruolo il consigliere economico, On. Brunetta,
dell’ex Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Berlusconi, ed ove compare Stefano Torda, già coinvolto in indagini aventi ad oggetto proprio il settore dei finanziamenti pubblici, nonché persona legata all’attuale coordinatore regionale in Calabria di Forza Italia. […]”. L’Ordinanza prosegue citando i nomi di altri funzionari e politici coinvolti, concludendo che gli ispiratori degli intrecci affaristici sono persone riconducibili alla cosiddetta loggia di San Marino ed alla Compagnia delle Opere legata a Comunione e Liberazione.
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La verità emerge dunque in modo lampante e, per quanto ci riguarda, anche a prescindere dalle definitive risultanze processuali. Ammesso e non concesso che traffici di tal genere finiscano col non costituire motivo di condanna, come ormai avviene per il finanziamento illecito dei partiti e la compravendita dei voti, l’immoralità e l’intrallazzo elevato a sistema non possono diventare in alcun modo la normalità perché, come si dice, “così fan tutti”. Si tratta di una verità che ottiene quotidiane conferme; la più recente, per rimanere in Sicilia, è legata al nome di Totò Cuffaro che, confortato dalla fiducia registrata poco prima dal parlamento siciliano, oltre che da Berlusconi e Fini, dopo la nota condanna a 5 anni, si dimette solo prima che il governo lo sospenda dalla carica di governatore. Quel Cuffaro che, oltre ad ottenere puntualmente percentuali bulgare grazie all’aiuto di noti mafiosi e a sfruttare sapientemente la fame di lavoro dei siciliani, contrattava il tariffario sanitario regionale con Michele Ajello, uomo di Provenzano, condannato a 14 anni per associazione mafiosa ed altri reati e suo coimputato. Risulta quanto mai ipocrita, in questo contesto di stretta connivenza, il coro di lodi e di elogi sperticati che si leva da tutti i partiti in occasione di ogni arresto che riguarda i boss mafiosi. Anche in questi giorni a Palermo, seguendo i numerosi arresti conditi dalle solite congratulazioni che provengono anche da chi ha ormai definitivamente acquisito una patente antimafiosa inossidabile, abbiamo la netta sensazione che, seppure importanti, essi non intacchino la rete di rapporti con sfere di potere non sempre iniziate con rituali mafiosi. Certo di passi avanti se ne sono fatti, un tempo l’adagio era: “la mafia non esiste”, oggi però ne sentiamo ripetere un altro che sembra dire: “ Massoneria e criminalità non hanno rapporti, la massoneria di cui parlate non è la vera massoneria, tutt’al più è deviata. I massoni sono dei filantropi che si occupano di innocuo essoterismo, non sono interessati ad affari e gestione del potere politico”. E’ come dire, ci pare, i massoni e la massoneria non esistono!
La realtà è un’altra: in ogni contesto territoriale, in ogni amministrazione della nostra martoriata isola e del nostro martoriato Paese operano comitati d’affari masso-mafioso-partitici che voracemente fagocitano il denaro pubblico, gestendo il potere per quest’unica finalità. La gestione della cosa pubblica è criminale e devastante e, specie nelle zone più povere del Sud, capace di prosciugare ogni minima risorsa, condannando il nostro popolo al servilismo, alla disperazione, alla miseria, all’emigrazione.
Cronache quotidiane di un sistema di potere nato con lo sbarco mafio-americano che, dopo aver indossato i panni dei partiti della famigerata Prima Repubblica, indossa oggi agevolmente tutte le casacche e ne disegna di nuove, utilizzando come ultima trovata quella già sperimentata dell’autonomismo, in una Regione autonoma e a statuto speciale già fra le più autonome d’Italia.
Giuseppe Provenzale
Abate Vella
31 Marzo 2008 @ 6:37
Caro G.P.,
i termini accusa e difesa sono messi tra virgolette.
“il paesino amministrato non qualifica il ruolo direzionale svolto in qualità di boss. Vizzini e Genco Russo erano gabellieri…”
Anche lei dice a chiare lettere che il fatto che Vizzini e Russo amministrassero un paese non significa niente. Proprio questo é il mio punto. Non sto mettendo parola sul resto.
Questa cavolata dei sindaci mafiosi viene propalata perché serve a corroborare la pillola scaduta della mafia quale manifestazione culturale inalienabile dalla cultura siciliana. I sindaci sarebbero stati scelti mafiosi perché i siciliani sono abituati ad essere comandati dalla mafia.
Gli accordi tra americani, mafia e massoneria non erano per lo sbarco (ancora nessuno mi sa dire a cosa servivano questi accordi dal punto di vista militare) ma per la gestione del dopo.
Caro mio, la mafia non é una struttura di potere siciliana nel senso culturale del termine. L’unica cosa che si puó dire é che i mafiosi sono siciliani, come che so… i componenti della banda della magliana erano romani o che so di dove…
La mafia é la struttura di potere creata ad hoc in Sicilia per controllare la baracca.
Ma mi rendo conto che questo é troppo forte da digerire per chi come TUTTI gli italiani sin da bambino é cresciuto a pane e mafia, distribuiti a piene mani dai mass-media di regime.
Abate Vella
31 Marzo 2008 @ 6:44
“utilizzando come ultima trovata quella già sperimentata dell’autonomismo, in una Regione autonoma e a statuto speciale già fra le più autonome d’Italia.”
Ahhh… non mi ero reso conto dove volesse arrivare…
Lei ha degli obiettivi politici.
Chiudo la discussione che é meglio.
Anonimo
31 Marzo 2008 @ 9:13
Logistica. E’ la risposta alla domanda dell’abate. A questo servivano gli accordi tra mafia e alleati già prima dello sbarco.
Sindaci e prefetti mafiosi, funzionari reponsabili della distribuzione di grano…
Segni evidenti di accordi rispettati, di servizi resi.
Le spie alleate, che effettuarono i necessari sopralluoghi preparatori, furono accolte dalle “famiglie”che, si chiama convergenza di interessi, li aiutarono efficacemente.
La politica non è separabile dal resto. Tutto è politica e la mafia lo sa molto bene.
G.P.
Paolo Franceschetti
31 Marzo 2008 @ 10:30
Scusate Abate e Giuseppe se intervengo.
Provate a pensare che magari potreste avere ragione entrambi.
A te Giuseppe voglio dire una cosa. Le prome volte che leggevo ciò che diceva Abate vella lo trovavo abbastanza singolare.
Ho provato però a riflettere su ciò che diceva e dopo un po’ di tempo mi sono accorto che aveva ragione, semplicemente guardava le cose da un diverso punto di vista, che non era incompatibile col mio.
Racconto questo esempio.
Scrissi in uno dei primi articoli che grazie alla massoneria la mafia si espande al nord aprendo centri commerciali e imprese varie.
Lui mi rispose che è il contrario. E’ la massoneria che ha portato la mafia in Sicilia.
Dopo qualche mese ho scoperto che alcuni noti personaggi dell’antimafia, anzi, direi i più noti, sono massoni che hanno usato l’antimafia come scudo protettivo per fare i loro interessi.
Ad esempio sul Monte Utveggio, sorgeva il Cerisdi. Apparentemente era un centro di formazione, fondato da Padre Pintacuda, un gesuita leader dell’antimafia e della primavera di palermo.Nella realtà un centro dei servizi segreti, da cui fu azionato il telecomando che fece saltare in aria Borsellino.
E ho scoperto che molti dei personaggi dell’antimafia hanno un rapporto di simbiosi con i servizi segreti tale, da poter affermare che è l’antimafia a governare e manipolare la mafia.
Seguitemi ora perchè non so se riuscirò ad essere chiaro senza dire esplicitamente ciò che so.
A quel punto ho capito un particolare insignificante che però mi aveva sempre colpito; perchè un politico come Sgarbi poteva dare dell’assassino al giudice Caselli – un eroe dell’antimafia – in televisione, e senza subire alcuna conseguenza?
Capito che Sgarbi è solo la controarte massonica di un altra massoneria, e che tra loro parlano un linguaggio che noi comuni mortali non possiamo capire, ho capito perfettamente il significato di quel termine: “assassino”.
L’antimafia insomma, si è servita della mafia.
Basti pensare che i servizi segreti, tra dipenjdenti ufficiali e non, ha circa 10.000 persona. Un esercito di mezzi e uomini – a cui dobbiamo aggiungere l’esercito, le forze di polizia – con cui potrebbe annientare qualsiasi mafia in poche settimane.
Lo stesso procuratore grasso al maurizio costanzo show, ha detto qualche setitmana fa che la mafia nelle intercettazioni che fanno, dice spesso “non possiamo più muoverci; controllano tutto, oramai non possiamo fare più nulla”
Eppure la situazione Siciliana è sempre la stessa.
Concludo allora dicendo che ho capito che è vero ciò che dicevo io, cioè i clan mafiosi si espandono al nord. Ho notato infatti la mia città, Viterbo, che è sempre più sotto il controllo della crminalità organizzata, fenomeno che un tempo non esisteva.
Ma aveva ragione Abate vella. La mafia al sud è voluta dallo stato. Perchè i mezzi per abbatterla in poche settimane ce l’avrebbero.
Fra
31 Marzo 2008 @ 14:48
Per Paolo.
E’ una tecnica usata talvolta quella di creare una copia del male dando ad essa una etichetta di presentabilità. Non è un caso che proprio un gesuita l’abbia usata: loro che da secoli conoscono bene le tecniche per far sopravvivere il male benchè a parole dicano di combatterlo. Saluti, Fra.
Anonimo
31 Marzo 2008 @ 14:58
vorrei anche vedere che non ci sarebbero…
esercito in sicilia, militari in tutte le strade, denuncia del pizzo e degli uomini d’onore. the end.
perché non lo fanno? perché hanno troppi interessi in gioco.
perché la droga deve circolare per tutte le strade del mondo.
perché nessuno puó essere libero.
magari carlo palermo si é pure un po’ rincojonito (mi si scusi il termine) nello scrivere di fatima-sufi-supercomplottoglobale nel suo “Quarto Livello”, ma sui motivi di diffusione della droga, non credo ci sia una virgola errata.
cercatore
Anonimo
31 Marzo 2008 @ 16:19
Buongiorno, torno a scrivere dopo diverse settimane di assenza per notare con piacere che la comunità dei cercatori, più o meno lontani, dalla verità si è infoltita.:)
Sono lieto e di certo onoratissimo di trovarmi, io sicuramente indegno, in una compagnia così meritevole.
Consapevole, però, della necessità di distinguersi nei vari interventi per offrire chiarezza ai lettori modificherò la mia firma assumendo un aggettivo sicuramente più vicino alla mia oltremodo finita natura: Cercatore vanesio.
Io sono afflitto da molti limiti che come lacci e lacciuoli mi vincolano, irrimediabilmente, all’ignoranza, pertanto, vi prego di aggiungere un supplemento di pazienza e comprensione quando sarete così cortesi da dedicare un po’ del vostro tempo alle mie domande.
Il signor Abate Vella, se non ho inteso male, sostiene che la mafia sia una struttura creata ad hoc per amministrare la Sicilia?
Creata dalla Stato Italiano?… O dalla massoneria che ha creato sia lo Stato Italiano e pure la struttura mafiosa per la Sicilia?
Tale origine e finalità sarebbero comuni anche alle altre organizzazioni criminali come la ‘ndrangheta e la camorra per le rispettive loro regioni di influenza?
Per quanto mi è dato sapere, però, queste organizzazioni sono tutte preesistenti alla creazione dello Stato Italiano o sbaglio?… La maggior parte della storiografia sostiene che siano nate sotto il dominio borbonico ma alcune fonti storiche ne danno traccia in tempi ben più remoti giungendo fino ad affermare che strutture simili sul territorio esistessero già ai tempi della magna Grecia.
Se sono preesistenti allo Stato Italiano, erro se penso che i poteri forti abbiano fatto accordi con queste strutture in una sorta di spartizione del potere?… Se è così non possono aver fatto i medesimi accordi anche gli alleati?…
Infine, circa gli aiuti che i militari avrebbero ricevuto dai mafiosi ho sempre letto che questi furono di natura strategica, ossia: conoscenza del terreno, logistica, linguistica (naturalmente dialettale), di appoggio sociale e non ultima di sabotaggio.
Infatti lo sbarco fu una passeggiata e l’invasione di fatto fu una liberazione senza la minima resistenza. Al riguardo lo stesso Kesserling, nelle sue memorie, conferma questa tesi in uno dei rarissimi punti d’incontro fra le versioni dei due belligeranti. Furono lasciati solo alcuni reparti dell’esercito italiano a difesa della Sicilia che però si trovarono in un territorio ostile con le linee di rifornimento tagliate e i magazzini sabotati… almeno questo e quanto hanno testimoniato nelle loro memorie.
Naturalmente l’aiuto fu anche successivo allo sbraco, quando si trattò di controllare il territorio.
Sono curioso di sapere se esistono altre versioni al riguardo…
Un cercatore vanesio
Abate Vella
31 Marzo 2008 @ 17:52
X cercatore vanesio:
partendo dall’aiuto logistico. In America vivevano giá milioni di Siciliani che ancora avevano legami e parenti in Sicilia (praticamente tutti i siciliani hanno qualche lontano parente in America, me compreso!). Che motivo avevano gli usa di chiamare la mafia per qualcosa che potevano fare da soli con onesti cittadini americani?
Altra cosa che si dice (questa viene da destra…) é che i mafiosi avrebbero tenuta buona la popolazione. Se volevano fare questo non ci riuscirono. A Palermo scoppió una rivolta che l’esercito di Badoglio represse con molta delicatezza sparando sulla folla ad altezza d’uomo (cosa ovviamente rimossa dai nostri libri).
Questa storiella della mafia che aiutó i soldati serve a propagandare la continuitá perenne della mafia in Sicilia.
In realtá la mafia ha una data di nascita precisa: se la uscí dal cappello il prefetto di Palermo Gualtiero credo nel 1865.
Non esiste alcun documento storico che parli di una qualunque forma di criminalitá organizzata in Sicilia prima di quella data. I Borboni reprimevano insurrezioni in Sicilia un anno si ed uno no, e mai scrissero di qualcosa del genere! Sa con chi se la prendevano i Borbone? Con la massoneria! (cioé con gli inglesi…)
Per quanto riguarda le altre regioni del sud, non posso affermare lo stesso per ignoranza. Peró riguardo alla camorra si puó dire che non sia mai esistita come organizzazione centralizzata. Essa fu creata da Cutolo negli anni 80. Lo si puó leggere anche su wikipedia. Con camorrista in napoletano di indicava un qualunque criminale un po piú in alto di uno rubagalline.
Per rendere meglio quello che voglio dire, la mafia é una “operazione” come lo sono state le BR, la banda della uno bianca etc etc. Ma molto piú in grande.
E dico qualcosa che nessuno potrá credere: in questo momento la mafia non c’é piú. L’operazione é terminata.
Tornerá?
PS: non mi pronuncio su chi ha creato l’operazione. Anche se non credo si debba andare lontano dalle altre “operazioni” che ho citato.
Abate Vella
31 Marzo 2008 @ 18:11
Aggiungo:
Tutto questo lo dico in base alle mia pur sempre limitata conoscenza sull’argomento. Riguardo ai documenti storici, se qualcuno fosse a conoscenza di documenti storici ANTERIORI al 1865 (o comunque al 1861) che parlano della mafia, vorrei che me li segnalasse…
Finora non ne ho trovati, ma potrei anche sbagliarmi!
Anonimo
31 Marzo 2008 @ 21:31
Non vorrei essere frainteso. Concordo, e penso lo si evinca dallo scritto che ho postato, con quanto affernato su mafia e antimafia dal nostro ospite e sono d’accordo anche con l’abate quando dice che la mafia non esisteva in epoca borbonica.
Che la mafia sicula aiutò gli Usa, coadiuvata dai fuoriusciti siculoamericani, però mi pare evidente. Certo la mafia senza la massoneria non sarebbe stata, e non sarebbe, nulla…(Sì fu una creatura, ma cosa non lo è ).
Ma questo è ciò che affermo, a più riprese, nel mio scritto. Forse l’abate, e non gli do torto, è troppo lungo per questo strumento che usiamo, non lo ha letto tutto ma si è limitato ad attaccare su alcuni passaggi. Senza polemica, se non costruttiva…
Un saluto all’ospite, le cui parole apprezzai qualche mese fa per la loro imparzialità nei confronti del movimento a cui appartengo. Cosa non frequente in persone provenienti da sponde lontane dalle mie.
A presto
G.P.
Anonimo
1 Aprile 2008 @ 1:32
Il tuo movimento dovrebbe essere fuorilegge e il suo leader in carcere per apologia di fascismo. fraterni saluti
Abate Vella
1 Aprile 2008 @ 5:23
G.P.
Ripeto quello che voglio dire: la mafia aiutó si gli USA, ma dopo che questi la ricostituirono.
La continuitá del potere della mafia fu interrotta da Mussolini. Il fascismo non ne aveva bisogno. Uno stato di “diritto” (o meglio, che si vuol far credere tale) ha bisogno della mafia perché non puó occupare militarmente una porzione del suo territorio e sparare sulla folla ad ogni tremito di foglia. Cosa che invece puó fare uno stato dittatoriale: Mussolini affidó la Sicilia al ministero delle colonie (!!??!).
L’occidente per ricreare il fantoccio Italia aveva di nuovo bisogno della mafia.
Se io dico che la mafia aveva ancora la capacitá di aiutare logisticamente gli USA, sottointendo che la mafia sia un fenomeno endemico, e cosí facendo copro la sua vera natura. Quella cioé di struttura di potere calata dall’alto sul territorio. Copro, se vogliamo coglierne le estreme conseguenze, la vera natura della “democrazia” occidentale… (democrazia minuscolo e tra virgolette).
L’argomento é complesso: non ho prove concrete che le cose riguardo allo sbarco americano stiano veramente cosí. La mia é solo una analisi storica. Su questi argomenti si dovrebbero fare ricerche accurate. Non vengono fatte, per ovvi motivi. E quelle che si fanno vanno a senso unico.
Forse si faranno, il mondo sta cambiando.
Un altra cosa: l’autonomismo e l’indipendentismo siciliani (non mi riferisco all’MPA!!!!) sono esattamente il contrario della mafia. Il loro principale obiettivo é proprio quello di recidere i legami tra le due “M”, che in ultima analisi porterebbe alla morte della M siciliana, la mafia appunto.
Abate Vella
1 Aprile 2008 @ 5:28
“porterebbe alla morte della M siciliana, la mafia”
Intendo morte definitiva. In questo momento come ho giá detto la mafia non ha alcun potere di fare alcunché in Sicilia, ma i suoi tentacoli potrebbero essere nuovamente sguinzagliati se si ricreano le condizioni adatte.
Paolo Franceschetti
1 Aprile 2008 @ 8:29
Vorrei fare un’osservazione all’anomimo che ha firmato con fraterni saluti e una domanda ad abate.
Firmando con fraterni saluti lei si qualifica come massone, probabilmente.
Il fascismo era antiliberale, questo lo sappiamo. La libertà di stampa era messa al bando e questo lo sappiamo.
Alcuni oppositori sono stati eliminati e chi non giurava fedeltà al fascismo passava dei guai.
Questo lo sappiamo.
Ma lei appartiene ad un istituzione che uccide sistematicamente i suoi nemici. Che vincola la libertà di stampa non facendo passare praticamnte mai la parola massoneria, facendo addirittura finta che questa istituzione non esista e non condizioni le istituzioni.
Sa quale è la differenza tra uno stato fascista e uno stato massonico? Che lo stato fascista faceva ciò che faceva alla luce del sole. Tutti sapevano le conseguenze che comportava essere antifascista in uno stato fascista.
Mentre oggi pochi sanno che significa vivere in uno stato dominato dalla massoneria, e pochi sanno quali sono le conseguenze.
Quindi la differenza si riduce, in pratica, al maggior grado di sofisticazione del sistema di governo massonico, e alla sua maggiore insidiosità.
I misfatti del fascismo erano alla luce del sole. Quelli della massoneria sono molto più nascosti, e stanno venendo fuori adesso solo perchè sono così grossi che non vederli comincia ad essere impossibile.
Quindi il suo appunto, venendo da un istituzione tanto illiberale e antidemocratica da non essere conosciuta neanche da voi stessi (che non siete ammessi a conoscere i segreti dei gradi superiori), è paradossale. E’ il bue che dice cornuto all’asino.
Abate vorrei farti due domande.
In che senso dici che la mafia non c’è più? Le estorsioni continue ai commercianti, le imprese che non pagano il pizzo distrutte, il traffico di droga, di prostituzione, gestito dalla criminalità organizzata, tutti questi fenomeni non sono tuttora sempre presenti?
Anonimo
1 Aprile 2008 @ 9:04
La ringrazio, sig. Vella, per aver avuto la gentilezza di rispondere alle mie domande e, soprattutto, per aver esposto il suo interessante punto di vista sulla mafia che, sinceramente, mai avevo riscontrato prima d’oggi.
Se non abuso della sua pazienza potrebbe rispondere solo ad un’ultima mia curiosità…
Perchè “l’operazione mafia” sarebbe terminata?
Cercatore vanesio
Abate Vella
1 Aprile 2008 @ 9:38
Paolo,
i fenomeni che dici tu ci sono in tutto il sud, ma in Sicilia sono ad un livello persino inferiore ad alcune zone del nord Italia.
La mafia non c’é piú non vuol dire che tutti i mafiosi siano in carcere e non possano piú nuocere (anzi, lo stato – o parti di esso – continuano a scarcerarne in continuazione mettendo i bastoni tra le ruote a Grasso o Ingroia – dichiarazioni fatte tra le righe dallo stesso Grasso) ma che la struttura generale della mafia é stata completamente smembrata. La mafia non ha piú un effettivo controllo del territorio ed anche politicamente decide ben poco.
Gruppi oramai isolati opprimono determinate categorie economiche o turbano processi d’asta, ma non é piú un tessuto organico. Sono piccole macchie che si vanno asciugando. I giornali nazionali evitano accuratamente di mettere in luce questa situazione. Ma l’Economist dopo l’arresto dei Lo Piccolo ha detto che la mafia siciliana potrebbe essere finita. E quelli non parlano a vanvera.
Rimane a questo punto di capire il perché questo stia accadendo. Vorrei tanto poter dire che si tratti di una rivoluzione dei siciliani, ma so benissimo che non é cosí. Anche se nel 1992 abbiamo contribuito, con il sacrificio di Falcone e Borsellino e la successiva rivolta durante i funerali.
La mafia la si sta eliminando in due fasi: dopo il 1992 Provenzano condusse gli inquirenti da Riina, che aveva tradito ed era passato con gli “antimafiosi” e si smantelló tutta quella parte (da santapaola a brusca etc etc). Poi tutto andó in letargo. Negli ultimi due anni si sta smantellando il lato di Provenzano e tutti i gruppetti minori.
Perché? Secondo me perché l’Italia unita ha finito la sua funzione storica. La crisi sociale ed economica del nord Italia é una crisi innescata da fuori, come innescata da fuori era stata la sua unificazione con il sud.
E se vuoi smembrare l’Italia devi smembrare la mafia, non c’é scelta.
Vedremo presto se le cose stanno veramente cosí. Nel frattempo, sempre l’Economist ha titolato: “le elezioni italiane si decidono DI NUOVO in Sicilia”. Avete letto un titolo del genere in Italia? Che autoritá ha un giornale straniero per dire, lui solo, una cosa del genere? Eppure, da almeno 60 anni le elezioni, o meglio il potere, nell’Italia unita si é deciso in Sicilia, pur non avendolo mai deciso i siciliani.
Anonimo
1 Aprile 2008 @ 12:56
Ovviamente i miei giudizi sul Fascismo sono diversi e comunque, ci tengo a precisarlo, contestuali al momento storico. Quello che oggi ritengo sia fuori luogo è l’antifascismo, manierista ed ipocrita perché alimentato da mancanza di cultura politica e, perché no, anche democratica. No abate, non mi pare che la mafia sia morta, credo si tratti della consueta transizione, seppure, come sempre, eterodiretta (concordo sostanzialmente con Lei sul fatto che comunque i vari capi e le diverse primule rosse siano soldati e non generali).
Uno stato antimafioso potrebbe sconfiggere la mafio-massoneria e non credo sia in atto una tale epocale rivoluzione. Il peso elettorale della mafia è ancora fortissimo e lo vedremo a breve con l’esito delle elezioni regionali. Nessuno è esente, fra i due principali schieramenti, da colpe. A sinistra, ad esempio, si candida sempre gente come Crisafulli, affettuoso sbaciucchiatore del boss ennese Bevilacqua, e l’ex escluso Lumia, una volta ricandidato, rientra prontamente fra i ranghi ( due mafie?..).
Respingo i “fraterni” saluti e rispondo che fuorilegge dovrebbero essere le logge, nemiche di ogni idea di Stato.
Una domanda per l’abate: a quali movimenti autonomisti si riferisce?
Saluti
G.P.
Anonimo
1 Aprile 2008 @ 13:47
si si sempre le solite storie. La Mafia qui la Massaneria là, nessuna fonte storica,e anche se me la citi, sono sicuro che leggi gli scrittori negazionisti e ti esalti. Vede Franceschetti e fasci di combnattimento & co., quando quello che dite o megio asserite avrà delle BASI STORICHE provate e comprovate e la Massoneria nella sua interezza si è comportata come dite voi, allora mi cospargo la testa di cenere. Ma se non è così (e non è così), l’Istituzione porta la Luce al mondo e voi l’Oscurità.E quando mi venite a dire bestemmie come queste, io penso ad Amendola sommerso dalle squadraccie ma poi il mio pensiero si volge a Mussolini a testa in giù, e tutto ritorna a sorridere, perché grazie a Dio, la Libertà ha vinto di nuovo. Quando voi fascisti, parlate di queste cose dovete sciacquarvi la bocca,prima di farlo. Perché voi siete il Rigetto del Mondo e le ultime persone che possono parlare. Anzi, siete voi ad inquinare l’Istituzione con la vostra presenza in essa.
fraterni saluti per tutti
Anonimo
1 Aprile 2008 @ 16:52
cmq…
sembra abbastanza semplice no?
essendo un prodotto di frange massoniche italiane e non solo, i cui membri non avevano nulla di iniziatico (al massimo erano contro-iniziatici, e anti religiosi, non venite a dire che c’é alcunché di cattolico, riderei a crepapelle) avevano bisogno di chiudere le logge, ben sapendo che fucine di idee fossero in potenza, e come potessero facilmente essere fonte e tana di futuri avversari.
non diciamoci idiozie, GP, il fascismo é frutto del peggio del capitalismo internazionale, del peggio della borghesia italiana(e non solo), e dei rami politicizzati della massoneria.
ha provato a chiudere la tana da cui é uscito.per pararsi il sedere e salvare le apparenze e le spalle.
la differenza tra i fascisti di oggi e di ieri é che almeno loro sapevano di avere sfruttato e tradito la massoneria, e che per questo dovevano chiuderla.
oggi voi vi definite addirittura
e vi rifate ai valori democratici essendo fieri figli di chi provó ad abbattere la libertá e la democrazia.
“fn-isti portatori dei valori cattolici”, anche san francesco farebbe fatica a prendere tale affermazione con la dovuta ironia
ridiamo
cercatore lontano dalla veritá
(ps…mussolini appeso e squartato a p.loreto non mi é mai piaciuto, anzi, la trovo la pagina piú vigliacca del paese, assieme alle tante orrende pagine non narrate del fenomeno partigiano)
Anonimo
1 Aprile 2008 @ 16:56
veltroni?
l’amico delle banche d’investimento americane?
e che avrá fatto mai in vita sua oltre a scaldare le sedie :)?
Abate Vella
1 Aprile 2008 @ 18:20
“credo si tratti della consueta transizione, seppure, come sempre, eterodiretta”
Possibilissimo. Mi tengo mentalmente pronto anche a questa evenienza.
Credo che lo scopriremo presto.
Ma non é neanche detto che la nuova struttura di potere si manifesti nuovamente nella forma di “mafia”.
Non volevo riferirmi a nessun movimento in particolare, ma all’idea in se. Movimenti autonomisti ed indipendentisti in Sicilia c’é ne anche troppi (li puó vedere sul mio blog), hanno le idee molto chiare ma sono divisi e non riescono a trovare un leader che coaguli le loro istanze. Anche se qualcosa si muove e da 4 o 5 si sono ridotti a due per le elezioni nazionali con alleanze con altri movimenti del sud Italia. Vedremo.
Anonimo
1 Aprile 2008 @ 20:58
Certo l’anonimo massone, che non mi pare essere lo stesso che conobbi su questo blog qualche mese fa, quell’anonimo alla fine si mostrò rispettoso dell’interlocutore, non rende un buon servizio alla parte che vorrebbe difendere. Piazzale Loreto simbolo di libertà????
Che illuminazione! E quanto odio da frustrato internettiano…
Guardi che io ho scritto e argomentato lei, al contrario, è stato capace solo di insultare e vomitare bile.
Buon per me. molti nemici molto onore… Ah, ah, ah,
Per il cercatore. Il peggio del capitalismo italiano ed internazionale lo viviamo oggi.
Il fascismo si servì non si asservì. Tutto si può dire, ma se fosse stato prono avrebbe governato per molto tempo e anche lei, probabilmente, sarebbe fascista. L’anonimo di cui sopra, poi, ne sarebbe uno dei più ottusi esponenti.
Un saluto all’abate a cui va riconosciuta comunque una disponibilità al confronto che altri non mostrano affatto. Sugli sviluppi vedremo, credo però di non sbagliarmi.
Mio padre fu un indipendetista in buona fede, a Catania nel dopoguerra, avevo intuito a chi lei si riferisse. Non condivido ma rispetto. Credo si possa essere d’accordo nel condannare il falso autonomismo oggi imperante, delle cui origini e scopi non è difficile indovinare
la Matrice…Terza M…
G.P.
Anonimo
1 Aprile 2008 @ 22:44
caro gp, l´anonimo massone di allora sono sempre io, non sono massone, ma non mi ero firmato nel primo post, lei mi mis-interpretó massone, ed io mi sono tenuto la denominazione.
suonava ad hoc, direi.
ad ogni modo, la tesi del “si serví”…é buona quanto il “se ne servirono, non abbiamo dati dati per distinguere, lo sa bene, se ci pensa un po´ su.
ma non voglio questionare su questo.
il discorso sul peggio del capitalismo non mi trova d´accordo.
il fascismo fu prodotto dal peggio del capitalismo degli anni 10/20, il sistema in cui viviamo oggi é frutto del peggio del capitalismo attuale.
il capitalismo poi scade col tempo, e accelera la decadenza.
le bolle subprime sarebbero state inconcepibili anche per la finanza creativa alle prime armi dei geniali bancarottieri del 29, no?
quindi forse siamo anche d´accordo, in fin dei conti.
sarei stato fascista? forse, non posso negarlo…ma ho i miei dubbi, forse infondati.
una domanda per lei, per paolo e solange, per la tesista nicoletta.
ha mai sentito delle teorie di matteotti assassinato prima di andare in parlamnerto a riferire degli accordi duce – standard oil?
cercatore (anonimo massone, se preferisce:)
Anonimo
1 Aprile 2008 @ 22:45
GP, non gp, mi scuso
Anonimo
2 Aprile 2008 @ 8:43
Con benevolenza e permesso, scusate il mio nuovo intervento, ma lo scambio della vivace discussione introduce molti più spunti di quanto la mia finita mente possa elaborare.
Mi rivolgo innanzitutto al “fratello” antifascista, mai per polemica ma solo per verità, circa la sua posizione rispetto alla massoneria italo-americana che, almeno fino agli anni ’80 (per quanto concerne le prove oggettive emerse nei svariati procedimenti penali, alcuni dei quali ancora in corso, e nelle commissioni parlamentari) ha sostenuto e finanziato la destra eversiva nel nostro, ma non solo (Portogallo e Grecia fra tutti), Stato.
Al tempo era andato in sonno?… O non era ancora entrato nella società della libera muratoria?… Creda, insisto nel ribadirlo, non è ironia voglio solo sapere come un “fratello” antifascista abbia sofferto questo contrasto e come poi sia riuscito ad armonizzarlo (e che vi sia riuscito ne sono certo, in quanto ancora attivo massone).
Annoio ancora il gentile sig.Vella, sperando nella sua clemente pazienza, per avere chiarimenti circa “l’operazione mafia”.
Dalle sue risposte precedenti, mi è parso di capire che Lei si rivolge solo alla situazione siciliana, quindi a “Cosa Nostra”.
Ora io ho sempre trovato sotto la definizione “mafia” tutte le organizzazioni del meridione d’Italia che seppur diverse fra loro per alcuni aspetti organizzativi tradiscono una comune origine ma anche una simile evoluzione e comportamento.
Ad oggi, la ‘ndrangheta è riconosciuta come la più potente di queste organizzazioni ma di certo la più famosa e anche la più studiata è Cosa Nostra. Ebbene grazie alla larga documentazione: giudiziaria, storica e sociologica di questa organizzazione si possono notare i molti punti in comune con la massoneria (riguardo all’iniziazione, alla segretezza, alla struttura, ecc…) seppur entrambe le realtà si siano sempre considerate diverse. E’ naturale pensare (o almeno così è parso agli studiosi dell’argomento) che Cosa Nostra abbia mutuato tali usi dal contatto con la massoneria.
Questo non vuol dire che la massoneria abbia creato Cosa Nostra, ma soltanto che una determinata struttura si sia evoluta dall’incontro con una diversa. (Seguo la regola generale della sociologia e del ramo dell’antropologia che studia l’evoluzione).
Questa tesi spiegherebbe l’accusa borbonica rivolta alla massoneria, a cui Lei ha fatto riferimento, e le molteplici collaborazioni fra le due strutture (nonostante entrambe vietino formalmente ai loro appartenenti la possibilità di essere affiliati a tutte e due le società).
Molte fonti, sicuramente da me male interpretate, insistono su un preesistente fenomeno mafioso (non Cosa Nostra) presente nel meridione prima della creazione dello Stato Italiano datato all’inizio del diciannovesimo secolo in forte evoluzione che attinse, come del resto è naturale, dal contesto storico geografico la propria struttura. All’inizio dell’800, in meridione, esistevano tre diverse società segrete sicuramente a voi note: i carbonai, i calderai e i decisi. Questi ultimi sono considerati i precursori delle attuali strutture mafiose avendo consegnato loro un modello organizzativo e di comportamento.
Tutte queste società segrete, naturalmente, a loro volta avevano mutuato la loro struttura dalla massoneria essendo, già allora, la società più conosciuta e diffusa.
Le medesime fonti arrivano a sostenere che lo stesso Garibaldi venne agevolato nel suo famoso sbarco da questa società mafiosa in fieri con caratteristiche sorprendentemente simili a quelle che alcuni decenni più tardi verranno riconosciute allo sbarco americano.
D’altra parte, anche in questo caso, la somiglianza avrebbe una spiegazione logica in quanto sia Garibaldi che l’esercito alleato erano esponenti della massoneria.
Ora, però, faccio mostra della mia debolezza confessando d’essere affascinato dalla tesi del sig. Vella a cui, quindi, chiederei lumi circa la sua versione al riguardo.
Infine, chiedendo perdono per la mia mortificante limitatezza, domando, sempre al sig. Vella, quali doti guerriere siano innate nel popolo siciliano se tutti i parenti immigrati in america possano vantare persone in famiglia in grado di svolgere operazioni di spionaggio, sabotaggio e guerriglia dietro le linee nemiche di un esercito regolare (uno dei migliori al mondo) come quello tedesco?
Un cercatore vanesio
Abate Vella
2 Aprile 2008 @ 14:37
X cercatore vanesio:
“E’ naturale pensare (o almeno così è parso agli studiosi dell’argomento) che Cosa Nostra abbia mutuato tali usi dal contatto con la massoneria”
Anche io credo che le cose siano più o meno in questi termini. Questo ha consentito alla mafia di crescere ed espandersi. Le faccio un parallelo: quattro delinquentelli dediti ad un po di prostituzione ed a qualche estorsione. Chi mai li avrebbe sbattuti in prima pagina? Ed invece qualcuno li ha presi e li ha portati in alto, usandoli poi per determinate operazioni. E sulla prima pagina hanno scritto: “La banda della Magliana”.
Passando ad altro:
L’esercito americano era pieno zeppo di siciliani in ogni livello gerarchico. Siciliani della prima ondata migratoria erano arrivati ai vertici della vita sociale americana (posso nominarle Joe DiMaggio, Fiorello La Guardia o Frank Capra?), e molti mantenevano contatti con la madre terra.
Dall’altro lato in Sicilia, cosa crede? Che la gente fosse in adorazione di Mussolini? In Iraq non penso ci sia la mafia, eppure di agganci sul territorio gli USA ne avevano parecchi (che poi non siano riusciti a concludere niente di buono è un altro discorso).
In Normandia come hanno fatto senza la mafia? Avevano le loro spie. In Sicilia, in Normandia, nel blocco sovietico nel dopoguerra.
Lo vuole sapere chi pare fosse una spia americana per un certo periodo di tempo? Antonio Canepa, comunista, antifascista e poi leader dell’EVIS, l’esercito indipendentista siciliano. Assassinato dai carabinieri a Randazzo il 17 giugno del 1945.
Le assicuro che per invadere la Sicilia negli ultimi 3000 e passa anni nessuno ha necessitato della mafia. Basta che chi comandava fin a quel momento fosse in crisi (come lo erano i Borbone dopo la guerra di Crimea).
Si, mi riferisco a Cosa Nostra…
Guardi che il termine mafia fino a pochi anni fa era riferito solo alla Sicilia. Poi si è cominciato a rendere la mafia una entità trascendente… oggi per quel che mi riguarda non vuol dire niente. Che minchia (perdoni il sicilianismo…) vuol dire “ecomafia”? Se butto una cartaccia del finestrino non sono più maleducato. Sono “ecomafioso”!!!
Questa trascendenza rende la mafia immortale, la santifica quasi… ci assicura che sarà sempre con noi!!!
Mi chiede tante altre cose… vedrò di scrivere ancora più tardi!
Una cosa importante: consideri i miei come spunti di riflessione, e non come fatti. Li rielabori come meglio crede e li tenga presente nelle sue prossime ricerche!
Anonimo
2 Aprile 2008 @ 20:47
Matteotti, massone, fu assassinato per volontà di Vittorio Emanuele III.
Lo scandalo petroli riguardava essenzialmente il re.
I dati sul fascismo che ” si servì” ci sono eccome: “Arnaldo e Benito” di Staglieno edizioni Mondadori e il carteggio tra i due fratelli Mussolini.
Lei non riesce a provocarmi, caro cercatore (alias anonimo massone).
Afgw presto
G.P.
Anonimo
2 Aprile 2008 @ 20:55
Certo, i terroristi americani con i loro bombardamenti sui civili non contribuirono ad accrescere la simpatia per Mussolini fra i siciliani. I quali, tuttavia, non sempre accolsero i “liberatori” con entusiasmo. Capitolo interessante, che esula dalla presente discussione, è inoltre quello costituito dalle stragi alleate contro i paesani di qui (Biscari, Piano Stella, Comiso etc…)
G.P.
Anonimo
3 Aprile 2008 @ 7:20
mi concede un “romanismo” dott franceschetti?
“MORTACCI!!!”
questa non la avevo mai sentita, e mi piacerebbe saperne di piú, caro GP.
puó mandare informazioni piú dettagliate su Matteotti&V.E. III sul caso petrolio?
la ringrazierei molto.
non era mia intenzione provocare, non so dove ho “peccato” in tal senso:)
buon lavoro
cercatore (massone no, non ancora, dipende da quanto ci mettete a scadere nel complottismo becero e contro-sensato.
a tal proposito se non volete un massone in piú non date valore piú che simbolico ai rettiliani di icke…vi carico di responsabilitá:-)
Anonimo
3 Aprile 2008 @ 12:57
stamane sul quotidiano il giornale di sicilia a pag 12 c’era un bell’articolo dal nome : massoneria,il segreto del potere.
Più che un articolo, un’intervista all’autore di fratelli d’italia con domande e risposte abbastanza “specifiche” e non vaghe..chiamatela anche pubblicità del pinetti se preferite..ma lo scrivere qualcosa sulla massoneria in un mezzo di informazione di massa come un quotidiano è un inizio..e credo sinceramente che qualcosa stà cambiando..mi fà onore sapere che questo inizio anche se “piccolissimo” sia partito dalla sicilia paese etichettato sempre in malo modo dai media,per mafia e schifezze varie..
un siciliano
Anonimo
4 Aprile 2008 @ 11:47
In sintesi, Marcello Staglieno, nel testo che ho citato in un mio post precedente, riporta l’intrigo internazionale, che portò alla morte del deputato socialista Giacomo Matteotti nel 1924.
Anche sulla base di precise confidenze ricevute dal figlio del deputato, nel 1951, da uno degli esecutori dell’omicidio, si fanno chiare le responsabilità dell’entourage del Re Sciaboletta.
In effetti la figura del Duce esce assolutamente innocente da tutta la vicenda, forse, aggiungerei, vi sono sue colpe nell’aver taciuto, per pragmatica convenienza.
A quanto pare, per esporre il nocciolo del caso, lo Sciaboletta era in affari con una delle Compagnie petrolifere (futura BT), che iniziavano, in quegli anni, a sfruttare l’Oummah (la comunità dei paesi islamici). In pratica, lo stesso Sciaboletta avrebbe impedito che l’Italia iniziasse ad estrarre il greggio che copioso si trovava sui territori italiani nel Maghreb, proprio per impedire un nocumento negli affari britannici.
Il massone Matteotti, in viaggio a Londra, ebbe, da alcuni fratelli, le prove del tradimento del Re ed era pronto a denunciarlo pubblicamente.
Mal gliene colse!
G.P.
Anonimo
4 Aprile 2008 @ 14:30
insomma…
un massone contro il re sfruttatore amico dei petrolieri del nascente nuovo ordine mondiale.
morto per zelo verso la nazione.
e tutti i post precedenti su “giuramento massonico e fedeltá alla costituzione” ?
cercatore…porca miseria se lontano dalla veritá
[la realtá é senz’altro piú varia e stimolante:)]
Paolo Franceschetti
4 Aprile 2008 @ 17:20
:-))))
Cercatore…. vedi di non sfottere…. la realtà è sempre più complessa di come la si vede.
Gli interventi di provenzale a 🙂
Abate Vella sono affascinanti. Soprattutto perchè mi mostrano una realtà che spesso non afferro, e ho spesso la sensazione che abbiano ragione entrambi e che la realtà sia in una composizione di entrambe le versioni.
Paolo Franceschetti
4 Aprile 2008 @ 17:24
Per un errore mi è sfuggito l’emoticons col sorriso al centro del messaggio. Il sorriso è perchè l’intervento di cercatore mi ha fatto sorridere, appunto… 🙂
La realtà è sempre contraddittoria, cercatore.
Basti pensare che – almeno a mio parere – la massoneria è il peggior male attuale, ma è anche lei che ha rovesciato le monarchie e fatto progredire l’umanità.
E io penso che se c’è speranza che in futuro qualcosa cambi, la maggior partre delle speranze vengono dalla massoneria…
diario_est
4 Aprile 2008 @ 17:33
Ho letto questo post qualche giorno fa e devo dire che, al di là di qualche forzatura (tutta la realtà può essere simbolicamente rappresentata e interpretata), ha senz’altro contribuito ad “acuire” la mia attenzione.
Seguendo ieri una tribuna elettorale in TV, sono rimasta piuttosto turbata quando il prof. Stefano Montanari (persona, a mio avviso, stimabile per l’impegno profuso nella ricerca sulle nanopatologie), leader della lista “Per il bene comune”, ha mostrato la propria cravatta evidenziando che le minuscole fantasie (non visibili in video) rappresentavano delle croci di Malta.
Come interpreterebbe lei questo gesto, tra l’altro avulso (almeno apparentemente) dal senso e dalle finalità dell’intervista?
Grazie.
Anonimo
4 Aprile 2008 @ 18:34
sfottere?
é la veritá che sfotte chi la ricerca, parandosi dietro spirali e bivi di logica e apparenti controsensi.
avete sentito tremonti 2 settimane fa parlare contro(ahah) il nuovo ordine mondiale, e (brrr) proporre oggi sul corriere un nuovo ordine globale?
(dirigismo economico di non si sa bene chi contro liberismo che globalizza ciecamente)
non sfotto…sono anch´io convinto che la soluzione ai problemi possa venire solo da chi i problemi li ha creati…non a caso anche disinformazione.it intesta il sito con le parole di lincoln, “non potrete ingannare tutti per sempre”
lui che diceva, con churchill piú tardi, che tutta la storia é una bugia.
il paradosso sembra essere parte della condizione umana…sfotto me stesso, col nick che mi do
rinnovo il mio augurio.
possa dio, il GADU, l´entropia galoppante, l´ordine cosmico, chi vi pare, aiutarvi ogni giorno.
se mentite, se questo blog é un mare di cazzate beh, ci saremo divertiti assieme a perdere tempo a chi la sparava piú grossa.
se non mentite, il mondo ha bisogno di gente come voi.
cercatore lontano dalla veritá
Abate Vella
4 Aprile 2008 @ 19:47
Paolo,
anche a me sembra che poi la veritá sia un pó nel mezzo.
L’importante é non cercare con la veritá in mano… non interdardirsi a dare ma ogni tanto prendere anche dagli altri.
Non capisco le “avversioni assolute”, quelli che devono fare scomparire la massoneria a tutti i costi o quelli che devono per forza massacrare verbalmente il fascismo o il comunismo.
Fino alla sconfitta di Mussolini, gli antifascisti si contavano sulle dita di una mano (Canepa fu uno dei pochi…. ricordate l’assalto a San Marino). Non appena Mussolini morí cominciarono a spuntare come funghi (penso al caro Montanelli…).
Come con la mafia: sapete qual’é la miglior indicazione del fatto che la mafia dal 1992 ha contato sempre meno? Andate a vedere il numero di anti-mafiosi, salito esponenzialemte nel tempo dall’arresto di Riina. Quanti ne sono stati uccisi da allora ad oggi… se non erro circa zero.
Andate a vedere negli anni 80 chi alzava la voce contro la mafia. In quanti erano. E soprattutto in quanti ci sono arrivati, al 1992.
Anonimo
7 Aprile 2008 @ 13:46
Salve, è la prima volta che scrivo e volevo sottoporre questo articolo del Sole 24 Ore; tratta di Massoneria con una leggerezza che ha dell’incredibile: al pari di un’associazione sportiva; insomma, niente segreti, niente cerimonie alla luce della luna.
Rimango del parere che, come il Tao, la Massoneria di cui si può parlare non è la vera Massoneria.
Saluti e complimenti per il blog.
Enrico.
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2008/04/massoneria-federalismo.shtml?uuid=ae76b2ba-04a3-11dd-b408-00000e251029&DocRulesView=Libero
Pino
12 Aprile 2008 @ 14:17
Cambareri non fu mai ricevuto dal Duce.
Cambareri non propose mai nulla al Duce.
Cambareri aveva il compito di contrastare l’AMORC aprendo delle logge della FRA.
Cambareri fu sempre un membro degli arditi
Antonio Candeliere
8 Luglio 2008 @ 12:42
Spesso si parla di Massoneria con scarsa informazione. Durante il fascismo qualsiasi organizzazione esistente nel nostro paese cercava non un compromesso ma un’esistenza pacifica e non minacciata dal regime!
Anonimo
17 Ottobre 2009 @ 10:20
Ciao!
Sto facendo una ricerca sulla propaganda nel decennale del ventennio fascista – 1932.
Nello specifico sul film Camicia Nera- Che mi sapete dire di nascosto, celato nei messaggi del film.. simbologie ecc..
Per caso c'entra la massoneria quando il bambino guarda la fiamma che arde? C'è un fermo immagine di una croce che brucia su una fiamma?
prego scrivetemi presto:
[email protected]
ema
17 Ottobre 2009 @ 10:21
Ciao!
Sto facendo una ricerca sulla propaganda nel decennale del ventennio fascista – 1932.
Nello specifico sul film Camicia Nera- Che mi sapete dire di nascosto, celato nei messaggi del film.. simbologie ecc..
Per caso c'entra la massoneria quando il bambino guarda la fiamma che arde? C'è un fermo immagine di una croce che brucia su una fiamma?
prego scrivetemi presto:
[email protected]
Daniele
6 Febbraio 2010 @ 2:48
lo sanno pure i bambini che quella legge fatta durante il fascismo serviva a chiudere e perseguitare tutte le organizzazioni antifasciste, incarcerando i suoi esponenti. andatevi a rileggere l'intervento fatto da gramsci in parlamento contro quella legge. toh!? guarda un po'. gramsci è morto dopo 10 anni di carcere speciale. dire che il fascismo non ha avuto seri rapporti con la massoneria è un'indicibile idiozia. chissà i soldi da dove venivano? chissà?
Anonimo
1 Aprile 2010 @ 15:07
Ci usiamo l'un l'altro per mutua gratificazione. L'attuale struttura della societa', che altro non e' che la nostra relazione con gli altri,e' basata sul bisogno e sull'utilizzo. Hai bisogno di voti per salire al potere; allora usi le persone per ottenere cio' che vuoi, e loro hanno bisogno di cio' che tu prometti.La donna ha bisogno dell'uomo e l'uomo della donna.La nostra relazione attuale e' basata sul bisogno e l'utilizzo: una relazione con queste caratteristiche e' intrinsecamente violenta, ed e' la ragione per cui la vera base della nostra societa' e' la violenza. Fino a che la struttura sociale sara' fondata sul reciproco bisogno e utilizzo, sara' necessariamente violenta e negativa; fino a che io usero' un altro per la mia personale gratificazione, o per la realizzazione di un'ideologia in cui mi identifico,ci potranno essere solo paura, diffidenza e opposizione. La relazione diventa allora un processo di autoisolamento e disintegrazione; e questo e' dolorosamente palese nella vita dell'individuo e nelle faccende del mondo.
J.Krishnamurti
japp
10 Settembre 2010 @ 9:40
nell'articolo ci sono varie contraddizioni. Leggere i messaggi della massoneria inglese di insulti a quella italiana perchè impotenti davanti il potere di Mussolini in Italia. Come hai ben specificato fu Dino Grandi che aiutò lo sbarco in sicilia e fece la sfiducia a Mussolini prendondosi i complimenti della massoneria inglese (ci sono le lettere, andate a leggerle). Per il resto non c'è nessun documento che attesti la presenza influente della massoneria nel fascismo, al contrario le uniche cose che abbiamo è la strenua lotta che Mussolini fece contro di essa e contro la mafia, ben collegate tra loro fin dai tempi. Sui simboli la trovo un'ennesima forzatura. SOno stati ripresi per il loro significato nell'impero romano, o anche li comandava la massoneria???
per piacere,facciamo i seri.
Non serve neanche alle vostre menti cercare dei cavilli per far si che il fascismo risulti massone. Fu l'unica ideologia che dati alla mano ha combatutto e sconfitto la massoneria… purtroppo non l'ha annientata, questo fu un suo limite