Non ho mai raccontato in un articolo la storia del mio processo con Spezi perché per anni non mi sono più voluto occupare di questa vicenda, e in generale di delitti. Sennonchè, essendo riuscito da poco a reperire un’informativa della questura di Firenze che ho pubblicato pochi giorni fa (per visualizzarla vai a questo link ), sono ripiombato dentro questa storia come in passato.
Voglio quindi raccontare come è andata la storia del mio processo con Mario Spezi, cercando di evitare per quanto possibile commenti personali.
La premessa è che io nel 2011 scrissi un articolo indicando tra i responsabili dei delitti del Mostro di Firenze, due persone, in particolare Mario Spezi e Pierluigi Vigna tra gli altri.
Di Spezi se ne era occupata ampiamente non solo la Carlizzi, ma anche il Pm Mignini e il Gides, ed esisteva molta documentazione contro di lui; mi sono quindi concentrato in particolare sul procuratore Vigna perché il fatto mi sembrava di una gravità inaudita, tale da far passare in secondo piano tutti gli altri personaggi coinvolti. La mia non era una “tesi” o una “pista”. Mi sono limitato semplicemente a dire ciò che in certi ambienti sapevano tutti, ma che nessuno diceva per una serie di motivi. E ho utilizzato nel mio articolo solo argomenti idonei a convincere alcuni lettori (certo non tutti), sulla base di una serie di elementi controllabili e verificabili da chiunque, quali i libri di Giuttari (dove il voler indicare Vigna come uno dei responsabili della vicenda è incontrovertibile), l’abitazione di Vigna a poche centinaia di metri dalla piazzola del delitto di Vicchio; l’identikit del mostro che venne fatto da un testimone; la testimonianza di Mariella Ciulli, moglie del farmacista Calamandrei, che disse “Vigna sparava, mio marito tagliava”; il famoso Memoriale Rizzuto, in cui si dichiara che Vigna partecipava insieme ad altri personaggi alla feste del Forteto; la strana morte della moglie di Vigna, Carolina Ricci, amica della Ciulli, investita da un camion di nazionalità tedesca ma mai rintracciato (alcuni giornali invece parlarono di un incidente in cui lei col motorino aveva investito dei turisti tedeschi) e molti altri elementi che adesso non starò qui a citare. Mi limito a sottolineare che ulteriori elementi a questa mia “tesi” sono stati portati di recente da Luciano Malatesta, uno dei pochi testimoni chiave di questa vicenda ancora vivo, e nel memoriale della questura di Firenze che ho pubblicato per intero qui sul nostro sito. Identici riferimenti, alla Rosa Rossa e al procuratore Vigna, nello stile dei romanzi di Giuttari, li troviamo nel recente romanzo di Alessandro Bartolomeoli e Alessio Fioravanti (il figlio dell’avvocato Fioravanti, all’epoca legale di Pacciani), che si intitola “Occhio, I mostri di Firenze”.
Ma ce ne sono molti altri, molto più significativi. Solo che non sono mai stai pubblicati da nessuno.
Spezi quindi mi querelò. Ma fin da subito le stranezze furono parecchie.
Prima stranezza. Non viene richiesto il sequestro del sito, o perlomeno la rimozione dell’articolo; non viene chiesto il sequestro della copie del libro in circolazione. Il perché è difficile da capire, ma un’idea me la sono fatta.
Seconda stranezza. Spezi è assistito da uno studio legale di prim’ordine a Firenze. Uno studio che ha assistito gli imputati nel processo del Forteto, ad esempio, e che si sono occupati di altre vicende importanti. Eppure sbagliano clamorosamente la competenza territoriale, cioè incardinano il processo a Firenze, mentre la competenza era Viterbo. Un errore del genere rischia di far slittare tutto il procedimento di almeno un anno o anche più, il che significa, in sostanza, che il processo è prescritto ancor prima di cominciare.
Terza stranezza. L’articolo è del 2011 (lo trovate a questo link). Spezi mi querelò nel 2015, quando i termini per la querela erano già ampiamente scaduti. Lui sostenne che era venuto a conoscenza dei fatti solo perchè li apprese da Fabio Frabetti, che ebbe la straordinaria pensata di pubblicare sulla rivista Delitti e Misteri, diretta allora da Francesco Bruno, in un numero dedicato solo al Mostro di Firenze, due interviste: nella prima io indicavo Spezi e Vigna tra i “mostri”; nella seconda intevistò Mario Spezi chiedendogli cosa ne pensasse della mia teoria su di lui. Dal punto di vista oggettivo, a me sembrò un pezzo giornalistico magistrale, un capolavoro di giornalismo investigativo. Dal punto di vista personale però mi sembrò pericoloso, come andare a stuzzicare ua belva che dorme. Per la verità Fabio ebbe un’idea ancora più assurda: quella di fare un confronto tra me e Spezi direttamente in trasmissione. Mentre Francesco Mura, l’editore della rivista, ebbe una pensata ancora più geniale: quella di fare una amichevole cena a tre, Mura, io e Spezi, in cui potessimo discutere della questione davanti a “un piatto di spaghetti” (sic!). Cosa che provocò una lite tre me e Fabio (con cui la cosa è stata ricucita subito) e con Mura, con cui non è stata mai recuperata perchè cessai la collaborazione con la rivista, da quanto mi pareva folle la cosa (vi immaginate una cena tutti quanti, a tavola mentre discutiamo amabilmente? Ah Spezi, quindi lei non è un assassino. Davvero? Come sarebbe che non esistono i filmati in cui lei ha i feticci in mano? E’ un fotomontaggio o un sosia. Azz. Mannaggia, mi dispiace. Va beh, guardi, adesso tolgo l’articolo dal sito, faccio ritirare i libri dal commercio e le chiedo tante scuse. Eh ma non se la prenda, su, che le offro la cena. Tutti possono sbagliare, disse il riccio davanti ad una spazzola. Buona la battuta eh? Beh guardi, pure lei con la sua pista sarda, non è che di cazzate ne ha combinate poche eh? Per non parlare di quella storia che voleva depistare le indagini insieme a Preston. No, guardi qui non mi dica di no perchè ho addirittura le registrazioni, ed è chiarissima la sua voce insieme a quella di Preston che discutete e parlate di combinare un casino. Ah voleva solo creare uno scoop a fini giornalistici. Ok diamoci del tu. Mario Mario, sei davvero un simpatico mattacchione. Rivediamoci presto).
Va detto che io non volevo difendermi. Per evitarmi la pagliacciata del processo (come sono stati una pagliacciata tutti i processi di questa vicenda) e sapendo che l’esito è già deciso in anticipo, vorrei andare davanti al giudice, dichiararmi colpevole di diffamazione, e farmi condannare senza tante storie. Tanto al massimo mi sarei fatto qualche anno ai domiciliari. Fu uno dei miei avvocati a convincermi a difendermi.
Alla fine, pur sapendo che il risultato cui queste persone tendono non è sicuramente quello di arrivare ad un vero dibattimento, appresto la mia difesa.
In sintesi, Mario Spezi sostiene che il mio articolo l’abbia diffamato. Io sosterrò che per diffamare una persona occorre che le notizie siano effettivamente lesive dell’onore della persona, ma qui io non ho leso l’onore di nessuno, dato che le notizie che ho dato erano già note.
Indico quindi nella lista testimoni, tra gli altri, Michele Giuttari, il dottor Giuliano Mignini (che gentilmente si dice disponibile in anticipo a collaborare e intervenire in mio favore nel processo), e Carmelo Carlizzi, a cui chiedo di reperire le foto e i filmati che Gabriella Carlizzi mi disse di avere, dei delitti commessi dal mostro (filmati che esistono, ma che ovviamente nessuno ha mai tirato fuori). E chiederò l’acquisizione dei rapporti del Gides, dove ci sono molte circostanze particolari, sempre taciute dai media e ovviamente mai divulgate dai tanti mostrologi che pubblicano archivi interi di interrogatori, pagine processuali, ecc… assolutamente inutili a comprendere la vicenda.
In sostanza, nella migliore ipotesi mi preparo a riaprire il caso del Mostro di Firenze; nella peggiore mi condanneranno a qualche mese ai domicliari, o più probabilmente otterrò la condizionale; ma in realtà so che questo processo non si farà mai veramente. Perché questi documenti nessuno vuole che vengano veramente pubblicati e resi pubblici.
Alla trasmissione Border Nights dichiarerò in anticipo che il processo non si farà mai, perché uno di noi due (o io o Spezi) non arriverà vivo al processo. E’ il modus operandi dell’organizzazione, e alcune regole ho imparato negli anni a conoscerle.
Ciò che più mi preoccupava in questo processo non erano tanto le conseguenze, ma incontrare Mario Spezi di persona ed entrare nel Tribunale di Firenze, energeticamente per me peggio che entrare in una scena da film horror, sapendo che il procuratore capo in passato era addirittura Vigna. Quindi, per reggere l’impatto energetico dell’incontro, mi faccio accompagnare alla prima udienza, a Firenze, da Stefania, dal mio amico cartomante Tiziano e da Ambra, una strana ragazzina dai poteri magici, che all’epoca mi dava molta più sicurezza di qualsiasi avvocato o forza di polizia; e venne anche Gianfranco Carpeoro, che si mise in viaggio da Milano, per farmi coraggio e darmi il suo appoggio, nonostante i suoi problemi di salute, che mi dava sicurezza non solo per l’amicizia, ma per il suo ruolo di esoterista, simbolista, ma anche per essere un 33esimo grado della massoneria e un avvocato. E vennero anche altre persone. Insomma, ero ben protetto da una sorta di armata Brancaleone composta da cartomanti, veggenti, sensitivi, massoni, amici, angeli custodi di vario tipo. Mi sento insomma nell’antro del mostro, ma ben protetto energeticamente da persone che adoro.
All’udienza, come era prevedibile, il giudice dichiara l’incompetenza territoriale e il processo si sposta a Viterbo. E cosi se ne andranno molti mesi di tempo nel nulla.
Dopo la prima udienza del processo Mario Spezi morirà, il 9 settembre del 2016, 31 anni esatti dopo la morte di Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili (alcuni però collocano la morte dei due francesi l’8, o il 7). Il processo verrà quindi proseguito dagli eredi.
A Viterbo però avviene un’altra stranezza: vengono infatti aperti due procedimenti identici, con diverso numero di ruolo, diverso giudice e diversa data, ma con identico contenuto. Due procedimenti paralleli quindi. Se aperti per sbaglio o volontariamente non lo so. Ed è uno dei misteri di questa vicenda. Decido allora di non segnalare la cosa alla procura, e di vedere cosa succede nei due processi (che chiamerò il primo A, e il secondo B).
Curiosamente e altrettanto stranamente, anche la controparte non segnala la cosa in procura, e quindi i due processi vivono di vita autonoma, ed è come se fossi processato due volte per lo stesso identico fatto, ma in contemporanea.
La prima udienza del processo A si tiene il 13 dicembre 2017, giorno di Santa Lucia; il mio avvocato rinuncia al mandato il giorno prima (va detto che in questo processo due avvocati hanno abbandonato, a causa delle pesanti minacce subite; il terzo invece se ne è fregato ed è andato avanti lo stesso). Decido anche io di non presentarmi.
La stessa mattina del 13, proprio a Viterbo, in via Santa Lucia 26, viene trovata morta una donna, Rosa Rita Franceschini, insieme al marito. La donna è in un lago di sangue e con il cranio fracassato. Insomma, si verifica una curiosa coincidenza. Ho sempre detto che nella simbologia della Rosa Rossa ricorrono, oltre alla rosa, santa Rita (che è la santa della rossa nella tradizione cattolica), la doppia R del nome, il numero 13 (che è l’arcano della morte nei tarocchi) ecc. E proprio il giorno dell’udienza viene commesso un delitto con queste simbologie (compare poi non solo il doppio 13 anche nel numero civico, ma Viterbo ha come patrona proprio santa Rosa; senza contare l’incredibile coincidenza della strada – Santa Lucia – proprio nel giorno di Santa Lucia). Ma la Rosa Rossa non esiste, è evidente che sono mie fantasie, ed è solo un caso che si verifichi un delitto del genere, con questi simboli, proprio il giorno del processo tra me e Spezi, che io considero un appartenente a questa organizzazione di fantasia. Per questo delitto verrà condannato il figlio della coppia, reo confesso.
Il processo A viene rimandato di circa un anno, e quindi cadrà in prescrizione.
Invece, all’udienza fissata per giugno 2018 del processo B, ancora una volta non mi presento e non si presenta il mio legale. Non si presentano però neanche i difensori di Spezi. Una mia allieva del corso avvocati che assisteva all’udienza mi riferisce che il PM ha chiesto la chiusura del procedimento e che le parti hanno rimesso la querela.
E cosi finisce questa storia. Nel nulla. Senza che io sia riuscito a capire i motivi della singolare strategia processuale del mio querelante. Senza che mi venga comunicato nulla, né a me né al mio avvocato. Senza che sia stata fatta una sola udienza e senza che, ovviamente sia stato concluso qualcosa.Ma questo me lo aspettavo.
Quello che non mi aspettavo invece sono i due diversi esiti: per il procedimento A la prescrizione e per il B la remissione di querela.
Mi domando se sia il caso di andare allora a chiedere copia del fascicolo (anzi, dei fascicoli) per vedere se magari non mi ritrovo una condanna a mia insaputa (in questa storia del Mostro è tutto possibile in teoria).
Teoricamente potrei trovare una condanna in uno e una prescrizione nell’altro. Potrei trovare nulla. O addirittura due condanne. Il tutto senza che io sia stato formalmente avvisato di qualcosa. Perchè nè io, nè il mio avvocato, abbiamo un qualche documento in mano che attesti quel che è avvenuto.
Decido però di non andare a chiedere nulla, e di lasciare questo processo nel limbo, come nel limbo è tutta la vicenda del Mostro di Firenze e ciascuno può affermare tutto e il contrario di tutto, dalla demenziale pista del serial killer isolato, alla pista sarda, alla pista del procuratore e degli altri mandanti eccellenti, fino alla pista di Pacciani Vanni e Lotti, tre contadini di cui 2 oligofrenici, che avrebbero tenuto in scacco per anni la polizia e i servizi segreti italiani.
Scrivono Fioravanti e Bartolomeoli nel romanzo Occhio, I mostri di Firenze:
il potere di cui ti stai occupando è soprattutto un potere immateriale. Intorno a certe vicende si crea una protezione che in qualche modo allontana e disorienta tutti coloro che si avvicinano alla verità.
Devo dire che io non ho capito infatti neanche quale sia la verità sul mio processo, irreale ed immateriale, contro Spezi. Figuriamoci trovare la verità su tutta la vicenda del Mostro, altrettanto irreale ed immateriale.
Anna
8 Novembre 2021 @ 8:26
Ciao Paolo, sono contenta che tu abbia deciso di raccontare la tua disavventura con Spezi, poi finita bene. Erano anni che volevo chiederti di parlarne ma avevo intuito che per te non fosse un argomento facile e quindi mi sono detta che non erano poi neanche affari nostri, cioè dei tuoi lettori.
Guarda io posso dirti che le mie fonti disincarnate mi hanno detto delle cose sulla storia dei mostri, che però mi hanno lasciato abbastanza perplessa. Tuttavia non avendo mai letto i documenti non pubblicati di cui tu parli nell’articolo potrebbero risultare le cose riferite a me, ergo non mi pronuncio fin quando non avrò i riscontri.
Ciò che ti è accaduto riguardo ai processi è il chiaro segno che forze benefiche ti proteggono e hanno annullato l’energia negativa scaturita da questa oscura vicenda che dura da 50 anni.
Sei protetto perché sei stato scelto per parlare di questa storia, non solo la tua personale ma proprio quella dei mostri, e fa evidentemente parte del tuo destino.
Nello sciamanismo si dice che una persona può usare tutto il libero arbitrio che vuole, ma arriva il momento in cui l’incontro col proprio destino cambia tutto, e non c’è modo di eludere quel momento e ciò che ne scaturira’ dopo.
BenigniKubrick
8 Novembre 2021 @ 22:34
Ho sempre pensato che il film ‘Il Mostro’ di Benigni parlasse della vicenda mostro di Firenze e mi sono chiesto spesso quale fosse il significato della personificazione del killer nel maestro orientale. Ho anche letto su internet qualche teoria che indicava tutta la faccenda mostro come una serie di sacrifici necessari alla creazione di una importante sede della comunità Buddista Soka Gakkai a Firenze (Villa Le Brache). Mi piacerebbe una sua opinione su questo.
Piero Malpensi
9 Novembre 2021 @ 22:30
Grazie. Grande stima nei tuoi confronti.